descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

24 settembre 2013

IIIA: Commento a un testo poetico - Ugo Foscolo

IIIA Arcinazzo Romano
a.s. 2013-2014




Commentare un testo poetico non è semplice, anzi, direi che non è semplice neanche leggerlo. Finora abbiamo fatto la parafrasi e abbiamo commentato liberamente, che come soluzione non è proprio sbagliata, cioè leggere e poi dire e scrivere tutto ciò che ci viene in mente, potremmo continuare a farlo, ma solo come prima fase; il nostro studio sarà ora più approfondito e complesso, commenteremo oralmente e anche per iscritto. Iniziamo con una poesia, anzi un sonetto (perché sapete perfettamente cos'è un sonetto) di un poeta appena conosciuto: Ugo Foscolo.
Di seguito la lezione di domani, ma vostra sarà l'analisi.



Alla sera

Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.



Innanzitutto dobbiamo ben aver presente l'autore del testo e quei fatti importanti della sua vita che ci aiuteranno a comprendere meglio la sua arte. Dobbiamo quindi conoscere il periodo nel quale egli scrive e qual è la sua poetica, cioè il suo modo di scrivere.
............................................................................................................
Completo ed elegante sarebbe inserire dati sulla composizione del testo, per esempio anno nel quale è stato scritto, o se questo fa parte di una raccolta più grande di poesie.
............................................................................................................ Il titolo è sempre un elemento significativo del testo, quindi si parte con le riflessioni sul titolo. Mi raccomando di non dimenticare questo titolo come il testo e il suo significato, perché presto il nostro "viaggio nella sera" diventerà più interessante.

L'analisi di un testo poetico inizia sempre con un'attenta e ripetuta lettura. Anche se non capite cosa state leggendo, se capite in parte non è importante, cercate sempre di rispettare la punteggiatura e leggere lentamente. 
Ho voluto inserire questo video perché mi sembra molto bello e ben coerente con il testo, come vedete, tutto, dalle immagini alla musica, "parla" della sera.






Analisi della struttura e del linguaggio
Passiamo ora alla parte tecnica dell'analisi, andando ad individuare diversi elementi del testo:

- analisi del metro (noi sappiamo per esempio che il testo in questione è un sonetto), quale tipo di verso è usato? (il sonetto è formato da endecasillabi), e infine andiamo a ricercare le rime con lo schema metrico;

- il linguaggio usato è semplice o complesso? questo lo possiamo vedere da due elementi: se ci son parole che useremmo noi nella vita di tutti i giorni o no e se le frasi sono brevi oppure legate insieme da tante congiunzioni o pronomi relativi;

- infine andiamo a ricercare le figure retoriche, per ognuna delle quali scriveremo l'esempio e il corrispondente verso.


Analisi dei contenuti

Leggiamo per l'ennesima volta la poesia e svolgiamo questa serie di attività:

- la parafrasi, quindi la riscrittura del testo (come abbiamo già fatto l'anno scorso);
............................................................................................................

- dobbiamo individuare chiaramente di cosa parla, quindi cerchiamo quelle parole che secondo noi sono le più significative (parole - chiave) e che ci potranno indicare i vari temi che il poeta ha esposto; di quali argomenti avrà parlato? cosa ha scritto?
Il poeta ha descritto....ha raccontato.....ha riflettuto...ha espresso i suoi sentimenti....
- dividiamo poi il testo (quello originale) e di specificare dove il poeta dice cosa;
............................................................................................................

- infine cerchiamo di comprendere il messaggio che il poeta ci ha voluto dare: perché ha scritto questa poesia?
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Giudizio personale
Questa è la parte che più vi piacerà ... forse, ma secondo me la più complessa. A questo punto la parola passa a voi; dovrete esporre le vostre riflessioni concentrandovi su alcuni argomenti in particolare:

1. sensazioni provate durante la lettura
2. grado di interesse provato verso la lettura 
3. l’opera è attuale od inattuale? 
4. ritieni importanti i valori contenuti nel testo? 
5. credi che questa lettura ti sia stata d’aiuto? in che modo?
6.  condividi i valori trasmessi dall’ autore del testo?


Ora vi aiuto un po' a riflettere, che ne pensate?







e ... è ora di rendere attuale Foscolo, anche se questo sarà solo l'inizio della nostra sera ... 




