descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

23 dicembre 2012

IA: Identità, io e l'altro lezioni 1 -2




Prosegue il nostro viaggio tra i diritti e i doveri dei piccoli cittadini del mondo. Dopo aver introdotto il concetto di regola, di cittadino, dopo aver analizzato le regole in un contesto (poi arriveranno gli altri) e aver introdotto cosa significa essere bambino - ragazzo (qui le lezioni precedenti),è ora di fare un passo avanti e parlare del difficile concetto di identità. Ancora un diritto.
Ho chiesto ai ragazzi cosa significasse identità, la  loro risposta, quasi unanime, è stata: identità è un documento dove c'è scritto come ti chiami, quanto sei alto, dove abiti, quando sei nato, se hai segni particolari...solo Gioia ha detto: identità significa anche avere delle cose che gli altri non hanno, distinguerti dagli altri. Come inizio non è male. 

Abbiamo letto dei testi, sui quali i ragazzi dovranno svolgere delle diverse analisi. Vi propongo i testi, anticipando anche la lezione successiva, al termine della quale sapremo cosa altro significa identità oltre a "un documento".
Lezione 1
 Primo testo: 
Storia di lei
Comincia qui la storia di qualcuno che non aveva niente, neanche il nome: io l’ho sentita, e ora la racconto, prima dicendo un dove, poi un come. Il dove è sulle Ande, gran catena di monti dell’America Latina, grandissime vallate e altopiani: nacque lassù, ed era una bambina. Nacque da campesinos, contadini con poca terra e molta povertà: e certo, appena nata, ebbe un nome, Carmen, Eugenia, Ana, Luz, chissà. I suoi genitori, quando nacque, volevano che il suo nome restasse, ma per poterlo fare registrare dovevano pagare delle tasse. Soldi per quella spesa non ce n’era, così il suo nome non fu registrato; Ana, Eugenia, Carmen, quel che fosse, non fu mai scritto, solo pronunciato. Per cinque anni visse sulle Ande, e aiutò la madre e le sorelle a lavorare i campi: le sue mani, già a quell’età, non erano più belle. Portava l’acqua, zappava la terra, raccoglieva la legna e le patate, impastava focacce: a cinque anni aveva già le mani rovinate. Sua madre la chiamava con il nome che non sappiamo, e diceva così: -…vedrai, quando sarai più grande, tu vivrai bene, non sarai più qui. Non farai più lavori di fatica, e mangerai ogni volta che vorrai, con vestito
rosso andrai a ballare, e a casa, ogni tanto, tornerai. Perché la madre di quella bambina parlava in quel modo? Perché c’era, nel villaggio, giù in basso, nella valle, la signora Jacinto, un’infermiera. La signora Jacinto, che sapeva il numero di figli di Marita, questo era il nome della madre, un giorno le aveva detto: - Ahi, che brutta vita, fanno i tuoi figli, su per la montagna, e soprattutto quella piccolina, come si chiama?... Ma sicuro! È forte? È intelligente? È carina? Sai cosa penso? Se voi me la date, la porterà in città, da certa gente che la terrà, la farà andare a scuola: se invece cresce qui, non avrà niente. Ma tutto questo quanto costerà?-Aveva chiesto Marita, sperando. Rispose l’altra: - Farai a casa mia un po’ di pulizie, di quando in quando. Così, a cinque anni, con un nome che era una parola pronunciata, non scritta sulla carta, la bambina giù nella gran città fu trasportata. Ma cosa accade? Chi l’accompagnava da quella brava gente, si sbagliò? Oppure Jacinto era bugiarda? Che cosa accadde? Questo non lo so. Dopo un anno, lassù, quell’infermiera disse a Marita: - Si è persa in città: la polizia la sta cercando, e certo, un giorno o l’altro, la ritroverà. Ma se le cose stavano in quel modo chi cerca una bambina, chi la trova, se non ha un nome, se non ha una carta, se della sua esistenza non c’è prova? Ma non era così: quella bambina non si era persa, era stata venduta, per un po’ di denaro, a una famiglia, e stava lì, a servire, sconosciuta. Lei diceva: - il mio nome è… Ma, per paura che fosse trovata, quelli glielo cambiarono in Lucia, e con quel nome falso fu chiamata. E non andava a scuola, ma faceva, piccola serva, i molti lavori che occorrono: puliva, cucinava, e stava in casa, non andava fuori, perché dove può andare una bambina che non ha un nome, e nemmeno sa il nome del villaggio dov’è nata? Dove può andare, in una città? E lavorava lì, dove le davano almeno da mangiare e da dormire: era un fantasma che non ha nemmeno un nome proprio, che si possa dire. Dopo tre anni finì in una casa piena di gente, a lavare, ore e ore, i panni a tutti, nell’acqua bollente, e le sue mani erano un dolore. Un giorno che, dopo la gran fatica, qualcuno ancora la picchiò, fuggì. Per un giorno e una notte vagò sola, mangiò rifiuti, e per strada dormì. Si risvegliò in un letto. Aveva accanto una giovane donna, un’assistente, che chiese il suo nome sorridendo, ma la bambina non rispose niente: il nome antico l’aveva scordato, ma non disse “Lucia”, per paura di essere ritrovata dai padroni, così rimase zitta, ferma e dura. Poi in una grande casa fu portata, con molti altri bambini e bambine. C’era una scuola dove si studiava, e le maestre, delle signorine. Lei parlava pochissimo, ascoltava, e disegnava, scriveva, imparava. - Ricordi quando eri piccolina?- Chiedevano, ma lei non ricordava. Le diedero un nome, per chiamarla: il nome era Francisca. Dopo un po’ lei rispondeva a quel nuovo nome, e di Lucia si dimenticò. Quasi tutti i bambini, in quella casa, compivano gli anni a Natale, perché la loro età non si sapeva: era un compleanno generale. Lei, un Natale, compì undici anni, ed ebbe in regalo un libro grande, un po’ usato, ma le piacque molto, c’erano molte foto delle Ande. Un giorno, a marzo, a pagina novanta, vide una montagna con la cima che somigliava a un lama senza orecchie, e le sembrò di averla vista prima; lo disse, allora, alla sua maestra, e la maestra, molto emozionata, guardò una carta, poi lesse il nome di un villaggio: “San Tomè de Plata”. E la bambina cantò una canzone che diceva così: “Santo Tomé, proteggici fin quando siamo vivi, e poi, da morti, prendici con te!”. E Gracia, la maestra, disse: - Sai, Francisca, presto noi faremo un viaggio! Lei la guardava, zitta. Gracia aggiunse: -lassù c’è neve, adesso, andremo a maggio. E quando venne maggio, prima in treno, poi sopra una corriera gialla e blu, le due arrancarono su per le Ande: -Guarda, Francisca! San Tomé, lassù! Lei stava ad occhi aperti, un po’ stordita, e le sembrava un sogno, e sorrideva, guardava, e d’improvviso pianse forte, perché guardava e riconosceva. E poi rivide sua madre, Marita, e Marita rivide sua figlia, e tutti che piangevano ridendo, tutto il villaggio insieme alla famiglia. E dopo Gracia disse:- Noi, laggiù, la chiamiamo Francisca, ma qual è il suo nome vero? - E Marita disse:-È Consuelo- e la strinse a sé. Così ebbe il suo nome, dichiarato, scritto per sempre: fu lei che lo scrisse. Poi diventò maestra, e insegnò a scrivere ai bambini, finché visse.

 "Storia di Lei" di Roberto Piumini, edito nella raccolta "Non calpestate i nostri diritti", Ed. Unicef/il battello a vapore.

Attività
1. sottolineare tutto ciò che descrive la piccola protagonista (caratteristiche e azioni)
2. individuare il momento della storia che più ti ha colpito e spiegare il perché
3. fare una presentazione della protagonista, Lei

Secondo testo:


le attività sono quelle a conclusione del passo

terzo testo:

In Cina spariscono oggi oltre due milioni di bambine

Hai mai sistemato una bambina?" chiede insistente una contadina del villaggio alla giornalista Xinran, durante un'intervista. La giovane sposa di campagna sa bene che è suo dovere dare alla luce un maschio, ed è convinta che ogni donna, come lei, quando mette al mondo una femmina sappia altrettanto bene cosa fare: deve trovare il modo di "sistemare" la bambina, di sbarazzarsi di lei. Deve, suo malgrado, abbandonarla. 

L'abbandono delle bambine appena nate era, ed è tuttora, una pratica tristemente diffusa in Cina, e non solo nelle zone rurali, ma anche nel resto del paese, complici le ristrettezze economiche e una legge sulla pianificazione delle nascite che per anni ha imposto a ogni famiglia un figlio solo. Alle bambine più fortunate il destino ha riservato l'amorevole accoglienza di una famiglia adottiva in un paese occidentale. Per molte altre nascere femmina ha significato essere brutalmente uccise appena venute al mondo. .(tratto da LE FIGLIE PERDUTE DELLA CINAXinran)

