descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

8 dicembre 2013

IIIA: Letteratura - Giovanni Verga - appunti per le lezioni

letteratura
testo descrittivo
sintesi
IIIA
Arcinazzo Romano a.s.2013 - 14

Inserirò in questo post tutti i materiali utili per lo studio del prossimo argomento di letteratura: realismo, verismo, Giovanni Verga. Alcuni li utilizzeremo a lezione, altri saranno utili per lo studio a casa e per il ripasso.



1

IL VERISMO




GIOVANNI VERGA




POETICA
Scrive novelle e romanzi
Romanzi: sociali (non storici), ambientati nel presente, in Sicilia
Descrive gli umili che per lui sono i VINTI che non possono far niente per migliorare la loro condizione sociale, sono segnati da un oscuro destino
Verga non ha nessun riscatto (non come Manzoni), niente fede e niente ideali
L’individuo è sempre determinato:
• dall’ambiente in cui vive
• dalle leggi economiche
• dall’ereditarietà
Linguaggio: non letterario, ma caratterizzato da espressioni dialettali, modi di dire e proverbi popolari che riflettono un contesto sociale e geografico ben preciso

LIBERTA'



Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato - F. Vancini (1972)


Il testo


Attività:
- lettura e analisi del testo con particolare attenzione agli espedienti descrittivi usati dall'autore
- ricerca delle figure retoriche
- leggere materiale sul massacro di Bronte
- giudizio personale


2

Do delle indicazioni generali poi vedremo come si svolgerà la lezione di domani

Questo il link dove troverete tutte le novelle di Verga


- lettura e riassunto orale delle novelle: Nedda, Cavalleria Rusticana e La Lupa.
- contenuto del romanzo I Malavoglia (qui un riassunto per capitoli)

IL REALISMO DI VERGA



Cavalleria Rusticana è anche un'opera lirica musicata da Pietro Mascagni e per la prima volta il realismo irruppe sulla scena, certo l'opera aveva visto Verdi e ancora Puccini, ma urla e combattimenti, come arie popolari mai si erano impossessate dell'opera seria, allora intoccabile.




ROSSO MALPELO

Leggeremo insieme il testo e lo analizzeremo


Appunti sull'infanzia nel mondo
I ragazzi leggeranno in classe alcuni brani, la lezione si svolgerà completamente in questo modo, magari con un leggero accompagnamento musicale, ormai sappiamo ascoltare e ricavare informazioni dai testi, quindi leggiamo insieme e poi sarà la volta delle riflessioni.
Per l'occasione userò dei testi già presenti in altre mie lezioni, e a chi passa di qua, vorrei ricordare i percorsi realizzati sui diritti dell'infanzia.







5 dicembre 2013

IIIA: Fra Cristoforo e il pane del perdono

Per essere domani
descrizione luoghi
IIIA
Arcinazzo Romano
a.s.2013 - 14



Incontriamo uno dei personaggi più importanti de I Promessi Sposi; un uomo dall'animo profondo, dal passato intenso, che, dopo un tragico evento, decide di cambiare completamente la sua vita. Fra Cristoforo rappresenta l'altro volto della chiesa, il religioso che vive per aiutare il prossimo, in questo caso Renzo e Lucia, l'opposto di Don Abbondio, personaggio che ci ha fatto divertire, ma che è stato quasi il complice involontario del cattivo di turno. Manzoni introduce questo personaggio in modo nuovamente interessante, prima ancora di presentarcelo direttamente, di farlo parlare inserisce una descrizione dei luoghi che lui attraversa per recarsi nella casa di Lucia. Con pochi tratti riusciamo a vedere ciò che lui vede, come in una breve ripresa cinematografica che si chiama soggettiva cioè  "tecnica di ripresa cinematografica che consente allo spettatore di calarsi nei panni di un personaggio, permettendogli di vedere le cose con i propri occhi: appunto, in soggettiva".
L'atmosfera è triste, si respira un profondo senso di angoscia, povertà e impotenza. 



Il sole non era ancor tutto apparso sull'orizzonte, quando il padre Cristoforo uscì dal suo convento di Pescarenico, per salire alla casetta dov'era aspettato. E' Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell'Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare. Il convento era situato (e la fabbrica ne sussiste tuttavia) al di fuori, e in faccia all'entrata della terra, con di mezzo la strada che da Lecco conduce a Bergamo. Il cielo era tutto sereno : di mano in mano che il sole s'alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce, dalle sommità de' monti opposti, scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendìi, e nella valle. Un venticello d'autunno, staccando da' rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere, qualche passo distante dall'albero. A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancor tesi, brillavan le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta ne' campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza. La scena era lieta; ma ogni figura d'uomo che vi apparisse, rattristava lo sguardo e il pensiero. Ogni tanto, s'incontravano mendichi laceri e macilenti, o invecchiati nel mestiere, o spinti allora dalla necessità a tender la mano. Passavano zitti accanto al padre Cristoforo, lo guardavano pietosamente, e, benché non avesser nulla a sperar da lui, giacché un cappuccino non toccava mai moneta, gli facevano un inchino di ringraziamento, per l'elemosina che avevan ricevuta, o che andavano a cercare al convento. Lo spettacolo de' lavoratori sparsi ne' campi, aveva qualcosa d'ancor più doloroso. Alcuni andavan gettando le lor semente, rade, con risparmio, e a malincuore, come chi arrischia cosa che troppo gli preme; altri spingevan la vanga come a stento, e rovesciavano svogliatamente la zolla. La fanciulla scarna, tenendo per la corda al pascolo la vaccherella magra stecchita, guardava innanzi, e si chinava in fretta, a rubarle, per cibo della famiglia, qualche erba, di cui la fame aveva insegnato che anche gli uomini potevan vivere. Questi spettacoli accrescevano, a ogni passo, la mestizia del frate, il quale camminava già col tristo presentimento in cuore, d'andar a sentire qualche sciagura.
«Ma perché si prendeva tanto pensiero di Lucia? E perché, al primo avviso, s'era mosso con tanta sollecitudine, come a una chiamata del padre provinciale? E chi era questo padre Cristoforo?» Bisogna soddisfare a tutte queste domande.




