IIIA Arcinazzo Romano
a.s. 2013/14
Migrazioni:
storie di uomini in fuga spinti dalla speranza di una vita migliore
riflessioni, diari, lettere
Speranza: attesa fiduciosa di un evento
importante, fede, fiducia, sogno, aspirazione.
Perché speranza? Speranza perché
questa parola è quella che mi ha colpito di più, è una di quelle parole che mi
è entrata subito nel cuore e mi ha fatto capire un sacco di cose che prima non
avevo mai capito. La speranza, è questa la cosa che porta quelle povere persone
chiamate immigrati o profughi ad arrivare qui in Italia, è questa la sola ed
unica cosa che spinge queste persone a lasciare il proprio Paese e la “vita” di prima. La parola vita l’ho messa tra virgolette perché io non la
chiamerei proprio “vita” quella che vivono queste persone nel proprio Paese,
più che vita io lo chiamerei incubo, incubo perché vivere in Paesi dove non devi
far altro che sopravvivere alla guerra non è vita, è solamente un grandissimo
incubo che fa arrivare questa gente a scappare e a cercare di trovare una vita
libera e migliore.
Una vita libera dall’angoscia
della guerra, una vita senza doversi nascondere per sopravvivere, ma
soprattutto una vita con un lavoro.
Un lavoro capace di far vivere
tutti in modo sereno e tranquillo, un lavoro, qualunque esso sia, un lavoro per
cui vale la pena continuare a sperare.
Al solo pensiero che queste persone
non hanno la libertà di vivere nel loro Paese senza preoccupazioni e senza
guerra mi viene un enorme rabbia dentro, rabbia per tutte quelle persone che
invece di far vivere serena la gente, non fa altro che ostacolare la vita di
povera gente con tanti sogni e speranza nel cuore. Non posso credere che ci
siano persone nel mondo che anche se uguali a me sono diverse solo per la cosa
più importante per cui tutti dovremmo essere uguali: la libertà, la libertà di
andare a scuola, di lavorare e di costruirsi un futuro. La libertà di parlare ,
di scrivere e di vivere le proprie emozioni e i propri sentimenti, la libertà
di provare a realizzare i propri sogni, la libertà di dire ciò che si pensa
ogni volta che si ha la voglia di farlo.
Questi immigrati queste forme di
libertà non ce le hanno mai avute, e alcuni di loro forse non ce le avranno
mai. Perché dico che alcuni di loro non ce le avranno mai? Perché purtroppo
molti di loro ad arrivare in Italia non ce la fanno, alcuni muoiono
prima di poter realizzare il proprio sogno.
Come è successo pochi giorni fa
nel mare dove queste persone cercano quella maledetta speranza, il mare di
Lampedusa, dove centinaia e centinaia di queste persone sono morte, hanno perso
la vita in un posto dove ci dovrebbe essere per loro solo la salvezza da un
incubo orribile.
Sul barcone dove sono stati messi
è successo il dramma! Non si sa ancora come, ma si sa solo che il numero dei
morti è immenso come quel mare, come
quel mare che loro avevano tanto desiderato di attraversare per arrivare in
Italia, dove pensavano di cominciare quella vita che noi abbiamo sempre avuto:
una vita normale, una vita piena di serenità e pace. Per un attimo ho cercato
di mettermi nei panni di chi, come loro non ha mai ricevuto niente di buono, di
chi, come loro si è dovuto sempre guadagnare, con il sudore della fronte tutto
quello che desiderava. In quell’attimo mi è sembrato di vivere in un mondo in
cui c’è solo quella parola, quella parola che odio pronunciare: guerra, forse
sinceramente il senso di questa parola non lo so bene neanche io, ma l’unica
cosa di cui sono certa è che questa parola è la cosa che impedisce a quelle
povere persone di vivere come noi. Di
vivere, in tutti i sensi.
Appena ho visto quelle immagini
del mare di Lampedusa mi è venuto un vuoto nel cuore, è stato come se lì,
insieme a quei corpi che galleggiavano in acqua ci fossi anch’io; è stata una
sensazione di angoscia che spero di non rivivere mai più, ma non solo per me,
per tutti.
Spero, anzi voglio che questa
cosa non succeda mai più e che un dramma come questo non si veda più nel mondo.
Adesso spero che le persone che sono riuscite a sopravvivere a questo grave e
indicibile incidente riescano a cominciare la loro vita, quella vera, la vita
che hanno sempre sognato e lo devono fare anche in ricordo e in onore di chi è
morto.
Spero veramente, con tutto il
cuore che queste persone siano felici e riescano a vivere con tutto il bene di
questo mondo.
La cosa che vorrei dire a queste
persone è grazie, grazie perché sono loro che mi hanno fatto capire il senso
della parola speranza, la speranza del domani, la speranza per ricominciare. E
auguro a tutte queste persone di avere tutto ciò di cui hanno bisogno ora.
