descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

5 dicembre 2013

IIIA: Fra Cristoforo e il pane del perdono

Per essere domani
descrizione luoghi
IIIA
Arcinazzo Romano
a.s.2013 - 14



Incontriamo uno dei personaggi più importanti de I Promessi Sposi; un uomo dall'animo profondo, dal passato intenso, che, dopo un tragico evento, decide di cambiare completamente la sua vita. Fra Cristoforo rappresenta l'altro volto della chiesa, il religioso che vive per aiutare il prossimo, in questo caso Renzo e Lucia, l'opposto di Don Abbondio, personaggio che ci ha fatto divertire, ma che è stato quasi il complice involontario del cattivo di turno. Manzoni introduce questo personaggio in modo nuovamente interessante, prima ancora di presentarcelo direttamente, di farlo parlare inserisce una descrizione dei luoghi che lui attraversa per recarsi nella casa di Lucia. Con pochi tratti riusciamo a vedere ciò che lui vede, come in una breve ripresa cinematografica che si chiama soggettiva cioè  "tecnica di ripresa cinematografica che consente allo spettatore di calarsi nei panni di un personaggio, permettendogli di vedere le cose con i propri occhi: appunto, in soggettiva".
L'atmosfera è triste, si respira un profondo senso di angoscia, povertà e impotenza. 



Il sole non era ancor tutto apparso sull'orizzonte, quando il padre Cristoforo uscì dal suo convento di Pescarenico, per salire alla casetta dov'era aspettato. E' Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell'Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare. Il convento era situato (e la fabbrica ne sussiste tuttavia) al di fuori, e in faccia all'entrata della terra, con di mezzo la strada che da Lecco conduce a Bergamo. Il cielo era tutto sereno : di mano in mano che il sole s'alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce, dalle sommità de' monti opposti, scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendìi, e nella valle. Un venticello d'autunno, staccando da' rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere, qualche passo distante dall'albero. A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancor tesi, brillavan le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta ne' campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza. La scena era lieta; ma ogni figura d'uomo che vi apparisse, rattristava lo sguardo e il pensiero. Ogni tanto, s'incontravano mendichi laceri e macilenti, o invecchiati nel mestiere, o spinti allora dalla necessità a tender la mano. Passavano zitti accanto al padre Cristoforo, lo guardavano pietosamente, e, benché non avesser nulla a sperar da lui, giacché un cappuccino non toccava mai moneta, gli facevano un inchino di ringraziamento, per l'elemosina che avevan ricevuta, o che andavano a cercare al convento. Lo spettacolo de' lavoratori sparsi ne' campi, aveva qualcosa d'ancor più doloroso. Alcuni andavan gettando le lor semente, rade, con risparmio, e a malincuore, come chi arrischia cosa che troppo gli preme; altri spingevan la vanga come a stento, e rovesciavano svogliatamente la zolla. La fanciulla scarna, tenendo per la corda al pascolo la vaccherella magra stecchita, guardava innanzi, e si chinava in fretta, a rubarle, per cibo della famiglia, qualche erba, di cui la fame aveva insegnato che anche gli uomini potevan vivere. Questi spettacoli accrescevano, a ogni passo, la mestizia del frate, il quale camminava già col tristo presentimento in cuore, d'andar a sentire qualche sciagura.
«Ma perché si prendeva tanto pensiero di Lucia? E perché, al primo avviso, s'era mosso con tanta sollecitudine, come a una chiamata del padre provinciale? E chi era questo padre Cristoforo?» Bisogna soddisfare a tutte queste domande.




Abbiamo letto insieme il passo proposto e i ragazzi hanno ricercato gli elementi della descrizione, colpiti dall'assenza di dati sonori, l'intera scena è sovrastata da questo eloquente silenzio, che ci sembra quasi di sentire i passi del frate sulla via.
Attività:
1. ricalco: scrivere una descrizione simile, ma su ricalco; quindi stabilire quale emozione la descrizione vuole suscitare e poi partire con l'operazione di trasformazione del testo letto basandosi su tutti gli elementi trovati nel testo e le osservazioni fatte in classe;
2. leggere l'intero capitolo;
3. ricerca: dovrete trovare articoli, interviste, immagini, video, canzoni ...ogni tipo di materiale che ci servirà poi per una serie di lezioni che riguardi
- gli status symbol della nostra società, soprattutto dei giovani di oggi
- chi sono i modelli, i mieti dei giovani di oggi
- quali sono i valori in cui credono i giovani di oggi

ps ricordo che avete due settimane per svolgere il lavoro 

dal minuto 51 circa c'è la nostra storia




scusate ma quello più moderno non riesco a trovarlo ma lo vedremo insieme che ho il dvd ;-)



