descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

28 febbraio 2013

IIIA Lontano dalla Patria: quando gli italiani erano gli immigrati

Prosegue il nostro viaggio sulla Patria. Vi ricordate come iniziò qualche mese fa il nostro percorso? Parlammo di eroi, una lunga serie di eroi del passato e del presente, ora è il momento di incontrare altri eroi, saranno nostri compatrioti o saranno uomini e donne venuti da lontano, ma sempre eroi "armati" di coraggio e di importanti bisogni, con sulla pelle la paura e in tasca poco o niente, uomini, donne, bambini spinti ad abbandonare il loro paese.




















Gente del passato, gente del presente, uomini e donne italiani, uomini e donne di paesi lontani, ma tutti accomunati da un unico destino: lontani dalla Patria, discriminati in terra straniera.

Parlando dei nostri migranti, amo sempre raccontare la storia del mio bisnonno, uomo coraggioso, capo di una famiglia molto numerosa e con una moglie forte. Lui , all'inizio del Novecento, andò in America diverse volte e a quel tempo non è che fosse proprio una passeggiata. Ogni volta salutava tutti i suoi figli e una moglie generosa e grande lavoratrice; ad ogni suo suo ritorno cercava di convincere questa grande nonna a partire, a lasciare tutto, a preparare le poche cose che avevano, prendere i loro figli e andare verso un nuovo continente. Angelina non volle mai partire. E io, anche grazie a lei, esisto.

Il primo passo fatto con i ragazzi è stato documentarci, quindi andare a studiare la storia degli emigrati italiani, dopo una breve introduzione, loro compito è stato quello di cercare alcuni dati utili per poter poi approfondire. 
Partendo dalle quattro fasi dell'emigrazione italiana (1861 – 1876; 1876 – 1915; 1916 – 1940; 1946 – anni ‘60/’70), hanno risposto ai seguenti quesiti:
- da quali regioni partivano gli italiani?
- quali erano le loro mete?
- quali i bisogni causa della loro partenza

L'EMIGRAZIONE ITALIANA (FILE)

Proviamo ora ad approfondire

La partenza








la miseria




il viaggio 

il naufragio del Sirio

viaggio in terza classe





sotto coperta












Titanic, Francesco De Gregori



Titanic - il film





La leggenda del pianista sull'oceano - film tratto dal monologo Novecento 
di Alessandro Baricco

“La guerra era finita, il lavoro non c’era e tutti parlavano di emigrare in Argentina o in Canada, anche perché si sentiva che all’estero si guadagnavano tanti soldi” (Sergio Miuzzo, emigrato in Venezuela dal 1949 al 1987).
 “Io mi ero messo come artigiano e facevo carpenteria in ferro e idraulica, ma non venivo pagato dai clienti e stavo passando un periodo senza lavoro” (Davino Visentin, emigrato in Canada dal 1966).
 “Tutti avevamo lo stesso bisogno di mangiare e guadagnare e qui non c’erano lavori. Mio padre faceva il muratore, aveva due campetti in affitto e tre figli. Io ero il più grande e qualcuno doveva partire” (Remigio Visentin emigrato in Belgio dal 1946 al 1951).
 “Fin da bambino seguivo il padre nel lavoro dei campi, avevo 4–5 anni […] Era una vita grama, scandita da regole severe di ristrettezze estreme, da rinunce continue. Così allora si lavorava a “mezzadria”, chi aveva ragione era il “padrone” che spesso trattava i propri coloni come servi della gleba, senza alcuna considerazione né umanità.[…] Andando a salutare le sorelle suore, venni a conoscenza che un parente di una loro consorella […] cercava un giovane contadino deciso ad espatriare per farne un fattore…” (Giovanni Ferraro emigrato in Perù dal 1954 al 1964).
 “Quando è morto [il marito] nel 1957, mi ha lasciato due figli piccoli, tre campi di terra ed una pensione di 12.000 lire al mese. Non si poteva certo vivere […]. Allora, dopo qualche anno, ho deciso di partire. Non era la prima volta perché da ragazza, nel ’47, ero già andata in Svizzera a lavorare in una casa privata. [… ] su consiglio del parroco ho messo i figli in collegio. […] Ritornavo in Italia ogni due o tre mesi ma ogni volta che ripartivo il figlio si attaccava alle mie gonne e piangeva.” (Elisa Forner Gazzola emigrata in Svizzera dal 1961 al 1985).


testimonianze degli emigrati italiani sono tratte da, A. Manesso (a cura), L’emigrazione Trevigiana e Veneta nel mondo, Istresco, Treviso 2010.