Abbiamo letto insieme il passo proposto e i ragazzi hanno ricercato gli elementi della descrizione, colpiti dall'assenza di dati sonori, l'intera scena è sovrastata da questo eloquente silenzio, che ci sembra quasi di sentire i passi del frate sulla via.
Attività:
1. ricalco: scrivere una descrizione simile, ma su ricalco; quindi stabilire quale emozione la descrizione vuole suscitare e poi partire con l'operazione di trasformazione del testo letto basandosi su tutti gli elementi trovati nel testo e le osservazioni fatte in classe;
2. leggere l'intero capitolo;
3. ricerca: dovrete trovare articoli, interviste, immagini, video, canzoni ...ogni tipo di materiale che ci servirà poi per una serie di lezioni che riguardi
- gli status symbol della nostra società, soprattutto dei giovani di oggi
- chi sono i modelli, i mieti dei giovani di oggi
- quali sono i valori in cui credono i giovani di oggi

ps ricordo che avete due settimane per svolgere il lavoro 

dal minuto 51 circa c'è la nostra storia




scusate ma quello più moderno non riesco a trovarlo ma lo vedremo insieme che ho il dvd ;-)



Il sole stava per tramontare quando Marco uscì dalla scuola di Arcinazzo Romano per andare nella sua casa dove era aspettato dalla sua amata mammina.
Arcinazzo Romano era un paesello sul versante orientale del monte Affilano, ovvero quel monte che fa parte dell’Appennino laziale. In questo paese c’erano poche case abitate da giovani lavoratori e pensionati ed erano addobbate da giacche e camicie lavate, stese ad asciugarsi. La sua casetta era situata al centro storico e dinanzi aveva la chiesa principale.
Il cielo era rossastro sull’arancione: man mano che il sole scendeva dietro il colle opposto, si vedeva quella luce colorata che pian piano svaniva. Essa era accompagnata da quel venticello gelido invernale che ghiacciava i rami spogli degli alberi e li impietriva,  alcuni facendoli spezzare. Su e giù per le strade brillava il ghiaccio come fossero brillantini. La scena era felice e questa felicità era accompagnata dalla gioia di quei bambini che appena incontravano Marco lo guardavano e gli facevano un caloroso sorriso. A volte Marco gli dava delle caramelle e loro per ringraziarlo gli davano un bacetto. Ancor più felice era questo spettacolo quando si vedevano quei vecchietti passeggiare con le loro mogli con il fresco. Alcuni andavano piano, mano per mano, per gustarsi il panorama giallo-rosso; altri invece andavano veloce come se avessero la forza di un ventenne. C’era anche chi portava i cani a passeggio, possenti, e gli faceva mangiare l’insalata perché anche essi dovevano abituarsi al cibo del loro padrone.
Tutte queste gioie riempivano d’amore il cuore di Marco che camminava con il sorriso stampato sul volto.
                                                                                                                                     Elisa


Il sole era già alto nel cielo,quando l'investigatore Sherloc Holmes uscì dall'hotel San Cristoforo per andare in un bar dove aveva dei sospetti. Era molto lontano dal grattacielo SPA, il più grande della città, poche case abitate da persone molto ricche e addobbato con molte stelle ma nessuno ne sa il motivo. Il cielo era diventato nero, man mano che lui camminava faceva sempre più freddo e buio e cominciava ad alzarsi un gelido vento d'inverno che travolgeva tutto. La scena faceva paura: appena entrato c'era una musica che riscaldava il cuore, mentre sistemato dietro il bancone c'era un simpatico cassiere, sorridente come se nulla di tutto quello che succedeva al di fuori  lo riguardasse, ma Holmes era troppo astuto e con calma e silenzio chiese...una tazza di caffè .

Così se ne tornò verso l'hotel, senza aver pagato.
Nicolò


Era ormai l' alba quando Luigia andò ad aprire il suo bar. Questi era situato ad Arcinazzo Romano, un piccolo paese in provincia di Roma, in fondo solamente un gruppo di case molto vecchie in cui però abitava molta gente.