Il sole stava per tramontare quando Marco uscì dalla scuola di Arcinazzo Romano per andare nella sua casa dove era aspettato dalla sua amata mammina.
Arcinazzo Romano era un paesello sul versante orientale del monte Affilano, ovvero quel monte che fa parte dell’Appennino laziale. In questo paese c’erano poche case abitate da giovani lavoratori e pensionati ed erano addobbate da giacche e camicie lavate, stese ad asciugarsi. La sua casetta era situata al centro storico e dinanzi aveva la chiesa principale.
Il cielo era rossastro sull’arancione: man mano che il sole scendeva dietro il colle opposto, si vedeva quella luce colorata che pian piano svaniva. Essa era accompagnata da quel venticello gelido invernale che ghiacciava i rami spogli degli alberi e li impietriva,  alcuni facendoli spezzare. Su e giù per le strade brillava il ghiaccio come fossero brillantini. La scena era felice e questa felicità era accompagnata dalla gioia di quei bambini che appena incontravano Marco lo guardavano e gli facevano un caloroso sorriso. A volte Marco gli dava delle caramelle e loro per ringraziarlo gli davano un bacetto. Ancor più felice era questo spettacolo quando si vedevano quei vecchietti passeggiare con le loro mogli con il fresco. Alcuni andavano piano, mano per mano, per gustarsi il panorama giallo-rosso; altri invece andavano veloce come se avessero la forza di un ventenne. C’era anche chi portava i cani a passeggio, possenti, e gli faceva mangiare l’insalata perché anche essi dovevano abituarsi al cibo del loro padrone.
Tutte queste gioie riempivano d’amore il cuore di Marco che camminava con il sorriso stampato sul volto.
                                                                                                                                     Elisa


Il sole era già alto nel cielo,quando l'investigatore Sherloc Holmes uscì dall'hotel San Cristoforo per andare in un bar dove aveva dei sospetti. Era molto lontano dal grattacielo SPA, il più grande della città, poche case abitate da persone molto ricche e addobbato con molte stelle ma nessuno ne sa il motivo. Il cielo era diventato nero, man mano che lui camminava faceva sempre più freddo e buio e cominciava ad alzarsi un gelido vento d'inverno che travolgeva tutto. La scena faceva paura: appena entrato c'era una musica che riscaldava il cuore, mentre sistemato dietro il bancone c'era un simpatico cassiere, sorridente come se nulla di tutto quello che succedeva al di fuori  lo riguardasse, ma Holmes era troppo astuto e con calma e silenzio chiese...una tazza di caffè .

Così se ne tornò verso l'hotel, senza aver pagato.
Nicolò


Era ormai l' alba quando Luigia andò ad aprire il suo bar. Questi era situato ad Arcinazzo Romano, un piccolo paese in provincia di Roma, in fondo solamente un gruppo di case molto vecchie in cui però abitava molta gente.

Il bar era situato subito fuori il paese. Il cielo era sereno e pian piano che passavano le ore i clienti si accumulavano nel bar; un venticello faceva sbattere i rami di un albero sui vetri del locale. Si vedevano da tutte le parti i clienti che ridevano, mangiavano allegramente e scherzavano. La scena era lieta. Ogni volta però passavan davanti al bancone delle persone ubriache che facevan andar via i clienti e che quindi rattristavano il tutto. Giravano urlando per il bar con le bottiglie di birra e di vino in mano ed ogni tanto erano così ubriachi da arrivare persino a cantare degli stornelli stonando. Lo spettacolo dei clienti sparsi nel bar aveva qualcosa di ancor più triste. Alcuni avevan delle facce tristi altri invece delle facce disgustate poichè un ubriaco aveva vomitato proprio davanti ai loro occhi. La proprietaria scarna, tenendo in mano un secchio d' acqua e la scopa stava raccogliendo quella sbobba disgustosa da per terra; c' erano pezzi di pane, di carne e di frutta. Costei non poteva far altro che pensare: ma questi quando se ne andranno? Quando? Stanno facendo andar via tutti i clienti!
Emanuele

