descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

17 novembre 2013

IIIA Infinito, tra fuga e trasgressione

Per essere domani
IIIA Arcinazzo Romano
a.s.2013 - 14



E così abbiamo conosciuto Giacomo Leopardi, devo dire che il primo impatto non è stato eccezionale, dite la verità: vi ho rattristati; certamente dopo i poeti finora studiati, dobbiamo ammettere che Leopardi è quello più vicino a noi, quello che ci somiglia di più, parla di vita, e anche se è la sua vita che ci mostra, sembra straordinariamente simile alla nostra, tolta qua e là qualche vena di malinconia e pessimismo cronico...ma non troppo.

Ci prepariamo a leggere una delle sue liriche più famose, pardon un idillio, L'infinito. Dopo un'attenta lettura ed analisi dei versi, approfondiremo un po' in fin dei conti la poesia si intitola infinito, e chissà dove ci potrà portare ;-)

Ed eccolo qui l'autografo della poesia, cioè il documento originale scritto da Leopardi.


« Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. »







Attualizziamo il testo e ascoltiamo insieme queste canzoni








Ascolta l’infinito, Fiorella Mannoia

Potremo ancora giocare la
partita del tempo
magari colorare qualche cartolina
e nelle notti future buttarci via
tenere il cuore lontano dalla nostalgia
e questa voglia di caldo che arriva piano
e questa sete di vita che prende la mano

avremo tavoli pieni di persone contente
e fuori dei motori pieni di benzina
e l' occasione di vivere fantasie
e di nascondere piccole malinconie
ma la paura e la noia ritorna piano
la solitudine porta così lontano.

Com' è difficile dire tutto quello che sento
tutte le piccole grandi verità
ed ogni movimento che mi cambierà
e camminare così nell'infinito che ho dentro
che si modifica e cerca libertà
e chiede di capire quello che sarà
se parli piano puoi sentirlo già

ascolta l' infinito.

Vedremo case tradite dal passare degli anni
ci sembreranno piccole e dimenticate
ritroveremo discorsi curiosità
e quel dolcissimo male ci accarezzerà
ma non avremo parole per dire dov' è
e l' abitudine porta così lontano

non è possibile dire tutto quello che accende
tutte le deboli e forti simmetrie
che lasciano nell'anima le poesie
e quella parte di noi che l' infinito nasconde
che ci modifica e vuole verità
e sa comunicare quello che sarà
se guardi dentro puoi vederlo già

ascolta l' infinito


L'infinito, Francesco De Gregori

Lascia che cada il foglio
 Dove sta scritto il nome
 Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume
 È un riflesso sull'acqua
 Una bolla di sapone
 E alla fine del libro non c'è spiegazione

 Ho viaggiato fino in fondo alla notte
 E stava nevicando
 E ho visto un grande albergo con le luci spente
 E ho avuto tanta paura
 Ma nemmeno tanto
 La strada andava avanti
 Ed io slittavo dolcemente

 Lascia che cada il foglio
 Dove sta scritto il nome
 E metti un palio
 Al mio dolore
 E non guardare il tempo
 Il tempo non ha senso
 Domani sarà tempo
 Di cose nuove

 Ho viaggiato fino in fondo nella notte
 Senza guardarci dentro
 Senza sapere dove stavo andando
 E alle mie spalle il giorno
 Si stava consumando
 Ed ho provato un poco di tristezza
 Ma nemmeno tanto.


Attività:
- il nostro infinito: cosa c'è oltre la siepe?
- troviamo insieme analogie e differenze tra la poesia di Leopardi e le due canzoni proposte
- riflessioni in generale ... 

OLTRE LA SIEPE


Oltre la siepe immagino una terra,
grande isola dove regna la pace,
amor, tranquillità, letizia e gioia.
Oltre la siepe non esiste il male,
orrendo mostro. Tutti gli uomini
amano, si aiutano l’un l’altro.
Hanno un lavoro fisso, una famiglia
da vivere senza alcun problema.
Oltre la siepe immagino me grande,
famosissimo avvocato di prestigio
con una bella e buona reputazione.
Oltre la siepe no, non c’è la fame;
povertà e miseria non esistono.
Oltre la siepe no, non c’è la morte.
Oltre la siepe sono infinito.

Elisa



E mi trovo di nuovo qui, di fronte 

a questa siepe, a richiamare ora

i miei pensieri, quelli a me più cari.
E chiudo gli occhi e respiro con ansia.
Sento il venticello sussurrarmi piano;
sento gli occhi vagar per vie sperdute;
sento il profumo di rose fiorite;
sento l’odore della tranquillità 
che chiama, tutto è perfetto e quieto.
Mi fa sentire libera e paga.
è il luogo perfetto, esatto e 
io tutto questo l’ho desiderato tanto,
ma questo lo posso sol sognare.
Sognare ad occhi aperti, vuoti 
ma, come per magia, l’ho realizzato.

