descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.
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3 aprile 2019

Esercizio sul "vuoto"

Osserviamo bene questa immagine. Ci sembrerà di averla già vista, forse, il nostro compito sarà quello di entrarci dentro, con tutti i sensi e in tutti i sensi, vedremo poi cosa succederà.



Se proprio non ti sovviene :-) dove tu abbia visto questo dipinto, ti do un aiutino, dai uno sguardo qui




Ci siamo?Cosa devi fare?Osserva attentamente l'immagine, tuffati ... vabbè entra dentro il dipinto, voglio che senta odori, sapori, suoni del luogo, abbandonati alle sensazioni causate dall'effetto déjà vu che il dipinto ha prodotto su di te.

Déjà vu: così il cervello verifica la memoria. A MOLTI è capitato prima o poi di vivere un déjà vu e sentire una strana sensazione di familiarità con una scena che si sta verificando in quel momento, ma che sembra proprio di aver in qualche modo già vissuto.
https://www.repubblica.it/scienze/2016/08/22/news/rivelato_il_mistero_del_de_ja_vu-146430141/ 

Descrivilo ora in modo soggettivo, la sequenza dovrà essere inserita all'interno di un testo narrativo/riflessivo.

... dopo l'attività siamo pronti per questo

6 marzo 2017

Lavandare - la poesia dell'attesa e dell'assenza


letteratura IIIC
Giovanni Pascoli: Lavandare
a.s. 2016/17

sentimenti, simbolismo e il linguaggio del poeta veggente 
il sentimento dell'abbandono



Cosa ci suggerisce questa immagine?





Assenza

Assenza,

più acuta presenza.

Vago pensier di te

vaghi ricordi

turbano l’ora calma

e il dolce sole.

Dolente il petto

ti porta,
come una pietra
leggera.



Attilio Bertolucci


ringrazio infinitamente la professoressa Sara Faroni per avermi suggerito questa poesia

Riflettiamo insieme sulle parole di questo breve testo.
Quali parole ti sembrano più intense? più dense di significato? 
Qual è il rapporto tra la presenza e l'assenza che il poeta ci vuole suggerire?
Rintraccia nel testo le figure retoriche.



E ora facciamo un salto nel passato e andiamo a leggere una delle più intense poesie scritte da Giovanni Pascoli: Lavandare. 
Potrai trovare tutte le notizie sul tuo libro di testo, insieme ci tufferemo nel mondo di sensazioni ed emozioni suscitate dai versi e nella incomparabile capacità di Pascoli di creare immagini attraverso l'uso delle parole.

Dopo aver analizzato la poesia faremo un lavoro di confronto tra testi simili.



Prima attività 
La classe verrà divisa in 4 gruppi ognuno dei quali dovrà lavorare su un testo diverso simile per tematiche affrontate e linguaggio alla poesia di Giovanni Pascoli.

Si lavorerà sui seguenti testi
1. L'assenza, poesia di Guido Gozzano
2. L'assenza, canzone di Fiorella Mannoia
3. Le tasche piene di sassi, canzone di Lorenzo Cherubini, Jovanotti
4. Nella terra del vento, canzone di Ivano Fossati

A ogni verrà consegnato il testo da analizzare e una griglia di analisi.

Leggeremo/ascolteremo insieme i testi

L'assenza
Guido Gozzano

Un bacio. Ed è lungi. Dispare 
giú in fondo, là dove si perde 
la strada boschiva che pare 
un gran corridoio nel verde. 

Risalgo qui dove dianzi 
vestiva il bell'abito grigio: 
rivedo l'uncino, i romanzi 
ed ogni sottile vestigio...

Mi piego al balcone. Abbandono 
la gota sopra la ringhiera. 
E non sono triste. Non sono 
piú triste. Ritorna stasera.

E intorno declina l'estate. 
E sopra un geranio vermiglio, 
fremendo le ali caudate 
si libra un enorme Papilio...

L'azzurro infinito del giorno
è come una seta ben tesa; 
ma sulla serena distesa 
la luna già pensa al ritorno. 
Lo stagno risplende. Si tace 
la rana. Ma guizza un bagliore 
d'acceso smeraldo, di brace 
azzurra: il martin pescatore... 

E non sono triste. Ma sono 
stupito se guardo il giardino... 
stupito di che? non mi sono 
sentito mai tanto bambino... 

Stupito di che? Delle cose. 
I fiori mi paiono strani: 
ci sono pur sempre le rose, 
ci sono pur sempre i gerani...

