descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

27 novembre 2011

IA LA FIABA: Dalla viva voce dei protagonisti! Un magico scoop...


Vi ricordate questo simpatico sketch del famoso trio Lopez-Marchesini-Solenghi?
rinfreschiamoci la memoria

Be' sempre divertenti!
ma riflettiamo
le fiabe che ci hanno raccontato da bambini sono andate proprio come ci hanno sempre detto? 
Biancaneve ha mangiato una mela o una pera avvelenata? 

i sette nani erano davvero sette?
provate a contarli... non stanno mai fermi!


il principe si vestiva sempre di azzurro o 
avrebbe preferito altri colori (magari!)?


Barbablù ha ucciso le sue mogli o è stato accusato ingiustamente?
Cappuccetto Rosso amava andare dalla nonnina o era una vera scocciatura per lei?

... insomma per sapere la verità non ci resta che una sola cosa da fare:
 chiederlo direttamente ai veri protagonisti 

magari anche ai protagonisti immaginari di fiabe mai scritte che vivono solo nella nostra mente...

basta saper fare le domande giuste

E sì, per scoprire come vanno le fiabe bisogna saper fare le domanda giuste proprio come fa un buon giornalista
allora
via con le domande

ma...

COSA CHIEDERESTE VOI AL PROTAGONISTA DI UNA FIABA?

ovviamente è esclusa la domanda: "ma chi te lo ha fatto fare?" anche se ... per scoprire il MANDANTE si potrebbe anche formulare una domandina simile ;-))))

ok, siamo pronti


Queste le domande elaborate dai ragazzi



1.   Qual è il tuo nome
2.   Perché ti chiami in questo modo?
3.   Dove vivi?
4.   Quando si è svolta la tua storia?
5.   Come vivevi? Eri felice? Cosa ti mancava e volevi?
6.   Potevi fare tutto quello che volevi o avevi qualche divieto? L’hai rispettato?cosa ti è successo dopo?
7.   Hai compiuto viaggi? Se sì, perché ti sei allontanato da casa?
8.   Sei riuscito ad ottenere quello che volevi?
9.   Chi ti ha aiutato? Come?
10.            Qualcuno ti ha ostacolato? Come? Perché? Che fine ha fatto il tuo antagonista?
11. Hai sofferto e dovuto superare delle prove?
12. Avevi con te oggetti magici? Cosa ti permettevano di fare?
1.   Come è andata a finire la storia?

 Il  principe  ranocchio 

 C’ ERO UNA VOLTA IO, PRINCIPE RANOCCHIO, CHIAMATO COSì PER UN BRUTTO INCANTESIMO DI UNA STREGA CATTIVA,CHE MI TRASFORMò IN UN RANOCCHIO.
UN GIORNO, MISI LA TESTA FUORI DALLA MIA FONTANA,PER VEDERE UNA STUPENDA PRINCIPESSA CHE STAVA GIOCANDO CON UNA PALLA D’ ORO; AD UN CERTO PUNTO,
LA PALLA, CASCò NELLA MIA FONTANA E SPROFONDò.
IO GLI DISSI CHE SE L E AVESSI PRESO LA PALLA D’ ORO MI DOVEVA PROMETTERE UNA COSA: DI ESSERE LA MIA DONNA. LEI ME LO PROMISE ED IO GLI RESTITUII LA PALLA.
Subito dopo, però, lei si mise a correre verso il suo castello, ed io rimasi solo e triste; io, però, volevo il suo amore;
provai a cantarle una serenata, ma non mi sentì nessuno; provai a suonarle un pezzo con una piccola chitarra, ma il suono era troppo debole e
quindi mi presentai al castello urlando:
- aprimi principessa, è sempre una promessa! -
Poi sentII la voce del padre che diceva:
-una promessa è sempre una promessa, e per questo vai ad aprire quella porta! -
Io entrai ed andai al letto (quello della principessa), ma subito lei mi sbattè contro il muro e mi ritrasformai in principe.
Con la mia carrozza io e la principessa andammo a casa mia, dove ci sposammo.
La strega invece si prese un’ influenza intestinale per la sua malvagità.

Giacomo and emanuele  production



LA BRUTTA ADDORMENTATA NEL POZZO

Ciao, sono la protagonista della “brutta addormentata nel pozzo”, il mio nome è Brupozza, che è un nome che adoro tanto, vi voglio raccontare la mia vita cominciando da ieri che ero una bamboccia ad adesso che sono una bruttoccia.
I miei genitori non desideravano figli, ma un giorno mia madre si stava abbuffando di dolci, quando le apparve una lepre con la faccia di rinoceronte che sbucò da una torta africana che stava per mangiare, le disse:
“Ciao, bella signorina,
 noi le offriremo una bambina,
che l’indomani in un pozzo abiterà,
e Brupozza si chiamerà”.
Dopo qualche minuto apparve una mucca che diede a mia madre una pozione, che mi fece nascere e che rimandò tutto il regno a milioni di anni prima.
Appena uscii dalla pancia di mia madre, mio padre decise di fare un banchetto al quale invitò tutti gli dei, tranne Marte.
Adesso mi sono un po’ rotta andiamo in pubblicità:
“Vi consiglio di comprare Vivin-C,vivin-c,vivin-c- resta qui! Solo a 5,00euro:fa bene alla salute”.
Ritorniamo in linea con Brupozza e  continuiamo con la fiaba.
Mio padre era felice e anche tutti gli invitati, tutti i dei venivano a portarmi dei doni ed io ero proprio stressata, fino a quando arrivò Apollo e mi baciò e mi fece diventare grande. Era un bacio sensuale!
Ma tutto a un tratto arrivò Marte, che si arrabbiò per non essere stato invitato, ma Bacco molto ubriaco prese una bottiglia e la tirò in testa a lui cantando:
“Tu sei ubriaco sei un pezzettino,
Ti sei bevuto una botte de vino,
non sei normale
sei un animale
ti è arrivata una bottiglia in testa
e te ne sei andato dalla festa”.
La canzone era molto aggressiva e prepotente, io rimasi di stucco e poi ricominciò a cantare:
“La canzone è stata divertente
ha fatto sbellicare dal ridere tutta la gente.
Io sono Bacco e sono il re del vino
E me lo bevo ogni mattino.”