Il bar era situato subito fuori il paese. Il cielo era sereno e pian piano che passavano le ore i clienti si accumulavano nel bar; un venticello faceva sbattere i rami di un albero sui vetri del locale. Si vedevano da tutte le parti i clienti che ridevano, mangiavano allegramente e scherzavano. La scena era lieta. Ogni volta però passavan davanti al bancone delle persone ubriache che facevan andar via i clienti e che quindi rattristavano il tutto. Giravano urlando per il bar con le bottiglie di birra e di vino in mano ed ogni tanto erano così ubriachi da arrivare persino a cantare degli stornelli stonando. Lo spettacolo dei clienti sparsi nel bar aveva qualcosa di ancor più triste. Alcuni avevan delle facce tristi altri invece delle facce disgustate poichè un ubriaco aveva vomitato proprio davanti ai loro occhi. La proprietaria scarna, tenendo in mano un secchio d' acqua e la scopa stava raccogliendo quella sbobba disgustosa da per terra; c' erano pezzi di pane, di carne e di frutta. Costei non poteva far altro che pensare: ma questi quando se ne andranno? Quando? Stanno facendo andar via tutti i clienti!
Emanuele

Il sole non era ancora tramontato, quando Padre Cristoforo uscì dal cinema di Los Angeles, per andare in polizia a pagare una multa. Los Angeles, una città della California e non sulla luna. Una marea di grattacieli abitati per lo più da uomini d'affari. Il cinema si trovava al centro di Los Angeles. Il cielo era azzurro, di grattacielo in grattacielo i raggi del sole si intravedevano sul riflesso delle finestre. Un vento di smog faceva volare i giornali delle stazioni portandoli in giro per la città. A nord e a sud, nei grattacieli sulle finestre ancora sporche, brillavano i raggi del sole; e l’asfalto emanava un odore strano, quasi una puzza. La scena era rumorosa, ma ogni taxi che passava sulla strada inquinava ancora di più l’atmosfera. Ogni tanto si incontravano barboni che elemosinavano agli uomini d’affari, che talvolta sganciavano qualche centesimo. Passavano tutti vicino al Padre dicendo “Sia lodato Gesù Cristo” e gli facevano un inchino. La scena tra questi era rattristante. La barbona scalza, tenendosi le coperte per coprirsi, essendo nuda, guardava gli uomini d’affari e Padre Cristoforo per guadagnare un po’ di soldi e qualche sigaretta per poter fumare. Queste scene si ripetevano ogni giorno e quando li vedevi o ti si rattristava il cuore o andavi incontro a qualche sciagura.
Riccardo

Il sole stava già sull'orizzonte, quando Fernando uscì dalla sua farmacia di Ponza, per salire su al comune dove era aspettato. È Ponza un paese ad Est degli Appennini, o vogliam dire delle montagne: un gruppetto di case, abitate la più parte da guerrieri. Il comune era situato nella piazza principale con di mezzo la strada principale di Ponza. Il cielo era rosso fuoco: di mano in mano che Il sole scendeva il rossore diventava nero. Un venticello d'estate muovendo le foglie colorate degli alberi. A destra e a sinistra delle case brillavano le foglie verdi; e le strade rocciose e pulite facevano brillare il marmo del comune. Ogni tanto si incontravano lavoratori. Passavano davanti a Fernando.  Passavano zitti e lo guardavano come un re guarda un suo schiavo. Lo spettacolo delle loro tute sporche aveva qualcosa d'ancora più doloroso. Alcuni andavano bevendo birre a più non posso; l'altri vomitavano. lo spazzino tenendo la scopa ben stretta tra le mani guardava il vomito e si chinava per annusare. le tute erano sempre più sporche a ogni passo. Ma perchè andava al comune? E che voleva questo sindaco?
Giorgio



Il sole era già apparso alto sul cielo, quando il padre Cristoforo uscì dal suo bar di Milano, per andare in palestra a fare allenamento. È Milano una città dell'entroterra lombardo, un gruppetto di palazzi abitati soprattutto da persone ricche.
La palestra era situata in periferia. In cielo c’erano pochissime nuvole che a poco a poco si spostavano a est, si vedeva il bianco lucido di quelle nuvole, facevano uno strano giro e si sedevano sopra i monumenti della città.
Il venticello fresco di maggio faceva muovere i bei fiori che stavano crescendo sopra i grandi alberi accanto ai marciapiedi. In tutti gli angoli delle strade c’erano negozi tutti già aperti, i marciapiedi brillavano sotto i raggi del sole; la strada tutta piena di buche sembrava morta, così noiosa e monotona.
La scena era strana: ma ogni uomo, donna o bambino che passava rendeva il tutto più elegante. Ogni tanto si incontravano grandi e importanti manager per prendere un cocktail e parlare di affari e di lavoro (come di solito sapevano fare). Passavano orgogliosi accanto a Padre Cristoforo, lo guardavano divertiti e soddisfatti mentre ridevano sotto i baffi e visto che lui li guardava con aria forte di sfida come per dire "ma guarda tu sto sfigato" e riabbassavano il capo guardando la monotona strada, o magari andavano anche loro in palestra per stare in forma.
Lo spettacolo dei bambini che andavano a scuola rendeva ancora più stupida l’intera scena. Alcuni andavano comperando quelle piccole merendine con quei pochi spiccioli; altri stavano seduti sugli scalini tutti rovinati, con gli Mp3 alle orecchie.
La ragazza dark, tendendo in mano uno strano oggetto, guardava in alto e poi si guardava intorno, quasi a cercare lo sguardo disperato di qualcuno, con gli occhi verdi e lucidi, le labbra rosse e secche e il trucco nero, così tanto che gli occhi sembravano scomparire.
Queste scene accrescevano il divertimento e allo stesso tempo l’angoscia e la tristezza del frate, il quale camminava già col forte e angoscioso presentimento in cuore, di andare qualche volta in palestra.
Camilla