Staccate la corrente 
un po' di pace qui 
fermiamoci un istante 
voglio stringerti così 
è bello ritrovarsi 
abbandonarsi e già 
costretti in questa fabbrica alienante 
chiamata città 
non sentono ragioni 
i sentimenti no, 
almeno per un po'... mi apparterrai. 
Ti apparterrò. 
Inutili rumori 
non è felicità 
vorrebbero convincerci 
che il paradiso è qua 
è un mondo virtuale 
padrone chiunque sei 
smetti di spiarci, di sfruttarci 
esistiamo anche noi 
infondo a questa vita 
talmente breve che 
non è un delitto se... 
se la offro a te. 
Di travagliati giorni 
fantastiche tournée 
io contro il mondo 
e tu a fianco a me... quel coraggio dov'è. 
Si sta facendo notte 
è il nostro cantiere che riparte 
più efficiente che mai 
guai se così non fosse 
siamo ancora pieni di risorse, aspetta e vedrai... 
La voglia di cantare 
è figlia dei miei guai 
salvare quel sogno 
è tutto ciò che vorrei... mi aiuterai... 
Si sta facendo notte 
c'è gente che non dorme ma riflette 
sul tempo che va... 
Non è un problema l'età 
aprite quelle porte 
e fate entrare amore in ogni cuore 
finché ce ne sta. 
Non fosse stata musica 
a guarire i silenzi miei 
non starei qui a difenderla 
non ti chiederei 
di credere in lei... lo sai... 
Si sta facendo notte 
se questa nostra stella non decolla 
avrò sbagliato e anche tu 
che ti aspettavi di più 
son giochi disonesti 
per tanti irresistibili idealisti 
assoluzione non c'è. 
Diamoci dentro affinché... 
non si faccia notte! 
Alziamoci fin lassù 
mattone su mattone 
seguiamo questa pallida illusione 
qualcosa succederà 
Si sta facendo notte!



23 settembre 2013

IIIA: Il Risorgimento

IIIA Arcinazzo Romano
a.s. 2013-2014




Entriamo nell'anima del Risorgimento italiano prima che nei fatti, andiamo quindi a scoprire lo spirito, i sentimenti, la forza di migliaia di giovani patrioti che, sfidando la morte, spinti solo dai loro ideali, lottarono per l'Unità d'Italia.

Riassumo qui i post dedicati allo studio del Risorgimento italiano, per poi ampliare il nostro percorso con altri documenti.


Riporto i testi che abbiamo analizzato in classe e che dovete stampare





Giuramento della Giovine Italia

 Nel nome di Dio e dell'Italia. Nel nome di tutti i martiri della santa causa italiana, caduti sotto i colpi della tirannide, straniera e domestica.
 Pei doveri che mi legano alla terra ove Dio m'ha posto e ai fratelli che Dio m'ha dati per l'amore, innato in ogni uomo, ai luoghi ove nacque mia madre e dove vivranno i miei figli ‑per l'odio innato in ogni uomo, al male, all'ingiustizia, all'usurpazione, all'arbitrio ‑ pel rossore ch'io sento in faccia ai cittadini dell'altre nazioni ' del non aver nome né diritti di cittadino, né bandiera di nazione, né patria ‑ pel fremito dell'anima mia creata alla libertà, impotente ad esercitarla, creata all'attività nel bene e impotente a farlo nel silenzio e nell’isolamento della servitù ‑ per la memoria dell'antica potenza ‑ per la coscienza della presente abbiezione ‑per le lagrime delle madri italiane ‑ pei figli morti sul palco, nelle prigioni, in esilio ‑ per la miseria dei milioni.
Io N.N.
 Credente nella missione commessa da Dio all'Italia, e nel dovere che ogni uomo nato Italiano ha di contribuire al suo adempimento,
 Convinto che dove Dio ha voluto che fosse nazione, esistono le forze necessarie a crearla ‑ che il Popolo è depositario di quelle forze; ‑ che nel dirigerle pel Popolo e col Popolo sta il segreto della vittoria;
 Convinto che la Virtù sta nell'azione e nel sacrificio ‑ che la potenza sta nell'unione e nella coscienza della volontà;
 Do il mio nome alla Giovine Italia, associazione d'uomini credenti nella stessa fede, e giuro:
 Di consacrarmi tutto e per sempre a costituire con essi 
l'Italia in Nazione, Una, Indipendente, Libera, Repubblicana;
 Di promuovere con tutti i mezzi, di parola, di scritto, d'azione, l'educazione de' miei fratelli all'intento della Giovine Italia, all'associazione che solo può rendere la conquista durevole;
 Di non appartenere da questo giorno in poi ad altre associazioni;
 Di uniformarmi alle istruzioni che mi verranno trasmesse, nello spirito della Giovine Italia, da chi rappresenta con me l'unione de' miei fratelli, e di conservarne, anche a prezzo della vita, inviolati ì segreti;
 Di soccorrere coll'opera e col consiglio a' miei fratelli nell'associazione.
       ORA E SEMPRE.
 Così giuro, invocando sulla mia testa l'ira di Dio, l'abbominio degli uomini e l'infamia dello spergiuro, s'io tradissi in tutto o in parte il mio giuramento.