La festa finì e andai a dormire, ma mi svegliai di colpo e mi ritrovai davanti Marte che aveva i capelli pieni di vino, e mi fece pungere da un ago. E così caddi addormentata.
Un principe con una scala salì e…ah,vi credete che mi abbia baciato, invece no prese la lampadina sul mio comodino e me la sbatté in testa, io mi risvegliai un po’ stordita:lo presi a schiaffi e a calci massacrandolo di botte.
Beh ragazzi non mi ci sono sposata ero un po’ bruttina lo ammetto, ma anche lui non era da meno.
E così decisi di restare zitella e me ne andai a vivere in un pozzo per stare in santa pace.
E lo sapete cosa è successo a Marte? Lui diventò socio di Bacco (stranamente) e si sposarono nella loro azienda di vini!!!!!!
Elena Di Martino con Camilla De Santis  


Ovviamente mi scuso con i miei alunni e lettori, ma non ho trovato le immagini vere delle storie ... dato che, a detta dei protagonisti, sono andate veramente così...ma continuiamo

Il soldatino di piombo
C’ero una volta io, il soldatino di piombo. Avevo due gambe molto robuste di piombo. Il 26 luglio stavo con la mia macchina; siccome stavo andando in guerra, passai sopra una mina che scoppiò così persi una gamba. Dopo un po’ arrivò l’autoambulanza mi misero sopra una barella che mi portò all’ospedale.
Arrivato all’ospedale, mi portarono in sala operatoria dove cercarono di attaccarmi la gamba che avevo perso.
Quando mi svegliai, vidi che avevo solo una gamba, mi misi paura e chiamai il dottore e gli dissi: “ Dottore, cosa mi è successo?” e il dottore mi rispose: “ non ti preoccupare ma purtroppo resterai per tutta la vita senza una gamba.”
Il giorno dopo mi portarono a casa dove mi stava aspettando il mio amico, che mi cerca sempre e che mi vuole bene come si vuole bene ad un fratello, ma appena mi vide mi lasciò solo per prendersi cura di un altro soldatino. Non mi voleva più bene perché avevo una gamba sola.
Il giorno dopo mi svegliai in una scatola e capii che il mio amico mi stava portando in un negozio. Lì fini la mia vita di soldatino di piombo.
Giulia e Saveria

Stupidi scrittori (il principe coraggioso?)

Tanto tempo fa vivevo in un castello con la mia famiglia, ma visto che loro si erano stufati di me mi mandarono via. Tutti dicono che sono un principe coraggioso ma io ho paura di tutto: anche del buio!
Non sapevo quale fosse la mia meta,  ma cominciai a camminare fino quando vidi un
Gigante che mi rincorreva: non sapevo il perché di questo ma anch’io incominciai a correre.
Fino a quando arrivai dinanzi a un albero di mele rosse e visto che avevo fame ne presi una e mi cadde un anello al braccio ... ma per bellezza me lo lasciai.
Tutte le fiabe dicono che io diventai cieco, ma ve lo posso assicurare: io c’ ero!
Non sono mai stato cieco.
Mentre camminavo ripensavo a quando mamma Regina mi rimboccava le coperte, mi portava la colazione al letto e mi stirava con la sua perfezione le camicie.
Era calata la notte ed io mi appartai in una mezza specie di cantina  e li trovai una
Principessa addormentata, dandole due tre schiaffi la sveglia i… lei si svegliò tirandomene un altro.
Dormii li con lei e la mattina dopo la riportai nella mia vera casa fingendo di essere fidanzati.
Così finisce veramente la storia: non date retta a quegli stupidi scrittori che mi fingono cieco o qualche cosa del genere!
Questa  è la verità perché IO C’ ERO !!!! 

Elisa e Riccardo



Pollicino

Io vivevo tanto tempo fa in una campagna.
I miei genitori volevano un figlio e , come desiderio, da un granello di polvere nacqui io sopra la scrivania dove lavorava il mio babbo.
Un giorno mentre stavo seduto sulla sedia sulla cattedra di mio padre lui mi spiaccicò sedendosi su di me diventai gigante e mio padre si ritrovò sulla mia testa e cominciò ad urlare . Lo feci scendere dalla mia testa e sul soffitto si formò una crepa .
Successivamente mio padre preoccupato mi portò all’ ospedale e c’ era una brutta strega che si chiamava Anirenec  che si era intrufolata nella mia storia per rovinarmi la vita e io dovevo subito intervenire .
Ad un certo punto la chiamai e le dissi :
-Ti  aspetto a casa mia ! Ahi !mi fa male la caviglia!-
Quando arrivò mi feci trovare sdraiato e dolorante sul divano, la feci accomodare e le offrii un liquore alle erbe .
La strega titubante bevve il liquore tutto d’ un fiato  .
Siamo rimasti in silenzio per qualche secondo ed io gli dissi:
-Come va oggi?-sperando che l’ incantesimo funzionasse, così successe lei sparì lasciando solo sulla poltrona un po’ di polvere e io ritornai un bambino normale.
Ah ! dimenticavo !Il  liquore di erbe mi è stato dato da mio nonno che è un mago eccezionale al quale avevo raccontato tutto ………
Tutti hanno raccontato a modo loro questa storia, ma quella vera è quella che vi ho raccontato io fin qui!!!!!
Grazie per l’ attenzione !

Lucia e Chiara




IL GIGANTE EGOISTA
di Nicolò Cricchi e Stazi Gabriele

C'ero una volta io che abitavo in un castello con un grandissimo giardino,
dove ogni pomeriggio, dopo la scuola, tutti i bambini venivano a giocare.
Un giorno andai a trovare il mio amico Corvaglia, ma litigammo così quando tornai a casa infuriato e cacciai tutti i bambini, da quel giorno i bambini non vennero più nel mio giardino. Così io decisi  di lasciargli una lettera con scritto che non ero arrabbiato con loro. Il giorno dopo tutti i bambini rientrarono e si misero a giocare; c'era un bambino molto piccolo che non riusciva a salire sull'albero, così andai ad aiutarlo ma mentre lo stavo prendendo scivolai e siccome ero molto vecchio morii. Ma prima di morire dissi a quel bambino che ormai quel giardino era loro e che volevo a tutti molto bene: così vissero tutti felici e contenti.