Il sole non era ancora tramontato bene su tutta la Sicilia quando il padre Cristoforo uscì dal giro dei mafiosi per andare a vedere l’Etna che eruttava. 
E’la Sicilia con case nuove e ristrutturate piene di abitanti situate per ogni stradetta del borgo con la biancheria stesa su di un filo da una finestra all’altra.
Il cielo era tutto rossastro perché pian pianino il sole andava tramontando sopra l’Etna e si vedevano i colori fluorescenti tra il rosso del tramonto e rosso, giallo, arancione e il nero dei lapilli mescolarsi.
Una calda aria afosa faceva seccare tutte le piante prive di acqua che venivano tagliate e inghiottite dal vulcano.
A Nord e Sud nelle grandi distese di campagna sui rami ancora belli robusti canticchiavano i colorati usignoli e la terra arida era colorata di un marroncino chiaro piena di canne di bambù per tenere diritti i pomodori ciliegini. La scena era graziosa ma ogni usignolo che si trovava sui rami la faceva sembrare ancor più dolce.
Ogni giorno lì si incontravano Padre Cristoforo e i suoi amici mafiosi con tutti passamontagna neri per scambiarsi qualche caramella con dentro un po’ di cocaina, facevano il solito saluto dei Siciliani e se ne riandavano alla base.
La grande semina della cocaina è andata a meraviglia: chi spalava e chi seminava quella polvere biancastra.
Ruggero così si chiamava il primo mafioso era a cavallo di un cavallo alto, con zampe robuste color bianco e nero.
Aveva il presentimento che i suoi amici non gli regalassero più caramelle! 
Giulia


La luna era quasi apparsa alta sul cielo,quando Padre Cristoforo uscì dalla discoteca di Roma per andare nel suo appartamento per festeggiare il suo compleanno con gli amici.
È Roma una grande città, che si trova sul Tevere, un lungo fiume.
Ci sono molti palazzi tutti attaccati, abitati da grandi imprenditori.
La discoteca si trovava su per giù al centro della città. Il cielo era pieno di stelle e man mano che la luna s’alzava alta in cielo, la notte scendeva e sulle autostrade si faceva ancor più buio.
Tirava un caldo vento d’estate che faceva volare tutte le carte di merendine che stavano sui marciapiedi.
Sia a destra sia a sinistra, tra le strade e tra piccoli e pochi vicoli brillavano le luci dei fari delle macchine; e si sentiva l’insopportabile puzza di benzina, di gas e di fumo.
L’aria era movimentata ed ogni persona che appariva sotto la forte luce dei lampioni, faceva pensare a Padre Cristoforo che gioventù bruciata è quella di oggi.
Ogni tanto Padre Cristoforo incontra gruppi di ragazzi tutti o con vino o con birra in mano, ubriachi, che urlavano e ballavano in modo strano; passavano vicino a Padre Cristoforo sbadatamente dandogli spintoni, lo guardavano e ridevano, ma visto che lui non li considerava, loro con arroganza lo continuavano ad insultare.
Più in là c’erano altri ragazzi che fumavano e litigavano prendendosi anche a pugni, altri ragazzi cercavano di fermarli, mentre altri se ne fregavano e continuavano a fare le loro cose.
Più giù due - tre prostitute mezze spogliate, che parlavano e nel frattempo contavano i soldi, guardarono Padre Cristoforo che fece un piccolo cenno con la testa e continuavano a fermare qualche macchina.
Questi brutti spettacoli che c’erano ogni giorno,avevano impressionato molto Padre Cristoforo che cercava di non pensarci, fino a che arrivò in discoteca dove tutti lo aspettavano, con un bel sorriso.                                                                              

Elena









2 dicembre 2013

IIIA: Globalizzazione - riassunto delle lezioni precedenti

IIIA Arcinazzo Romano
a.s.2013 - 14
geografia

Il post è riassuntivo di vecchie lezioni sull'argomento, poi aggiungeremo altro materiale e spunti di lavoro.



Precedenti lezioni:
La globalizzazione
Globalizzazione: voci di protesta

Di seguito inserirò materiale usato in classe e altro materiale che vi servirà per il lavoro assegnato per dopo le vacanze.