Va pensiero, coro dall'opera Nabucco di Giuseppe Verdi
Va, pensiero, sull'ali dorate;
Va, ti posa sui clivi, sui colli,
Ove olezzano tepide e molli
L'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
Di Sïonne le torri atterrate...
Oh mia patria sì bella e perduta!
Oh membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto riaccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati
Traggi un suono di crudo lamento,
O t'ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù!


Dal diario di un giovane carbonaro
Lettera a casa di un giovane ufficiale

Il canto degli italiani: L'inno di Mameli





lavori in corso 

IA: Benvenuti

IA Affile
a.s.2013 - 14


Finalmente in prima media! Un passo importante, l'inizio di un nuovo cammino. Lo percorreremo insieme, ma voglio trascorrere queste prime lezioni con voi a conoscerci meglio.
Conoscersi è molto importante, conoscere se stessi, come conoscere bene i propri compagni, conoscere i professori e cosa possono fare per noi.
Iniziamo quindi il nostro viaggio nella scuola dei "più grandi" con queste divertenti attività.

Di seguito illustrerò una serie di attività per l'accoglienza, ma non vi mostrerò i testi realizzati dai ragazzi per motivi vari.

Abbiamo letto e commentato insieme questo racconto:


L'incontro di Bruno Ferrero, (in C'è qualcuno lassù)
«Ebbi lo scompartimento del treno tutto per me. Poi salì una ragazza», raccontava un giovane india­no cieco. «L'uomo e la donna venuti ad accompagnar­la dovevano essere i suoi genitori. Le fecero molte raccomandazioni. Dato che ero già cieco allora, non potevo sapere che aspetto avesse la ragazza, ma mi piaceva il suono della sua voce». 
«Va a Dehra Dun?», chiesi mentre il treno usciva dalla stazione. Mi chiedevo se sarei riuscito a impe­dirle di scoprire che non ci vedevo. Pensai: se resto seduto al mio posto, non dovrebbe essere troppo dif­ficile.
 
«Vado a Saharanpur», disse la ragazza. «Là vie­ne a prendermi mia zia. E lei dove va?».
 
«A Dehra Dun, e poi a Mussoorie», risposi.
 
«Oh, beato lei! Vorrei tanto andare a Mussoorie. Adoro la montagna. Specialmente in ottobre».
 
«Sì è la stagione migliore», dissi, attingendo ai miei ricordi di quando potevo vedere. «Le colline sono cosparse di dalie selvatiche, il sole è delizioso, e di sera si può star seduti davanti al fuoco a sorseggiare un brandy. La maggior parte dei villeggianti se n'è andata, e le strade sono silenziose e quasi deserte».
 
Lei taceva, e mi chiesi se le mie parole l'avesse­ro colpita, o se mi considerasse solo un sentimenta­loide. Poi feci un errore. «Com'è fuori?» chiesi.
 
Lei però non sembrò trovare nulla di strano nella domanda. Si era già accorta che non ci vedevo? Ma le parole che disse subito dopo mi tolsero ogni dubbio. «Perché non guarda dal finestrino?», mi chiese con la massima naturalezza.
 
Scivolai lungo il sedile e cercai col tatto il fine­strino. Era aperto, e io mi voltai da quella parte fin­gendo di studiare il panorama. Con gli occhi della fantasia, vedevo i pali telegrafici scorrere via velo­ci. «Ha notato», mi azzardai a dire «che sembra che gli alberi si muovano mentre noi stiamo fermi?».
 
«Succede sempre così», fece lei.
 