Camilla
Ora
dopo ora, giorno dopo giorno si sente parlare di quanti uomini lasciano la loro
patria per venire qui. Fino a poco tempo fa, quando sentivo queste notizie al
telegiornale o da qualsiasi altra parte, pensavo tra me e me:”Ma perché vengono
qui? Con questa crisi che ormai gira da tempo cosa vengono a fare in Italia? Io
se fossi in loro andrei in un altro posto più bello o migliore sul campo
economico”. Questi pensieri adesso non vagano più per la mia testa perché piano
piano sto scoprendo la realtà, la causa per cui loro sono qui e la causa che li ha
spinti a partire. Se dicessi di essere rimasta traumatizzata esagererei, ma
sapere certe cose mi ha scioccato totalmente. La domanda che mi faccio ogni
giorno è:”Perché? Perché tutto questo? Siamo nel 2013, ma sembra di stare
ancora nel ‘900”.
Loro,
uomini, donne e bambini, costretti a vivere una vita che mai e poi mai uno
vorrebbe vivere. Schiavizzati, violentati, uccisi…questo è quello che gli
succede lì, in quelle terre dove le parole pace e libertà ancora non esistono.
È per questo che vengono qui, per rifarsi una vita con la loro famiglia, per
trovare un lavoro per sfamarla.
A
dire così sembra bello, ma non sanno che venendo qui non troveranno nulla, anzi
forse troveranno cose peggiori che nella loro terra.
Beh,
l’Italia, a dirla tutta, da come dice la Costituzione in
teoria dovrebbe essere un Paese che ritiene tutti uguali, ma in pratica non lo
è.
Questi
uomini arrivano qui, su un barcone affollato che non si sa per certo se arriva.
Arrivati qui, in condizioni del tutto disumane, dovrebbero ricevere aiuto
invece no, lo ricevono per un tempo determinato. Ma come si fa? Come si fa a
lasciare che questi bambini crescano così, in queste condizioni?
L’Italia
ha bisogno d’aiuto, ma quest’aiuto sembra lontano anni luce. Le altre nazioni
dovrebbero accoglierli e aiutarli invece di stare ferme a far le finta di essere dispiaciute.
Diamoci
una mossa perché come noi siamo il futuro anche loro lo sono e hanno il diritto
di viverlo come noi. Se invece di criticare ci mettessimo tutti insieme a
dargli un aiuto, forse questo problema potrà essere superato.
Elisa
Stavo
guardando la TV . Dopo il mio programma preferito ho deciso di mettere il tg
per vedere che cosa era successo.Così ho visto un mare di persone che si stavano
imbarcando per l'Italia per cercare lavoro. Dopo qualche
minuto ho visto tutte quelle persone morire:donne e bambini. Perché? Perché tutto questo solo per arrivare in Italia? Come
sono morti? Non riuscivo a pensare ad altro,vedere tutto quello per me è stato
come vedere un film horror di sera al buio.Quella scena per me era un pensiero
fisso incredibile,mi sono quasi pentito di aver cambiato canale,ma oltre a
questo pensavo che dovevo scoprire come e perché erano morte tutte quelle
persone. Innanzitutto ho iniziato a cercare su internet,ma non ricordavo il luogo
dell'accaduto così dopo una mezz'oretta passata a sfogliare le pagine di
internet sono riuscito a trovarlo.Dopo aver trovato le pagine,quando ero sul
momento di aprirle il computer si è spento.Tra me e me mi sono detto “oggi non
è giornata “così ho deciso di rimandare al giorno dopo.La sera verso le dieci sono
andato a dormire e quella notte è stata terribile,la peggiore di sempre,mi sono
svegliato ben tre volte e sempre con lo stesso incubo:vedevo tanta gente su
una nave con più di cento persone,ma ad un tratto la nave si rovesciò e io
vedevo tutta quella gente morire.Il giorno dopo pensavo a tutte quelle persone
che devono lasciare il loro paese per lavoro e che neanche ci arrivano qui e poi anche se arrivano a destinazione,
sicuramente come spesso succede non vengono neanche accettati. A volte si pensa
che sono diversi da noi soltanto per colore,lingua o religione e questo è intollerabile:in
poche parole io non accetto che le persone di diversi stati,come per esempio
noi italiani,non accettino persone straniere che arrivano disperati dai loro
paesi.Anche noi potremmo trovarci un giorno a dover lasciare il nostro paese ed
essere noi l'extracomunitario che dà fastidio.
Nicolò
Migrazione:spostarsi
da una parte all’altra. Questa è una parola molto forte in tutti i sensi. Sia
nel sentirla che nel viverla. Da molti anni migliaia e migliaia di clandestini
sbarcano in Italia,a Lampedusa,per trovare un lavoro e farsi una nuova vita.