I clandestini italiani











L'arrivo













L'accoglienza


E poi? La vita in un nuovo paese, spesso tutt'altro che accogliente, non era semplice. Cercare una casa, un lavoro e insieme subire soprusi a causa di forti pregiudizi.


Occhio zio Sam: sbarcano i sorci!







Ecco come vengono descritti gli italiani nei giornali.
Non c’è mai stata da quando New York è stata fondata una classe così bassa e ignorante tra gli immigrati che si sono iversati come gli italiani. Essi sono quelli che rovistano tra i rifiuti nelle nostre strade, i loro bambini crescono in luridi scantinati, pieni di stracci e ossa, o in soffitte affollate, dove molte famiglie vivono insieme, e poi vengono spediti nelle strade a fare soldi e […]. I genitori sono del tutto indifferenti al loro benessere e non hanno il minimo interesse per la loro istruzione.”
 “Abbiamo all’incirca, in questa città, trentamila italiani, quasi tutti provenienti dalle vecchie province napoletane, dove, fino a poco tempo fa il brigantaggio era l’industria nazionale. Non è strano che questi briganti portino con sé un attaccamento per le loro attività originarie.”

[sono] briganti, lazzaroni, fannulloni, corrotti nell’anima e nel corpo. […] Se il boicottaggio vale a qualcosa, è in questo caso degli italiani che debbasi applicare. Siamo certi che i nostri capitalisti non ricaveranno beneficio alcuno dall’importazione di queste locuste.”

Si suppone che l’italiano sia un grande criminale. È un grande criminale. L’Italia è prima in Europa con i suoi crimini violenti. […] Il criminale italiano è una persona tesa, eccitabile, è di temperamento agitato quando è sobrio e ubriaco furioso dopo un paio di bicchieri. Quando è ubriaco arriva lo stiletto.
[…] Di regola, i criminali italiani non sono ladri o rapinatori – sono accoltellatori e assassini.”

Lo stereotipo dell’italiano violento era frequente anche nella stampa francese: “La coltellata era stata inferta all’italiana, il che vuol dire che l’assassino aveva fatto girare il coltello nella ferita, in modo che la punta lacerasse le viscere. Gli intestini erano stati perforati in modo raccapricciante ed i soccorsi erano stati inutili.”


Insomma possiamo parlare di xenofobia bella  e buona, gli italiani sono mafiosi, sporchi, ladri, assassini, sono troppi, gentili con i negri, bevono e provocano risse.
Questo porterà a linciaggi sommari, senza processi o con processi, come nel famoso caso di Sacco e Vanzetti, ma senza prove.


  di Woody Guthrie

Vieni insieme a me nel 1913
A Calumet, nel Michigan, la terra del rame.
Ti porterò in un posto chiamato “Casa Italiana”
Dove i minatori stanno facendo la loro gran festa di Natale.

Ti farò passare per una porta, e in cima a uno scalone
Si sente dappertutto cantare e ballare.
Ti farò stringer le mani alla gente che vedi,
E guardare i bimbi che ballano attorno al grande albero di Natale.

Poi chiedi del lavoro, chiedi dei salari,
Ti dicono che prendono meno di un dollaro al giorno
Lavorando per soddisfare le richieste di rame, rischiando la vita,
E allora è così bello passare il Natale con le mogli e i figli.

Si parla, si ride, risuonano canzoni
C'è lo spirito natalizio, là, in ogni parte.
Prima ancora di saperlo sei già amico di noi tutti
E ti metti a ballare e a girare nella sala.

Beh, una bimba si siede vicino all'albero di Natale illuminato
A suonare il piano, e allora devi stare zitto.
E in mezzo a questa gioia non immagineresti proprio
Che gli sgherri assassini dei minerari, là fuori, stanno tramando qualcosa.