BARBABLU

C’ ero una volta io, chiamato Barbablù perché la mia barba è blu  ed ero soprannominato “il terribile”. Prima non trovavo moglie ;poi si seppe che una dama era andata in bancarotta. Allora sua figlia si sposò con me, perché ero molto ricco.
Un giorno io partii per affari, ma feci finta: prima di partire gli diedi la chiave di tutte le stanze del palazzo, ma una non la doveva aprire per nessun motivo: quella dei miei segreti.
Io rimasi là a guardare le amiche che parlavano tra loro e che poi visitarono tutta la casa finché mancava solo quella porta da aprire. Aprirono la porta, ma gli balzai davanti dicendo: “Voi non potete né vedere né toccare questa stanza. E’ la più preziosa di tutte le stanze. Lì dentro c’ è l’ immortalità.  Lì c’ è il pugnale della vita: un pugnale che appena infilzato ad una persona, essa diventa immortale.”
Nonostante le molte preghiere fatte dalle amiche per vedere questa stanza, nessuno riuscì ad entrare; quelle quattro amichette da 4 soldi si trasformarono in streghe pronte a fare sortilegi e incantesimi, pur di vedere quella stanza. 


Io cercai un modo per ucciderle e mi precipitai in cucina per prendere un coltello. Lo presi e, raggiunte le streghe, lo lanciai contro una di loro.  Ma non la uccisi: il coltello l’ attraversò senza farle neanche un graffio. Allora riuscii a seminarle e mi nascosi in una stanza. Le streghe non mi avevano visto e mi stavano cercando dappertutto. Avevo i minuti contati quando mi venne in mente il pugnale magico, l’ unico oggetto che mi poteva aiutare. Allora mi affacciai alla porta per raggiungere la stanza dove era custodito il pugnale, ma le streghe mi stavano venendo incontro. Riuscii comunque a raggiungere la stanza e presi il pugnale. Improvvisamente le streghe buttarono giù la porta con un formula magica. Tutto d’ un tratto il pugnale si illuminò e accecò le streghe, così io ebbi tutto il tempo di eliminarle.
“E’ andata così!”
Giorgio e Andrea


Ma attenzione ... nelle storie si è intromessa anche una delle sorellastre di Cenerentola e ... sentite un po' che cosa ha raccontato!
(dato l'inizio della fiaba)


l'intervistata è quella a sinistra ;-)




Io e mia sorella vivevamo serene e tranquille, fino al giorno in cui a nostra madre, che era vedova, saltò in mente di riprendere marito. Ci è capitata così tra i piedi una smorfiosetta che pretendeva spassarsela in casa nostra e di fare la padrona.
-      Ah, no! – mi sono detta – cara mia, visto che mangi e dormi sotto il nostro tetto dovrai renderti utile e obbedirci! -
Devo ammettere che un po’ di invidia la provavo per quella ragazzetta che, detto fra noi, era piuttosto belloccia…ma andiamo avanti con la storia. Dunque, come stavo dicendo, lei voleva essere sempre al centro dell’attenzione e non riesco a spiegare perché le favole mi descrivono cattiva e invidiosa mentre lei dolce, gentile e altruista?
Mah, a tutto questo sono abituata anche al fatto che lei ha detto tante di quelle menzogne che ha fatto camminare i treni.
Vi svelo un segreto: tutte le fiabe che parlano di lei finiscono sempre con il matrimonio con un principe: non è vero! Tutte menzogne! Lei non si è mai sposata  con nessuno anzi, ha fatto arrivare il principe dalla sua città quello più bello e lo ha costretto a fare tutta questa messa in scena della perdita della scarpetta, dell’incantesimo, del ritrovamento e infine del matrimonio. Nessuno ha mai saputo questo fatto e adesso che lo sapete vi supplico di dirlo a tutti, almeno capiranno che l’amata Cenerentola è una vera bugiarda!
Adesso non mi va più di parlare perché ho sonno e spero che vi è bastato tutto questo!   


  E’ arrivata questa ragazza a casa nostra, e a dir la verità, era davvero bella!
Io e mia sorella ci siamo subito ingelosite pensando che nostra madre si sarebbe affezionata a lei e allora gli abbiamo chiesto: “ Perché hai adottato questa poverina che sa dire solo il suo nome?”
E lei rispose : “No, non l’ho adottata , l’ho accolta a casa perché figlia di mio marito che ora è morto”.
E noi di nuovo: “E cosa farà ora? Non di certo starà con noi, nelle nostre stanze!”
E la mamma: “ Ma non vi preoccupate, lei si occuperà di tutte le faccende di casa e dei vostri bisogni.”
All’ udir quelle parole io e mia sorella ci tranquillizzammo, anzi quest’ idea ci piaceva molto.
Da quel momento non demmo  pace a Cenerentola, oltre a farle accudire tutta la casa gli facevamo un sacco di dispetti, e più lei faticava e soffriva e più noi eravamo compiaciute.
Un giorno arrivò un invito dal palazzo reale ad un ballo con il principe; tutte le ragazze erano invitate per far sì che il principe potesse scegliere la moglie. Eravamo talmente eccitate che cominciammo a tirare giù tutto il guardaroba ed i gioielli.
Furono giorni felici per noi ma strazianti per Cenerentola.
Io dicevo:”Vai a prendermi il vestito rosso”. E mia sorella:” Vai a cucirmi e a stirarmi la sottogonna”.
Più lei era stanca e più noi eravamo esigenti.
Arrivò infine il magnifico giorno, eravamo quasi pronte per uscire quando ci accorgemmo che anche
Cenerentola si era preparata … diventai una furia …… cominciai a strappargli gli abiti di dosso … le tirai via i fiocchi e la spettinai tutta.
“ Ecco- dissi- così potrai venire al ballo”.
Sghignazzando io, mia madre e mia sorella uscimmo di casa lasciandola disperare.
Il ballo fu meraviglioso all’ inizio, ma poi il principe andò via con una fanciulla stupenda.
La nostra vita continuò torturando ancor più Cenerentola con le nostre cattiverie.
Un giorno il segretario del re bussò alle porte con l’invito di far provare a tutte le ragazze una scarpetta di cristallo che aveva perso la famosa fanciulla scelta dal re.
Io e mia sorella cercammo in tutti i modi di farci entrare quella scarpa … ma tutto fu vano!
Ad un certo punto saltò fuori Cenerentola, ed io feci di tutto per non fargliela provare …. Avevo un brutto presentimento…e se fosse stata lei!
Invece il segretario gliela provò … le stava a pennello!
Ero sconcertata,  arrabbiata … sconvolta.
Lei divenne la moglie del principe … ed io rimasi la ranocchia che ero.  

