Concludiamo il nostro percorso della classe prima sui i
diritti e i doveri dei bambini per il progetto A scuola di legalità approfondendo il tema del DIRITTO ALL’ ISTRUZIONE. Le nostre lezioni si sono concentrate su due macro
argomenti generali: cosa significa avere
un’istruzione e perché molti bambini e bambine nel mondo non possono andare a
scuola, ma soprattutto cosa fanno questi bambini che non vanno a scuola? come vivono la loro vita?
Ho introdotto il tema, molto delicato, vedendo insieme ai ragazzi alcune sequenze del film documentario All the Invisible Children. Abbiamo
fatto le nostre riflessioni.
"Fotografia della sofferenza infantile nel mondo. Attraverso sette prospettive diverse, in sette paesi diversi (Italia, Africa, Serbia-Montenegro, America, Brasile...), il comune denominatore è la condizione di degrado, incomprensione e stenti in cui molto spesso sono costretti a vivere i bambini, anche tra le mura di casa."
(le immagini sono tratte dal film )
Lo scopo era quello di mostrare, seppur attraverso un film, esempi di vita vissuta, esempi di ragazzini come loro costretti a vivere un'esistenza di stenti, sulla strada, in guerra, ... situazioni che non sono adatte certo ad un bambino che vive la sua infanzia rubata lontano da un'istruzione che non conosce, che non immagina, ma anche che spera o sogna di avere.
1.Cosa significa avere un’istruzione?
Ecco i riferimenti alla nostra Costituzione, alla
Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e alla Dichiarazione
dei diritti dell’Uomo. (cliccare sull'immagine)
Confrontando le riflessioni dei ragazzi, siamo giunti alla conclusione che avere un’istruzione vuol dire:
- Conoscere
- Prepararsi per un futuro e ad avere un lavoro
- Imparare a stare nella società
- Imparare a riflettere, a pensare con la propria testa, a saper scegliere
- Imparare ad essere responsabili
2. Andare comunque a scuola
Abbiamo iniziato questa parte di lezioni leggendo alcuni
testi, testimonianze o racconti di ragazzi che non vanno a scuola, perché non possono andarci per
diversi motivi, ma fanno qualsiasi cosa pur di avere un’istruzione. Penso sia inutile sottolineare quante volte nelle riflessioni dei ragazzi, siano venute fuori frasi del tipo "la scuola è noiosa", "non ho voglia di venire a scuola", "la scuola non serve a niente" e simili...
Ecco dei brani letti in classe
- Voglio andare a scuola, brano tratto dal libro Cittadina di seconda classe di Buchi Emecheta
- Tre storie vere, tre testimonianze: storia di Beatriz (Sudamerica), storia di Martina (Tanzania) e la lettera dei ragazzi della Guinea ConaKry (i testi sono tratti dal sito della Comunità di Sant'Egidio)
Abbiamo accompagnato la lettura dei testi con la visione di alcune immagini di bambini di tutto il mondo che vanno a scuola. Evidente è stata la differenza tra mondi diversi, paesi lontani non solo per geografia, ma anche per risorse e cura date all'istruzione. Ho voluto estrapolare due foto molto significative, nelle quali il bisogno, la volontà, l'amore per l'istruzione parla da solo: come possiamo vedere i bambini in questione devono o scalare montagne o attraversare fiumi per poter, ogni mattina, recarsi a scuola.
In questa rassegna non poteva certamente mancare il ricordo
di Malala, la coraggiosa ragazza pakistana che, a causa della sua
determinazione e forte volontà ad andare a scuola e avere un’istruzione, è
caduta vittima di assassini che nel suo paese hanno imposto una legge che vieta
alle donne di avere un’istruzione.
Malala aveva iniziato a scrivere un diario all’ interno di un
blog, e questo all’età di undici anni, nel suo diario parla del suo amore per la scuola, ma anche della sua paura di perdere la possibilità di avere una cultura.
Sabato 3 gennaio: “Ho paura”
Ho fatto un sogno terribile ieri, con
gli elicotteri militari e i talebani. Faccio questi incubi dall’inizio
dell’operazione dell’esercito a Swat. Mia madre mi ha preparato la colazione, e
sono andata a scuola. Avevo paura di andare perché i talebani hanno
emanato un editto che proibisce a tutte le ragazze di frequentare la scuola.
Solo 11 compagne su 27 sono venute in classe. Il
numero è diminuito a causa dell’editto dei talebani. Per la stessa ragione, le
mie tre amiche sono partite per Peshawar, Lahore e Rawalpindi con le famiglie.
