descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

26 dicembre 2012

IIIA: Il sentimento di Patria oggi



Ovvio, la foto è una provocazione bella e buona; una provocazione che ci porterà ben più in là della nostra Patria...ora restiamo qui, invece, e continuiamo a parlare di Italia.

Il nostro percorso di quest'anno è iniziato dalla figura dell'eroe, ma soprattutto abbiamo messo in evidenza il rapporto di tutti gli eroi con la Patria e la loro vita dedicata a degli ideali, anche diversi nel tempo, ma sempre presenti. Ci siamo poi dedicati agli eroi del Risorgimento, quindi alla nascita della nostra Patria, del primo sentimento di patria in Italia, le lotte per l'indipendenza ma anche gli ideali di libertà e democrazia. Partendo quindi dall'Inno di Mameli ci siamo avvicinati ai simboli della nostra nazione. (qui tutte le lezioni)

Ora è il momento di avvicinarci alla nostra epoca, senza però dimenticare un momento importantissimo della nostra storia, un evento che ha cambiato la nostra Patria e la vita di tutti gli italiani: la nascita della Repubblica e della nostra Costituzione. E noi ripartiremo proprio da qui.

Di seguito saranno illustrate diverse lezioni (ricordo che nella classe in questione ho solo un'ora  a settimana, quindi ogni micro argomento dovrà essere spezzettato in più parti).

Prima lezione
Analisi della storia d'Italia dallo Statuto Albertino (1848) fino alla Costituzione (1948). Un salto veloce nella storia, che vede come tappe fondamentali: lo Statuto del Regno d'Italia, il periodo del Fascismo, la Seconda Guerra Mondiale, il Referendum e la nascita della Costituzione. 



(Costruzione di una linea del tempo)

Seconda lezione
I ragazzi saranno stimolati alla riflessione sul sentimento di Patria oggi attraverso una serie di testi musicali. La prima canzone è di Renato Zero e s'intitola L'italiana. Faranno poi le loro riflessioni. (lavoro da fare a casa)




L'italiana
Renato Zero
Non è il fascino ruffiano di una bandiera
la carezza di un dialetto, né una melodia
una cucina così povera ma sincera
allora che cos'è che mi lega a te.
Quella faccia strafottente così italiana
di coraggio, di passione, di gelosia
stai nel recinto anche tu
in questo ghetto ci stai
per non vivere più
che bell'esempio che dai.
Non rinuncerò
io non sbarrerò la porta
non accetterò
che la faccia mia sia un'altra ed io
quanto ti ho amata pure io
ma questo cielo oltre che il tuo
è pure il mio, la stessa anima
più malinconica, se questo è un oblio!
Da quel primo bacio dato senza pensare
nel timore che un amore ci porti via
migrazioni naturali quelle del cuore

valigie che pesano. 

Non c'è terra non c'è mare che può spiegare
quale mistica attrazione ci tiene qui
pronti a soffrire così
sono secoli ormai
le differenze fra noi
le appianeremo se vuoi.
Madre anche tu
salva almeno le apparenze
tutti i figli tuoi
dalla Sicilia fino in Piemonte, ed io
se ti ho difesa lo sa Dio
ma il tuo pensiero non è più limpido
forse nostalgico
vivo di questa mia utopia, cara democrazia
non ci vedrai più
tutti intorno a una bottiglia
non c'entriamo ormai
nel ritratto di famiglia e tu
più delirante di così
madre dimenticata lì in un angolo
un ruolo scomodo
siamo davvero figli tuoi
così sicura sei.
Io ci spero sai
che quel silenzio arrivi, mai!



cosa ci unisce all'Italia? noi italiani siamo uniti? cosa ci rendi italiani? come ci vedono gli altri? cosa facciamo per "presentarci agli altri? noi italiani quanto sentiamo di appartenere ad una Patria comune? cosa ci contraddistingue?