                                                                                       


............Quella ragazza dovrà lavorare per restare qui,se no potrebbe prendere la via per la porta e uscire.
Un giorno la ragazza stava nella sua stanza e ballava con un peluche e io la osservavo e mi dava fastidio che lei non facesse niente,da quando è venuta io e mia sorella puliamo e rimettiamo bene il suo letto che profuma di rosa rossa.
Dopo qualche giorno decisi di andare da mia madre per reclamare e lei mi rispose che si era gia stufata di avere quel marito e così lo avvelenò facendolo morire.
Passati i giorni del funerale e delle preghiere, decisi di andare nella stanza di Cenerentola il suo nome era favoloso e anche per quello morivo d’invidia e con coraggio spalancai la porta e le dissi:
“Senti fannullona, tuo padre è morto e tu dovrai cominciare a pulire, lavare, stirare e altre cose - e con rabbia mi raccomandai - domani inizierai con il pulire le scale, fare il bagno a Geremia, il mio gatto, e pulire la sala da pranzo con tutte le pentole, piatti,bicchieri e tutta la cucina.”
Appena si fece mattina io mi svegliai mi avvicinai alla camera di Cenerentola, la svegliai e gli misi sul letto un vestito grigio con pezze.
La ragazza puliva e io facendoglielo apposta con le scarpe piene di fango facevo avanti e indietro sporcando tutto.
Una mattina bussò alla porta il postino e Cenerentola andò ad aprire, prese la posta e la lesse, ma io gliela strappai dalle mani e cominciai a leggere dicendo che la settimana prossima al castello del re Guglielmo ci sarebbe stato un ballo dove il principe avrebbe scelto una donna come moglie.
Finito di leggere io e mia sorella cominciammo ad urlare e ad un certo punto Cenerentola sussurrò: “Wow! una festa, è bellissimo mi vado subito preparare e a fare un vestito spettacolare!!!”. Ma io la fermai e gli domandai: “Vuoi venire al ballo?”e lei mi rispose: “Perché non posso venire? ci voglio andare,vorrei tanto ballare con il principe e sposarmi con lui. Ah,tutta questa settimana non potrò pulire devo preparare il mio vestito, ma, non vi preoccupate nemmeno voi dovrete pulire, il castello brilla. Comunque grazie mille di tutto questo e vi aiuterò a preparare il vostro vestito”. Io rimasi sbalordita e gli risposi: “Ma dove vai, ma chi ti ha detto che puoi andare al ballo, ma come ti permetti di dire che questa settimana non potrai pulire il castello, questo posto fa schifo è da 10 anni che non viene pulito, tu ci aiuterai vestendoci ma non andrai al ballo. È meglio che rimani a letto tanto il principe appena ti vede cadrà per terra per quanto sei brutta, ma chi ti credi di essere, tu sei una fallita e non parlare vai in camera a piagnucolare tanto a me non interessa”. Tutt’un tratto mia madre le disse: “Cenerentola se pulirai il sotterraneo e ti farai un vestito, verrai alla festa, sennò rimarrai qui”:
Cenerentola urlò di gioia poi salì in camera sua e vide
uccelli e topolini che gli avevano preparato un vestito bellissimissimo,ma la fanciulla molto spaventata aprì la porta e per sbaglio cadde per le scale spaccandosi un dente davanti, io mi avvicinai e ridendo gli dissi: “Ah,ora sei ancora più brutta, il principe ti si avvicinerà, ti dirà di aprire la bocca e ti vomiterà addosso per il tuo schifoso dente che hai perso”.
Cenerentola cominciò a piangere e mia madre mi si avvicinò e mi tirò uno schiaffo perché avevo insultato quella stracciona.
La ragazza fece amicizia con gli animaletti che gli ricostruirono il dente.
Cenerentola cominciò a pulire i sotterranei e lo fece brillare, poi chiamò la matrigna e quella rimase a bocca spalancata.
Io andai da mamma dicendogli che Cenerentola non doveva venire, e mia madre la rinchiuse in camera.
La sera del ballo io, mia sorella e mia madre  andammo alla festa e vedemmo il principe un po’ triste.
Ogni donna aveva il suo turno io avrei ballato con il principe dopo cinque donne.
Mancava una donna e poi sarebbe stato il mio turno, ma, comparve Cenerentola io e mia sorella le andavamo incontro e le strappavamo tutto il vestito. Io e mia sorella ritornammo a fare la fila e per colpa di quella mocciosa eravamo ultime a ballare.
Cenerentola si avviò per il giardino piangendo e ad un tratto comparve una polvere e apparve una fata che le fece apparire un vestito favoloso e le disse che a mezzanotte doveva ritornare senza ritardare.
Cenerentola appena arrivò alla sala da ballo, vide il principe che le andò incontro la prese e ballarono.
Lui portò Cenerentola fuori e la stava quasi per baciare quando scoccò la mezzanotte e Cenerentola scappò e perse una delle sue scarpette.
Il giorno dopo a casa di mia madre venne il re con la scarpetta e ci disse che se la scarpetta andava bene a qualcuno di noi il principe l’avrebbe sposata.
A nessuno andava bene, tranne che a Cenerentola.