(da "I colloqui"; 1911)



















Seconda attività
Questa volta si lavorerà in modo individuale. Una volta raccolte le analisi dei testi, ogni alunno dovrà scrivere un testo di genere informativo/espositivo confrontando i testi ma partendo dalla poesia di Pascoli.


Testi e attività



31 gennaio 2012

IIIA: Esercitiamoci a riflettere e argomentare





Si parte con un nuovo esperimento, dobbiamo imparare a riflettere e ad esprimere una nostra opinione, cercando di esporre le nostre motivazioni
allora ci proviamo in diretta,
vi propongo questa semplice e profonda poesia della poetessa inglese Emily Dickinson c'è la versione inglese (il video) e segue il testo tradotto, 
prendetevi un po' di tempo e poi scrivete i vostri pensieri
è solo un modo per partire, ma mi raccomando di pensare bene prima di scrivere
usare documenti diversi per completare le vostre riflessioni

potete scrivere emozioni e riflessioni a grappolo....poi le ordineremo e io aggiornerò di volta in volta il post ok?
al lavoro





Emily Dickinson
Solitudine


Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.




Lorenzo ci ha proposto questo video





ecco il testo del video:



Solitudine e capacità di amare


  
La capacità di essere soli è la capacità di amare. Potrà sembrarti paradossale, ma non lo è. È una verità esistenziale, solo le persone in grado di essere sole sono capaci di amare, di condividere, di immergersi nell’essenza più intima dell’altra persona, senza possederla, senza diventare dipendente dall’altro, senza ridurlo a un oggetto, e senza esserne assuefatto. Permettono all’altro una libertà assoluta, perché sanno che, se l’altro se ne va, saranno altrettanto felici, quanto lo sono adesso.
La loro felicità non può essere portata via dall’altro, perché non è stata data da lui. Ma allora perché vogliono stare insieme a qualcuno? Non è più un bisogno, è un lusso: godono nel condividere, hanno così tanta gioia che vogliono riversarla in qualcuno.
Sanno suonare la propria vita come un assolo: un solista di flauto sa come godersi il suo strumento in un assolo, ma se incontra un suonatore solista di tabla, si godranno la possibilità di stare insieme e creare un’armonia tra il flauto e le tabla.
Tratto da: Osho, Il velo impalpabile, Urra Edizioni

insomma...interessante come idea non so se completamente ottimistica, conta comunque la forza individuale di una persona, la capacità di farcela da solo in ogni circostanza, così che lo stare insieme diventa una gioia ulteriore vissuta senza ansia. ..vediamo cosa ne pensano i tuoi compagni...


il video mi ha fatto venire una risposta ... ma estrapolatela da questo testo ;-)