Gli scherani dei minerari s'intrufolarono attraverso la porta
E uno di loro gridò a squarciagola: “Al fuoco! Al fuoco!”
Una donna allora urlò: “Ma non c'è proprio un bel niente!
Continuate a far festa, non c'è proprio un bel niente!”

Qualcuno si precipitò fuori, ma erano solo in pochi:
“Sono solo gli sgherri e i crumiri che vi prendono in giro!”
Un uomo afferrò sua figlia e la portò giù di sotto,
Ma gli sgherri tenevano la porta e non poté uscire.

E poi arrivano altri, un centinaio e più,
E quasi tutti rimasero a terra.
Gli sgherri ridevano di quel loro scherzo assassino,
Mentre i bimbi soffocavano sulla scala vicino alla porta.

Una scena così terribile non l'ho mai veduta.
Riportammo su i nostri figli, al loro albero di Natale.
Là fuori gli sgherri ancora ridevano del loro tiro,
E i bambini che morirono furono settantatré.

Il piano suonava una lenta marcia funebre,
E la città era illuminata da una fredda luna di Natale.
I genitori piangevano, e i minatori singhiozzavano:
“Guardate che ha fatto la vostra avidità di denaro.”



Sacco e Vanzetti, i capri espiatori
Nella foto, gli anarchici Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Pugliese il primo, piemontese il secondo, furono arrestati il 5 maggio 1920 con l'accusa di avere commesso una sanguinosa rapina. Le prove, in realtà, erano piuttosto fragili per non dire inesistenti e il loro processo, parte di una durissima campagna repressiva contro la "sovversione" voluta dal presidente Woodrow Wilson e venato di una profonda xenofobia, scatenò reazioni in tutto il mondo. Al punto di far dire a Vanzetti subito dopo la lettura della sentenza di condanna a morte <Mai vivendo l'intera esistenza avremmo potuto sperare di fare cosi tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione tra gli uomini>. Furono giustiziati il 23 agosto 1927. Per essere riabilitati avrebbero dovuto attendere il 1977. 






Here's to you Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph!





Per ulteriori approfondimenti consiglio il sito e il libro L'orda


Little Italy

Pane
di Nino Sassi Giovenale

Parla tutto straniero qui,
le case, le strade,
le insegne dei negozi,
la gente.
Sto qui ma non capisco
e sorrido quando parlano,
mimo,
raccontando in italiano
quello che chiedo:
pane, pane.









20 febbraio 2013

IIA Affile: Lezioni sul bullismo

Per il progetto A scuola di legalità per un breve periodo le strade delle due classi prime si divideranno e affronteremo con questa classe il difficile quanto mai attuale tema del bullismo.

La strada scelta per affrontare questo argomento è stata quella più difficile, forse, ma spero sia arrivata alla testa e al cuore dei ragazzi. Non volevo salire in cattedra e spiegare cosa è il bullismo, troppa confusione e luoghi comuni ci sono nelle menti dei ragazzi, tanto da utilizzare il termine di bullo, tra di loro, non conoscendone completamente il significato. Diciamo che il percorso mi ha dato ragione. 
- In primo luogo ho dato loro dei testi, diciamo soft, che narravano in modo rielaborato, storie di bullismo.
- Poi ho dato a ognuno dei ragazzi una testimonianza vera, parole forti, sofferenza vera di esperienze realmente vissute e raccontate direttamente dai protagonisti. Abbiamo letto in classe le testimonianze, ognuno ha letto la sua, mentre gli altri avevano il compito di scrivere, di getto, i loro sentimenti, le loro emozioni durante la lettura.

Come avevo pensato, sono venute fuori le loro perplessità, sconvolti sì, ma anche stupiti dalle loro imprecise o assenti conoscenze, quando pensavano di sapere tutto.