Così ci fu il matrimonio e vissero per sempre felici e contenti

14 novembre 2011

IIIA Giallofiabando o fiabagiallando?


Pensavate forse di dormire sonni tranquilli? 

Pensavate di potervi addormentare con la lettura cullante e rassicurante di una bella fiaba dove tutti vissero felici e contenti?

SBAGLIATO!

Dopo il nostro primo esperimento con Cappuccetto Rosso abbiamo deciso di rivoluzionare il mondo delle fiabe ecco quindi gialli inediti su fiabe meno inedite...
la narrativa si trasforma o meglio "si ricicla"
buona lettura !!!



IL RE LEONE
C' era una volta nella savana un luogo di pace dove vivevano tutti gli animali chiamato "La Rupe dei Re" . Questo luogo era governato  da due sovrani molto rispettati che si chiamavano Mufasa e Sarabi. I due leoni avevano un figlio di nome Simba; Simba era un cucciolo molto coraggioso e curioso che spesso si cacciava nei guai. Simba giocava sempre insieme ad una leoncina molto curiosa anch' essa che lo seguiva ovunque, il suo nome era Nala. Nala quando sarebbe cresciuta, sarebbe diventata la sposa di Simba. 
Scar, fratello di Mufasa e zio di Simba, non era mai stato contento del fatto che il nipote sarebbe stato il prossimo erede  al trono. Scar era un leone molto misterioso e se ne stava sempre a distanza dal resto del branco; era completamente diverso da suo fratello per via del suo pessimo carattere, e ne era molto geloso per il fatto che lui fosse re ed egli no. Un giorno la quiete della Rupe dei Re venne interrotta dall' arrivo di un numerosissimo branco di gnu che a squarciagola annunciava la morte del re. Il capobranco raccontò che erano stati allarmati da un rumore sospetto e che, durante la fuga, all' interno di una gola, non si erano accorti del corpo di Mufasa giacente a terra e così lo avevano calpestato. Inoltre raccontarono che nel caos avevano visto fuggire Simba verso le "Terre di Nessuno". Tutti gli animali e in particolar modo i leoni erano addolorati per la perdita del re Mufasa e del piccolo Simba. Fu allora che si fece avanti Rafiki, un caro amico della famiglia reale, il quale voleva scoprire la verità per alleviare il dolore dei familiari. Secondo il racconto degli gnu, Mufasa era già morto prima del loro passaggio. Così Rafiki si recò sul luogo dell' incidente e osservando la posizione e le ferite di Mufasa capì che era caduto da una roccia al di sopra della gola. Ora bisognava capire se si trattasse di un incidente o di un omicidio. Ma perché Mufasa si sarebbe recato in un punto così alto e isolato senza nessun motivo? Non c' erano dubbi che doveva incontrarsi con qualcuno quindi era stato un omicidio! Cominciò a pensare a chi poteva essere stato: Scar, il fratello geloso che voleva assolutamente impossessarsi del trono; le iene, alleate di Scar, che volevano che lui diventasse re per poter entrare a far parte del branco; e poi... Perché Simba era fuggito via? E' possibile che un cucciolo così piccolo avesse ucciso suo padre perché voleva già salire al trono? C' era bisogno di trovare degli indizi. Così si recò sulla roccia da dove era caduto Mufasa. Lì trovò solo delle impronte di leone, alcune di Mufasa e altre sconosciute. Quindi le iene potevano essere escluse dai sospettati. Esaminando di nuovo il corpo di Mufasa, vide che esso, stringeva in una zampa alcuni baffi molto lunghi. Sicuramente il re aveva lottato prima di essere stato ucciso e prima di cadere aveva strappato i baffi all' altro leone. Anche Simba poteva essere escluso dai sospettati perché essendo così piccolo non aveva i baffi così lunghi. Il colpevole è Scar. Rafiki, recandosi alla "Rupe dei Re", avvisò il resto del branco e insieme andarono da Scar per arrestarlo. Ma mentre lo stavano per imprigionare, Rafiki si accorse di un particolare che gli era sfuggito: Scar aveva tutti i baffi! Bisognava ripartire da zero. Così il vecchio saggio andò da Sarabi per avere ulteriori informazioni riguardo a ciò che Mufasa aveva fatto prima di morire. Colpo di scena!!!! A Sarabi mancavano dei baffi : era lei la colpevole . La regina fu costretta a confessare e disse che aveva ucciso suo marito perchè aveva scoperto che aveva una relazione con la mamma di Nala, futura sposa di Simba. Questo poteva essere  uno scandalo e Simba poteva non salire al trono. Quindi aveva fatto tutto ciò per proteggere il figlio .
CLAUDIA TALONI 





