descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

25 gennaio 2014

Giornata della memoria 27 gennaio 2014 - Giovani nella Shoah

IIIA
Arcinazzo Romano



C'è un silenzio che impera 
in questo campo,
lago di lacrime, 
stalattiti 
che il tempo 
ha fissato 
come spina
nel deserto di un dolore
che ancora
fa sentire
la sua piaga lacerata .
Brulicano ancora i passi
sulla terra
calpestata
di quei corpi massacrati,
e il tempo
non ha perso
la voce
del ricordo
ancora vivo
in questo campo .
in cui giace
l'assurdità .


Elisa Fonnesu 27 gennaio 2014


grazie maestra Eli di avermi concesso di inserire la tua poesia nel mio blog


Quest'anno ho deciso di dedicare la Giornata della Memoria ai bambini e ai ragazzi della Shoah, giovani come i miei alunni che presto impararono a conoscere il dolore, la sofferenza, la morte, la violenza e l'indifferenza. Cosa significò per un bambino vivere la persecuzione? Ho voluto raccontare storie di dolore, ma anche di forza e lotta per la vita, lotta per avere una giornata normale, una vita fatta delle solite cose, lotta per vivere la libertà e per avere una voce anche nella sopraffazione e dentro una vita apparente in attesa della morte quasi certa. Una vita vissuta tra il sogno e la realtà.





[...] In tutto, si calcola che almeno un milione e mezzo di bambini e ragazzi sia stato ucciso dai Nazisti e dai loro fiancheggiatori; di queste giovani vittime, più di un milione erano Ebrei, mentre le altre decine di migliaia erano Rom (Zingari), Polacchi e Sovietici che vivevano nelle zone occupate dalla Germania, nonché bambini tedeschi con handicap fisici e/o mentali provenienti dagli Istituti di cura. Le possibilità di sopravvivenza degli adolescenti compresi tra i13 e i 18 anni, sia Ebrei che non-Ebrei, erano invece maggiori, in quanto potevano essere utilizzati nel lavoro forzato.
Il destino dei bambini, Ebrei e non-Ebrei, poteva seguire diverse vie: 1) i bambini venivano uccisi immediatamente, al loro arrivo nei campi di sterminio; 2) potevano venir uccisi subito dopo la nascita, o mentre si trovavano ancora negli Istituti che li ospitavano; 3) i bambini nati nei ghetti e nei campi potevano sopravvivere quando gli altri prigionieri li nascondevano; 4) i bambini maggiori di 12 anni venivano destinati al lavoro forzato o erano usati per esperimenti medici; 5) infine, vi furono i bambini uccisi durante le operazioni di rappresaglia o quelle contro i gruppi partigiani.
Nei ghetti, i bambini ebrei morivano a causa della denutrizione e dell'esposizione alle intemperie, in quanto mancavano sia il vestiario che abitazioni adeguate. Le autorità tedesche rimanevano indifferenti di fronte a queste morti in massa perché consideravano la maggior parte dei ragazzini che viveva nei ghetti come elementi improduttivi e quindi come "inutili bocche da sfamare". Siccome i bambini erano troppo piccoli per potere essere utilizzati nel lavoro forzato, le autorità tedesche in genere li selezionavano per primi - insieme agli anziani, ai malati e ai disabili - per essere deportati nei centri di sterminio, o per le fucilazioni di massa che riempivano poi le fosse comuni. [...]
da Enciclopedia dell'Olocausto