AUTOSCATTO
ESSERE ITALIANI




I ragazzi al lavoro insieme alla professoressa di arte Alessia Zolfo
stanno realizzando un collage sulle notizie raccolte dai ragazzi, i quali hanno anche il compito di scrivere le loro riflessioni ... poi saranno pronti per il passo successivo



















qualcosa non "stivala" ma va benissimo ;-)

le riflessioni dei ragazzi in fondo al post



Vediamo di fare altre riflessioni, questa volta ci facciamo aiutare da altri cantautori con i quali oltre ad evidenziare altre caratteristiche del nostro paese, apriremo anche una discussione sugli aspetti negativi, diciamo su quegli aspetti che corrodono un po' il sentimento di patria e che ne evidenziano talvolta l'assenza o la difficoltà di averlo.
(in realtà questa parte di lezione già è presente nel blog ma la ripropongo per aiutare i ragazzi).












Ecco i testi delle canzoni che analizzeremo insieme.

Io non mi sento italiano
Giorgio Gaber
G. Gaber
Io G. G. sono nato e vivo a Milano
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell'inno nazionale
di cui un po' mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
se arrivo all'impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.
Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po' sfasciato.
E' anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che è tutto calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c'è un'aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui m'incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.
Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c'è un'altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido "Italia, Italia"
c'è solo alle partite.
Ma un po' per non morire
o forse un po' per celia
abbiam fatto l'Europa
facciamo anche l'Italia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
per fortuna o purtroppo
per fortuna
per fortuna lo sono.

Povera Patria

Franco Battiato
Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere 
di gente infame, che non sa cos'è il pudore, 
si credono potenti e gli va bene quello che fanno; 
e tutto gli appartiene. 
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! 
Questo paese è devastato dal dolore... 
ma non vi danno un po' di dispiacere 
quei corpi in terra senza più calore? 
Non cambierà, non cambierà 
no cambierà, forse cambierà. 
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali? 
Nel fango affonda lo stivale dei maiali. 
Me ne vergogno un poco, e mi fa male 
vedere un uomo come un animale. 
Non cambierà, non cambierà 
si che cambierà, vedrai che cambierà. 
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali 
che possa contemplare il cielo e i fiori, 
che non si parli più di dittature 
se avremo ancora un po' da vivere... 
La primavera intanto tarda ad arrivare. 

Viva L'Italia

Francesco De Gregori
Viva l'Italia, l'Italia liberata, 
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
 
L'Italia derubata e colpita al cuore,
 
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
 
Viva l'Italia, presa a tradimento,
 
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
 
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
 
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
 
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
 
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
 
l'Italia metà giardino e metà galera,
 
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
 
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
 
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
 
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
 
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
 
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
 
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
 
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
 
viva l'Italia, l'Italia che resiste.
 

In Italia

 Fabri Fibra
Ci sono cose che nessuno ti dirà 
ci sono cose che nessuno ti darà
sei nato e morto qua
 
sei nato e morto qua
 
nato nel paese delle mezza verità
 
dove fuggi?
 
in italia pistole in macchine
 
in italia machiavelli e foscolo
 
in italia i campioni del mondo
 
sono in italia
 

benvenuto
 
in italia fatti una vacanza al mare
 
in italia meglio non farsi operare
 
in italia non andare all'ospedale
 
in italia la bella vita
 
in italia le grandi serate e i gala
 
in italia fai affari con la mala
 
in italia il vicino che ti spara
 
in italia
 
rit. (x2)
 
Ci sono cose che nessuno ti dirà
 
ci sono cose che nessuno ti darà
 
sei nato e morto qua
 
sei nato e morto qua
 
nato nel paese delle mezze verità
 
dove fuggi?
 
in italia i veri mafiosi sono
 
in italia i più pericolosi sono
 
in italia le ragazze nella strada
 
in italia mangi pasta fatta in casa
 
in italia poi ti entrano i ladri in casa
 
in italia non trovi un lavoro fisso
 
in italia ma baci il crocifisso
 
in italia i monumenti
 
in italia le chiese con i dipinti
 
in italia gente con dei sentimenti
 
in italia la campagna e i rapimenti
 
in italia
rit. (x2)
 