Chi è il killer di Biancaneve?
Il giallo del bosco.
È notte nel regno di Spagna, specialmente nel fitto bosco. Il silenzio sarebbe stato inattaccabile, il componente principale di quella notte, se non fosse stato per due voci isolate come fari nella notte, nel più fitto degli alberi. Le parole erano indistinte ma l'urlo che si udì dopo era perfettamente udibile. Poi non si sentì più niente.
La mattina seguente il principe era fuori con il suo cavallo, per la sua solita lunga passeggiata. Non aveva il minimo sospetto dello scenario che si sarebbe trovato davanti agli occhi.
Calpestava tranquillamente le foglie: cinque passi, dieci passi, quindici passi, poi fermo, apparentemente troppo scioccato per proferir parola.
Biancaneve erA lì. Sdraiata, a terra, morta. Sul viso era impressa una smorfia spaventata e sulla testa una grossa macchia di sangue, che colava sui vestiti e sull'erba piena di rugiada della radura, che sembrava un luogo troppo bello come teatro di un omicidio.
Cercò di rianimarla con un bacio, ma evidentemente la leggenda mentiva, il corpo era mosso solo da spasmi involontari e in non molto tempo il principe avrebbe capito che non poteva più fare niente per salvarla, che non si sarebbe più svegliata.
Ecco che nel giro di venti minuti si trovava nella casetta dove Biancaneve viveva insieme ai nani. Avvertì i sette del fattaccio e ne rimasero sconvolti, tantoché piansero molto e riempirono diversi secchi d'acqua.
Cucciolo era il più sconvolto, ma non voleva farlo vedere agli altri e disse <<Investigherò io su questo mistero! Così punirò chiunque abbia fatto del male alla nostra carissima Biancaneve! Ce la farò, costi quel che costi!>>, nessuno aveva mai visto Cucciolo così energico, teneva i pugni stretti e gli occhi sembravano ardergli come fuoco.
<<Per prima cosa interrogheremo la sua Matrigna. È stata lei a costringerla a fuggire dal suo paese natale per rifugiarsi qui, in casa nostra. Ricordo bene di averle sentito dire che era anche inseguita da un cacciatore di taglie che le aveva messo alle costole. Lui sarà il secondo.>> ed un coro di cinque nani più il principe rispose <<Sì!>>
Dotto però non era d'accordo, credeva (e a ragione) che si dovesse andare prima sulla scena del crimine, per raccogliere indizi; notando che tutti lo guardavano curiosi esclamò <<È così che fanno sempre a CSI!>>.
Giunti al cadavere della ragazza notarono subito la macchia in testa e pensarono che potesse essere stata inferta solo da qualcosa di grosso e pesante, esattamente come il bastone che si trovava davanti al cespuglio appena a qualche passo dal corpo.
<<Ok, abbiamo fatto un passo avanti scoprendo l'arma del delitto, ma qualcosa non mi quadra: Biancaneve ha l'aria spaventata, come se sapesse che cosa stava per accadere. Ma la posizione della ferita indica che è stata colpita da dietro e quindi è impossibile che se ne sia accorta.>> affermò Cucciolo e le annusò le labbra.
<<Ecco cos'è successo... ho capito la causa... era ovvio...>> bisbigliava davanti alle facce sbigottite dei testimoni.
<<Ebbene? Che cosa è successo?!>> disse burbero Brontolo.
<<Biancaneve ha ingerito del veleno, un veleno molto potente, che probabilmente è stato iniettato nel cioccolato che ha mangiato prima di morire e, a mio parere, è stato proprio l'assassino a offrirglielo. Un modo semplice e astuto per commettere un omicidio, molto astuto. La bastonata in testa serviva solo per sviare le indagini.>> piegò cucciolo, quasi allibito dalla sua genialità.
    Viaggiarono in carrozza per alcune ore e raggiunsero la città da dove la cara ragazza era scappata.
La sua matrigna accolse malvolentieri i viandanti, non era di certo nota per la sua ospitalità, o gentilezza, o gusto nel vestire.
<<Allora, che cosa volete?>> domandò aspra e senza mezzi termini.
<<Non so se lei è venuta a sapere>> cominciò il principe <<che la sua figliastra, nonché mia promessa sposa, Biancaneve, è deceduta ieri notte. È stata uccisa. Le porgo le mie più sentite condoglianze>> concluse triste.  
<<La mia figliastra è morta? Veramente?>> sul viso ostentava un'espressione sconvolta, di pura tristezza, ma i suoi occhi scuri non mentivano: erano brillanti e felici, come non erano mai stati fino a quel momento. Riusciva a stento a trattenere l'emozione nella voce, che era appena un pochino tremula.
<<Esattamente!>> esordì il nano investigatore <<sappiamo tutti che era molto gelosa di Biancaneve e quindi aveva il movente, e inoltre aveva i mezzi! Lei è una dei maggiori sospettati! Ci dica dov'era ieri sera!>>
ora non era più la falsa tristezza a prendere il sopravvento, sul volto era dipinto l'imbarazzo.
<<Non ho intenzione di dirvelo. E potete stare certi che non sono affari vostri!>> rispose la matrigna accalorandosi.
<<Non faccia l'offesa e risponda alla domanda, altrimenti aggraverà  ancora di più la sua posizione, e anche se non è colpevole sarebbe condannata per aver ostacolato le indagini. Le conviene parlare.>> disse Eolo in tono ragionevole.
Sul volto cereo della donna apparvero delle macchie rosse che facevano presupporre che nascondesse qualcosa di umiliante <<Ok, lo confesso, io e il cacciatore siamo usciti insieme ieri sera...>> disse in tono sommesso <<Ora è abbastanza?!>> domandò tornando al vecchio tono acido.
<<Per ora sì, ma non lasci la città.>> fu l'affermazione di Cucciolo, che suonava un po' come una minaccia, un po' come uno scherzo.