LA FAME NEL MONDO 2013 (CARTOGRAMMA)

1 dicembre 2013

Lorenzo , o come dicevan tutti Renzo

Focalizzazione
monologo interiore
IIIA Arcinazzo Romano
a.s.2013 - 14





Incontriamo uno dei due protagonisti del romanzo, lui, il promesso sposo, Renzo Tramaglino. Leggiamo insieme il secondo capitolo e, continuando con il nostro lavoro, monologo interiore, andiamo a rintracciare le caratteristiche di questo personaggio. Il lavoro da svolgere è simile a quello realizzato sulla figura di Don Abbondio, ma stavolta con una difficoltà in più: ci concentriamo su tre momenti diversi dell'episodio, quindi la scelta del momento richiederà la costruzione di un diverso monologo su un diverso stato d'animo di Renzo.
A voi i tre titoli:

1. Oggi è una bella giornata 
(Renzo è felice perché il giorno delle nozze è finalmente arrivato)
2. Ma perché capitano tutte a me
(Renzo ha appena saputo da Don Abbondio che il matrimonio sarà rimandato)
3. Don Rodrigo la pagherà
(Renzo ha appena saputo chi è la causa del matrimonio mancato)

Ma non è possibile! Non ci voglio credere che per quel mezzo uomo, cattivo e vigliacco non posso sposarmi. Ma cosa vuole da me? Cosa vuole da Lucia, da noi?
Perché deve rovinare la nostra felicità? No, nessuno l’ha mai fatto e neanche lui lo farà, glielo impedirò. Dovrà passare prima sul mio corpo per toccare la mia Lucia. Non avrei pensato mai e poi mai che potesse arrivare a così tanto. Questo? Stava andando tutto così bene, era tutto perfetto … e tutt’un tratto arriva lui.
Che ne sarà di me e Lucia? Come reagirà? Ho paura che le venga fatto del male e lì, non potrei mai e poi mai tollerarlo! Io l’amo, lei mi ama. Ma questo tizio qui che cosa sta cercando? Ancora non si rassegna? Ma che stupido che sono! Di tanti parroci proprio il più fifone doveva capitarmi? Eh, va beh, non posso neanche prendermela con lui. Devo assolutamente escogitare un piano: non posso dargliela vinta, non posso avere questo rimorso a vita.
Don Rodrigo vuoi la guerra? E che guerra sia! A noi due! Te la farò pagare fino alla morte!

Elisa


-Evvai finalmente oggi è il grande giorno! Non vedevo l’ora!! E adesso come mi vesto??
-Ma come? Come ti vesti! Oddio ma dove vai Renzo a quest’ora? Sei scemo? Oppure ci fai ?
-No! Non sono scemo! Non sono scemo! Mi metto questo completo che mi ha regalato Agnese la mia dolce suocera! Quanto le voglio bene!
-Ah sii! Hai ragione Renzo! E’ superfantastico questo completo casomai manca … Ehm … ! Sii il papillon?? Ma adesso di che colore lo metto? Rosso o nero? Nero o rosso?
-Renzo!  Fai come ti pare a proposito … devi sbrigarti sono le 6:00 e Don Abbondio sta per arrivare in parrocchia!
-Ecco … ecco guarda un po’ come sono fantastico! Adesso andiamo a vedere cosa mi dirà Don Abbondio riguardo al mio matrimonio con Lucia di domani!

Sono arrivato in chiesa vediamo un po’ cosa mi dirà! Uhuh non vedo l’ora di saperlo !!!  
Giulia 


Ah,che bella giornata oggi, gli uccelli cinguettano,il sole che splende e domani mi sposo, che gioia, ma se poi sbaglio qualcosa? Che figura ci faccio? E Lucia cosa penserà? E se mi molla sull'altare? E se per caso il prete non ci vuole sposare? Ma perché penso sempre in negativo, devo pensare che andrà tutto alla grande. Però che ansia, ci saranno i miei parenti e quelli di Lucia che non mi hanno mai visto, e se non gli piaccio? E se uno di loro si oppone al nostro matrimonio e io rimango solo? Che faccio, devo...devo comprare un vestito e...e un cappello nuovo,devo riuscire a fare bella figura, altrimenti per me è la fine. Però c'è sempre la possibilità che i suoi genitori mi accettino per come sono e che riconoscano il nostro amore e se non è così? No basta, basta, calmati resta calmo, devi stare calmo ma perché non riesco a convincermi? Comunque torniamo alle cose serie, devo comprare pantaloni, scarpe, giacche e cappello; costerà un po' ,ma per la mia amata Lucia,questo ed altro. Adesso vado a comprarli e domani mattina vado a parlare con Don Abbondio per accordarmi sull'orario del matrimonio e quando è disponibile, basta che sia domani, perché se non fosse così mi dovrei arrabbiare molto. Vado subito da Lucia per fare la passeggiata che avevamo programmato,che ansia, spero che non ci ripensi e se invece ci ripensasse? Meglio non pensarci.
Nicolò