Ci sono cose che nessuno ti dirà
ci sono cose che nessuno ti darà
 
sei nato e morto qua
 
sei nato e morto qua
 
nato nel paese delle mezze verità
 
dove fuggi?
 
in italia le ragazze corteggiate
 
in italia le donne fotografate
 
in italia le modelle ricattate
 
in italia impara l'arte
 
in italia gente che legge le carte
 
in italia assassini mai scoperti
 
in italia volti persi e voti certi
 
in italia
 
rit. (x2)
 
Ci sono cose che nessuno ti dirà
 
ci sono cose che nessuno ti darà
sei nato e morto qua
 
sei nato e morto qua
 
nato nel paese delle mezze verità
 
dove fuggi (x2)




Terza e quarta lezione


Ed elli a me: "Questo misero modo

tegnon l'anime triste di coloro

che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.


Mischiate sono a quel cattivo coro

de li angeli che non furon ribelli

né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.


Caccianli i ciel per non esser men belli,

né lo profondo inferno li riceve,

ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli".


E io: "Maestro, che è tanto greve

a lor, che lamentar li fa sì forte?".

Rispuose: "Dicerolti molto breve.


Questi non hanno speranza di morte

e la lor cieca vita è tanto bassa,

che 'nvidiosi son d'ogne altra sorte.


Fama di loro il mondo esser non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa".


                                                          Divina Commedia, Inferno, III vv. 34 - 51






E' ora di fare un passo importante avanti, un passo che ci porta oltre il "made in Italy"  e le riflessioni negative, un passo che ci porta molto sul personale, e per questo vorrei ripartire un momento dal Risorgimento, ma questa volta con l'aiuto di un nostro grande e simpatico scrittore siciliano, Andrea Camilleri. Ascoltiamolo insieme per poi fare le nostre riflessioni.



Dai giovani di ieri ai giovani di oggi

ma TU hai il sentimento di Patria? cosa fai e puoi fare per la tua Patria?
quello che sei disposto a fare per il tuo Paese quanto coincide con quello che fai anche per te? con il tuo futuro? con quello della tua futura famiglia?

leggiamo e ascoltiamo insieme questi testi che i ragazzi seguiranno sul loro testo di cittadinanza






Ci impegniamo... 

di Primo Mazzolari

Ci impegniamo noi e non gli altri
Unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto né chi sta in basso,
né chi crede né chi non crede.
Ci impegniamo
Senza pretendere che altri s'impegnino,
con noi o per suo conto,
come noi o in altro modo.
Ci impegniamo
Senza giudicare chi non s'impegna,
senza accusare chi non s'impegna,
senza condannare chi non s'impegna,
senza disimpegnarci perché altri non s'impegnano.
Ci impegniamo
Perché non potremmo non impegnarci.
C'è qualcuno o qualche cosa in noi,
un istinto, una vocazione, una grazia,
più forte di noi stessi.
Ci impegniamo
Per trovare un senso alla vita,
a questa vita, alla nostra vita,
una ragione che non sia una delle tante ragioni,
che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore.
Si vive una sola volta
E non vogliamo essere "giocati"
In nome di nessun piccolo interesse.
Non ci interessa la carriera,
non ci interessa il denaro,
non ci interessa la donna o l'uomo
se presentati come sesso soltanto,
non ci interessa il successo né di noi né delle nostre idee,
non ci interessa passare alla storia.
Ci interessa di perderci
Per qualche cosa o per qualcuno
Che rimarrà anche dopo che noi saremo passati
E che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.
Ci impegniamo
A portare un destino eterno nel tempo,
a sentirci responsabili di tutto e di tutti,
ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare,
verso l'amore.
Ci impegniamo
Non per riordinare il mondo,
non per rifarlo su misura, ma per amarlo;
per amare
anche quello che non possiamo accettare,
anche quello che non è amabile,
anche quello che pare rifiutarsi all'amore,
poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore
c'è, insieme a una grande sete d'amore,
il volto e il cuore dell'amore.
Ci impegniamo
Perché noi crediamo all'amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta per impegnarci perpetuamente.
Non vivere su questa terra come un inquilino 
di Nazim Hikmet 
Ragazzo mio,
io non ho paura di morire.
Tuttavia, ogni tanto
mentre lavoro
nella solitudine della notte,
ho un sussulto nel cuore,
saziarsi della vita vita, figlio mio,
è impossibile.
Non vivere su questa terra come un inquilino,
o come un villeggiante stagionale.
Ricorda:
in questo mondo devi vivere saldo,
vivere
come nella casa paterna.
Credi al grano,
alla terra,
al mare
ma prima di tutto
all'uomo.
Ama la nuvola,
il libro
la macchina,
ma prima di tutto
l'uomo.
Senti infondo al tuo cuore
il dolore del ramo che secca,
della stella che si spegne,
della bestia ferita,
ma prima di tutto
il dolore dell'uomo.
Godi di tutti i beni terrestri,
del sole,
della pioggia
e della neve,
dell'inverno e dell'estate,
del buio e della luce,
ma prima di tutto
godi dell'uomo.