     Ora che i primi due sospettati erano stati esclusi dalla lista bisognava trovarne degli altri. I nani pensarono che la madre del principe potesse aver commesso l'omicidio, da sola o tramite un sicario, del resto tutti sapevano come era affezionata al suo caro figliolo. Il principe, a sua volta, credeva che potesse essere stato Brontolo, in fondo le incomprensioni tra i due non erano esattamente un mistero. Tutti parlarono dei loro sospetti con Cucciolo (che ormai aveva preso le redini delle indagini) che decise di procedere da solo per non far rimanere male nessuno.
Di buon mattino chiese in prestito al principe la sua auto per andare a fare una commissione importante, ma in realtà stava andando dalla regina.
<<Chiedo udienza alla regina e al re di Spagna. É per una questione urgente e della massima rilevanza.>> disse alla guardia appena fu arrivato al castello. Proseguì indisturbato per tutto il ponte e l'ingresso, ma ad un tratto si sentì una voce femminile dalla sala da pranzo:<<Chi è che ci disturba così presto stamattina caro?>> <<Permettete che mi presenti: mi chiamo Cucciolo e sono venuto qui per farle alcune domande. Senz'altro saprà che ieri mattina, nel bosco, è stato rinvenuto il cadavere di Biancaneve, la promessa sposa di vostro figlio...>> non aveva ancora finito la frase che la regina urlò:
<<Che cosa?! No! Povera ragazza! Povero il mio bambino! Che dolore atroce starà provando! Era innamorato pazzo di lei e ora l'ha persa per sempre!>> e cominciò a piangere, non a dirotto come i nani, ma si abbandonò ad un dolore composto, più per il figlio che per la morte della ragazza.
<<Mi dispiace porle questa domanda. Dov'era l'altro ieri notte?>> chiese cauto il dolce nano.
<<Non crederà che sia io l'assassina?! È ridicolo! Non arrecherei mai un dolore simile al mio amatissimo figliolo!>> esclamò la regina indignata.
<<Sono solo domande di routine, non si preoccupi.>>
<<Va bene, io e mio marito eravamo a Marsiglia, in riunione con i regnanti di Francia.>> disse la regnante in tono molto più pacato e il re assentì.
Il dolore che aveva provato la sovrana faceva supporre che lei non fosse l'omicida, così Cucciolo rese i suoi ossequi ai regnanti di Spagna e se ne andò.
    Ora tra i sospettati restava solo Brontolo, ma il difficile era interrogarlo senza farlo arrabbiare.
Quando l'investigatore tornò alla piccola villetta nel bosco era in preda ad un grande conflitto interiore: evitare l'interrogatorio di Brontolo o trovare l'assassino di Biancaneve, poi ricordò la promessa che si era fatto e che aveva fatto agli altri e optò per la seconda opzione.
Entrò titubante e chiamò Brontolo, che si presentò subito al suo cospetto.
<<Devo farti alcune domande sulla morte di Biancaneve. Mi duole molto, ma sono obbligato dalla promessa che ho fatto. Dimmi: dov'eri la scorsa notte?>> chiese con calma Cucciolo.
<<Sospetti di me?!>> domandò Brontolo in un tono tra il deluso e l'arrabbiato.
<<Non io, qualcun altro. Sei pregato di rispondere.>>
<<Chi ha sospetti su di me?!>>
<<Rispondi! Sappiamo tutti che non eri in rapporti facili con Biancaneve!>> Cucciolo aveva tirato fuori la grinta.
<<Stavo dormendo e c'eri anche tu!>>, si capiva che non stava mentendo. Lo scorbutico nano aveva sempre avuto questo problema: quando mentiva batteva gli occhi più freneticamente del solito.
Cucciolo si scusò e se ne andò. Ora che tutti i sospetti erano stati cancellati ne aveva un altro, uno solo, il sicuro assassino. Da CSI, che lui e Dotto guardavano sempre, aveva imparato che gli assassini tornano sempre sulla scena del delitto.
Arrivato alla grande radura immersa nel verde del fitto bosco vide una sagoma scura.
<<Ciao Mammolo>>. La figura si irrigidì.
<<Come hai fatto a scoprirmi?>> chiese Mammolo con voce tremante.
    Il giorno seguente Mammolo fu portato in questura e Cucciolo fu tenuto a piegare come aveva fatto a scoprire l'assassino.
<<Ebbene signori, dopo aver interrogato tutti i sospettati ho intuito che l'assassino doveva essere qualcuno di insospettabile, qualcuno troppo dolce, senza nessuno movente che fosse chiaro alla luce del sole, uno di noi nani. Poi mi venne in mente che la notte della morte di Biancaneve era sconvolto e molto più silenzioso del solito. Ma ancora non bastava come prova, dovevo trovarne altre. E l'ispirazione mi venne quando ripensai al cioccolato nella sua bocca: Mammolo era andato a fare la spesa quella mattina e quando guardai lo scontrino vidi sulla lista il cioccolato che Biancaneve aveva in mano. Ieri sera Mammolo mi ha spiegato che l'aveva uccisa per amore, l'aveva amata fin dal primo momento in cui l'aveva vista e quella notte le confessò i suoi sentimenti, ma lei non lo ricambiava. Simulando una riappacificazione le offrì del cioccolato avvelenato che aveva preso con se in caso di rifiuto. L'unico pensiero che aveva in testa era: “se non la posso avere io non l'avrà nessun altro”. Poi le colpì la testa con il bastone per sviare le indagini.>> spiegò come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Mammolo annuì, confermando le ipotesi di Cucciolo. Il giorno seguente fu portato in carcere, tra la tristezza di tutti per aver perso due amici quasi contemporaneamente.
Bhé, tutto è bene quel che finisce bene, anche se magari questo non è il caso.



