La nostra parola d'ordine dall'inizio del nostro percorso sulla legalità è stata conoscenza, conoscenza come sapere, come essere informati, conoscenza come parlare, informare, far conoscere o denunciare. Dal potere della parola di un testimone, contrapposta al silenzio di un omertoso, al potere di una parola che ha ci fa comprendere e sapere cosa significa mafia, illegalità, fin poi alla parola che svela misteri, al coraggio di chi è testimone o è stato testimone e vuole raccontare.
Conoscere è l'arma che rende forti. La sola arma che ci mette in condizione di scegliere, di sapere cosa è il bene e cosa è il male. Di conoscere il mondo, realtà lontane dalla nostra, farcele sentire come vicine, conoscenza è comprensione. In alcune delle nostre lezioni abbiamo voluto ricordare, attraverso testi, video e filmati giornalisti che hanno fatto del loro mestiere una missione, che volevano informare per combattere, poi è arrivato il momento di incontrare un giornalista: il dottor Pino Scaccia, inviato del Tg1.
Una cosa è studiare dai libri, un'altra è ascoltare "storie" da chi le ha vissute ed è stato quindi un testimone. I testimoniare è importante. Spesso i testimoni sono costretti a tacere o non sono ascoltati. Io, da insegnante e nel mio piccolo, cerco di rendermi tramite, ma arriva il momento in cui devo chiedere aiuto a grandi narratori come Pino Scaccia.
Una cosa è studiare dai libri, un'altra è ascoltare "storie" da chi le ha vissute ed è stato quindi un testimone. I testimoniare è importante. Spesso i testimoni sono costretti a tacere o non sono ascoltati. Io, da insegnante e nel mio piccolo, cerco di rendermi tramite, ma arriva il momento in cui devo chiedere aiuto a grandi narratori come Pino Scaccia.
Quando muore uno di noi. Non importa la nazionalità e neppure il ruolo: può essere un fotografo o un fonico, un operatore o un producer: uno di noi. E allora ti accorgi che stai in mezzo a una guerra vera, dove sparano sul serio, non è un film, e se non capita a te ma a qualcun altro è solo casualità, destino. Inutili i giubbotti antiproiettile, le scorte, la prudenza, il mestiere, tutto il resto. Se ti arrivano granate o colpi di cannone o killer assetati di vendetta o guerrieri disperati e impauriti c’è poco da difendersi. Neppure il buonsenso basta perché la storia è piena di passi molto riflessivi e poi l’incursione improvvisa, l’attacco a sorpresa e tu ti ritrovi lì, a un soffio dalla fine. Chiunque di noi si è trovato spesso in difficoltà. Ma nessuno di noi è un eroe né ha la vocazione di diventarlo. Si va in guerra, sembra banale, come si va in qualsiasi altra parte del mondo a “raccontare”: può essere una festa e può essere l’inferno. La cosa strana è che continuiamo a sentirci dei privilegiati, solo per il fatto di stare in mezzo all’evento, occhi e anima di tutti gli altri. Molti purtroppo pagano irrimediabilmente la grande curiosità, questa voglia di capire.
L'incontro con Pino è stato veramente emozionante, ha colpito talmente i ragazzi che, dopo questa mia introduzione, la cui vera funzione è quella di fare da unione con il lavoro precedente e di un intero anno, lascerò la parola ai ragazzi.
L'incontro è stato molto informale, da buoni amici abbiamo sfogliato insieme un piccolo album di foto che il signor Scaccia ci ha permesso di usare, da lì è partito il suo racconto, fatto di tanti racconti diversi, di tanti luoghi e volti diversi, tante realtà
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Abbiamo poi visto un video con il commento dalla viva voce del testimone dei fatti narrati.
Lascio ora la parola a due delle mie alunne. Camilla ci racconterà a modo suo l'incontro, mentre Elisa ha trascritto per noi le domande rivolte a Pino.
Prima di inserire i testi creativi dei ragazzi vorrei proporvi alcune riflessioni del dottor Scaccia. Le ho lette ieri, 9 maggio, data importante densa di ricordi, per chi vuole ricordare, ricordi che parlano di morte ... ricordi di Peppino Impastato e Aldo Moro. Ricordi che devono insegnare, soprattutto ai più giovani.
C’è chi mi accusa di trasformare spesso questa pagina in un muro del pianto. Ma non si può dimenticare quello che c’è stato prima. Carmelo Bene, geniaccio iperbolico, diceva spesso che “noi siamo quello che siamo stati”. E’ il filo della vita, quindi anche della morte, quello che unisce la nostra esistenza. Anche se sono passati tanti anni, come si fa a dimenticare il sacrificio di Peppino Impastato oppure la fine di Aldo Moro che probabilmente ha cambiato l’Italia? Sono stato tempo fa in una scuola media di montagna. E sono rimasto sorpreso, oltre che confortato, dall’interesse che i miei racconti suscitavano in quei ragazzini. Quando ho affrontato il tema dei reporter volevano sapere tutto su Ilaria Alpi per capire come una giovane giornalista possa decidere di andare in un posto a rischio per raccontare quello che gli altri non possono vedere. Volevano poi sapere tutto sulle guerre, soprattutto volevano sapere il perchè da chi le ha frequentate, così come sono rimasti sconcertati dal mio viaggio a Chernobyl, tentando di immaginarsi l’apocalisse. La nostra storia (così come la storia del mondo) è così drammaticamente ricca di dolore che spesso ci capita di ricordare il passato. Tra poco sarà anche l’anniversario delle bombe a via dei Georgofili. Nessuna celebrazione, ma il dovere credo di uno che c’è stato, che ha respirato quella polvere assassina, di trasferire ai più giovani notizie e sensazioni. I testimoni, sempre più preziosi perchè sempre più rari, hanno questo compito. Sto ricostruendo gli eventi della campagna di Russia, settanta anni dopo, grazie ai racconti degli ultimi contadini che hanno visto con i propri occhi quella tragedia. E’ l’unica maniera per avvicinarsi alla verità. Molto meglio che leggerla (in maniera parziale) sui libri o attraverso cronache approssimative e senza anima.
dal blog La torre di Babele Pino Scaccia
Vorrei ringraziare questa persona, questo uomo, veramente speciale, anche io, e non solo i ragazzi, sono stata catturata dalle sue parole, ma anche dalla sua semplicità e infinità disponibilità. Chi altri poteva arrampicarsi su per una montagna per parlare a sedici ragazzini dodicenni e a una prof sui generis se non lui?
Grazie Pino!
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