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-5285>
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-122307?f=a:8264>

(i ragazzi ne hanno una copia ridotta sul loro testo, ma inserisco il link al testo completo)











e questo il video realizzato da Elena







23 dicembre 2012

IA: Identità, io e l'altro lezioni 1 -2




Prosegue il nostro viaggio tra i diritti e i doveri dei piccoli cittadini del mondo. Dopo aver introdotto il concetto di regola, di cittadino, dopo aver analizzato le regole in un contesto (poi arriveranno gli altri) e aver introdotto cosa significa essere bambino - ragazzo (qui le lezioni precedenti),è ora di fare un passo avanti e parlare del difficile concetto di identità. Ancora un diritto.
Ho chiesto ai ragazzi cosa significasse identità, la  loro risposta, quasi unanime, è stata: identità è un documento dove c'è scritto come ti chiami, quanto sei alto, dove abiti, quando sei nato, se hai segni particolari...solo Gioia ha detto: identità significa anche avere delle cose che gli altri non hanno, distinguerti dagli altri. Come inizio non è male. 

Abbiamo letto dei testi, sui quali i ragazzi dovranno svolgere delle diverse analisi. Vi propongo i testi, anticipando anche la lezione successiva, al termine della quale sapremo cosa altro significa identità oltre a "un documento".
Lezione 1
 Primo testo: 
Storia di lei
Comincia qui la storia di qualcuno che non aveva niente, neanche il nome: io l’ho sentita, e ora la racconto, prima dicendo un dove, poi un come. Il dove è sulle Ande, gran catena di monti dell’America Latina, grandissime vallate e altopiani: nacque lassù, ed era una bambina. Nacque da campesinos, contadini con poca terra e molta povertà: e certo, appena nata, ebbe un nome, Carmen, Eugenia, Ana, Luz, chissà. I suoi genitori, quando nacque, volevano che il suo nome restasse, ma per poterlo fare registrare dovevano pagare delle tasse. Soldi per quella spesa non ce n’era, così il suo nome non fu registrato; Ana, Eugenia, Carmen, quel che fosse, non fu mai scritto, solo pronunciato. Per cinque anni visse sulle Ande, e aiutò la madre e le sorelle a lavorare i campi: le sue mani, già a quell’età, non erano più belle. Portava l’acqua, zappava la terra, raccoglieva la legna e le patate, impastava focacce: a cinque anni aveva già le mani rovinate. Sua madre la chiamava con il nome che non sappiamo, e diceva così: -…vedrai, quando sarai più grande, tu vivrai bene, non sarai più qui. Non farai più lavori di fatica, e mangerai ogni volta che vorrai, con vestito
rosso andrai a ballare, e a casa, ogni tanto, tornerai. Perché la madre di quella bambina parlava in quel modo? Perché c’era, nel villaggio, giù in basso, nella valle, la signora Jacinto, un’infermiera. La signora Jacinto, che sapeva il numero di figli di Marita, questo era il nome della madre, un giorno le aveva detto: - Ahi, che brutta vita, fanno i tuoi figli, su per la montagna, e soprattutto quella piccolina, come si chiama?... Ma sicuro! È forte? È intelligente? È carina? Sai cosa penso? Se voi me la date, la porterà in città, da certa gente che la terrà, la farà andare a scuola: se invece cresce qui, non avrà niente. Ma tutto questo quanto costerà?