IL PINGUINO SOLO SOLO


Per la novecentosessantatremiladuesima volta il pinguino fece il giro completo dei suo iceberg. Un po' sudato per la corsa, si specchiò in una lastra levigata di ghiaccio e soddisfatto si disse:
“Non c'è dubbio: sono la creatura più bella dell'Universo”. 
Gli venne fame e si tuffò nell'acqua di un bel blu scuro appena increspata da una leggera brezza. Mangiò qualche pesciolino, poi tornò sull'iceberg. Sbadigliò e sospirò. Un'altra giornata. Uguale a tutte le altre. Tornò a sbadigliare rumorosamente e senza neppure mettersi la mano davanti alla bocca. Tanto sull'iceberg c'era solo lui e faceva quello che gli pareva.
Poteva arrampicarsi sulla punta più alta della montagna di ghiaccio e lasciarsi Scivolare fin nell'acqua. Ma non gli piaceva più come una volta. Si stese supino e cominciò a contare le nuvole. Era un altro dei suoi passatempi. Le nuvole erano anche le uniche creature a cui rivolgesse la parola.
Non che gli avessero mai risposto, naturalmente.
“Che vita noiosa, fate. Sempre in giro, di qua e di là, dove vi trascina il vento. Guardate me. Sono ancora così giovane eppure sono già padrone di un iceberg: è tutto mio.
Conoscete un altro pinguino con un iceberg tutto suo?”
Le nuvole correvano, correvano. D'altra parte un pinguino su un iceberg è poco più di un puntino nero. Il pinguino chiuse gli occhi.
“Sono il più bello, il più forte, il più coraggioso pinguino del mondo... Ma perché sono così triste?”
Grossi lacrimoni gli scorrevano sul becco. Scommetto che voi riuscite a capire il perché. Ma il pinguino non lo sapeva. Prese a singhiozzare così forte che un branco di globicefali che passava da quelle parti si spaventò tantissimo.Ma ecco che un giorno, fra le nuvole, il pinguino intravvide un puntolino nero. Piano, piano s'ingrandiva. Quindi si stava avvicinando. Il pinguino aguzzò gli occhi. Era un gabbiano e volava sempre più basso. 
Nessun gabbiano si era mai posato sul suo gelido iceberg e il pinguino era tutto eccitato dalla novità. Ma chiuse gli occhi per non darlo a vedere. Non voleva che il gabbiano si facesse chissà quali illusioni.
Il gabbiano si posò sul ghiaccio e poi cautamente si avvicinò al pinguino. Il pinguino sollevò la testa. 
“Ah!”, disse il gabbiano, “pensavo che fossi morto! Anche ieri eri lì sdraiato”.
Sì, e anche l'altro ieri, pensò il pinguino, e il giorno avanti e quello avanti ancora...
Ma era terribilmente contento che finalmente ci fosse qualcuno!
“Buongiorno”, finì col dire.
“Io mi chiamo Fortala” , aggiunse il gabbiano. “E tu, come ti chiami?”.
Il pinguino non lo sapeva. Non aveva mai avuto bisogno di un nome sull'iceberg.
“Non ho un nome”, disse.
“Che stupidaggine!”, borbottò il gabbiano.
“Tutti hanno un nome. Date le circostanze, ti chiamerò Solosolo” .
“Trovo che sia un nome magnifico”, disse il pinguino. Ma il nome risvegliò la sua interna tristezza.
Il gabbiano si mise a fargli un sacco di domande: cosa faceva lì, perché viveva da solo, come era il pesce da quelle parti. Il pinguino rispose a tutto, ma aveva poco da dire.
Dovette ammettere che si annoiava, soprattutto. 
“Ma perché non te ne vai verso la terra ferma? A neanche a mezz'ora di volo da qui. E là ci troveresti un mucchio di altri pinguini.”
Altri pinguini! Solosolo raddrizzò la testa. Doveva andare là. Mezz'ora di volo: a quanto tempo di nuoto potrebbe corrispondere? Ma che importa? Se si stancava, poteva mettersi a galleggiare. E anche se il viaggio fosse durato giorni o settimane, lui doveva andare, vi doveva arrivare.
Si fece indicare la direzione giusta e si tuffò. 
Ma Fortala gli raccomandò : “Sii prudente, Solo-solo. Tu non conosci il mare: è pieno di pericoli! E poi, il viaggio potrebbe essere lungo e faticoso: dovrai avere molto coraggio!”. 
“Non preoccuparti, Fortala” rispose Solo-solo “ E grazie di tutto! Non vedo l’ora di raggiungere i miei amici pinguini! Arrivederci, Fortala!”
“Arrivederci, Solo-solo!” rispose preoccupato Fortala, osservando il pinguino che si allontanava a nuoto.

Solo-solo nuotò per circa mezz’ora di seguito, senza fermarsi mai; poi, all’improvviso, vide un lembo di terra e pensò di essere finalmente arrivato nel paese dei pinguini amici. Purtroppo, però, quella era l’isola dove vivevano i pinguini tutti bianchi che, appena videro Solo-solo, lo circondarono ostili. “Ehi! Chi sei, tu, con quella pelle di colore nero?”
Solo-solo osservò il suo corpo: sapeva di essere nero con il petto bianco, ma il colore della pelle, per lui, non era mai stato un problema! E poi, i pinguini bianchi erano sì di colore diverso ma gli somigliavano così tanto!
“Sicuramente sarai un animale molto malvagio, nero come sei!” incalzarono i bianchi pinguini minacciosamente. 
Solo-solo cominciò ad avere paura e implorò: “No, pinguini bianchi, vi sbagliate! Io sono il pinguino Solo-solo e desidero essere vostro amico. Vi prego, credetemi!” 
Ma i pinguini bianchi, sordi alle preghiere, afferrarono il povero Solo-solo e lo scaraventarono in acqua. 
Le onde stavano per inghiottirlo quando, Solosolo, riuscì a tornare a galla e nuotò, nuotò, nuotò, fino alle stremo delle sue forze…..