Sono strafelice. Tutto va alla grande e mi sento veramente felice! La mia vita è bellissima, tutto è perfetto e il mio cuore batte all’impazzata !
Tra pochissimi giorni mi sposerò con la mia amata Lucia: la mia Lucia, il mio cuore, la mia unica e dolce metà, quanto la amo, e anche lei ama me … Siamo due anime gemelle!
Ho organizzato già tutto, il matrimonio sarà bellissimo e spero che a Lucia piaccia e sia soddisfatta di me e di tutto il lavoro che ho fatto, perché lei non sa niente di come ho preparato il matrimonio, le ho voluto fare una sorpresa per rendere tutto più speciale. Adesso sto andando dal prete che ci dovrà sposare: Don Abbondio, Don Abbondio è un tipo strano e per niente coraggioso, ma lo ringrazierò sempre per il grande favore che mi sta per fare. Io sono uno che quando decide di fare una cosa si deve fare punto e basta. Io voglio sposare Lucia perché la amo più di ogni altra cosa, e credo che non ci sia modo migliore per rafforzare il nostro amore, che quello di sposarci.
Spero davvero che non ci sia nessun impiccio e nessun problema per le nozze perché se ci dovrebbe essere qualche problema sarei finito, anche perché voglio che vada tutto nel miglior modo possibile.
La mia vita sta cambiando e dentro la testa ho mille pensieri e mille buoni propositi da realizzare insieme alla mia amata Lucia. Sono agitato ed emozionato allo stesso tempo. Il mio matrimonio sarà perfetto, ne sono sicuro, tutto andrà alla grande!
Adesso vado a parlare con Don Abbondio per confermare il giorno delle nozze e tutte le cose che si dovranno fare: gli orari stabiliti e tutto il resto!

Sono arrivato da Don Abbondio … Speriamo che vada tutto bene!
Camilla

Oh, finalmente oggi è uscito il sole e devo dire che è proprio una bella giornata.
Sono così emozionato, perché finalmente il mio matrimonio si avvicina. Non sto nella pelle! Non ci posso credere che sono riuscito a trovare l’amore della mia vita!
Ma sento che qualcosa andrà storto. Non so perché, ma ho questo brutto presentimento. Da stamattina. È come se già sapessi che qualcosa andrà storto. Ma cosa può capitare? Cioè … ti stai per sposare ed invece di essere felice, pensi queste cose? Ah Re', ma cosa ti passa per la testa. Cosa può andare storto! È tutto perfetto... io sto bene, Lucia pure, il prete c’è, la festa è quasi pronta, la cena ed il pranzo è solo da ordinare e allora! Boh.. Però non riesco a non pensarci! Me lo sento, presto succederà qualcosa che sicuramente non  mi piacerà!
Io Lucia la amo troppo. Non mi posso permettere di perdere la mia amata e non so cosa farò se questo matrimonio andrà male! Non oso nemmeno pensarci. Però adesso basta pensare negativo. Pensiamo positivo! D'altronde che cosa può andare storto, perché come vi ho detto prima è tutto perfetto. Dai su, andiamo a misurarci l’abito.
Lucia

Oggi è un bel giorno, oggi sposo la mia donzella. So che andrà tutto bene, tutto alla perfezione, ma sento come se ci fosse un ostacolo, ma è solo ansia,viene a tutti un po’ d’ansia prima del matrimonio. Speriamo che Don Abbondio non abbia qualche ripensamento altrimenti mi uccido. Ora mi vado a preparare, ho il sorriso stampato in faccia … speriamo che anche la mia dolce metà si stia preparando, che abbia fatto le sue cose e sia felice come me. Ma sento sempre qualcosa dentro, non so cos’è ma sono preoccupato. Che cosa sarà mai? Boh chi lo sa? Ora non mi ci far pensare, oggi è un gran giorno oggi mi sposo!!!
Riccardo

Oh che disgrazie,capita tutto a me! Ma perchè?! Ci son tante donzelle nel paese e sto coso di Don Rodrigo proprio la mia Lucy! Non la lascerò per un cane vigliacco! Anzi la terrò tutta per me.
Lucia ... per conquistarla, ci ho messo un'eternitààà.
Ma mi chiedo ancora il perchè non è andato di persona, era faticoso per il povero "ragazzo"?Bah,capitano tutte a me, oggi  quando andavo da Don Abbondio, per di più ho acciaccato una cacca di cane. Maledetto anche lui.
Non ne posso più, diamine, devo sconfiggere questo peso, sconfiggerò Don Rodrigo e mi terrò Lucia tutta per me!
Maledetto, perchè non è venuto direttamente da me? Povero Don Abbondio, immagino che spavento! Pauroso com'è...Devo risolvere assolutamente questa cosa.
Chiara

Sono tra me e me, oggi don Abbondio, quel mascalzone si stava inventando le peggio scuse sulla data del mio matrimonio e della mia adorata Lucia. Perché il prete si è inventato questa scusa? Perché proprio a me, che mi dovevo sposare felicemente? Combatterò per sposare Lucia, la mia futura amata, e chi mi ostacolerà dovrà passare sul mio corpo.
Ma perché, perché, perché proprio a me? O mio Dio quel b…, vabbè lasciamo stare, don Abbondio, per una volta che mi sposo io deve mollare, lasciare stare e fare il matrimonio tra una settimana.
Oh Gesù, perché quel farabutto di un prete ha mollato, o forse gliel’ha detto qualcun altro? Potrà essere qualcuno che mi odia? O qualcuno che è innamorato della mia Lucia? Beh, andrò a scoprire l’altro imbecille che vuole annullare il mio matrimonio, o mio Dio nooooo!!!