Il sole non era ancora tramontato, quando Padre Cristoforo uscì dal cinema di Los Angeles, per andare in polizia a pagare una multa. Los Angeles, una città della California e non sulla luna. Una marea di grattacieli abitati per lo più da uomini d'affari. Il cinema si trovava al centro di Los Angeles. Il cielo era azzurro, di grattacielo in grattacielo i raggi del sole si intravedevano sul riflesso delle finestre. Un vento di smog faceva volare i giornali delle stazioni portandoli in giro per la città. A nord e a sud, nei grattacieli sulle finestre ancora sporche, brillavano i raggi del sole; e l’asfalto emanava un odore strano, quasi una puzza. La scena era rumorosa, ma ogni taxi che passava sulla strada inquinava ancora di più l’atmosfera. Ogni tanto si incontravano barboni che elemosinavano agli uomini d’affari, che talvolta sganciavano qualche centesimo. Passavano tutti vicino al Padre dicendo “Sia lodato Gesù Cristo” e gli facevano un inchino. La scena tra questi era rattristante. La barbona scalza, tenendosi le coperte per coprirsi, essendo nuda, guardava gli uomini d’affari e Padre Cristoforo per guadagnare un po’ di soldi e qualche sigaretta per poter fumare. Queste scene si ripetevano ogni giorno e quando li vedevi o ti si rattristava il cuore o andavi incontro a qualche sciagura.
Riccardo

Il sole stava già sull'orizzonte, quando Fernando uscì dalla sua farmacia di Ponza, per salire su al comune dove era aspettato. È Ponza un paese ad Est degli Appennini, o vogliam dire delle montagne: un gruppetto di case, abitate la più parte da guerrieri. Il comune era situato nella piazza principale con di mezzo la strada principale di Ponza. Il cielo era rosso fuoco: di mano in mano che Il sole scendeva il rossore diventava nero. Un venticello d'estate muovendo le foglie colorate degli alberi. A destra e a sinistra delle case brillavano le foglie verdi; e le strade rocciose e pulite facevano brillare il marmo del comune. Ogni tanto si incontravano lavoratori. Passavano davanti a Fernando.  Passavano zitti e lo guardavano come un re guarda un suo schiavo. Lo spettacolo delle loro tute sporche aveva qualcosa d'ancora più doloroso. Alcuni andavano bevendo birre a più non posso; l'altri vomitavano. lo spazzino tenendo la scopa ben stretta tra le mani guardava il vomito e si chinava per annusare. le tute erano sempre più sporche a ogni passo. Ma perchè andava al comune? E che voleva questo sindaco?
Giorgio



Il sole era già apparso alto sul cielo, quando il padre Cristoforo uscì dal suo bar di Milano, per andare in palestra a fare allenamento. È Milano una città dell'entroterra lombardo, un gruppetto di palazzi abitati soprattutto da persone ricche.
La palestra era situata in periferia. In cielo c’erano pochissime nuvole che a poco a poco si spostavano a est, si vedeva il bianco lucido di quelle nuvole, facevano uno strano giro e si sedevano sopra i monumenti della città.
Il venticello fresco di maggio faceva muovere i bei fiori che stavano crescendo sopra i grandi alberi accanto ai marciapiedi. In tutti gli angoli delle strade c’erano negozi tutti già aperti, i marciapiedi brillavano sotto i raggi del sole; la strada tutta piena di buche sembrava morta, così noiosa e monotona.
La scena era strana: ma ogni uomo, donna o bambino che passava rendeva il tutto più elegante. Ogni tanto si incontravano grandi e importanti manager per prendere un cocktail e parlare di affari e di lavoro (come di solito sapevano fare). Passavano orgogliosi accanto a Padre Cristoforo, lo guardavano divertiti e soddisfatti mentre ridevano sotto i baffi e visto che lui li guardava con aria forte di sfida come per dire "ma guarda tu sto sfigato" e riabbassavano il capo guardando la monotona strada, o magari andavano anche loro in palestra per stare in forma.
Lo spettacolo dei bambini che andavano a scuola rendeva ancora più stupida l’intera scena. Alcuni andavano comperando quelle piccole merendine con quei pochi spiccioli; altri stavano seduti sugli scalini tutti rovinati, con gli Mp3 alle orecchie.
La ragazza dark, tendendo in mano uno strano oggetto, guardava in alto e poi si guardava intorno, quasi a cercare lo sguardo disperato di qualcuno, con gli occhi verdi e lucidi, le labbra rosse e secche e il trucco nero, così tanto che gli occhi sembravano scomparire.
Queste scene accrescevano il divertimento e allo stesso tempo l’angoscia e la tristezza del frate, il quale camminava già col forte e angoscioso presentimento in cuore, di andare qualche volta in palestra.
Camilla