MICHELA PANTINI
Michela ci ha regalato anche un trailer del suo giallo, direi che come primo esercizio non è niente male;-)








IL MOMENTO DELLA VERITA’: DOV’ E’ FINITA CENERENTOLA?


Quel pomeriggio il cielo era grigio e nuvoloso, pioveva, faceva freddo e soffiava un venticello gelido, il clima ostile non faceva presagire nulla di buono…
La mattina seguente, come al solito la cameriera andò a svegliare Cenerentola, ma quella mattina quel letto era vuoto, Cenerentola non era mai entrata in quella stanza. La cameriera preoccupata diede l’allarme alla duchessa Morphy. La duchessa stava facendo il suo spuntino mattutino, quando si sentì chiamare piu’ volte, scocciata rispose:<<Che c’é Linda, non vedi che sono impegnata! Spero che tu abbia un valido motivo per avermi disturbato!>>. La cameriera rispose:<< Mi scusi mia signora, ma devo dirle che la signorina Cenerentola non è nel suo letto, anzi credo che non sia mai entrata nella sua stanza>>. La signora si alzò di scatto, il suo sguardo era diventato minaccioso e incupito, ma non  voleva darlo a vedere, rispose muovendo la mano, come se non gliene importasse nulla:<<Che cosa vuoi che sia! sicuramente avrà passato la notte dal principe. Ora vai perche’ ho da fare!>>. La cameriera obbedì alle parole e se ne andò ma c’era qualcosa che non le tornava. Facciamo un passo indietro! Chi era Cenerentola? Cenerentola viveva a Sinta, una delle cittadine piu’ belle del Portogallo, era nata e cresciuta lì, insieme a suo padre il conte Lopez, il quale dopo la morte della moglie si era risposato con la duchessa Morphy, vedova anche lei, e con due figlie, Genoveffa e Anastasia. Le due erano molte gelose di Cenerentola perché era molta bella e soprattutto perche’ era stata data come promessa sposa al principe. Il conte Lopez era morto prematuramente e per Cenerentola cominciarono anni duri. La sua matrigna la trattava come una schiava, nessuno sapeva questo neanche la cameriera Linda, l’unica amica di Cenerentola. Ma torniamo alla mattina della sparizione. Dopo qualche ora la cameriera preoccupata si recò al palazzo del principe per accertarsi che veramente Cenerentola fosse lì, ma purtroppo le sensazioni di Linda erano giuste. Stando alle parole del principe, la ragazza non era mai giunta a palazzo. Il principe preoccupato chiamò la sua amata balia: la fata Turchina. Dopo aver avuto la notizia la fata disse:<< Quello che mi state di dicendo è molto grave, chissà dove e con chi sarà Cenerentola in questo momento. Bisogna trovarla subito. Me ne occuperò insieme al mio topo Gas Gas e al cane Tobia. Ma prima bisogna ricostruire la vicenda! Mi avete detto che Cenerentola questa mattina non era nella sua stanza, quindi non abbiamo sue notizie da ieri. Bene io direi di andare al palazzo della duchessa Morphy. Linda vieni con me!>>. La fata e Linda sparirono e in un lampo si trovarono davanti al palazzo della duchessa. La fata suono’ il campanello. La duchessa ando’ ad aprire e quando si trovo’ davanti la fata e la cameriera adirata chiese:<< Che cosa volete?>> la fata rispose garbatamente:<< Siamo qui in merito alla scomparsa di sua figlia Cenerentola, come avra già saputo è scomparsa, gradirei parlare con le sue figlie>>. La signora cercò di non dare a vedere il suo sguardo divertito e disse:<<Oh che tragedia! Prego entrate. Linda mi aveva avvisato, ma non pensavo che la situazione fosse così grave. Come mai volete parlare con le mie figlie? Non penserete che siano state loro?>> la fata rispose:<< Questo non lo so duchessa, ma devo comunque rivolgergli  delle domande!>>. La matrigna rispose:<< Va bene! seguitemi!>> la fata e la cameriera la seguirono fino alla camera delle ragazze. La matrigna le presentò:<<Ragazze c’è qui la fata che vi dovrà fare delle domande riguardo vostra sorella!>> la matrigna se ne andò e la fata cominciò il suo interrogatorio. <<Allora, dove vi trovavate ieri prima di pranzo?>> le ragazze risposero cortesemente:<<Eravamo in giardino a raccogliere i fiori>>. La fata:<Durante la vostra passeggiata avete notato qualcosa di strano?>> le ragazze risposero:<< No nulla di strano ma perche’ tutte queste domande?>> la fata disse:<<Bhè perche’ io credo che voi sappiate qualcosa  della scomparsa di Cenerentola e vi conviene dirmi la verità!>> le ragazze balbettando risposero: <<Noi non c’entriamo niente con la scomparsa di nostra sorella! e poi per quale motivo avremmo dovuto rapirla!>> la fata:<< Per gelosia, ovviamente!>> le ragazze irritate risposero:<<Noi non siamo gelose affatto di Cenerentola! e comunque invece di sospettare di noi perché non provate a cercarla nel castello sperduto!>>. La fata all’ improvviso ebbe un dubbio:<<Ottima idea! ma voi come fate a saperlo?>> le ragazze replicarono:<<E' solo una supposizione! nulla di più!>> la fata disse:<<Linda andiamo! comunque i miei sospetti su di voi non sono cambiati!>> detto questo, la fata lascio’ il palazzo e si diresse dal principe. 

Dopo avergli raccontato tutto propose di dare una controllata al castello sperduto. Questo castello disabitato oramai da anni si trovava a nord-ovest di Sinta, e l’unico modo per arrivarvi era attraversare il bosco degli Elfi. Il principe, la fata Linda  Gas Gas e Tobia si incamminarono; dopo ore videro in lontananza il castello. Giunti in prossimità del ponte levatoio, il principe forzò il portone ed entrarono... la fata turchina con la sua bacchetta faceva luce e guidava la fila. Arrivati in quella che un tempo era la stanza del trono iniziarono a sentire dei forti rumori ma soprattutto un forte odore di bruciato… la fata volle proseguire ma la sua bacchetta iniziç a lampeggiare… Entrati nella sala dei tesori si trovarono di fronte ad un grosso drago. Iniziò una lunga lotta tra un colpo di coda ed uno di bacchetta ad avere la meglio fu la fata turchina..ma posso assicurarvi che lo scontro durò tutta la notte. Alla fine il drago era stato trasformato in un iguana!!!
Nel frattempo il principe, Linda Tobia e gas gas richiamati dalle urla di Cenerentola si diressero verso la torre. Lì infreddolita e spaventata trovarono Cenerentola, il principe commosso l’avvolse nel suo mantello la prese tra le sue braccia e raggiunsero la fata.
Tra abbracci lacrime sorrisi e tanta felicità si avviarono tutti insieme verso il palazzo reale dove Cenerentola raccontò la sua terribile avventura. A commissionare il suo rapimento era stata la matrigna, il folle gesto era dovuto al fatto che Cenerentola aveva scoperto la verità riguardo la morte di suo padre, il quale non era morto per cause naturali come tutti pensavano, ma bensì era stato avvelenato dalla duchessa, la quale per evitare di essere arrestata aveva visto il rapimento di Cenerentola come l’unica soluzione. 
Sentito ciò il principe chiamò le guardie reali le quali andarono a prelevare la duchessa che venne condannata a trascorrere la sua vita ai lavori forzati. Cenerentola e il principe fissarono invece la data delle nozze, e vissero felici e contenti.
FRANCESCA CIAFFONI PROIETTI


to be continued...
non spazientitevi e aspettate come me ;-)