Dialogo col passato: i ragazzi di ieri ai ragazzi di oggi






Ero in un angolo della stanza da pranzo nella piena oscurità, accasciato sopra una poltrona, con le lacrime copiose che mi solcavano il viso; avevo infatti perduto la sera prima il mio amico-fratello Angelo Sonnino.
D’improvviso entrò nella stanza la mia nipotina Martina che accese la luce e guardandomi in volto mi disse: “Nonnino perché piangi?” La presi sulle mie ginocchia e baciandola sulla fronte le dissi: “Oggi un angelo buono è salito in cielo dal Signore”. Mia nipote Martina, che aveva allora poco più di sei anni e che, come tutte le bambine della sua età, era molto intelligente, mi domandò: “Come hai fatti a vedere un angelo buono se tu mi dici sempre che gli angeli buoni non si vedono mai?”. Baciandola in fronte, perplesso, le dissi: “Ora nonnino ti racconterà una storia, ma ricorda molto bene che questa storia è vera.
C’erano una volta, tanto tempo fa, delle persone molto cattive che presero nonno e lo portarono in un posto molto brutto dove vi erano molte persone chiamate “deportati”, e fu in quel posto che nonno incontrò una persona che si chiamava Angelo Sonnino; costui era molto buono, e là diventammo tanto amici, lavorammo e dormimmo sempre insieme, e un bel giorno decidemmo di diventare fratelli.
Passò molto tempo e un bel giorno il Signore decise di cacciare via tutti gli uomini cattivi, così noi due potemmo tornare dai nostri genitori. Passarono molti anni e il buon Dio decise di mandare a prendere dagli angeli buoni mio fratello Angelo e, poiché nella vita era stato sempre buono, fece diventare anche lui un angelo, e fece sì che andasse in cielo. E quando il Signore deciderà di mandare a prendere nonnino dagli angeli buoni io potrò riabbracciarlo e baciarlo come abbiamo sempre fatto”.
Per questa storia ricevetti un bacione da mia nipote Martina che poi uscì spegnendo la luce. Di nuovo immerso nel buio, ritornavano nella mia mente oscuri ricordi: ero stato catturato dalla GESTAPO in un biliardo che era adibito a ricovero antiaereo; era la fine del ’43. Poiché era suonato l’allarme aereo, mi rifugiai in questo ricovero sotto il livello stradale. Dopo un’ora, d’improvviso, entrarono nel locale 4-5 uomini della GESTAPO che intimarono a tutti quanti di alzare le mani, di girarsi verso il muro e incominciarono a perquisirmi.
Non dimenticate che in quei campi di sterminio vi erano deportati di altre religioni: cattolici, protestanti, zingari, uomini, eroi che immolarono la loro vita colpevoli soltanto di credere nella libertà e nell’uguaglianza delle genti. Quando voi giovani incontrerete un deportato abbiatene rispetto poiché sono i testimoni oculari del nostro “Olocausto” anche se qualcuno di loro porterà nella sua tomba particolari non raccontabili poiché nessuna mente umana li potrebbe comprendere. Sappiate che quando tutti loro saranno al cospetto di Dio vi saranno persone che metteranno in dubbio le sofferenze da loro subite e soprattutto la tragedia del popolo d’Israele.
Questa è la storia di due uomini che da non conoscersi, nel martirio divennero fratelli.
Mi scuso per il modo in cui ho scritto questa storia che corrisponde a pura verità ma dovete sapere che fui cacciato dalle scuole appena dodicenne per motivi razziali.
Shalom

Alberto Mieli



La shoah: la storia

Giornata della Memoria

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Insieme alla classe abbiamo affrontato già dallo scorso anno un percorso particolare nella "memoria", viaggio che aveva come occhi che raccontavano proprio bambini - ragazzi come loro, piccoli esseri che hanno vissuto il peso dell'intolleranza e che, ancora oggi e in alcune zone del mondo, non possono vivere liberamente la loro religione.



Lezioni precedenti:















Dedicheremo la nostra giornata della memoria ad altri ragazzi: i ragazzi di Terezin


durante la lezione di ragazzi leggeranno alcuni testi

Erano in 15.000
ne sono sopravvissuti 142
Avevano tutti un’età compresa tra i 12 ed i 16 anni.




La città di Terezin si trova nella Repubblica Ceca, nella carta sopra il nostro punto A a circa 60 Km da Praga.



Tra il 1780 ed il 1790 l'imperatore d'Austria Giuseppe II fece edificare una fortezza militare al centro della Boemia. La città prese il nome di Theresienstadt (Terezin in ceco), la "città di Teresa" in onore dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria. 



Per un lungo periodo, parte della fortezza fu usata come prigione dove venne rinchiuso e morì nel 1918 Gavrino Princip, assassino dell'erede al trono Francesco Ferdinando d'Austria.



La città fortificata di Theresienstadt venne scelta dai nazisti verso la fine del 1941 come luogo per deportare gli ebrei cechi. Tra il 24 novembre ed il 4 dicembre 1941 i nazisti inviarono a Theresienstadt circa tremilatrecento ebrei cechi.


Costruito come transito per gli ebrei che dal Protettorato di Boemia e Moravia venivano deportati verso i campi di sterminio dei territori orientali, dalla sua nascita vi furono deportati 150.000 persone. La maggior parte trovò la morte nel ghetto stesso o negli altri campi nazisti. Terezin era quindi solo una tappa verso l'annientamento, la morte.

Il 9 maggio 1945 le forze sovietiche liberarono la città dall'occupazione tedesca.

Cosa ci resta di quei 15.000 bambini?
4000 disegni e 66 poesie


Gli ebrei rinchiusi nel campo di Theresienstadt cercarono una parvenza di normalità: si sforzarono ad esempio per quanto possibile che tutti i bambini deportati potessero continuare il loro percorso educativo. Quotidianamente si tenevano lezioni ed attività culturali; inoltre la comunità riuscì a pubblicare una rivista illustrata, Vedem, che trattava di poesia, dialoghi e recensioni letterarie ed era completamente prodotta da ragazzi di un'età compresa tra i dodici ed i quindici anni. L'insegnante d'arte Friedl Dicker-Brandeis creò una classe di disegno per bambini nel ghetto: il risultato di questa attività furono oltre quattromila disegni che Dicker-Brandeis nascose in due valigie prima di essere deportata ad Auschwitz. Questa collezione riuscì a scampare alle ispezioni naziste e venne riscoperta al termine del conflitto, dopo oltre dieci anni. 