- ci siamo concentrati infine sul bullo e la vittima

chi è il bullo?
cosa fa il bullo?
azioni
chi è la vittima?
cosa fa la vittima?
azioni/reazioni













LA LEZIONE FRONTALE

Cos'è il bullismo?
dal termine inglese "bullying"










Smontiamo i luoghi comuni
non è vero che

il bullismo esiste solo nei contesti degradati
il bullismo è una questione tra maschi
il bullismo è “una malattia solo della scuola”
chi è bullo, sarà per sempre bullo; chi è vittima, sarà per sempre vittima
il bullismo rende forti

 il bullismo riguarda gli adolescenti, i bambini no
 la scuola è impotente di fronte al bullismo
nella nostra scuola il bullismo non esiste

il bullismo, in fondo, è solo “una ragazzata”
il bullismo fa parte della crescita
chi subisce prepotenze dovrebbe imparare a difendersi
il bullismo deriva dalla competizione per prendere buoni voti a scuola
il bullo ha una bassa autostima e al di là delle apparenze è ansioso e insicuro



Una nuova forma di bullismo
il Cyberbullismo




Il cyberbullismo (ossia bullismo online) è una forma di disagio relazionale, di prevaricazione e di sopruso perpetrata tramite i nuovi mezzi di comunicazione come l’e-mail, gli sms, i blog, i telefoni cellulari ed il web in generale. Non comporta dunque violenza o altre forme di coercizione fisica. Nelle comunità virtuali il cyber bullismo può essere anche di gruppo e di solito le ragazze sono vittime più frequentemente dei ragazzi, spesso con messaggi contenenti allusioni sessuali. Solitamente il disturbatore agisce in anonimato, talvolta invece non si preoccupa di nascondere la sua identità.
Rispetto al bullismo tradizionale, l'uso dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie:
  • Anonimato del molestatorein realtà, questo anonimato è illusorio: ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce. Però per la vittima è difficile risalire da sola al molestatore.
  • Difficile reperibilità: se il cyberbullismo avviene via sms o mail o in un forum online privato, ad esempio, è più difficile reperirlo e rimediarvi.
  • Indebolimento delle remore etichele due caratteristiche precedenti, abbinate con la possibilità di essere "un'altra persona" online (vedi i giochi di ruolo), possono indebolire le remore etiche: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe nella vita reale.
  • Assenza di limiti spaziotemporalimentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici (ad esempio nel contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo.
Dalle ricerche emerge come sia un fenomeno che, seppur meno diffuso del bullismo tradizionale, è in costante e preoccupante aumento andando di pari passo con l’enorme sviluppo e diffusione delle nuove tecnologie.

dal sito Smonta il bullo
campagna nazionale contro il bullismo

Tipo di azione:
  • offendere - inveire contro qualcuno usando messaggi elettronici con linguaggio offensivo o volgare
  • molestare - molestare con messaggi offensivi e con insulti
  • diffamare - denigrare con pettegolezzi allo scopo di rovinare l'immagine o la reputazione di una persona o di rompere legami di amicizia
  • appropriarsi di identità altrui - penetrare nel sito di una persona e scrivere o mandare messaggi a nome suo con lo scopo di metterla in cattiva luce o rovinare le sue amicizie
  • diffondere informazioni riservate - svelare o scoprire con l'inganno i segreti di qualcuno, divulgare informazioni imbarazzanti, oppure diffondere tramite internet o tramite cellulari immagini intime o a contenuto sessuale
  • escludere - escludere intenzionalmente qualcuno da un gruppo on line, come ad esempio una "lista di amici"
  • perseguitare - perseguitare qualcuno mandandogli ripetutamente messaggi minacciosi o che possano fargli temere pericoli per la propria incolumità.
  • "Happy slapping" - Il termine indica la ripresa (con videotelefono, macchina fotografica o videocamera) di scene violente al fine di mostrale ad amici o di diffonderle. E' molto aperta la discussione se questo tipo di comportamenti possa considerarsi bullismo oppure no. Infatti per quanto riguarda la singola azione violenta o aggressione di qualcuno da parte di una o più persone, di per sè non viene considerata bullismo, in quanto non è presente l'elemento della continuità e della ripetizione dell'azione, che però compaiono nell'uso del filmato, che solitamente viene diffuso tramite MMS, posta elettronica o pubblicato in siti web.