Mi girai verso la ragazza, e per un po' rimanem­mo seduti in silenzio. «Lei ha un viso interessante» dissi poi. Lei rise piacevolmente, una risata chiara e squillante. «E' bello sentirselo dire», fece. «Sono tal­mente stufa di quelli che mi dicono che ho un bel visino!».
 
«Dunque, ce l'hai davvero una bella faccia», pen­sai, e a voce alta proseguii:
 
«Beh, un viso interessante può anche essere mol­to bello».
 
«Lei è molto galante», disse. «Ma perché è così serio?».
 
«Fra poco lei sarà arrivata», dissi in tono piutto­sto brusco.
 
«Grazie al cielo. Non sopporto i viaggi lunghi in treno».
 
Io invece sarei stato disposto a rimaner seduto all'infinito, solo per sentirla parlare. La sua voce ave­va il trillo argentino di un torrente di montagna. Appena scesa dal treno, avrebbe dimenticato il nostro breve incontro; ma io avrei conservato il suo ricor­do per il resto del viaggio e anche dopo.
 
Il treno entrò in stazione. Una voce chiamò la ra­gazza che se ne andò, lasciando dietro di sé solo il suo profumo.
 
Un uomo entrò nello scompartimento, farfuglian­do qualcosa. Il treno ripartì. Trovai a tentoni il fine­strino e mi ci sedetti davanti, fissando la luce del gior­no che per me era tenebra. Ancora una volta potevo rifare il mio giochetto con un nuovo compagno di viaggio.
 
«Mi spiace di non essere un compagno attraente come quella che è appena uscita», mi disse lui, cer­cando di attaccar discorso.
«Era una ragazza interessante», dissi io. «Potreb­be dirmi... aveva i capelli lunghi o corti?».
 
«Non ricordo», rispose in tono perlesso. «Sono i suoi occhi che mi sono rimasti impressi, non i capel­li. Aveva gli occhi così belli! Peccato che non le ser­vissero affatto... era completamente cieca. Non se n'era accorto?».
 


1. descrivetevi con una sola parola o frase - inizio io:
"Oggi quando mi sono svegliata pioveva, io non sopporto dover uscire quando fuori piove, ma ho dovuto farlo per venire a scuola da voi."

2. descrivetevi utilizzando nomi e aggettivi, partendo dalle iniziali del tuo nome

3. ed ecco altri acrostici
   
Acrostico con aggettivi

Emotivo
Dondolante
Orgoglioso
Amichevole
Rumoroso
Disordinato
Ostinato
Acrostico per costruire una frase

Ero
Lì
In
Spiaggia
Assorta nei miei pensieri
Acrostico poetico

Gironzolando
Io me ne vado a spasso in bicicletta
Urrah! C’è la discesa.
L’aria fresca mi viene sulla faccia.
Io sono
Allegra, quando c’è la discesa.


leggiamo insieme il testo di R. Piumini


Nel silenzio, signori e signore

Nel silenzio, signori e signore,
ci sono molti suoni,
molto rumore.
C'è il ssss del vento,
c'è l'iiii del violino,
c'è illlli del rubinetto,
c'è l'eeee della sega,
c'è il nnnnn della nave,
il zzzzz della zanzara,
l'iiiii dei fischi
e l'ooo dello stupore.
Nel silenzio, come vedete,
c'è molto suono, signori e signore,
c'è molto rumore.


partendo da un esempio si prosegue per la prossima "creazione poetica"

In Edoardo signori e signore

In Edoardo, signori e signore
ci sono molti suoni
molto rumore.
C’è EEE di sirena
c’è DDD DI DONDOLIO
C’è OOO di canzone
c’è AAA di spavento
c’è RRR di rombo
DDD di dado
OOO di tragedia.
IN EDOARDO,
come vedete,
c’è molto suono, signori e signore,

molto rumore.

Ora che più o meno sappiamo come siamo e abbiamo fatto conoscenza, direi che possiamo fare un passo avanti. Leggiamo e riflettiamo insieme su questi testi.



Einstein diceva: " Ognuno è un genio, ma se si chiede ad un pesce di salire su un albero si sentirà sempre uno stupido.