Vengono in Italia per avere un po’ di pace,tranquillità,dormire in silenzio la
notte,cose che nel loro paese non hanno. Ma anche durante il viaggio sono tutti
stretti,con la paura nel loro cuore,con ansia ma anche con un pizzico di
felicità,perché stanno per arrivare in Italia. Non solo in Italia, ci sono
persone che usano l’Italia come un ponte per arrivare in Europa,che è stata a
guardare senza far nulla decine di stragi nel mare. Come ho detto prima durante
il viaggio sono tutti stretti perché il proprietario del barcone,per guadagnare
soldi,fa entrare centinaia di migrati,e mi intristisce vedere uomini,donne
anche incinte e bambini innocenti che si imbarcano sul barcone rischiando la
vita per una persona.
Riccardo
Uomini e donne si imbarcarono con la
speranza nel cuore, non nella convinzione di trovare un posto dove vivere
meglio, pagando per un sogno che si trasformò in un incubo!
L’unico obiettivo di tutte quelle persone era partire per destinazioni
sconosciute, per dimenticare, o meglio per migliorare la loro vita, ma non
sapevano che stavano andando incontro a cose di cui probabilmente si sarebbero
pentiti! Loro non sapevano a cosa stavano andando incontro! Loro no, ma io si!
Io tutto questo l’ho già vissuto per una settimana. So come ci si sente! Non
potete nemmeno immaginare cosa ho passato in quella settimana, e al solo
pensiero che tutto quel caos si scatenerà di nuovo, mi sale una paura insuperabile,
che non potrò mai sconfiggere!
Ho paura, tanta! Forse anche troppa… mi sento persa, sono sola!
Cosa devo fare? Ho una tale confusione nella mia testa!
Non ce la faccio! Non riesco a vedere tutte queste persone illudersi. Non
posso! Devo fare qualcosa, il più presto possibile! Ma cosa? Aiutateci, per
favore. Stiamo vagando per ore verso una meta sconosciuta!
Stiamo stretti, non riesco a muovermi! Sto scomoda, troppo! Voglio solo andare
a casa! Sto forse chiedendo troppo?!
Basta! Devo solo farmi forza e cercare i andare avanti in qualche modo! Anche
se la vita di tutti noi non sarà mai più come era prima.
Lucia
Chi
sono gli immigrati? Questa è una di quelle domande che non mi sono mai posta, ma
che in questi giorni sto cominciando a farmi. Per molte persone gli immigrati
sono persone diverse da noi solo perché vengono da altri paesi qui in
Italia, per me invece sono persone uguali a noi che cercano una vita
migliore, una vita come quella di tutti noi, una vita felice e serena lontano
dal loro Paese, lontano dalla guerra, lontano da quella vita che lì, nel loro
paese, è solo un inferno che loro non riescono più a sopportare.
Le
loro storie mi hanno colpito molto e mi hanno fatto capire il significato della
parola speranza, mi hanno insegnato che per avere una vita migliore e senza guerra
bisogna alzarsi e avere una speranza per inseguire i propri sogni, proprio come
hanno fatto loro.
Ma
purtroppo non tutti ce la fanno, non tutti riescono ad arrivare in Italia, non
tutti realizzano i loro sogni; ne è un esempio la tragedia avvenuta pochi giorni
fa a Lampedusa. È stato un vero orrore vedere tutti quei corpi di migranti
morti galleggiare in mezzo al mare. Quelle persone stavano venendo in Italia
per trovare lavoro, per avere dei soldi ma anche per mangiare; ma non hanno
trovato niente di niente solo la MORTE.
Hanno
visto i loro sogni, le loro speranze, infrangersi in quel maledetto mare.
Non
posso ancora credere che tutte quelle persone per venire qui e per avere un po’
di pace abbiamo lasciato tutto: la loro terra, famiglia e figli, tutto quello che
avevano. Si
sono imbarcati su quella barca con il cuore pieno di gioia e speranza e invece
si sono ritrovati faccia a faccia con l’incubo che non avrebbero mai voluto vedere: LA
MORTE.
Spero
che le persone che sono sopravvissute possano essere felici di essere vivi e porterò sempre rispetto, ai sopravvissuti come a chi non ce l'ha fatta.