-Aveva chiesto Marita, sperando. Rispose l’altra: - Farai a casa mia un po’ di pulizie, di quando in quando. Così, a cinque anni, con un nome che era una parola pronunciata, non scritta sulla carta, la bambina giù nella gran città fu trasportata. Ma cosa accade? Chi l’accompagnava da quella brava gente, si sbagliò? Oppure Jacinto era bugiarda? Che cosa accadde? Questo non lo so. Dopo un anno, lassù, quell’infermiera disse a Marita: - Si è persa in città: la polizia la sta cercando, e certo, un giorno o l’altro, la ritroverà. Ma se le cose stavano in quel modo chi cerca una bambina, chi la trova, se non ha un nome, se non ha una carta, se della sua esistenza non c’è prova? Ma non era così: quella bambina non si era persa, era stata venduta, per un po’ di denaro, a una famiglia, e stava lì, a servire, sconosciuta. Lei diceva: - il mio nome è… Ma, per paura che fosse trovata, quelli glielo cambiarono in Lucia, e con quel nome falso fu chiamata. E non andava a scuola, ma faceva, piccola serva, i molti lavori che occorrono: puliva, cucinava, e stava in casa, non andava fuori, perché dove può andare una bambina che non ha un nome, e nemmeno sa il nome del villaggio dov’è nata? Dove può andare, in una città? E lavorava lì, dove le davano almeno da mangiare e da dormire: era un fantasma che non ha nemmeno un nome proprio, che si possa dire. Dopo tre anni finì in una casa piena di gente, a lavare, ore e ore, i panni a tutti, nell’acqua bollente, e le sue mani erano un dolore. Un giorno che, dopo la gran fatica, qualcuno ancora la picchiò, fuggì. Per un giorno e una notte vagò sola, mangiò rifiuti, e per strada dormì. Si risvegliò in un letto. Aveva accanto una giovane donna, un’assistente, che chiese il suo nome sorridendo, ma la bambina non rispose niente: il nome antico l’aveva scordato, ma non disse “Lucia”, per paura di essere ritrovata dai padroni, così rimase zitta, ferma e dura. Poi in una grande casa fu portata, con molti altri bambini e bambine. C’era una scuola dove si studiava, e le maestre, delle signorine. Lei parlava pochissimo, ascoltava, e disegnava, scriveva, imparava. - Ricordi quando eri piccolina?- Chiedevano, ma lei non ricordava. Le diedero un nome, per chiamarla: il nome era Francisca. Dopo un po’ lei rispondeva a quel nuovo nome, e di Lucia si dimenticò. Quasi tutti i bambini, in quella casa, compivano gli anni a Natale, perché la loro età non si sapeva: era un compleanno generale. Lei, un Natale, compì undici anni, ed ebbe in regalo un libro grande, un po’ usato, ma le piacque molto, c’erano molte foto delle Ande. Un giorno, a marzo, a pagina novanta, vide una montagna con la cima che somigliava a un lama senza orecchie, e le sembrò di averla vista prima; lo disse, allora, alla sua maestra, e la maestra, molto emozionata, guardò una carta, poi lesse il nome di un villaggio: “San Tomè de Plata”. E la bambina cantò una canzone che diceva così: “Santo Tomé, proteggici fin quando siamo vivi, e poi, da morti, prendici con te!”. E Gracia, la maestra, disse: - Sai, Francisca, presto noi faremo un viaggio! Lei la guardava, zitta. Gracia aggiunse: -lassù c’è neve, adesso, andremo a maggio. E quando venne maggio, prima in treno, poi sopra una corriera gialla e blu, le due arrancarono su per le Ande: -Guarda, Francisca! San Tomé, lassù! Lei stava ad occhi aperti, un po’ stordita, e le sembrava un sogno, e sorrideva, guardava, e d’improvviso pianse forte, perché guardava e riconosceva. E poi rivide sua madre, Marita, e Marita rivide sua figlia, e tutti che piangevano ridendo, tutto il villaggio insieme alla famiglia. E dopo Gracia disse:- Noi, laggiù, la chiamiamo Francisca, ma qual è il suo nome vero? - E Marita disse:-È Consuelo- e la strinse a sé. Così ebbe il suo nome, dichiarato, scritto per sempre: fu lei che lo scrisse. Poi diventò maestra, e insegnò a scrivere ai bambini, finché visse.