La favola del re Trentatré di Claudio Imprudente
C’era una volta un re che si chiamava Trentatré.
Un giorno Trentatré pensò che un re deve essere giusto con tutti.
Chiamò Sberleffo, il buffone di corte: “Io voglio essere un re giusto - disse Trentatré al suo buffone - così sarò diverso dagli altri e sarò un bravo re”.
“Ottima idea maestà” - rispose Sberleffo con uno sberleffo. Contento dell’approvazione il re lo congedò.
“Nel mio regno - pensò il re - tutti devono essere uguali e trattati allo stesso modo”. In quel momento Trentatré decise di cominciare a creare l’uguaglianza nel suo palazzo reale.
Prese il canarino dalla gabbia d’argento e gli diede il volo fuori dalla finestra: il canarino ringraziò e sparì felice nel cielo. Soddisfatto della decisione presa, Trentatré afferrò il pesce rosso nella vasca di cristallo e fece altrettanto, ma il povero pesce cadde nel vuoto e morì.
Il re si meravigliò molto e pensò: “Peggio per lui, forse non amava la giustizia”.
Chiamò il buffone per discutere il fatto. Sberleffo ascoltò il racconto con molto rispetto, poi gli consigliò di cambiare tattica.
Trentatré, allora, prese le trote dalla fontana del suo giardino e le gettò nel fiume: le trote guizzarono felici.
Poi prese il merlo dalla gabbia d’oro e lo tuffò nel fiume, ma questa volta fu il merlo a rimanere stecchito.
“Stupido merlo - pensò Trentatré - non amava l’uguaglianza”. E chiamò di nuovo il buffone Sberleffo per chiedergli consiglio.
“Ma insomma! - gridò stizzito il re - come farò a trattare tutti allo stesso modo?”.
“Maestà - disse Sberleffo - per trattare tutti allo stesso modo bisogna, prima di tutto, riconoscere che ciascuno è diverso dagli altri. La giustizia non è dare a tutti la stessa cosa, ma dare a ciascuno il suo”. 


Messaggio per un’aquila che si crede un pollo di Anthony De Mello 


Un uomo trovò un uovo d’aquila e lo mise nel nido di una chioccia. L’uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata, e l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l’aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro.
Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro. Trascorsero gli anni, e l’aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d’aria, muovendo appena le robuste ali dorate.
La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita: “Chi è quello?”, chiese. “E’ l’aquila, il re degli uccelli” rispose il suo vicino. “Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli.”
E così l’aquila visse e morì come un pollo, perchè pensava di essere tale.




Poiché tentar non nuoce di R. Piumini

Non aspettare che ci sia il sereno
o cada una tiepida pioggia
o l’orchestra dei fiori
incominci a suonare
o i già muti pesci
tacciano ancora di più.
Fa’ che ti basti che cominci il giorno
e che sia fatto chiaro
come pagina bianca
voltata dopo
la nera.
Allora tieni la faccia
più alta che si può
e tenta

poiché tentar non nuoce.


Attività


 Se fossi…

Se fossi un colore
sarei il rosso
perché mi fa pensare al tramonto.
Se fossi un animale
sarei il cane
perché è fedele.
Se fossi un fiore
sarei la margherita
perché è stato il primo fiore che ho conosciuto.
Se fossi una stagione
sarei l’estate
perché mi fa venire in mente le vacanze.
Se io fossi Angelo
come io sono e fui
farei tanti giochi per divertire i bambini.



Il mio sogno

Cavalli
Ho
Immaginato, di colore
Arancione e
Rosa,
Alati

Il mio desiderio

Gloria vuole diventare un’astronauta.
Lei vuole gettarsi nello spazio, e
ora ricevere una medaglia:
Ride perché tutto questo le piace.
Il suo pianeta preferito è Plutone e
Andrà a conquistarlo, prima o poi.

le attività sono tratte dal testo C. Balzaretti,  Laboratorio di poesia 2, Erickson 

Chiudiamo per ora con una poesia di Roberto Piumini spesso presente in questo mio piccolo blog

Da grande farò

Da grande farò
il guardiano di un faro
di trentasei colori.
Il pilota di un autobus
con le ruote-girandola.
Il fornaio-salumaio
dei panini imbottiti.
Il prete di una chiesa
tutta di vetro.
L’avvocato dei ladri
che rubano fiori.
Il vigile cow-boy
a un incrocio di mucche.
Il maestro di nuoto
dei delfini d’argento.
Il sarto delle vele
che strappò il vento.
Accompagnerò al mare
ogni piccolo fiume.
Farò il sollevatore
di piume.