Mercoledì 14 gennaio: “Potrebbe essere
l’ultima volta che vado a scuola”
Ero di cattivo umore sulla strada della scuola, perché
le vacanze invernali cominciano domani. Il preside ha annunciato quando
iniziano le vacanze, ma non ha detto quando la scuola riaprirà. E’ la prima
volta che succede.
In passato, la data di riapertura veniva sempre
annunciata chiaramente. Il preside non ci ha detto perché non l’abbia fatto,
stavolta, ma io credo che i talebani abbiano annunciato che l’editto contro
l’istruzione femminile entrerà in vigore ufficialmente a partire dal 15
gennaio.
Stavolta le ragazze non sono così
entusiaste di andare in vacanza, perché sanno che, se i talebani
applicano l’editto, non potremo mai più andare a scuola. Alcune compagne erano
ottimiste e dicevano che certamente la scuola riaprirà a febbraio, ma altre mi
hanno confidato che i genitori hanno deciso di lasciare Swat e di trasferirsi
in altre città per il bene della loro istruzione.
Visto che oggi era l’ultimo giorno di
scuola, abbiamo deciso di giocare nel cortile un po’ più a lungo.
Io credo che la scuola un giorno riaprirà, ma mentre tornavo a casa ho guardato
l’edificio pensando che potrei non tornarci mai più.
La storia di Malala è divenuta esemplare, la storia di chi lotta per avere un'istruzione, ma soprattutto delle donne che sono escluse dal mondo della scuola.
Risulta infetti, dal rapporto presentato da “The State of the World’s Girls 2012: Learning for Life” che nei Paesi in via di sviluppo solo il 50% delle bambine finisce la scuola elementare, cioè ben 39 milioni di ragazze tra gli 11 e 15 anni sono costrette a rinunciare alla scuola per aiutare la famiglia. I motivi sono diversi, ne abbiamo parlato in classe in modo approfondito e lasciamo ai ragazzi ulteriori riflessioni.
Dobbiamo purtroppo sottolineare che ben 61 milioni sono i ragazzi nel mondo che non frequentano la scuola (vedi articolo sul rapporto di Save the children)
Qui un estratto dell'articolo che sarà utile ai ragazzi per il loro lavoro
Ben 250
milioni di bambini in età scolare, pari al 40% del numero globale, non
frequentano, hanno abbandonato la scuola oppure ci vanno ma senza riuscire
realmente ad acquisire le competenze di base. Questi ultimi corrispondo a circa
130 milioni. In Africa, solo la metà dei circa 128 milioni di bambini riesce a
raggiungere una formazione scolastica di base. In Sud Africa, benché il 98% dei
bambini in età scolare sia iscritto alla scuola primaria, solo il 71% di essi
sa leggere. In Malawi, oltre l’80% dei bambini va a scuola, ma solo il 30% ha
imparato l’aritmetica.
In molti
paesi, nonostante l’impegno per migliorare o mantenere invariati i livelli di
apprendimento di base, la situazione sta addirittura peggiorando. In India, ad
esempio, negli ultimi 5 anni si è riscontrato un calo nel livello di
apprendimento: il numero dei bambini di 10-11 anni capaci di leggere una
semplice frase è diminuito del 10% e solo circa il 50% è in grado di leggere un
testo semplice, mentre in aritmetica la capacità di eseguire una divisione è
calata di quasi il 20%, solo il 25% dei bambini è in grado di fare le divisioni
a una cifra. Per quanto riguarda le disuguaglianze di genere, si sono rilevati
significativi miglioramenti se si considera che il numero di paesi in cui per
ogni 100 ragazzi vanno a scuola almeno 90 ragazze si è quasi dimezzato in poco
più di 10 anni, passando da 33 a 17. Tuttavia in Africa, le probabilità che le
giovani riescano a frequentare la scuola secondaria sono inferiori (rapporto da
8 a 10), mentre in Kenia le probabilità attuali a che questo accada sono
addirittura inferiori al 1999.
Per concludere la lezione abbiamo visto alcuni video, molto toccanti, realizzati da Plan International.
(interessante il sito di Plan International Italia per la difesa dei diritti delle bambine)
Siamo quindi alla nostra ultima lezione, la lezione si è aperta con la visione di un video toccante e significativo, che racchiude, se vogliamo, tutto il percorso fatto quest'anno, sull'identità e sul rapporto con l'altro. Dal video è partita la nostra ultima attività.
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