 "Storia di Lei" di Roberto Piumini, edito nella raccolta "Non calpestate i nostri diritti", Ed. Unicef/il battello a vapore.

Attività
1. sottolineare tutto ciò che descrive la piccola protagonista (caratteristiche e azioni)
2. individuare il momento della storia che più ti ha colpito e spiegare il perché
3. fare una presentazione della protagonista, Lei

Secondo testo:


le attività sono quelle a conclusione del passo

terzo testo:

In Cina spariscono oggi oltre due milioni di bambine

Hai mai sistemato una bambina?" chiede insistente una contadina del villaggio alla giornalista Xinran, durante un'intervista. La giovane sposa di campagna sa bene che è suo dovere dare alla luce un maschio, ed è convinta che ogni donna, come lei, quando mette al mondo una femmina sappia altrettanto bene cosa fare: deve trovare il modo di "sistemare" la bambina, di sbarazzarsi di lei. Deve, suo malgrado, abbandonarla. 

L'abbandono delle bambine appena nate era, ed è tuttora, una pratica tristemente diffusa in Cina, e non solo nelle zone rurali, ma anche nel resto del paese, complici le ristrettezze economiche e una legge sulla pianificazione delle nascite che per anni ha imposto a ogni famiglia un figlio solo. Alle bambine più fortunate il destino ha riservato l'amorevole accoglienza di una famiglia adottiva in un paese occidentale. Per molte altre nascere femmina ha significato essere brutalmente uccise appena venute al mondo. .(tratto da LE FIGLIE PERDUTE DELLA CINAXinran)