Il sole non era ancora tramontato bene su tutta la Sicilia quando il padre Cristoforo uscì dal giro dei mafiosi per andare a vedere l’Etna che eruttava. 
E’la Sicilia con case nuove e ristrutturate piene di abitanti situate per ogni stradetta del borgo con la biancheria stesa su di un filo da una finestra all’altra.
Il cielo era tutto rossastro perché pian pianino il sole andava tramontando sopra l’Etna e si vedevano i colori fluorescenti tra il rosso del tramonto e rosso, giallo, arancione e il nero dei lapilli mescolarsi.
Una calda aria afosa faceva seccare tutte le piante prive di acqua che venivano tagliate e inghiottite dal vulcano.
A Nord e Sud nelle grandi distese di campagna sui rami ancora belli robusti canticchiavano i colorati usignoli e la terra arida era colorata di un marroncino chiaro piena di canne di bambù per tenere diritti i pomodori ciliegini. La scena era graziosa ma ogni usignolo che si trovava sui rami la faceva sembrare ancor più dolce.
Ogni giorno lì si incontravano Padre Cristoforo e i suoi amici mafiosi con tutti passamontagna neri per scambiarsi qualche caramella con dentro un po’ di cocaina, facevano il solito saluto dei Siciliani e se ne riandavano alla base.
La grande semina della cocaina è andata a meraviglia: chi spalava e chi seminava quella polvere biancastra.
Ruggero così si chiamava il primo mafioso era a cavallo di un cavallo alto, con zampe robuste color bianco e nero.
Aveva il presentimento che i suoi amici non gli regalassero più caramelle! 
Giulia


La luna era quasi apparsa alta sul cielo,quando Padre Cristoforo uscì dalla discoteca di Roma per andare nel suo appartamento per festeggiare il suo compleanno con gli amici.
È Roma una grande città, che si trova sul Tevere, un lungo fiume.
Ci sono molti palazzi tutti attaccati, abitati da grandi imprenditori.
La discoteca si trovava su per giù al centro della città. Il cielo era pieno di stelle e man mano che la luna s’alzava alta in cielo, la notte scendeva e sulle autostrade si faceva ancor più buio.
Tirava un caldo vento d’estate che faceva volare tutte le carte di merendine che stavano sui marciapiedi.
Sia a destra sia a sinistra, tra le strade e tra piccoli e pochi vicoli brillavano le luci dei fari delle macchine; e si sentiva l’insopportabile puzza di benzina, di gas e di fumo.
L’aria era movimentata ed ogni persona che appariva sotto la forte luce dei lampioni, faceva pensare a Padre Cristoforo che gioventù bruciata è quella di oggi.
Ogni tanto Padre Cristoforo incontra gruppi di ragazzi tutti o con vino o con birra in mano, ubriachi, che urlavano e ballavano in modo strano; passavano vicino a Padre Cristoforo sbadatamente dandogli spintoni, lo guardavano e ridevano, ma visto che lui non li considerava, loro con arroganza lo continuavano ad insultare.
Più in là c’erano altri ragazzi che fumavano e litigavano prendendosi anche a pugni, altri ragazzi cercavano di fermarli, mentre altri se ne fregavano e continuavano a fare le loro cose.
Più giù due - tre prostitute mezze spogliate, che parlavano e nel frattempo contavano i soldi, guardarono Padre Cristoforo che fece un piccolo cenno con la testa e continuavano a fermare qualche macchina.
Questi brutti spettacoli che c’erano ogni giorno,avevano impressionato molto Padre Cristoforo che cercava di non pensarci, fino a che arrivò in discoteca dove tutti lo aspettavano, con un bel sorriso.                                                                              

Elena









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