 “È sfinito” , disse una voce... “È arrivato da poco”, disse qualche altro. “Chissà da dove viene, poverino”, aggiunse una vocina.
“È un pinguino molto grazioso”, disse un'altra. E una tenera carezza gli sfiorò il becco.
Solosolo era troppo stanco per raddrizzarsi. Il viaggio era durato giorni e giorni. Aveva incontrato tre terribili tempeste. Aprì gli occhi e vide la più graziosa pinguina che potesse immaginare.
“È vivo”!, dissero insieme i pinguini. “Portiamogli qualcosa da mangiare”. Sotto il becco di Solosolo, in un momento, si ammucchiarono pesci e pesciolini. Mangiò di vero gusto, circondato dai suoi nuovi amici. Si sentiva invaso da una immensa felicità.
E voi volete sapere dove si trova adesso?
Abita su una spiaggia piena di pinguini di tutti i colori. E non si chiama più Solosolo, , ma ….anzi ho deciso di non rivelarvi il suo nome perché… sono sicura che voi lo indovinerete di certo!!!!!


riassumo le idee finora emerse:


- la solitudine a volte si cerca, è come una scelta


- spesso siamo costretti alla solitudine, perché altri ci deridono e ci scansano (Lorenzo dice che voi adolescenti spesso lo fate e.....non c'è soluzione ma è vero???)


- è importante scoprire il valore reale di una persona che non dipende dal suo aspetto interiore, ma quanto nel valore di una persona dipende dal confronto con l'altro?


- un conto è essere soli e un conto è sentirsi soli (grazie Mariangela)


- non siamo soli quando siamo con la famiglia o con gli amici


Mariangela dice: ci sono tante solitudini e ci posta due video










La professoressa Ciani consiglia l'ascolto di questa splendida canzone di  Simon & Garfunkel  The Sound of Silence




questo il testo in italiano


Salve oscurità, mia vecchia amica 
ho ripreso a parlarti ancora 
perché una visione che fa dolcemente rabbrividire 
ha lasciato in me i suoi semi mentre dormivo 
e la visione che è stata piantata nel mio cervello 
ancora persiste nel suono del silenzio 

Nei sogni agitati io camminavo solo 
attraverso strade strette e ciottolose 
nell'alone della luce dei lampioni 
sollevando il bavero contro il freddo e l'umidità 
quando i miei occhi furono colpiti dal flash di una luce al neon 
che attraversò la notte... e toccò il suono del silenzio 

E nella luce pura vidi 
migliaia di persone, o forse più 
persone che parlavano senza emettere suoni 
persone che ascoltavano senza udire 
persone che scrivevano canzoni che le voci non avrebbero mai cantato 
e nessuno osava, disturbare il suono del silenzio 

"Stupidi" io dissi, "voi non sapete 
che il silenzio cresce come un cancro 
ascoltate le mie parole che io posso insegnarvi, 
aggrappatevi alle mie braccia che io posso raggiungervi" 
Ma le mie parole caddero come gocce di pioggia, 
e riecheggiarono, nei pozzi del silenzio 

e la gente si inchinava e pregava 
al Dio neon che avevano creato. 
e l'insegna proiettò il suo avvertimento, 
tra le parole che stava delineando. 
e l'insegna disse "le parole dei profeti 
sono scritte sui muri delle metropolitane 
e sui muri delle case popolari." 
E sussurrò nel suono del silenzio 




Spunti di riflessione proposti dalla prof:

- la solitudine è anche la fine di un amore

- riflessioni dalla canzone: la scelta del silenzio ha un valore e un motivo, la solitudine 

  è la scelta di chi non comprende e ascolta più l'altro...perché?


La professoressa Zolfo ci propone di cercare le opere di un artista, Giorgio De 

Chiricoma soprattutto aggiunge interessanti riflessioni al tema trattato:

- il silenzio è il "luogo" della creazione per un artista, che quindi cerca la solitudine 

per dare sfogo ai suoi pensieri e alle sue emozioni e trasformarle in arte

- siamo mai veramente soli?

la prof vi propone l'ascolto di questa canzone di Lorenzo Jovanotti, Fango



SIAMO PRONTI PER LE "PROVOCAZIONI", QUINDI VI FARO' DELLE DOMANDE ALLE QUALI POTRETE RISPONDERE SOLO ANALIZZANDO I DOCUMENTI PROPOSTI DALLE PROF O DAI VOSTRI COMPAGNI, POTRETE ANCHE RISPONDERE CON NUOVI DOCUMENTI
QUINDI DA ORA IN POI LA PAROLA A VOI

1. cosa vuole dire la la poetessa Emily Dickinson con le parole 
[...] in confronto a quel punto più profondo, segretezza polare, che è un’anima al cospetto di se stessa: infinità finita." ?