Lucia




Oltre la siepe chissà cosa c'è?
Prati, fiori, e sugl'alberi uccelli;
città, oceani immensi, e pesci.
Oltre la siepe chissà cosa c'è?
Re, cavalieri, giullari di corte;
damigelle, fabbri, spadaccini.
Oltre la siepe ma chissà cosa c'è?
Ladri, furfanti, assassini;
scippatori o non, che buona gente!
Oltre la siepe chissà cosa c' è?
c'è solo un modo per scoprirlo: vieni

vieni qui a vedere, dai!!!
Emanuele


Oltre la siepe c'è un fiorellino
E' profumato e tanto minuto
Renzo vuole coglierlo per Lucia
Un soffio di vento lo porta con via
Renzo dispiaciuto ne cerca un altro
e cammina cammina per il prato
alla ricerca di un fiorellino caro
profumato ma altrettanto minuto
Vede una rosellina piccolina
Rossa come l'amore per l'amata
Guardandola pensa così a Lucia
E coglie quindi la rosa minuta
La porge a lei sperando già
La fanciulla emozionata sorride
Lo guarda e gli conferma un grande sì.
Chiara

Aldilà … oltre la siepe c’è …
C’è il mondo che ruota intorno ai re
C’è uno spazio di cose belle e brutte
C’è il pericolo che ti spaventa a morte
C’è la natura che l’uomo distrugge
C’è quella povertà del terzo mondo
C’è la guerra che non finisce mai
C’è l’amore ma soprattutto l’odio
C’è un mondo anche di cose belle
C’è la pace e anche l’amicizia
C’è la solidarietà tra uomo e uomo
C’è anche la gioia di un bambino che corre
C’è un uomo che aiuta un altro uomo
C’è la luce che fa sparir le tenebre
C’è il bene che disintegra il male.
Riccardo


Mi dicevano di non fermarmi all’orizzonte,
di tentar di non far caso all’alta siepe e di guardare
oltre quel bel colle.
Ma come posso io non notare tutto ciò, che mi è davanti,
e occupa lo spazio a me vitale, lo spazio che ogni giorno
io ammiro, con estrema nostalgia e con l’ardente desiderio
di andare oltre quella siepe.
Il silenzio circostante ha impegnato assiduamente
La mia mente, intenta e solare ogni suo piccolo segreto,
e a non fermarsi all’apparenza.
Ma l’orizzonte non può essere varcato,
come non può esserlo la siepe,
e così pure quel bel colle,
e il mio cuore dovrà arrendersi
di fronte a questa ASSURDA FOLLIA!!!
Giulia



Dietro la siepe c’è un mondo nuovo, una città nascosta. 

La città si chiama Follettilandia, dove le case sono a forma di pigna. 
Le strade sono ricoperte di foglie colorate. 
Di notte il riflesso della luna la illumina rendendola fatata. 
Ma la città è racchiusa da un pesante cancello. 
Un giorno il folletto Bill e i suoi amici pensarono a un piano. 
Volevano aprire il pesante cancello e fuggire. 
Costruirono una mazzafionda ma l’elastico era debole. 
Accesero il fuoco, ma il cancello non bruciò. 
Provarono a costruire una scala ma crollò. 
A questo punto si rassegnarono disperati. 
E capirono che l’importante era averci provato. 
Andrea

vi propongo un video per la prossima attività che integreremo con tutta la serie di letture che stiamo facendo da settimane





Dopo aver visto il film concentratevi su uno dei tre personaggi: Charlie, Sam o Patrick, decidete in chi immedesimarvi, quindi rivedete il film (che avete tutti) soffermandovi sulle caratteristiche del personaggio scelto. Una volta che tutto è chiaro e avrete in mano un bel po' di appunti, potete iniziare a raccontarvi. Ovviamente raccontarvi nei panni del personaggio non significa "c'era una volta" ma significa che dovrete utilizzare tutte le caratteristiche della sequenza riflessiva, del monologo interiore ma questa volta immaginando un pubblico davanti a voi al quale raccontarvi, un testo personale nel quale far emergere la psicologia del personaggio, il giudizio che ha di se stesso, cosa avrebbe voluto cambiare della sua vita, cosa sarebbe successo se avesse fatto altre scelte ... 

ascoltate questo famoso monologo tratto dal libro Novecento di Alessandro Baricco












Tutta quella città...non se ne vedeva la fine.....

La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?

E il rumore
Su quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto...e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema
Col mio cappello blu
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino ......
Non è quel che vidi che mi fermò
E’ quel che non vidi
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi....lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne
C’era tutto
Ma non c’era una fine. Quel che vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e miliardi
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita
Se quella tastiera è infinita non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di
morire
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n’è
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. E’ un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. E’ un profumo troppo forte. E’ una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.
Lasciatemi tornare indietro.
.......Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. Non sono pazzo fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci.

Novecento, Alessandro Baricco










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