Nel 1979 in Cina viene emanata una legge per risolvere il problema della sovrappopolazione: “Legge eugenetica e protezione salute” questa legge prevede un duro regime di controllo delle nascite; una coppia in Cina deve avere un solo figlio, e avere una femmina è considerata quasi una maledizione, una sciagura, perché per una famiglia cinese avere una sola femmina significa vedere la propria dinastia estinguersi.
In Cina spariscono oggi oltre due milioni di bambine, vengono uccise appena nascono, appena il loro corpicino nudo testimonia la loro condanna a morte : l’essere femmine. Molte donne che sono incinte vengono arrestate e vengono costrette ad abortire, dopo vengono sterilizzate, le madri che si rifiutano di perdere le loro bambine vengono minacciate dalla polizia finché non vengono convinte ad abortire. Alcuni medici di professione vengono incaricati di uccidere le neonate sotto la pressione del governo cinese. Spesso nei quartieri poveri della Cina la gente cammina per strada ceca, non vedendo i cadaverini nudi gettati sui marciapiedi come dei piccoli gattini morti.
Dal governo cinese verranno registrate come morti da polmoniti e crisi respiratorie.
Le famiglie spesso si fanno aiutare nell’infanticidio dai governi locali, per loro inviare un rapporto di avvenuta morte è motivo di grande orgoglio. Significa che stanno mettendo in atto le regole, stanno rispettando la legge. Le famiglie ricche possono avere tanti bambini, si perché avere i soldi significa poter pagare la tassa sui figli. E’ una sanzione applicata ad ogni figlio dopo il primo. Se non si paga si perde improvvisamente il lavoro, la casa di famiglia viene demolita. Un altro modo per non farsi strappare le proprie figlie è quello di non iscriverle all’anagrafe, così queste bambine saranno meno di fantasmi, saranno per sempre relegate nel buio dell’anonimato, del nulla.
E così queste bambine mai nate verranno sempre respinte dagli ospedali, non potranno mai curarsi, non potranno mai essere operate, e moriranno di ogni sorta di malattia, perché non esistono e non sono degne di essere curate. Una recente indagine ha calcolato che tra circa venti anni gli uomini cinesi avranno difficoltà a mettere su famiglia perché uccidendo le bambine non ci saranno più donne. Le bambine che riescono a sopravvivere saranno sempre infelici.
A loro non andrà nulla nel piatto se non le briciole lasciate dal fratello maggiore, loro non andranno mai a scuola, perché il privilegio di studiare non è concesso alle figlie del dio minore, loro staranno sempre chiuse in casa perché utili alle faccende domestiche e utili agli uomini di casa che le considerano loro oggetti personali da maltrattare e violare. Loro non potranno mai scegliere un marito con cui fare una famiglia perché la maggior parte verrà venduta, come schiave, ancora bambine queste povere creature diventeranno mogli a otto, nove, dieci anni, mogli maltrattate e schiavizzate, mogli che dovranno poi pregare di non avere mai una figlia femmina. Quando queste donne non servono più come madri rischiano di essere uccise e torturate. Altre bambine che riescono a sopravvivere vengono affidate agli orfanotrofi, la maggioranza dei bambini presenti negli orfanotrofi cinesi è di sesso femminile.
Le storie che girano intorno a questi infanticidi sono tra le più crudeli, nella provincia di Henan una levatrice è stata cacciata e minacciata da una famiglia perché aveva salvato una bambina appena nata con problemi respiratori, la bimba è stata abbandonata poco dopo la nascita sui binari di una ferrovia. Una organizzazione non governativa francese ha fatto infiltrare un falso infermiere negli ospedali nel Sud della Cina, sono pervenuti filmati agghiaccianti, bambine uccise con una iniezione letale non appena avevano pianto per la prima volta rivolte al loro mondo triste. Una reporter americana Norma Mayer è entrata in un orfanotrofio cinese, su centosettanta bambini, centoventi erano femmine, la reporter le descrive come larve di pelle bianca, dagli occhi affamati e disperati, costrette su letti putridi, con le articolazioni deformate, senza nulla che le possa far somigliare a delle bambine normali. Norma viene subito cacciata.
Alcune bambine vengono abbandonate nei cassonetti, lasciate morire affogate, buttate per terra e prese a calci finché si estingua per sempre il loro timido vagito. Quello attuato dal governo cinese è un vero e proprio olocausto del genere femminile. Nemmeno nel medioevo i diritti umani erano così offuscati dalle menti perverse del potere. Sorge spontanea una domanda…dopo aver inventato i gatti bonsai chiusi vivi in ampolle di vetro, dopo aver torturato pur avendo firmato la Convenzione Contro la Tortura e la Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo, riusciranno i cinesi a impiantare un ovulo femminile nel ventre maschile in modo che gli uomini si possano procreare da soli?
da humanita uomo

Questo, com'era prevedibile, è stato il testo più duro da leggere, uno sguardo diretto e crudo sulla realtà, che ci ha portato a riflettere sull'identità come esistenza, come diritto alla vita. In fondo avere una coscienza civica significa anche "conoscere i problemi del mondo, interessarsene, e sentirli vicini".

Lezione 2
Cercheremo di tirare le fila della lezione precedente per arrivare a definire tutte le sfumature del concetto di identità. 

Innanzitutto per la prima volta leggeremo insieme alcuni articoli della Convenzione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.

Articolo 7

Hai il diritto di avere un nome e al momento della tua nascita 
il tuo nome il nome dei tuoi genitori e la data devono venire 

scritti Hai il diritto di avere una nazionalità: e il diritto di 
conoscere i tuoi genitori e di venire accudito da loro .

Articolo 8
La tua identità deve essere difesa, compresa la nazionalità, il nome e le tue relazioni familiari.

 Diciamo che la lettura dei testi non è stata affatto semplice soprattutto dal punto di vista emozionale. Questa la nostra mappa sull'identità.



Compito dei ragazzi sarà quello di costruire la propria mappa sull'identità, quindi usando nomi e aggettivi costruire una tabella dal titolo Io sono.