2. partendo dal video proposto da Lorenzo: è vero che l'uomo nasce per vivere da solo? e che è meglio così e che per questo sa amare meglio perché non ha nulla da perdere?

3. Passiamo al nostro pinguino...di cosa ha bisogno il pinguino? perché? siamo come lui? perché?

4. quando e perché siamo costretti alla solitudine?

5. quando l'uomo è solo? si sente solo?

6. Mariangela dice che ci sono tanti modi di vedere e definire la solitudine, sei d'accordo? spiega perché.

7. in un mondo come il nostro siamo mai veramente soli? o rumore, come dice la prof. Zolfo, non dà per scontato che non ci sia solitudine?

8. diamoci da fare per cercare i dipinti proposti dalla professoressa...voglio vedere dei De Chirico 

a voi la parola

ps non vi dimenticate che mancano i miei testi e suggerimenti ;-)


Lorenzo mi chiede cortesemente di inserire questo video, con la promessa che ci farà un commento sui contenuti ;-)





Inserisco invece il video postato da Riccardo...ci servirà domani per dare una scossa al nostro confuso argomentare...(è la poesia che avete da fare per domani)









Lorenzo ci propone altre riflessioni sul tema della solitudine, non tutte negative
1. solitudine positiva, cercata per riflettere e pensare
2. momento per stare a contatto con la natura 
3. bullismo, (cliccate sulla parola per il video) quando gli altri ti emarginano e ti fanno diventare l'oggetto dello scherno 
4. solitudine = scelta di vita, i barboni, (cliccate per video) la gente che vive per strada...fino a che punto una scelta di vita?
5. ci si sente soli quando si è costretti ad abbandonare la propria patria
6. o quando si perde un amore




il silenzio e il rapporto con la natura 


























e ancora Come sconfiggere la solitudine, varie sulla solitudine


e sempre Lorenzo è andato alla ricerca di alcuni testi:
poesie



La solitudine A me capita molto spesso di voler stare da sola, specialmente quando sento la tristezza e la malinconia che mi perseguitano stringendomi un nodo alla gola.Fermarci un attimo: solo noi e la nostra anima, discuterci; credo che sia un’ottima opportunità per ritrovare se stessi e sentirsi vivi nell’essere totalmente soli.Non sempre questo stato d’animo è legato a episodi spiacevoli, ma può essere associato anche a momenti di spensieratezza e tranquillità.La solitudine è oggetto dei nostri sfoghi, delle nostre delusioni, ma soprattutto delle nostre colpe.Dimenticare, già, l’essere soli aiuta a cancellare, a lasciarsi alle spalle tutti i ricordi che deteriorano giorno dopo giorno la vita, che eliminano i pensieri più belli dando spazio ai rimpianti.No, tutto ciò non fa parte delle nostre leggi, delle nostre regole, ma di quel lato nascosto, losco che in noi c’è; e, anche se non lo conosciamo, anche se non lo vorremmo mai affrontare c’è, ed è evidente che lo si può incontrare. Ciò aiuta a riflettere su interminabili incognite che ci tormentano da anni, per le quali non troveremo mai una risposta; ma l’importante è crederci, credere in quella forza interiore che si contrappone a quella losca, tentando di batterla, vincendola.Solo allora, la nostra felicità illuminerebbe vasti oceani, portandoci lo sguardo verso il cielo terso, intento ad ammirare le nuvole, anche se i nostri occhi sono consapevoli, che quelle nubi porteranno pioggia. Quell’acquazzone che invade il viso, purificandolo ed eliminando tutto ciò che lo turba, che lo offusca, che lo maschera.E, mentre siamo assorti nei pensieri più remoti, un raggio di luce riporta in quel cielo plumbeo la solarità e la limpidezza che solo un sorriso sincero, una stretta di mano rassicurante o una parola che racchiude con sé tutte le paure può dare. L’isolarsi dal mondo, dà sicurezza, tanta quanta ne abbiamo bisogno per immergerci nella nostra orbita ideale, fuori dalla quale non c’è niente; se non, lo spazio, dove non è difficile perdersi e non è facile ritrovarsi.È normale cercare il desiderio di tranquillità, quell’alchimia con la nostra personalità, raggiungere l’irraggiungibile senza porci dei limiti, ma non dobbiamo mai dimenticare che un giorno questi ci verranno dati sotto forma d’obbligo.A questo punto, nient’altro che la solitudine ci sosterrà nel riconoscere dov’è l’errore, dove si nasconde il significato, il “perché” di tutto.Solo allora la potremo chiamare la nostra “amica” solitudine, colei che funge da tramite tra le nostre idee e il nostro cuore …
anonimo