Lettera al bullo …

Avevi paura ad uscire di casa,
avevi paura di stare solo.
Eri una vittima e ora sei un bullo;
quando ti vedono scappano: si chiudono in casa per timore,
vanno in giro accompagnati
per non subire i tuoi insulti.
Ricordati che anche tu eri come loro,
solo, spaventato, diverso.
Hai sofferto.
Hai pianto.
Hai odiato a tal punto i bulli
da voler che sparissero dalla terra.
Allora perché sei diventato come loro?
Per far soffrire?
Per far piangere?
O per farti odiare?
Forse non è troppo tardi,
per cambiare,
per tornare sui propri passi,
ricorda le tue origini,
quello che sei stato,
ciò che hai provato,
allora, cosa scegli?

Attività
Immedesimandoti nei panni del bullo o della vittima scrivi una pagina di diario o una lettera dove racconti la tua storia, spieghi le ragioni del tuo comportamento, metti allo scoperto i tuoi sentimenti e le tue emozioni.



Lo stesso argomento studiato con la docente di inglese prof. ssa Lucia Capitani




Rispondiamo a due importanti domande


Cosa fare? 
 Cosa abbiamo imparato?
aiutare la vittima
denunciare
difendersi/reagire
non restare a guardare
recuperare autostima
parlare con qualcuno (confidarsi)
aiutare anche il bullo
dialogo con famiglia/insegnanti
trovare amici
ignorare il bullo
non assecondare il bullo
non sottovalutare la situazione

 conoscere il bullismo per capire e combatterlo
non giudicare la vittima che non reagisce
avere fiducia in se stessi
il bullismo è sempre negativo
spesso i più forti sono i più deboli
esiste il male fine a se stesso quindi non dobbiamo stupircene
il dialogo vince sulla violenza
una persona è forte quando aiuta l'altro
non siamo soli
esistono persone di cui fidarsi
il bullismo si può sconfiggere
si ha la forza di reagire
il bullismo non c'entra niente con l'amicizia
l'importanza dell'uguaglianza e del rispetto
non vergognarsi per quello che si è
il bullismo può essere anche un reato
siamo unici e importanti e nessuno può dire altrimenti









19 febbraio 2013

IIA Arcinazzo: "Per questo mi chiamo Giovanni"



lezione 1 
Da domani dedicheremo una serie di lezioni al tema della mafia, abbiamo dato avvio a diversi progetti per i quali bisognerà attendere, ma insieme, nelle nostre ore di Cittadinanza, leggeremo il libro di Luigi Garlando "Per questo mi chiamo Giovanni" ricostruendo insieme la storia e il significato del fenomeno più triste e orribile del nostro paese: la mafia. Soprattutto, attraverso la vita di Giovanni Falcone, conosceremo altri eroi loro malgrado della lotta alla mafia.





[...] bisogna sacrificarsi per il bene, nella vita bisogna fare il proprio dovere senza paura [...]



La chiave d'oro di Giovanni Verga

1. Che cosa rappresenta e quali funzioni svolge il personaggio di Surfareddu per il Canonico e per la società contadina dell'epoca?
2. In che modo si comportano tutti gli abitanti del borgo contadino di fronte all' avvenimento dell'omicidio?
3. Che ruolo svolge il Canonico nell'ambito della sua comunità e quali interessi tutela e persegue?
In che modo il personaggio del Giudice assolve alla sua funzione di tutore della legalità?


attività da:
Io e tu: la società
Educazione alla legalità e alla convivenza civile
M. Falcone, G. Marchese


lezione 2


E' una parola molto antica. Pensa, apparve per la prima volta in un vocabolario nel 1868, con due significati: "miseria" e "prepotente". L'autore del vocabolario spiega che la mafia è la "miseria" di chi crede che vale solo la legge del "prepotente"


Le origini del fenomeno mafioso per immagini 

Foto di scena del lavoro teatrale di Giuseppe Rizzotto “I mafiusi di la Vicaria di Palermu” (1862)

















Ma come e quando è nata la mafia come istituzione malavitosa come la conosciamo oggi?
Partiamo dalle parole del giudice Rocco Chinnici che, negli anni 80, durante un intervista affermò: 

"..prima di occuparci della mafia del periodo che va dall’unificazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale e all’avvento del fascismo, dobbiamo brevemente, ma necessariamente, premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione non era mai esistita, in Sicilia. La mafia nasce e si sviluppa subito dopo l’unificazione del Regno d’Italia"