Elena
L’immigrazione
è un tema quanto mai attuale. A riguardo c’è da dire che da anni in Italia se
ne è parlato molto. Questi immigranti vengono da un passato per niente facile,
soffrendo la fame, non sapendo se avranno un piatto per la cena, in un paese
con la guerra dove non sai se arrivi al giorno dopo, dove vedi che in un
contesto del genere i tuoi figli non potranno avere un futuro migliore e
diverso dal tuo. Si tratta di uomini, donne e bambini che affrontano prove
durissime pur di scappare dal loro paese. Usano i risparmi di una vita per
potersi pagare il viaggio, un viaggio in pessime condizioni, viaggiando in 200
in un barcone che ne può trasportare massimo la metà, consapevole che nel tragitto
possano perdere la vita. In questo periodo ci sono stati molti sbarchi che si
sono trasformati in vere tragedie, bensì questi barconi si incendiano o succede
qualcos'altro a bordo ed è tanta la gente che ne rimane vittima ingiustamente
solo perché sperava in un futuro migliore. La maggior parte degli immigranti
sono donne e bambini, tanti anche morti e dispersi. A riguardo sono state molte
le riflessioni fatte, dai politici, dalle televisioni, e dalle famiglie
italiane che si dividono in chi va contro agli immigranti e chi li sostiene. Io
c’ho riflettuto molto, ho cercato di non sentire cosa pensasse la gente e di
farmi una mia idea. La cosa che posso dire è che per me gli uomini sono tutti uguali
a prescindere dal colore della pelle e dalla cultura, nessuno è da
discriminare! E’ giusto perciò che tutti gli uomini vivono alla stessa maniera.
Dovremmo pensare un po’ meno a noi stessi e ricordarci il concetto della
solidarietà evitando disgrazie simili e aiutare uomini che vivono in una vita
disumana, che non hanno un’altra scelta, se non salire a bordo con la speranza
di una vita migliore cosa che in tanti farebbero al loro posto, cercare di
scappare da un paese senza speranza che non mi garantisce nulla, neanche la
vita. Inoltre c’è da ricordarsi che un tempo anche noi italiani siamo stati
immigranti nella speranza di un futuro migliore.
Caterina
Caro diario,
sono sempre io “Andrea” sono molto
triste perché mi trovo in Italia, in Sicilia, immigrato, mi sento
spaventato, angosciato e pieno di paura.
Appena sceso dalla nave, già avevo
voglia di tornare indietro perché la mia terra mi mancava, mi sono fatto
coraggio perché sono stato costretto dalla povertà,dalla guerra e dalla fame.
Ora insieme ai miei compagni di
avventura farò del tutto per ambientarmi in questa nuova vita,che forse sarà
migliore ed adattandomi alle abitudini e alle tradizioni che sono molto diverse
da quelle del mio paese.
Insieme ad alcuni miei amici, che sono
partiti con me, abbiamo trovato un posto dove dormire e riposare,poco
accogliente,dove ci sono anche altri immigrati;dalla finestra si vede il
mare,sembra bello e pulito,vorrei tanto andare lì e farmi un bel bagno,ma non
ne ho la possibilità perché la gente di qui è diffidente con noi, di certo non me lo permetterebbe visto che
sono un immigrato.
Ora mi sento davvero stanco e vorrei
tanto riuscire a dormire; spero tanto che nei prossimi giorni troverò un lavoro e
nuovi amici che mi aiuteranno ad abituarmi a questa nuova
vita,che sia migliore di quella che ho lasciato.
Ti racconterò ogni giorno le mie nuove
avventure, i miei problemi e i miei pensieri profondi.
Buona notte!!!
Andrea
Una vita migliore: è questa la cosa che cercano gli
immigrati quando partono dal loro paese per arrivare fino qui.
Nel loro paese giorno dopo giorno rischiano la morte,
vengono torturati ed è per questo che loro sono costretti ad imbarcarsi sulle
barche come animali e vendono tutto ciò che hanno pur di partire.
E’ brutto pensare che gli scafisti pur di guadagnare
qualcosa imbarcano sui propri gommoni più persone del dovuto senza distinzioni
tra grandi e piccoli.
Queste persone cercano solo un po’di pace, cercano di
essere felici con la propria famiglia, cercano un lavoro che li faccia vivere
con serenità, ma soprattutto cercano una vita diversa da quella che si vive nel
loro paese, proprio così, perché nel loro paese è anche impossibile chiamarla
vita quella non è vita è solo un grandissimo incubo dove sono solo costretti a
restare per rimanere in vita a cercare di avere ancora qualche speranza per
essere felici, ma non sempre riescono a trovare la pace e la serenità che
cercano basta pensare a ciò che è successo il quattro Ottobre a Lampedusa. Qui quelle persone hanno trovato la morte, erano centinaia di persone morte per delle cause ancora sconosciute, al momento vengono fatte varie ipotesi tra cui: l’agitarsi nel vedere la terra,
oppure di dar fuoco alle coperte per farsi distinguere ma resta il fatto che la
colpa maggiore è dello scafista che pur sapendo di non poter trasportare troppe
persone lo ha fatto lo stesso portandoli verso la morte e non verso la LIBERTA’
!!!
LAMPEDUSA UN’ISOLA BELLISSIMA DIVENUTA L’ISOLA DEI
CADAVERI !!
Giulia