I bambini, da un certo momento in poi, vennero costretti anche a lavorare.

Il 23 giugno 1944 il governo danese chiede notizie sugli ebrei deportati, Hitler allora accorda una visita alla Croce Rossa Internazionale MA quello che gli ambasciatori vedranno non sarà affatto la vera Terezin; infatti i prigionieri in pessime condizioni, causate dalla fame, dal lavoro e dai disagi, verranno deportate in fretta nei campi di concentramento ad Est, mentre il resto il ghetto diventerà una specie di set cinematografico dove "recitare" la tranquilla vita di Terezin.


La farfalla di Pavel Friedman

L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.





Chi s’aggrappa al nido
non sa che cos’è il mondo,
non sa quello che tutti gli uccelli sanno
e non sa perché voglia cantare
il creato e la sua bellezza.


Quando all’alba il raggio del sole
illumina la terra
e l’erba scintilla di perle dorate,
quando l’aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi,
allora capisco come è bello vivere.

  
    
Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
quando cammini tra la natura
per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi:
anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,

vedrai che è bello vivere.





E’ più di un anno che vivo al ghetto,
nella nera città di Terezìn,
e quando penso alla mia casa
so bene di che si tratta

O mia piccola casa, mia casetta,
perchè m’hanno strappato da te,
perchè m’hanno portato nella desolazione,
nell’abisso di un nulla senza ritorno?

Oh, come vorrei tornare
a casa mia, fiore di primavera!
Quando vivevo tra le sue mura
io non sapevo quanto l’amavo!

Ora ricordo, quei tempi d’oro:
presto ritornerò, ecco già corro.
Per le strade girano i reclusi
e in ogni volto che incontri
tu vedi che cos’è questo ghetto,
la paura e la miseria.

Squallore e fame, questa è la vita
che noi viviamo quaggiù,
ma nessuno si deve arrendere:
la terra gira e i tempi cambieranno.

Che arrivi dunque quel giorno
in cui ci rivedremo, mia piccola casa!
Ma intanto preziosa mi sei
perché mi posso sognare di te.






"Disegna ciò che vedi", furono le parole di mio padre dopo che gli avevo portato di nascosto, all´interno del campo maschile, il disegno di un pupazzo di neve.
Era il dicembre 1941, poco dopo il nostro arrivo a Terezin.
Il pupazzo di neve sarebbe rimasto il mio ultimo disegno veramente infantile. Spinta dalle parole di mio padre mi sentii chiamata, da quel momento in poi, a rappresentare nei miei disegni la vita quotidiana del Ghetto. Queste immagini, che mi avrebbero profondamente segnato, hanno posto fine alla mia infanzia. Quasi tutti i miei disegni li ho realizzati nell´ "alloggio delle ragazze" L410, dove avevo un posto nel piano di mezzo di un letto a castello di tre piani, proprio di fianco alla finestra, da cui vedevo la strada. Tenendo un blocco sulle ginocchia disegnavo dal mio letto tutto quello che vedevo e vivevo. Solo alcuni disegni li ho fatti all´aperto, per strada e nei cortili delle baracche. Nel trasporto verso Terezin avevo portato con me un blocco da disegno, una cassetta di acquerelli, pastelli e matite colorate. I colori mi durarono per quasi tre anni. Il prezioso blocco da disegno che avevo portato da casa era finito presto e in seguito ho usato qualsiasi tipo di carta mi fosse possibile trovare. In questo modo ho realizzato quasi 100 disegni.
Accanto alle immagini che documentavano la vita quotidiana del Ghetto, annotavo le mie esperienze personali. Quando nel 1944 fui deportata ad Auschwitz con mia madre, tre giorni dopo la partenza di mio padre per la stessa meta , lasciai i disegni e il diario in custodia a mio zio, che li nascose e riuscì a salvarli. Subito dopo la Liberazione, nell´estate del 1945, quando i ricordi erano ancora vivissimi nella mia mente, ho completato i miei ricordi di Terezin e ho descritto ciò che sperimentai nei Lager successivi, dove non ebbi più la possibilità di disegnare o scrivere.
Non c´è nessuna fotografia relativa a quei giorni, pertanto i disegni ne sono l´unico documento visivo.Spero di avere fornito in questo modo una viva, convincente e durevole testimonianza, che possa contribuire a non far cadere il passato nell´oblio e a impedire il ripetersi di qualcosa di simile!Helga Weissova










 Vedem, uno dei giornali scritti clandestinamente dai ragazzi di Terezin


durante la visita della Croce Rossa venne messa in scena un'opera intitolata Brundibar scritta dal compositore ceco ebreo Hans Kràsa







il film propaganda







Attività

2. la scorsa settimana, in previsione della lezione del 27 gennaio, è stato assegnato un lavoro sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ad ogni ragazzo è stato assegnato un personaggio che si è distinto nella difesa dei diritti, perché ricordare la Shoah significa non permettere che i diritti inalienabili dell'uomo siano violati, quindi è nostro dovere ricordare e imparare da chi prima di noi ha imparato e ricordato. Per ogni personaggio dovrà essere svolto un lavoro di ricerca (immagini, video, citazioni) e una presentazione in ppt con presentazione in classe. Importante sarà il riferimento agli articoli della Dichiarazione Universale e una riflessione personale.



Cliccare sull'immagine per leggere le presentazioni dei ragazzi
(ne mancano quattro)






16 gennaio 2014

Leggere ... Per essere domani

Per essere domani
IIIA Arcinazzo Romano
a.s.2013 - 14

Nel corso dell'anno, nell'ambito del nostro progetto sulle tematiche dell'adolescenza, i ragazzi dovranno leggere, autonomamente o quasi, due testi.
Comincio a definire i termini della lettura per poi approfondire le attività che saranno associate ai testi.

Il primo testo si intitola La Repubblica delle farfalle di Matteo Corradini, la lettura dovrà essere conclusa entro venerdì 28 febbraio




Il secondo testo si intitola Chiamarlo amore non si può scritto da 23 autrici diverse, la lettura dovrà essere conclusa entro lunedì 31 marzo;
questo testo sarà letto dai ragazzi insieme a uno dei genitori, non perché difficile o altro, ma, in accordo con i genitori (ovviamente) il lavoro e la successiva esposizione in classe sarà realizzata insieme a papà o a mamma.



intanto fornitevi di libro, a dopo per le indicazioni di lettura e le successive attività 

8 gennaio 2014

IIIA Don Rodrigo si difende

focalizzazione interna
testo argomentativo
discorso indiretto
IIIA Arcinazzo Romano
a.s. 2013 – 14



Oggi incontriamo il cattivo della storia: Don Rodrigo. Dopo una lettura di passi scelti dai capitoli V e VI l’esercizio di oggi si farà più interessante e difficile, innanzi tutto riscriveremo la storia dalla parte del cattivo e poi … ascolteremo in diretta la sua difesa … cosa dirà Don Rodrigo?


1. Lettura dei passi (specifico inizio e fine dei passi da leggere)
dal capitolo V:
Sentite figliuoli - “Ma intanto si porti da bere al padre”
dal capitolo VI:
"In che posso ubbidirla" - il campo di battaglia






2. Testo:
- prima parte: riscrivere i passi letti con focalizzazione interna, nei panni di Don Rodrigo; ovviamente tutto il racconto sarà soggettivo, visto quindi dal punto di vista del cattivo, si tratta di un testo narrativo dovranno quindi essere presenti le diverse tipologie di sequenze che conosciamo bene; nella scrittura non dovrai usare il discorso diretto, ma solo quello indiretto;


ci siamo esercitati sul discorso diretto e indiretto lo scorso anno, ma ora sarà utile un ripasso




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- seconda parte: Don Rodrigo si difende, nella forma del monologo teatrale come fosse in un'aula di tribunale, il cattivo esporrà le argomentazioni in sua difesa, come?
  • innanzi tutto dovrai inserire un elemento di "congiunzione" tra le due parti del testo: una domanda retorica (ditemi voi: cosa dovrei fare ora?/ma cos'ho fatto di tanto spregevole?/e voi pensate che mi lascerò intimidire da un povero frate?); una decisa affermazione (non mi farò mettere i piedi in testa da un frate/da due poveracci...); con un'esclamazione (ma sanno con chi hanno a che fare!) ... o inventa tu altro;
  • ovviamente dovrà dire di essere innocente (questa è la sua tesi, idea, opinione) ma dovrà, a questo punto dimostrare anche il perché adducendo diverse motivazioni (cioè perché secondo lui è innocente) ... lo so che lo sanno pure i muri che è il cattivo della storia, altrimenti Manzoni cosa lo avrebbe scritto a fare il romanzo se non ci fossero stati i cattivi? Per questo l'esercizio è più divertente, potrete inventarvi le "peggiori" e allucinanti motivazioni (siete abituati alle scuse) ;-) occhio però che poi dovrete spiegare bene queste  argomentazioni
Argomentare vuol dire sostenere con argomenti, cioè con prove, la propria opinione su un determinato problema. Il testo argomentativo, dunque, è un testo in cui chi parla o scrive esprime la propria opinione, la illustra, la dimostra fondata e la difende sulla base di argomenti o prove, allo scopo di convincere chi lo ascolta o lo legge della validità di quanto afferma.Marcello Sensini, Le parti e il tutto (vol. C), p. 312


  •  per poter spiegare le sue motivazioni e argomentarle per bene Don Rodrigo (cioè voi) dovrà usare i giusti connettivi testuali, quindi li ripassiamo insieme, inserisco il file riassuntivo in googledrive. Eccolo qui. 



Ecco i testi dei ragazzi


Era un semplice pomeriggio, come tutti gli altri ed io stavo pranzando con i miei cari amici. Carne, vino a volontà, c’era di tutto e di più. Stranamente il mio servitore mi avvisò per dirmi che c’erano visite. Ma chi sarà mai a quest’ora? Chi è che osa disturbarmi?
Nonostante stessi mangiando dissi al mio servitore di far entrare questa persona misteriosa.
Improvvisamente entrò un vecchio tutto incappucciato, barboso. Dalla corona che fuoriusciva dal mantello riconobbi che era un frate, fra Cristoforo, quel famoso frate del convento della città che rompe le scatole a tutti. “Fra Cristoforo a casa mia? E che è venuto a fare?”
Sebbene non sapessi cosa volesse lo invitai comunque a bere del vino con noi perché mi pareva un gesto maleducato non offrirgli nulla. D’un tratto mi disse che voleva parlarmi in privato. “Parlare in privato? Con me? Farò questo sforzo, è un poveraccio …”
Successivamente andammo soli in un’altra stanza. Gli chiesi a cosa fosse dovuta la visita e lui iniziò a parlare di tutte cose strane. La coscienza, l’onore … “Ma che vuole questo? Per caso ha scambiato la mia casa per una chiesa?”
Inoltre mise le dita tra la corona e cominciò a dirmi di Dio, dell’innocenza. “Neanche una spia si comporta così come lui, mi sta facendo irritare. Cosa vuole ancora non si sa”.
Non la smetteva più, stava diventando insopportabile. Ma poi mi parlò di Lucia e s’infuriò quando gli dissi che era sotto la mia protezione. Non lo riconoscevo più, usava parole che mai da un prete mi sarei aspettato. Ne diceva di tutti i colori, dalla maledizione su questa casa alle accuse rivolte a me, fino a quando mi minacciò. Stava alzando le mani, ma lo bloccai e lo cacciai. Un prete che minaccia un gentiluomo come me? Un prete che mi accusa, che mi punta il dito contro? Ma dove si è visto mai? Ringrazio Dio che non mi ha fatto esplodere, altrimenti non so come sarebbe andata a finire.

Ma ditemi voi, cosa dovrei fare ora? Io volevo solo proteggerla, un uomo come me visto che è forte, protegge tutti, soprattutto le donne. Ma dai, diciamola tutta. A Lucia piaccio e neanche poco. Però vedo che comunque è timida e non riesce a confessarsi perciò ho deciso di proteggerla affinché si dichiari. È ovvio che le piaccio, ho i soldi, sono elegante, sono gentile. Infatti lei già si sarà programmata tutto il futuro insieme a me, ve lo dico io, è solo che è timida. Se non mi credete venite con me da lei almeno vi faccio notare come arrossisce appena mi vede e come abbassa la testa. Lucia merita uno come me, uno che sappia darle tutto ciò che desidera. E chi è capace di fare tutto questo? Io, solo io. Solo con me è al sicuro. Con un nobiluomo, nessuno le farà mai del male.
Elisa


Tanta fatica per niente. Quel miserabile Frate allora, prima ha attraversato il mio meraviglioso villaggio, poi è salito sulla viuzza a chiocciola, si è presentato davanti al mio palazzotto ed ha avuto persino il coraggio di interrompere il mio fantastico pranzo solo per una banale sciocchezza! No, cioè... Una cosa assurda, inevitabile arrabbiarsi! Ed io che sono stato anche molto gentile e cordiale nei suoi confronti: gli ho fatto aprire dal mio vecchio servitore, l’ho fatto accompagnare dall’uomo nella sala in cui si s'affrettava la cena, ho fatto portare una sedia tutta per lui e addirittura gli ho offerto da bere! Però so che il Frate era venuto per parlarmi di quei due rimbambiti. Infatti ho abbandonato la cena e abbiamo parlato.
Devo dire che all’inizio sono stato un po’ troppo arrogante, ma se lo è meritato! Innanzitutto stava facendo troppi giri di parole, perciò non capivo, o meglio facevo finta di non capire cosa stesse dicendo.
Ahahahahah, quanto l’ho stuzzicato però! Anche se pian piano mi stavo veramente arrabbiando, ma sul serio!
No, cioè... La parte in cui mi sono superato è quando gli ho detto che tutto ciò era a causa di una fanciulla che le premeva molto. Anzi, no. La parte più bella è stata quando gli ho detto di portarmi la fanciulla così la potrò proteggere. Questa è stata la ciliegina sulla torta. Però devo dire che da lì la situazione è degenerata!
Ma come si permette di puntarmi il suo indice contro, anzi cosa peggiore, minacciarmi dentro casa mia? Ma stiamo scherzando? Io sono Don Rodrigo e non posso permettere che mi si venga fatta la ramanzina nel mio palazzo! È una cosa inaudita, intollerabile! Perciò l’ho cacciato!
Però io ancora non riesco a capire: perché ce l’hanno tutti con me? Io non ho fatto nulla, quella era solo una scommessa! Non riesco a capire però… la colpa la danno a me, giusto? Ma se io ho chiesto persino di proteggere la fanciulla! Io sono un gentiluomo e non permetterei mai che una donna, fanciulla soffra! Per questo mi sono fatto avanti. In fondo voglio solo aiutare una bella, affascinante, desiderosa e incantevole fanciulla. Non faccio nulla di così malvagio! Anche perché io ho un cuore d’oro e aggiungiamo il fatto che lei starebbe al sicuro nella mia stanza da letto.
Lucia

Bussarono alla porta e subito i miei scagnozzi andarono ad aprire e si trovarono davanti quel povero di Fra Cristoforo. Ma che cosa voleva adesso? Che cosa era venuto a fare nella mia dimora? C’erano tutti i miei amici e stavamo pranzando quando ad un tratto arriva lui che ci rovina il divertimento.
Quest’uomo ancora non sa con chi ha a che fare; già il fatto che si presenti qui senza nessun preavviso mi dà davvero fastidio. Rimasi fermo sulla mia sedia di pelle e muto senza dire una parola, volevo proprio vedere che cosa mi voleva dire di così tanto urgente  quel prete.
I miei amici, seduti ancora a tavola erano rimasti stupiti a vedere Fra Cristoforo nella mia casa così, con aria forte e di sfida. E considerare che è solo un povero frate, mica è uno come noi! Ahahahah ma dai neanche ci voglio pensare! Ancora non sa che io ed i miei amici siamo le persone più potenti e coraggiose di tutto il paese?!
I miei scagnozzi gli stavano accanto e intanto lui ci guardava, anzi no ci osservava proprio attentamente con occhi grandi e spalancati. Che pensava di spaventarmi? Ma non credo proprio! Ancora non ha capito che io non ho paura di niente e di nessuno? Io mica sono un prete pauroso e indifeso come lui, io sì che sono uno di quelli forti e coraggiosi. Non mi mette paura niente e nessuno!
Decido però di farlo accomodare a tavola con noi, volevo proprio vedere come si sarebbe comportato lui: solo un prete, a stare in mezzo a persone di un certo livello quali siamo noi. Gli faccio portare un bel bicchiere di vino e intanto io ed i miei amici cominciamo a prenderlo in giro; lui, fermo e impassibile stava zitto ma si capiva dai suoi occhi che avrebbe voluto tanto dire qualcosa contro di noi.
Passati pochi minuti gli chiesi di che cosa mi volesse parlare e lui subito con aria fredda rispose che avrebbe preferito parlare in privato. Allora con aria serena e anche un po’ “gentile” lo feci accomodare nel mio studio. Mi veniva da ridere al solo pensiero che avrei dovuto parlare con lui … ma iniziai dicendogli in  che cosa potevo ubbidirlo. Iniziò a parlarmi di un certo atto di giustizia e dell’onore, della coscienza, insomma di tutto questo. Immaginavo già che mi sarebbe venuto a parlare di questo interessante fatto ma io, come sempre, so come farmi rispettare.
Parlò, parlò e parlò finché decisi di intervenire per difendere le mie idee e la mia verità: in primo luogo si può sapere che cosa ho fatto di tanto spregevole? E poi, ma voglio dire, mi avete guardato bene?! Sono l’uomo più bello, ricco, coraggioso e forte di tutto il paese e voi volete dirmi che non mi dovrei prendere ciò che mi merito, ossia una bella fanciulla tutta per me? Io sì che sono degno e meritevole di averla tutta per me Lucia! Ma sanno chi sono io? Sono l’unico che può dire e fare tutto ciò che vuole! Sono io, Don Rodrigo! E poi ma dai, credete davvero che io abbia paura di due poveracci? Non mi farò di certo mettere i piedi in testa da loro!
D’altro canto c’è chi, come loro, sostiene che io sia colpevole e che sia solo un poveraccio egoista, arrogante e pieno di sé! Ma tutta questa illusa gente non sa ancora con chi ha a che fare! Ahahahah! Ma per quanto mi riguarda io non ho fatto niente di male, niente di così tanto brutto e spregevole di quanto dicano tutte queste persone, che secondo me, sono solo vigliacche e invidiose.
In aggiunta a ciò io non mi sento per niente colpevole, e se ho fatto quello che ho fatto è perché mi sentivo solo, e poi uno come me ha bisogno di una bella donna come Lucia accanto a sé. Io me la merito una come lei.
Secondariamente mi serviva qualcuno che badasse alla mia dimora e mi aiutasse in tutti gli incarichi che ho da compiere, di certo lei sarebbe stata un’ottima padrona e “moglie” per me. Con questo non  vedo dove sia il problema o come vedono e dicono quasi tutti il grande e brutto atto che ho commesso. Ho solo fatto quello che dovevo e volevo fare e per questo non mi dichiaro per niente colpevole.

In conclusione di tutto ciò io amo davvero Lucia e mi serve una donna accanto a me, con questo non mi ritengo colpevole e ritengo che Fra Cristoforo e i due fanciulli si mettano l’anima in pace perché vincerò io! Ahahahah!
Camilla 

Un giorno ero nel mio bel palazzo, quando si presentò Padre Cristoforo, dopo aver ammirato il mio bel paese  arroccato sul colle, pieno di tradizioni e di cultura soprattutto con un personaggio importante come me, Don Rodrigo. Inizialmente fui quasi commosso a vederlo arrivare perché noi eravamo grandi amici. Successivamente andò al dunque della sua visita e mi insultò gravemente dicendo che i miei scagnozzi avevano impedito ad un buon uomo di fare il suo lavoro: celebrare un matrimonio. A quel punto mi arrabbiai molto perché nessuno mai si era permesso di accusarmi di una cosa inesistente. Si capiva che non aveva nessun interesse per gli sposi ma solo per lui stesso, perché era geloso. A  quel punto l'ho cacciato dalla mia bellissima dimora.
Ma come poteva pensare che una persona così divina e senza difetti avesse potuto concepire un così villano pensiero? Cosa dovrei farmene di una ragazza da sposare io: con la mia casa, i miei tesori e i miei tanti amici, una ragazza non farei nient'altro che assecondarla. Se non mi credete potete chiedere ai miei sudditi... Ehm compaesani. Ma poi anche voi siate ragionevoli, io, secondo voi, potrei mandare le mie guardie in quel paesaccio dove girano briganti, ladri, malfattori... E poi come se non bastasse ci vuole, con il passo delle mie guardie, più di un giorno intero per arrivare lì... E che farei sprecare tutte queste forze ai miei uomini per una Lucia qualunque? rispondetemi... no . E poi la mia bellezza è già completa, non serve qualcuno per completarla!!!

Giorgio                                                              

Stavamo mangiando, avevo invitato tutti i miei cari amici, come faccio quasi ogni giorno, loro vengono nella mia dimora e pranzano con me, il signorotto di questa città più ricco e più bello.
Tutto era tranquillo e ci stavamo divertendo,quando sentii il campanello suonare ed in pochi minuti mi ritrovai davanti quel povero disgraziato di Fra Cristoforo!
Ah, li mi venne da ridere e pensai, che cosa vorrà un prete da me? Non sa che mettere un piede in questa casa è come mettere un piede all’inferno?
Anzi provavo anche un po’ di vergogna di fronte ai miei amici, chissà che avrebbero pensato,un povero prete in questa casa,roba da matti!
Ma io non persi l’occasione e per prenderlo un po’ in giro lo feci accomodare e gli feci portare un bicchiere pieno di vino,intanto i miei amici rimanevano zitti e ridevano  sotto i baffi e ci giocavano anche loro.
Nonostante tutto la sua presenza in quella tavolata di signorotti ricchi,mi dava sempre fastidio,stava rovinando il mio pranzo! Lì in mezzo era solo un intruso! Allora senza perdere tempo gli chiesi cosa volesse e mi rispose che voleva parlare in privato; ma guarda tu che presuntuoso,oltre a rovinarmi il pranzo pretende pure di parlare in privato, che faccia dura che ha questo prete! Ma per non fare lo scontroso e l’antipatico lo invito a spostarci nell’altra stanza.
Comincia a parlare e cerca di farmi capire che la colpa è tutta mia se Renzo e Lucia non si sposano e a quel punto gli dico che, per cominciare, io non c’entro niente e che poi di loro non mi interessa un fico secco,loro sono solo due poveracci e a me dei poveri non mi interessa nulla; ma lui nonostante tutto continua e mi accusa,alzando anche la voce, io gli  rispondo che non mi faccio mettere i piedi in testa da un povero prete,ma chi si crede di essere da venire qui da me e parlarmi con un tono di voce alto; inoltre lui è venuto qui senza nemmeno avvisarmi,ma soprattutto senza che nessuno lo abbia invitato.
Aggiungo anche che forse loro non mi conoscono veramente, non sanno che se mi fanno arrabbiare divento peggio del diavolo.
Ma questo dannato prete insiste ancora ed gli dico che se a Lucia non piace Renzo il problema non è il mio; e ad un certo punto arriva perfino ad alzare le mani quindi con tono molto alterato gli urlo in faccia che per finire non aggiungo niente solamente andarsene e sbrigarsi ad uscire da casa mia.
Quindi lo caccio via e se tornasse non gli aprirò, può rimanere anche tutto il tempo a suonare,ma io i poveracci nella mia casa non li voglio.
Comunque ogni cosa che prova a fare quel frate io sono sempre pronto per ribellarmi,anche se provasse a denunciarmi,io ho il mio carissimo amico Azzecca-Garbugli che mi difende,e poi so già come mi posso difendere da solo.
Ma dai! si nota tantissimo che piaccio a Lucia,gli piace tutto di me,specialmente il mio carattere, lei lo ama! Anzi lo amano tutte quante le belle donne che mi gironzolano intorno!
Ma chi vuole mettere a confronto la mia bellezza con quella di Renzo? È ovvio che Lucia sceglie me! Il mio viso per quanto è bello brilla anche; io in confronto a Renzo sono un uomo coraggioso,intelligente ed educato,specialmente con le signore.
Renzo invece è praticamente tutto il contrario.
Capisco poverina la mia Lucia, starà soffrendo veramente tanto perché non sta accanto a me, che sono il suo principe! Ed adesso si è decisa a dire tutto a Renzo,finalmente gli ha detto che sono solo io l’uomo della sua vita e che senza me non può certo vivere.

Riguardo a quel frate,se torna e continua ad accusarmi gli rispondo che mi deve spiegare il motivo se io e Lucia stiamo insieme,in fondo siamo solo innamorati e non può rovinare i nostri bellissimi rapporti.

Elena


Si è presentato a casa mia durante un banchetto da me organizzato un frate. So già chi è ma per sicurezza glielo chiedo, l'ho invitato a unirsi al banchetto dove i mie ospiti brindavano e mentre festeggiamo, già penso alla noia che proverò nell' ascoltare quel frate. L'uomo è Fra Cristoforo e non mi stupisco della sua visita, sapevo che sarebbe venuto e so anche il perché e non ho intenzione di dargli ascolto. In disparte cominciava a parlarmi di Dio e di giustizia e mi chiedo quando arriverà al punto, non  ne posso più di sentirlo, se volessi sentire una predica andrei in chiesa. All' improvviso ha nominato l'unico nome che non doveva nominare, ovvero quello di “Lucia”, in quel momento ho sentito il sangue ribollirmi nelle vene. Quella donna deve essere solo mia e sotto la mia protezione e non accetto che qualcuno provi a farmi cambiare idea.... adesso potrei anche uccidere questo prete, io sono Don Rodrigo e posso farlo ma non voglio altri problemi, quindi lo caccio di casa ma nel farlo il prete mi minaccia in tutti i modi ma non mi interessa e allora gli dico che, per cominciare come si è permette di venire a casa mia per lo più durante un banchetto e parlarmi con tale arroganza, in secondo luogo di cosa mia sta accusando? Io non ho la minima intenzione di far del male a Lucia, io voglio solo proteggerla! Non farei male nemmeno ad una mosca! Lei con me troverebbe innanzitutto un uomo che la ama e poi una casa accogliente e condurebbe una bella vita qui...capite? Inoltre, non ho mandato i miei uomini per minacciare Don Abbondio ma per convincerlo a non sposarli perché sono troppo giovani ed è presto per sposarsi!
Alcuni ritengono che io sia cattivo ma invece ho un cuore d'oro, ho agito in questo modo solo per dare più tempo a Renzo e Lucia di pensare a quello che vogliono, io tengo alla mia Lucia. Dunque, avendo più tempo i due potrebbero rendersi conto di non amarsi e Lucia potrebbe capire che Renzo non è l'uomo della sua vita ma che sono io l'uomo giusto per lei.

 Saveria

Bussarono alla mia porta mentre mangiavo con mio cugino. Era Fra Cristoforo, ma cosa mai può volere un vecchio come lui da uno come me? Arrivato in cima alle scale mi disse che voleva parlare in privato con me,ma come si permette un plebeo come lui di parlarmi in questo modo ? Dovrei sbatterlo fuori ! Andammo  nel mio studio, mi accusò di interferire in un matrimonio, ma cosa vuole da me? Disse che impedivo il matrimonio tre Renzo e Lucia. Io, che voglio solo proteggerla. Finito il lungo discorso mi mise la mano davanti e invocò una specie di maledizione o qualcosa del genere, io a quel punto gli presi la mano e lo cacciai dalla mia bellissima dimora. E se mai dovesse tornare non gli aprirò più la porta. Che cosa avrei mai fatto di tanto grave e crudele? Non riesco a capire che colpe posso avere io, un uomo superiore, affascinante e soprattutto benestante? Perché dovrei volere una poveraccia come Lucia Mondella se posso avere tutto quello che voglio?  Inoltre, io che posso avere tutte le donne del paese, perché dovrei scegliere una morta di fame? Non mi spiego proprio perché continuate a giudicarmi in questo modo, è inaccettabile ed anche ingiusto. Poi non mi è mai piaciuta Lucia! E' carina ma non mi merita affatto, io sono un super playboy. No, assolutamente no ! Io sono innocente, poi non sono io ad impedire il matrimonio, sto facendo solo da intermediario da parte di un mio vecchio amico ,perché gli dovevo un favore e chi poteva aiutarlo se non uno potente come me ? D'altro canto tutti i miei amici sanno che sono una persona buona, li ho addirittura aiutati a trovare la donna della loro vita, e allora perché io dovrei dividere una giovane e bella coppia ,innamorata come loro? Infine, non sono così crudele come tutti pensano, ma al contrario sono un uomo dall'animo buono e generoso verso il prossimo ed è per questo che mi dichiaro innocente.
Nicolò