Parole pesanti, pronunciate da una persona che aveva studiato il fenomeno mafioso, infatti Rocco Chinnici è considerato il padre del Pool antimafia, che compose chiamando accanto a sé magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello e che quindi la sapeva lunga sull'argomento.






 in un documento del 3 agosto 1838 a Trapani il magistrato Pietro Calà Ulloa già parla del fenomeno mafioso




1860 lo sbarco a Marsala dei Mille guidati da Garibaldi






i briganti


la mafia


"Ma la mafia era, ed è, altra cosa: un sistema che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia, insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta".
Il Giorno della Civetta, Leonardo Sciascia

lezione 3 
Giovanni Falcone

[...] E poi faceva spesso una cosa che il mostro non poteva proprio sopportare.


"Quale?" "Andava a scuola" [...] Rocco andava nelle scuole di Palermo a spiegare cos'è la mafia. Raccontava ai ragazzi le cose che ti sto raccontando io. Quando la pianta è ancora giovane è più facile raddrizzarla. Più cresce storta, più sarà difficile farlo dopo. Anche da piccoli si può combattere contro il mostro. Abituarsi alle prepotenze, scambiarle per leggi giuste, è già un modo di perdere la guerra. [...]


la cosca

come è organizzata la mafia
le immagini sono tratte da "La mafia spiegata ai ragazzi" di Antonio Nicasa, ed. Mondadori, p. 21,  144


Giuseppe di Matteo


















Rocco Chinnici


attentato luglio 1983


Generale Carlo Alberto dalla Chiesa


attentato settembre 1982






Fino al 1982, per far fronte ai delitti di mafia, si faceva ricorso all'art. 416 c.p. (associazione per delinquere), ma tale fattispecie risultò ben presto inefficace di fronte alla vastità e alle dimensioni del fenomeno mafioso, e le sue manifestazioni tipiche.

Tra le finalità perseguite dai soggetti uniti dal vincolo associativo ve ne erano anche di lecite, e ciò costituì il più grande limite all'applicazione dell'art. 416 del codice penale.

Il 3 settembre 1982, l'uccisione del generale Dalla Chiesa e la successiva reazione di sdegno da parte dell'opinione pubblica, portò lo Stato nel giro di venti giorni a formulare e introdurre l'art. 416 bis, tramite la legge 646 del 13 settembre 1982, (detta "Rognoni-La Torre" dal nome dei promotori), dando così la propria risposta al grave fatto di sangue e cercando così di perseguire in modo più incisivo ed efficace al dilagare del fenomeno mafioso.
La nuova fattispecie prevede l'individuazione dei mezzi e degli obiettivi in presenza dei quali ci si trova di fronte ad una associazione di tipo mafioso. Il legislatore così prese atto della tipica manifestazione del fenomeno mafioso, definendone alcuni tratti specifici per la prima volta nel 1982. Infatti la definizione normativa di associazione di tipo mafioso di cui al terzo comma del 416 bis è:
"L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali".

Lezione 4

Il pool antimafia

"Perché la mafia teme la scuola più della giustizia, la mafia prospera sull'ignoranza della gente, sulla quale può svolgere opera di intimidazione e di soggezione psicologica: solo così la mafia può prosperare"
Antonino Caponnetto, Una Lezione sulla Legalità , Vigevano, 14 Aprile 1994




il giudice Antonino Caponnetto
i magistrati: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe di Lello e Leonardo Guarnotta
i poliziotti: Ninni Cassarà e Beppe Montana


11 febbraio 1986
si apre il maxi processo a Cosa Nostra

Ucciardone - aula bunker
maxi processo 



23 maggio 1992




















lezione 5


19 luglio 1992

















Dopo gli attentati a Falcone e Borsellino le parole di Papa Giovanni Paolo II



Gli affari della mafia

1. il pizzo: tassa che la mafia tenta di imporre a chiunque gestisca un'attività economica; pizzo significa becco, Fari vagnari 'u pizzu significa "bagnarsi il becco" cioè mangiare nel piatto degli altri.
Pietro Grasso, procuratore antimafia e nostro Presidente del Senato, lo definì "il costo della paura".


Libero Grassi, imprenditore palermitano, per primo decide di opporsi al pizzo "Non ho mai pagato e non pagherò mai il pizzo ai mafiosi" diceva. Sarà ucciso il 29 agosto 1991. 