La solitudine è la patria delle anime grandi(Anonimo)
Ecco, riflettevo sulle solitudini e su quanto in questo nostro tempo appaiono inadeguate, inaccettabili e incomprensibili da condividere, di fronte a un modello sociale di estrema efficienza che ci vorrebbe sempre partecipi, allegri, positivi.
Oggi essere dei solitari genera spesso sentimenti ambigui negli altri, di incomprensione e non accettazione, ma un sistema che non lascia spazio sul piano emotivo e psicologico è un sistema malato, da cui bisogna dissentire e che bisogna avere il coraggio di combattere, se necessario.
Se la solitudine è uno stato d’animo che nasce talvolta dal sentirsi interiormente isolati o emarginati, è anche vero che la solitudine rappresenta la condizionre necessaria e indispensabile per affrontare il proprio viaggio interiore, come fonte di esperienza costruttiva e creatività.
Dissociarsi, dissentire per proteggere se stessi  e la propria interiorità , ecco che cosa mi sento di dire ai giovani e ai meno giovani che  nella vita prima o poi inciampano nel qualunquismo, nei preconcetti e nel giudizio frettoloso di questa “società globale”.

Il primo grande disagio l’uomo lo prova al momento della nascita, quando passa dall’acqua all’aria. Il secondo quando si rende conto che il suo destino è morire. Alcuni, poi, ne vivono un terzo: il disagio dell’isolamento (Fabrizio De Andrè)


  • Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.Al di la’ di ogni salutare disciplina, sii delicato con te stesso(Paul Eluard)


 [...]Se non ci fossi io, con chi comunicare?[...]



Solitudine, John Keats



4tu - di spalle alla solitudine ... incontro alla vita (monologo)





Le riflessioni di Lorenzo mi hanno fatto venire in mente questo toccante video visto qualche mese fa...qualcuno di voi potrebbe tradurlo per noi?








Oggi la gente è affamata d'amore, e l'amore è la sola risposta alla solitudine e alla grande povertà. In alcuni paesi non c'è fame di pane, la gente soffre invece di terribile solitudine,  terribile disperazione, terribile odio, perché si sente indesiderata, derelitta e senza speranza.. ha dimenticato come si fa a sorridere.. ha dimenticato la bellezza del tocco umano.. ha dimenticato cos'è l'amore degli uomini. Ha bisogno di qualcuno che la capisca e la rispetti...
Madre Teresa di Calcutta




Fabrizio De André, Elogio della solitudine


Passiamo all'arte

Lorenzo ha scovato questo pittore russo: Alex Kanevsky e le sue opere che mettono in risalto la solitudine umana



Quando ho visto questo dipinto ho pensato a un personaggio di Bulgakov. Lessi per la prima volta un suo libro quando avevo la vostra età-cuore di cane- Vi consiglio anche di guardare Chagall come pittore, spesso i suoi personaggi sono malinconici e isolati nel blu, volano tra le nuvole...lui è un surrealista e fa volare pure le mucche. Ancora tanta solitudine nel periodo blu di Picasso, prima del cubismo, quando dipinge mendicanti lungo la spiaggia, giocolieri, arlecchini tristi ritratti in solitudine e un vecchio chitarrista cieco.
Prof Alessia Zolfo 








Michela ci propone i suoi commenti sulle opere di De Chirico


Questo è il dipinto di De Chirico che preferisco: Ettore e Andromaca
A mio parere rappresenta molto la solitudine interiore: l'artista sa che il mondo è pieno di persone vive, ma il suo mondo non lo è. Probabilmente significa anche che De Chirico crede nell'amore, ma ne rimane estraneo come i soggetti che dipinge. I soggetti sono di forma umana, ma appaiono come dei manichini statici, formati da molte parti divise.


























Il titolo tradotto è "La mattina angosciante", titolo che viene compreso appena si notano i colori scuri, il nero soprattutto. Fanno pensare ad un buco nero, ad un vuoto assoluto. La sensazione viene molto incrementata dal colore nell'interno degli archi e dalle ombreggiature. L'appena trascorso tramonto indica, secondo me, il propagarsi di un'oscurità portata dalla tristezza.




Questo dipinto incrementa la mia convinzione che De Chirico sappia che il mondo è pieno di persone, ma lui si sente solo, in disparte.