Vorrei strangolare quel prete e il farabutto che gli ha detto di non fare il matrimonio tra una settimana, perché, perché, o mio Dio perché capitano tutte a me!!!
Giacomo

17 novembre 2013

IIIA Infinito, tra fuga e trasgressione

Per essere domani
IIIA Arcinazzo Romano
a.s.2013 - 14



E così abbiamo conosciuto Giacomo Leopardi, devo dire che il primo impatto non è stato eccezionale, dite la verità: vi ho rattristati; certamente dopo i poeti finora studiati, dobbiamo ammettere che Leopardi è quello più vicino a noi, quello che ci somiglia di più, parla di vita, e anche se è la sua vita che ci mostra, sembra straordinariamente simile alla nostra, tolta qua e là qualche vena di malinconia e pessimismo cronico...ma non troppo.

Ci prepariamo a leggere una delle sue liriche più famose, pardon un idillio, L'infinito. Dopo un'attenta lettura ed analisi dei versi, approfondiremo un po' in fin dei conti la poesia si intitola infinito, e chissà dove ci potrà portare ;-)

Ed eccolo qui l'autografo della poesia, cioè il documento originale scritto da Leopardi.


« Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. »







Attualizziamo il testo e ascoltiamo insieme queste canzoni








Ascolta l’infinito, Fiorella Mannoia

Potremo ancora giocare la
partita del tempo
magari colorare qualche cartolina
e nelle notti future buttarci via
tenere il cuore lontano dalla nostalgia
e questa voglia di caldo che arriva piano
e questa sete di vita che prende la mano

avremo tavoli pieni di persone contente
e fuori dei motori pieni di benzina
e l' occasione di vivere fantasie
e di nascondere piccole malinconie
ma la paura e la noia ritorna piano
la solitudine porta così lontano.

Com' è difficile dire tutto quello che sento
tutte le piccole grandi verità
ed ogni movimento che mi cambierà
e camminare così nell'infinito che ho dentro
che si modifica e cerca libertà
e chiede di capire quello che sarà
se parli piano puoi sentirlo già

ascolta l' infinito.

Vedremo case tradite dal passare degli anni
ci sembreranno piccole e dimenticate
ritroveremo discorsi curiosità
e quel dolcissimo male ci accarezzerà
ma non avremo parole per dire dov' è
e l' abitudine porta così lontano

non è possibile dire tutto quello che accende
tutte le deboli e forti simmetrie
che lasciano nell'anima le poesie
e quella parte di noi che l' infinito nasconde
che ci modifica e vuole verità
e sa comunicare quello che sarà
se guardi dentro puoi vederlo già

ascolta l' infinito


L'infinito, Francesco De Gregori

Lascia che cada il foglio
 Dove sta scritto il nome
 Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume
 È un riflesso sull'acqua
 Una bolla di sapone
 E alla fine del libro non c'è spiegazione

 Ho viaggiato fino in fondo alla notte
 E stava nevicando
 E ho visto un grande albergo con le luci spente
 E ho avuto tanta paura
 Ma nemmeno tanto
 La strada andava avanti
 Ed io slittavo dolcemente

 Lascia che cada il foglio
 Dove sta scritto il nome
 E metti un palio
 Al mio dolore
 E non guardare il tempo
 Il tempo non ha senso
 Domani sarà tempo
 Di cose nuove

 Ho viaggiato fino in fondo nella notte
 Senza guardarci dentro
 Senza sapere dove stavo andando
 E alle mie spalle il giorno
 Si stava consumando
 Ed ho provato un poco di tristezza
 Ma nemmeno tanto.


Attività:
- il nostro infinito: cosa c'è oltre la siepe?
- troviamo insieme analogie e differenze tra la poesia di Leopardi e le due canzoni proposte
- riflessioni in generale ... 

OLTRE LA SIEPE


Oltre la siepe immagino una terra,
grande isola dove regna la pace,
amor, tranquillità, letizia e gioia.
Oltre la siepe non esiste il male,
orrendo mostro. Tutti gli uomini
amano, si aiutano l’un l’altro.
Hanno un lavoro fisso, una famiglia
da vivere senza alcun problema.
Oltre la siepe immagino me grande,
famosissimo avvocato di prestigio
con una bella e buona reputazione.
Oltre la siepe no, non c’è la fame;
povertà e miseria non esistono.
Oltre la siepe no, non c’è la morte.
Oltre la siepe sono infinito.

Elisa



E mi trovo di nuovo qui, di fronte 

a questa siepe, a richiamare ora

i miei pensieri, quelli a me più cari.
E chiudo gli occhi e respiro con ansia.
Sento il venticello sussurrarmi piano;
sento gli occhi vagar per vie sperdute;
sento il profumo di rose fiorite;
sento l’odore della tranquillità 
che chiama, tutto è perfetto e quieto.
Mi fa sentire libera e paga.
è il luogo perfetto, esatto e 
io tutto questo l’ho desiderato tanto,
ma questo lo posso sol sognare.
Sognare ad occhi aperti, vuoti 
ma, come per magia, l’ho realizzato.

