Oggi ho deciso di raccontarvi cosa è accaduto in classe, perché spesso immaginiamo delle lezioni e poi, senza che noi facciamo nulla, le lezioni si trasformano e ci lasciano bei ricordi; voglio che questi ricordi restino e magari possano aiutare qualche docente come me in cerca di serendipità.
Se avete seguito le puntate precedenti, saprete già che insieme alla mia prima media stiamo leggendo il libro di Roald Dahl "Matilda". Io leggo e i ragazzi ascoltano curiosi.
La lettura del testo si sta svolgendo in contemporanea con le docenti di spagnolo e inglese, ma ognuna di noi ha focalizzato l'attenzione su un aspetto diverso.
Il punto di vista da cui sono partita è l'ascolto, ascolto inteso in tutti i sensi: essere ascoltati e compresi, ascoltare e comprendere, ascoltarsi dentro, diritto di ascoltare parole e pensieri positivi.
La protagonista del romanzo, Matilda, è una bambina intelligente ma sfortunata, con due genitori che non l'ascoltano e non la conoscono; la sua vita trascorre solitaria fino all'incontro con un'insegnante che riconosce in lei doti particolari, talenti particolari ed è qui che è entrata in classe la nostra scatola dei talenti.
Vi racconto cosa è accaduto nelle due ore di lezione.
Qual era il mio obiettivo? Fare in modo che ciascun alunna e alunno si rendesse conto delle proprie capacità e della preziosità delle cose che sanno fare, ma soprattutto che i propri "talenti" hanno maggior valore quando vengono condivisi. (Ovviamente c'era un motivo ben preciso nella scelta dell'uso del termine talento).
Sono entrata in classe con la scatola che, da pessima artista, avevo ricoperto con della carta bianca e, senza dire nulla, l'ho poggiata sulla cattedra stando attenta a non far vedere la scritta e l'apertura.
Abbiamo letto insieme un brano tratto dal libro di Daniel Pennac Diario di scuola, ammetto con molta umiltà che avevo deciso di leggere un altro brano ma ho aperto l'antologia e questo mi si è piazzato davanti e mi chiedeva di essere letto.
Il titolo del brano era Una squadra che si mette al lavoro. Ho deciso che ci fosse bisogno di silenzio, gran parte della lezione avrebbe avuto bisogno di serenità, quindi lettura silenziosa e individuale del brano.
Le nostre riflessioni sul brano:
- il professore non si comporta come gli altri perché non fa le solite cose ... cioè le fa ma in modo diverso
- il professore ascolta i suoi alunni
- ogni alunno è diverso e dice presente in modo diverso
Racconto brevemente il libro, chi è Pennac ma soprattutto che leggendo la sua storia nel diario ci accorgiamo che lui e Matilda hanno molte cose in comune.
All'inizio del libro c'è questa riflessione:
Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia.
Parlo del mio blog, del significato del suo titolo e di come penso debba essere la mia classe: vorrei una grande orchestra dove ognuno suoni il suo strumento, non importa se parti principali o parti secondarie, non importa se ci saranno battute d'aspetto o silenzi ma ognuno ne farà parte, perché ognuno sarà necessario e indispensabile.
A questo punto sono andata alla cattedra e ho fatto l'appello a voce bella alta, come il professore del libro e ogni alunno e alunna della classe prima C dell'Istituto Comprensivo "Via Giacomo Matteotti 11" di Cave ha risposto in modo diverso, con un presente o con una frase che definisse la sua presenza.
Una ragazzina particolarmente assonnata ha risposto "Sono qui anche se non sembra".
Come è possibile fare un'orchestra? Cosa dovrebbe fare o dare ognuno? Ognuno dovrebbe mettere a disposizione dell'altro ciò che sa fare.
Ho chiesto ai ragazzi di definire la parola talento.
Ognuno di loro ha scritto la sua definizione e poi ci siamo confrontati.
Talento è essere bravi a fare qualcosa, fare qualcosa meglio degli altri, e dal fondo della classe una ragazza ha detto: talento si può riferire anche ai sentimenti, talento è anche sentimentale ...
Sapevo perfettamente cosa intendesse: essere bravi a voler bene, ad aiutare, a consolare, ma non l'ho spiegato ai ragazzi anzi li ho per un momento delusi.
"Il talento era una moneta"
"Nooooooooooooooooooo ma prof, non può essere che abbiamo sbagliato"
Ovviamente non avevano sbagliato.
Le monete hanno un valore, ma se una moneta da 5 cent si somma a un'altra di 5 cent le monete valgono insieme 10 cent.
Lo so, forse ho esagerato con questa piega venale ma hanno compreso, eccome se hanno compreso.
Abbiamo parlato dei talenti di Matilda e poi ...
Abbiamo parlato dei talenti di Matilda e poi ...
Ho distribuito loro dei foglietti gialli chiedendo di scrivere i loro talenti.
I ragazzi hanno qualche dubbio nel definire ciò che di prezioso è in loro, forse non lo sanno, magari qualcuno dovrebbe aiutarli ad ascoltarsi, forse non si sono mai ascoltati, ma è bastato dire che potevano scrivere tutto ed è stato facile riempire quelle righe.
Dal fare la carbonara o la frittata, al far sorridere un amico, dal calciare un pallone all'essere empatico ma non troppo (avevamo parlato dell'empatia e del limite di questo sentimento che spesso si supera ed è una sofferenza per chi lo prova, quindi nessuno ha avuto il coraggio di dire "sono empatico" mentre hanno specificato di essere un po' o qualche volta empatici).
La frase che mi è rimasta impressa è stata: "So cadere ma so anche rialzarmi".
Qualcuno ha specificato che aveva talenti ma in quanto a metterli a disposizione ... sarebbe stato difficile. Vedremo.
Nel silenzio assoluto ho fatto una raccomandazione alla mia classe: "Non permettete mai a nessuno di dirvi che non valete o che non avete talenti, mai a nessuno".
Diciamo che il mio tono li ha disarmati.
Ognuno di loro si è alzato, a dimostrare la sua presenza e partecipazione, ha letto la lista dei talenti, ha piegato il foglietto (tra gli ultimi qualcuno ha anche scritto "so piegare i foglietti" ... una classe di burloni) e uno dopo l'altro hanno inserito i loro talenti nella scatola comune, mettendoli a disposizione di tutti.
La scatola resterà con noi fino a quando vorremo, intanto per tutto il tempo che staremo insieme, spero si arricchirà di nuovi talenti e quando la riapriremo scopriremo di essere un po' cresciuti.
Sì ... scopriremo perché ovviamente anch'io ho messo il mio foglietto nella scatola, dopo averlo letto davanti ai miei studenti, ma anche la docente di sostegno ha fatto lo stesso con un evidente imbarazzo, coinvolta da una prof fuori di testa come la sottoscritta.
meraviglioso. Grazie.
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