Nel 1979 in Cina viene emanata una legge per risolvere il problema della sovrappopolazione: “Legge eugenetica e protezione salute” questa legge prevede un duro regime di controllo delle nascite; una coppia in Cina deve avere un solo figlio, e avere una femmina è considerata quasi una maledizione, una sciagura, perché per una famiglia cinese avere una sola femmina significa vedere la propria dinastia estinguersi.
In Cina spariscono oggi oltre due milioni di bambine, vengono uccise appena nascono, appena il loro corpicino nudo testimonia la loro condanna a morte : l’essere femmine. Molte donne che sono incinte vengono arrestate e vengono costrette ad abortire, dopo vengono sterilizzate, le madri che si rifiutano di perdere le loro bambine vengono minacciate dalla polizia finché non vengono convinte ad abortire. Alcuni medici di professione vengono incaricati di uccidere le neonate sotto la pressione del governo cinese. Spesso nei quartieri poveri della Cina la gente cammina per strada ceca, non vedendo i cadaverini nudi gettati sui marciapiedi come dei piccoli gattini morti.
Dal governo cinese verranno registrate come morti da polmoniti e crisi respiratorie.
Le famiglie spesso si fanno aiutare nell’infanticidio dai governi locali, per loro inviare un rapporto di avvenuta morte è motivo di grande orgoglio. Significa che stanno mettendo in atto le regole, stanno rispettando la legge. Le famiglie ricche possono avere tanti bambini, si perché avere i soldi significa poter pagare la tassa sui figli. E’ una sanzione applicata ad ogni figlio dopo il primo. Se non si paga si perde improvvisamente il lavoro, la casa di famiglia viene demolita. Un altro modo per non farsi strappare le proprie figlie è quello di non iscriverle all’anagrafe, così queste bambine saranno meno di fantasmi, saranno per sempre relegate nel buio dell’anonimato, del nulla.
E così queste bambine mai nate verranno sempre respinte dagli ospedali, non potranno mai curarsi, non potranno mai essere operate, e moriranno di ogni sorta di malattia, perché non esistono e non sono degne di essere curate. Una recente indagine ha calcolato che tra circa venti anni gli uomini cinesi avranno difficoltà a mettere su famiglia perché uccidendo le bambine non ci saranno più donne. Le bambine che riescono a sopravvivere saranno sempre infelici.
A loro non andrà nulla nel piatto se non le briciole lasciate dal fratello maggiore, loro non andranno mai a scuola, perché il privilegio di studiare non è concesso alle figlie del dio minore, loro staranno sempre chiuse in casa perché utili alle faccende domestiche e utili agli uomini di casa che le considerano loro oggetti personali da maltrattare e violare. Loro non potranno mai scegliere un marito con cui fare una famiglia perché la maggior parte verrà venduta, come schiave, ancora bambine queste povere creature diventeranno mogli a otto, nove, dieci anni, mogli maltrattate e schiavizzate, mogli che dovranno poi pregare di non avere mai una figlia femmina. Quando queste donne non servono più come madri rischiano di essere uccise e torturate. Altre bambine che riescono a sopravvivere vengono affidate agli orfanotrofi, la maggioranza dei bambini presenti negli orfanotrofi cinesi è di sesso femminile.
Le storie che girano intorno a questi infanticidi sono tra le più crudeli, nella provincia di Henan una levatrice è stata cacciata e minacciata da una famiglia perché aveva salvato una bambina appena nata con problemi respiratori, la bimba è stata abbandonata poco dopo la nascita sui binari di una ferrovia. Una organizzazione non governativa francese ha fatto infiltrare un falso infermiere negli ospedali nel Sud della Cina, sono pervenuti filmati agghiaccianti, bambine uccise con una iniezione letale non appena avevano pianto per la prima volta rivolte al loro mondo triste. Una reporter americana Norma Mayer è entrata in un orfanotrofio cinese, su centosettanta bambini, centoventi erano femmine, la reporter le descrive come larve di pelle bianca, dagli occhi affamati e disperati, costrette su letti putridi, con le articolazioni deformate, senza nulla che le possa far somigliare a delle bambine normali. Norma viene subito cacciata.
Alcune bambine vengono abbandonate nei cassonetti, lasciate morire affogate, buttate per terra e prese a calci finché si estingua per sempre il loro timido vagito. Quello attuato dal governo cinese è un vero e proprio olocausto del genere femminile. Nemmeno nel medioevo i diritti umani erano così offuscati dalle menti perverse del potere. Sorge spontanea una domanda…dopo aver inventato i gatti bonsai chiusi vivi in ampolle di vetro, dopo aver torturato pur avendo firmato la Convenzione Contro la Tortura e la Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo, riusciranno i cinesi a impiantare un ovulo femminile nel ventre maschile in modo che gli uomini si possano procreare da soli?
da humanita uomo

Questo, com'era prevedibile, è stato il testo più duro da leggere, uno sguardo diretto e crudo sulla realtà, che ci ha portato a riflettere sull'identità come esistenza, come diritto alla vita. In fondo avere una coscienza civica significa anche "conoscere i problemi del mondo, interessarsene, e sentirli vicini".

Lezione 2
Cercheremo di tirare le fila della lezione precedente per arrivare a definire tutte le sfumature del concetto di identità. 

Innanzitutto per la prima volta leggeremo insieme alcuni articoli della Convenzione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.

Articolo 7

Hai il diritto di avere un nome e al momento della tua nascita 
il tuo nome il nome dei tuoi genitori e la data devono venire 

scritti Hai il diritto di avere una nazionalità: e il diritto di 
conoscere i tuoi genitori e di venire accudito da loro .

Articolo 8
La tua identità deve essere difesa, compresa la nazionalità, il nome e le tue relazioni familiari.

 Diciamo che la lettura dei testi non è stata affatto semplice soprattutto dal punto di vista emozionale. Questa la nostra mappa sull'identità.



Compito dei ragazzi sarà quello di costruire la propria mappa sull'identità, quindi usando nomi e aggettivi costruire una tabella dal titolo Io sono.









Nessun commento:

Posta un commento