Lucia




Oltre la siepe chissà cosa c'è?
Prati, fiori, e sugl'alberi uccelli;
città, oceani immensi, e pesci.
Oltre la siepe chissà cosa c'è?
Re, cavalieri, giullari di corte;
damigelle, fabbri, spadaccini.
Oltre la siepe ma chissà cosa c'è?
Ladri, furfanti, assassini;
scippatori o non, che buona gente!
Oltre la siepe chissà cosa c' è?
c'è solo un modo per scoprirlo: vieni

vieni qui a vedere, dai!!!
Emanuele


Oltre la siepe c'è un fiorellino
E' profumato e tanto minuto
Renzo vuole coglierlo per Lucia
Un soffio di vento lo porta con via
Renzo dispiaciuto ne cerca un altro
e cammina cammina per il prato
alla ricerca di un fiorellino caro
profumato ma altrettanto minuto
Vede una rosellina piccolina
Rossa come l'amore per l'amata
Guardandola pensa così a Lucia
E coglie quindi la rosa minuta
La porge a lei sperando già
La fanciulla emozionata sorride
Lo guarda e gli conferma un grande sì.
Chiara

Aldilà … oltre la siepe c’è …
C’è il mondo che ruota intorno ai re
C’è uno spazio di cose belle e brutte
C’è il pericolo che ti spaventa a morte
C’è la natura che l’uomo distrugge
C’è quella povertà del terzo mondo
C’è la guerra che non finisce mai
C’è l’amore ma soprattutto l’odio
C’è un mondo anche di cose belle
C’è la pace e anche l’amicizia
C’è la solidarietà tra uomo e uomo
C’è anche la gioia di un bambino che corre
C’è un uomo che aiuta un altro uomo
C’è la luce che fa sparir le tenebre
C’è il bene che disintegra il male.
Riccardo


Mi dicevano di non fermarmi all’orizzonte,
di tentar di non far caso all’alta siepe e di guardare
oltre quel bel colle.
Ma come posso io non notare tutto ciò, che mi è davanti,
e occupa lo spazio a me vitale, lo spazio che ogni giorno
io ammiro, con estrema nostalgia e con l’ardente desiderio
di andare oltre quella siepe.
Il silenzio circostante ha impegnato assiduamente
La mia mente, intenta e solare ogni suo piccolo segreto,
e a non fermarsi all’apparenza.
Ma l’orizzonte non può essere varcato,
come non può esserlo la siepe,
e così pure quel bel colle,
e il mio cuore dovrà arrendersi
di fronte a questa ASSURDA FOLLIA!!!
Giulia



Dietro la siepe c’è un mondo nuovo, una città nascosta. 

La città si chiama Follettilandia, dove le case sono a forma di pigna. 
Le strade sono ricoperte di foglie colorate. 
Di notte il riflesso della luna la illumina rendendola fatata. 
Ma la città è racchiusa da un pesante cancello. 
Un giorno il folletto Bill e i suoi amici pensarono a un piano. 
Volevano aprire il pesante cancello e fuggire. 
Costruirono una mazzafionda ma l’elastico era debole. 
Accesero il fuoco, ma il cancello non bruciò. 
Provarono a costruire una scala ma crollò. 
A questo punto si rassegnarono disperati. 
E capirono che l’importante era averci provato. 
Andrea

vi propongo un video per la prossima attività che integreremo con tutta la serie di letture che stiamo facendo da settimane





Dopo aver visto il film concentratevi su uno dei tre personaggi: Charlie, Sam o Patrick, decidete in chi immedesimarvi, quindi rivedete il film (che avete tutti) soffermandovi sulle caratteristiche del personaggio scelto. Una volta che tutto è chiaro e avrete in mano un bel po' di appunti, potete iniziare a raccontarvi. Ovviamente raccontarvi nei panni del personaggio non significa "c'era una volta" ma significa che dovrete utilizzare tutte le caratteristiche della sequenza riflessiva, del monologo interiore ma questa volta immaginando un pubblico davanti a voi al quale raccontarvi, un testo personale nel quale far emergere la psicologia del personaggio, il giudizio che ha di se stesso, cosa avrebbe voluto cambiare della sua vita, cosa sarebbe successo se avesse fatto altre scelte ... 

ascoltate questo famoso monologo tratto dal libro Novecento di Alessandro Baricco












Tutta quella città...non se ne vedeva la fine.....

La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?

E il rumore
Su quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto...e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema
Col mio cappello blu
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino ......
Non è quel che vidi che mi fermò
E’ quel che non vidi
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi....lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne
C’era tutto
Ma non c’era una fine. Quel che vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e miliardi
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita
Se quella tastiera è infinita non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di
morire
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n’è
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. E’ un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. E’ un profumo troppo forte. E’ una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.
Lasciatemi tornare indietro.
.......Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. Non sono pazzo fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci.

Novecento, Alessandro Baricco