2. l'usura: prestare soldi con interessi talmente spropositati da rendere il rimborso quasi impossibile;

3. ecomafia: criminalità che specula sull'ambiente attraverso lo smaltimento illegale di rifiuti urbani o speciali con la conseguente contaminazione degli alimenti che provocano malattie come il tumore;

 4. traffico di armi e droga;



l'immagine è tratta da "La mafia spiegata ai ragazzi" di Antonio Nicasa, ed. Mondadori, p.  49


In questo nostro percorso abbiamo incontrato molti uomini coraggiosi che hanno combattuto la mafia e per questo sono morti: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici, poliziotti, agenti...gente comune, ma la lista delle vittime di mafia è lunga come lunga è la lista di chi ha deciso di combatterla in prima persona (qui un elenco delle vittime di tutte le mafie).
Ricordiamo però insieme alcuni dei personaggi più significativi nella lotta alla mafia:

Antonino Scopelliti 
magistrato ucciso a Campo Calabro il 9 agosto 1991
nessuno pagherà mai per questo delitto











Peppino Impastato, figlio e nipote di mafiosi
non si piega alla mafia e insieme ad altri giovani fonda una radio di denuncia














Don Pino Puglisi 
lavora per togliere dalla strada i bambini, i ragazzi di Palermo, attraverso il gioco del calcio cerca di far comprendere loro l'importanza delle regole, delle leggi e sogna un mondo senza violenza
"I sogni colorano il buio"
verrà ucciso il giorno del suo compleanno il 15 settembre 1993




Il Testimone, Gang
Nella città ch'è tutto ventre
città in assedio sotto tiro
la morte passa ed abbaia
il volto suo non ha profilo
alzò la voce il testimone
per scatenare l'innocenza
alzò la voce il testimone
nella città della speranza
se non ora quando
se non qui dove
se non io se non tu
chi
se non ora quando
se non qui dove
se non io se non tu
chi ci salverà
nella città ch'è sottomessa
città infetta dall'onore
la vita è maschera di lutto
la vita non ha più valore
alzò la voce il testimone
per scatenare l'innocenza
alzò la voce il testimone
nella città della speranza
se non ora quando
se non qui dove
se non io se non tu
chi
se non ora quando
se non qui dove
se non io se non tu
chi ci salverà
è nostra questa vita
è nostra la città
non sarà cosa nostra
che ci fermerà
se non ora quando
se non qui dove
se non io se non tu
chi
se non ora quando
se non qui dove
se non io se non tu
chi ci salverà...

I CENTO PASSI, MODENA CITY RAMBLERS

È nato nella terrra dei vespri e degli aranci
Tra Cinisi e Palermo parlava la sua radio
Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare
La voglia di giustizia che lo portò a lottare
 Aveva un cognome incontratto e rispettato
Di certo in quell'ambiente da lui poco onorato
Si sa come si nasce ma non come si muore
E il nostro è un ideale ti porterà dolore
 Ma la tua vita ora puoi cambiare
Solo se sei disposto a camminare
Gridando forte senza aver paura
Contanto cento passi lungo la tua strada
 E allora  
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
 Poteva come tanti scegliere di partire
Invece lui scelse di restare
Gli amici, la politica, la lotta di partito
Alle elezioni si era candidato
 Diceva da vicino non gli avrebbero controllati
Ma poi non ebbe tempo perché venne amazzato
Il nome di suo padre nella notte non è sevito
Gli amici disperati non l'hanno trovato
 E allora dimmi se sai contare
Dimmi se sai anche camminare
Contare camminare insieme a cantare
La storia di Peppino e degli amici siciliani
 E allora
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
 Era una notte buia dello stato italiano
Quella del 9 maggio '78
La notte di via Caetani e il corpo di Aldo Moro
L'arma dei funerali di uno stato
 E allora dimmi se sai contare
Dimmi se sai anche camminare
Contare camminare insieme a cantare
La storia di Peppino e degli amici siciliani
 E allora
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi





Don Peppe Diana, Graziella Campagna, Rocco Gatto, Giuseppe Letizia, Rita Atria Partanna ...




La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.
Giovanni Falcone





Lavori realizzati dai ragazzi: