Per essere domani
descrizione luoghi
IIIA
Arcinazzo Romano
a.s.2013 - 14
Incontriamo uno dei personaggi più importanti de I Promessi Sposi; un uomo dall'animo profondo, dal passato intenso, che, dopo un tragico evento, decide di cambiare completamente la sua vita. Fra Cristoforo rappresenta l'altro volto della chiesa, il religioso che vive per aiutare il prossimo, in questo caso Renzo e Lucia, l'opposto di Don Abbondio, personaggio che ci ha fatto divertire, ma che è stato quasi il complice involontario del cattivo di turno. Manzoni introduce questo personaggio in modo nuovamente interessante, prima ancora di presentarcelo direttamente, di farlo parlare inserisce una descrizione dei luoghi che lui attraversa per recarsi nella casa di Lucia. Con pochi tratti riusciamo a vedere ciò che lui vede, come in una breve ripresa cinematografica che si chiama soggettiva cioè "tecnica di ripresa cinematografica che consente allo spettatore di calarsi nei panni di un personaggio, permettendogli di vedere le cose con i propri occhi: appunto, in soggettiva".
L'atmosfera è triste, si respira un profondo senso di angoscia, povertà e impotenza.
Il sole non era ancor tutto apparso sull'orizzonte, quando il padre Cristoforo uscì dal suo convento di Pescarenico, per salire alla casetta dov'era aspettato. E' Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell'Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare. Il convento era situato (e la fabbrica ne sussiste tuttavia) al di fuori, e in faccia all'entrata della terra, con di mezzo la strada che da Lecco conduce a Bergamo. Il cielo era tutto sereno : di mano in mano che il sole s'alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce, dalle sommità de' monti opposti, scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendìi, e nella valle. Un venticello d'autunno, staccando da' rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere, qualche passo distante dall'albero. A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancor tesi, brillavan le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta ne' campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza. La scena era lieta; ma ogni figura d'uomo che vi apparisse, rattristava lo sguardo e il pensiero. Ogni tanto, s'incontravano mendichi laceri e macilenti, o invecchiati nel mestiere, o spinti allora dalla necessità a tender la mano. Passavano zitti accanto al padre Cristoforo, lo guardavano pietosamente, e, benché non avesser nulla a sperar da lui, giacché un cappuccino non toccava mai moneta, gli facevano un inchino di ringraziamento, per l'elemosina che avevan ricevuta, o che andavano a cercare al convento. Lo spettacolo de' lavoratori sparsi ne' campi, aveva qualcosa d'ancor più doloroso. Alcuni andavan gettando le lor semente, rade, con risparmio, e a malincuore, come chi arrischia cosa che troppo gli preme; altri spingevan la vanga come a stento, e rovesciavano svogliatamente la zolla. La fanciulla scarna, tenendo per la corda al pascolo la vaccherella magra stecchita, guardava innanzi, e si chinava in fretta, a rubarle, per cibo della famiglia, qualche erba, di cui la fame aveva insegnato che anche gli uomini potevan vivere. Questi spettacoli accrescevano, a ogni passo, la mestizia del frate, il quale camminava già col tristo presentimento in cuore, d'andar a sentire qualche sciagura.
«Ma perché si prendeva tanto pensiero di Lucia? E perché, al primo avviso, s'era mosso con tanta sollecitudine, come a una chiamata del padre provinciale? E chi era questo padre Cristoforo?» Bisogna soddisfare a tutte queste domande.
Abbiamo letto insieme il passo proposto e i ragazzi hanno ricercato gli elementi della descrizione, colpiti dall'assenza di dati sonori, l'intera scena è sovrastata da questo eloquente silenzio, che ci sembra quasi di sentire i passi del frate sulla via.
Attività:
1. ricalco: scrivere una descrizione simile, ma su ricalco; quindi stabilire quale emozione la descrizione vuole suscitare e poi partire con l'operazione di trasformazione del testo letto basandosi su tutti gli elementi trovati nel testo e le osservazioni fatte in classe;
2. leggere l'intero capitolo;
3. ricerca: dovrete trovare articoli, interviste, immagini, video, canzoni ...ogni tipo di materiale che ci servirà poi per una serie di lezioni che riguardi
- gli status symbol della nostra società, soprattutto dei giovani di oggi
- chi sono i modelli, i mieti dei giovani di oggi
- quali sono i valori in cui credono i giovani di oggi
ps ricordo che avete due settimane per svolgere il lavoro
dal minuto 51 circa c'è la nostra storia
scusate ma quello più moderno non riesco a trovarlo ma lo vedremo insieme che ho il dvd ;-)
Il
sole stava per tramontare quando Marco uscì dalla scuola di Arcinazzo Romano
per andare nella sua casa dove era aspettato dalla sua amata mammina.
Arcinazzo
Romano era un paesello sul versante orientale del monte Affilano, ovvero quel
monte che fa parte dell’Appennino laziale. In questo paese c’erano poche case
abitate da giovani lavoratori e pensionati ed erano addobbate da giacche e
camicie lavate, stese ad asciugarsi. La sua casetta era situata al centro
storico e dinanzi aveva la chiesa principale.
Il
cielo era rossastro sull’arancione: man mano che il sole scendeva dietro il
colle opposto, si vedeva quella luce colorata che pian piano svaniva. Essa era
accompagnata da quel venticello gelido invernale che ghiacciava i rami spogli degli
alberi e li impietriva, alcuni facendoli
spezzare. Su e giù per le strade brillava il ghiaccio come fossero brillantini. La scena era felice e questa felicità era
accompagnata dalla gioia di quei bambini che appena incontravano Marco lo
guardavano e gli facevano un caloroso sorriso. A volte Marco gli dava delle
caramelle e loro per ringraziarlo gli davano un bacetto. Ancor più felice era
questo spettacolo quando si vedevano quei vecchietti passeggiare con le loro
mogli con il fresco. Alcuni andavano piano, mano per mano, per gustarsi il
panorama giallo-rosso; altri invece andavano veloce come se avessero la forza
di un ventenne. C’era anche chi portava i cani a passeggio, possenti, e gli
faceva mangiare l’insalata perché anche essi dovevano abituarsi al cibo del
loro padrone.
Tutte
queste gioie riempivano d’amore il cuore di Marco che camminava con il sorriso
stampato sul volto.
Elisa
Il sole era già alto nel
cielo,quando l'investigatore Sherloc Holmes uscì dall'hotel San Cristoforo per
andare in un bar dove aveva dei sospetti. Era molto lontano dal grattacielo
SPA, il più grande della città, poche case abitate da persone molto ricche e
addobbato con molte stelle ma nessuno ne sa il motivo. Il cielo era diventato
nero, man mano che lui camminava faceva sempre più freddo e buio e cominciava ad
alzarsi un gelido vento d'inverno che travolgeva tutto. La scena faceva paura: appena entrato c'era una musica che riscaldava il cuore, mentre sistemato
dietro il bancone c'era un simpatico cassiere, sorridente come se nulla di tutto
quello che succedeva al di fuori lo
riguardasse, ma Holmes era troppo astuto e con calma e silenzio chiese...una
tazza di caffè .
Così se ne tornò verso
l'hotel, senza aver pagato.
Nicolò
Era ormai l' alba quando Luigia andò
ad aprire il suo bar. Questi era situato ad Arcinazzo Romano, un piccolo paese
in provincia di Roma, in fondo solamente un gruppo di case
molto vecchie in cui però abitava molta gente.
Il bar era situato subito fuori il paese. Il cielo era
sereno e pian piano che passavano le ore i clienti si accumulavano nel bar; un
venticello faceva sbattere i rami di un albero sui vetri del locale. Si
vedevano da tutte le parti i clienti che ridevano, mangiavano allegramente e
scherzavano. La scena era lieta. Ogni volta però passavan davanti al bancone
delle persone ubriache che facevan andar via i clienti e che quindi
rattristavano il tutto. Giravano urlando per il bar con le bottiglie di birra e
di vino in mano ed ogni tanto erano così ubriachi da arrivare persino a cantare
degli stornelli stonando. Lo spettacolo dei clienti sparsi nel bar aveva
qualcosa di ancor più triste. Alcuni avevan delle facce tristi altri
invece delle facce disgustate poichè un ubriaco aveva vomitato proprio davanti
ai loro occhi. La proprietaria scarna, tenendo in mano un secchio d' acqua e la
scopa stava raccogliendo quella sbobba disgustosa da per terra; c' erano pezzi
di pane, di carne e di frutta. Costei non poteva far altro che pensare: ma questi quando se ne andranno? Quando? Stanno facendo andar
via tutti i clienti!
Emanuele
Il sole non era ancora tramontato, quando Padre Cristoforo
uscì dal cinema di Los Angeles, per andare in polizia a pagare una multa. Los
Angeles, una città della California e non sulla luna. Una marea di
grattacieli abitati per lo più da uomini d'affari. Il cinema si trovava al
centro di Los Angeles. Il cielo era azzurro, di grattacielo in grattacielo i
raggi del sole si intravedevano sul riflesso delle finestre.
Un vento di smog faceva volare i giornali delle stazioni portandoli in giro
per la città. A nord e a sud, nei grattacieli sulle finestre ancora sporche,
brillavano i raggi del sole; e l’asfalto emanava un odore strano, quasi una
puzza. La scena era rumorosa, ma ogni taxi che passava sulla strada inquinava
ancora di più l’atmosfera. Ogni tanto si incontravano barboni che elemosinavano
agli uomini d’affari, che talvolta sganciavano qualche centesimo. Passavano
tutti vicino al Padre dicendo “Sia lodato Gesù Cristo” e gli facevano un
inchino. La scena tra questi era rattristante. La barbona scalza, tenendosi le
coperte per coprirsi, essendo nuda, guardava gli uomini d’affari e Padre
Cristoforo per guadagnare un po’ di soldi e qualche sigaretta per poter fumare.
Queste scene si ripetevano ogni giorno e quando li vedevi o ti si rattristava
il cuore o andavi incontro a qualche sciagura.
Riccardo
Il sole stava già sull'orizzonte,
quando Fernando uscì dalla sua farmacia di Ponza, per salire su al comune dove
era aspettato. È Ponza un paese ad Est degli Appennini, o vogliam dire
delle montagne: un gruppetto di case, abitate la più parte da guerrieri. Il
comune era situato nella piazza principale con di mezzo la strada principale di
Ponza. Il cielo era rosso fuoco: di mano in mano che Il sole scendeva il
rossore diventava nero. Un venticello d'estate muovendo le foglie
colorate degli alberi. A destra e a sinistra delle case brillavano le foglie
verdi; e le strade rocciose e pulite facevano brillare il marmo del comune.
Ogni tanto si incontravano lavoratori. Passavano davanti a Fernando. Passavano zitti e lo guardavano come un re
guarda un suo schiavo. Lo spettacolo delle loro tute sporche aveva qualcosa
d'ancora più doloroso. Alcuni andavano bevendo birre a più non posso; l'altri
vomitavano. lo spazzino tenendo la scopa ben stretta tra le mani guardava il
vomito e si chinava per annusare. le tute erano sempre più sporche a
ogni passo. Ma perchè andava al comune? E che voleva questo sindaco?
Giorgio
Il sole era già apparso alto sul cielo, quando il
padre Cristoforo uscì dal suo bar di Milano, per andare in palestra a fare
allenamento. È Milano una città dell'entroterra lombardo, un gruppetto di palazzi
abitati soprattutto da persone ricche.
La palestra era situata in periferia. In cielo
c’erano pochissime nuvole che a poco a poco si spostavano a est, si vedeva il
bianco lucido di quelle nuvole, facevano uno strano giro e si sedevano sopra i
monumenti della città.
Il venticello fresco di maggio faceva muovere i bei
fiori che stavano crescendo sopra i grandi alberi accanto ai marciapiedi. In
tutti gli angoli delle strade c’erano negozi tutti già aperti, i marciapiedi
brillavano sotto i raggi del sole; la strada tutta piena di buche sembrava morta,
così noiosa e monotona.
La scena era strana: ma ogni uomo, donna o bambino
che passava rendeva il tutto più elegante. Ogni tanto si incontravano grandi e
importanti manager per prendere un cocktail e parlare di affari e di lavoro
(come di solito sapevano fare). Passavano orgogliosi accanto a Padre
Cristoforo, lo guardavano divertiti e soddisfatti mentre ridevano sotto i baffi
e visto che lui li guardava con aria forte di sfida come per dire "ma guarda tu
sto sfigato" e riabbassavano il capo guardando la monotona strada, o magari andavano anche loro in palestra per stare in forma.
Lo spettacolo dei bambini che andavano a scuola
rendeva ancora più stupida l’intera scena. Alcuni andavano comperando quelle
piccole merendine con quei pochi spiccioli; altri stavano seduti sugli scalini
tutti rovinati, con gli Mp3 alle orecchie.
La ragazza dark, tendendo in mano uno strano
oggetto, guardava in alto e poi si guardava intorno, quasi a cercare lo sguardo
disperato di qualcuno, con gli occhi verdi e lucidi, le labbra rosse e secche e
il trucco nero, così tanto che gli occhi sembravano scomparire.
Queste scene accrescevano il divertimento e allo
stesso tempo l’angoscia e la tristezza del frate, il quale camminava già col
forte e angoscioso presentimento in cuore, di andare qualche volta in palestra.
Camilla
Il sole non era ancora tramontato bene su tutta la Sicilia quando il padre Cristoforo uscì dal giro dei mafiosi per andare a vedere l’Etna che eruttava.
E’la Sicilia con case nuove e ristrutturate piene di abitanti situate per ogni stradetta del borgo con la biancheria stesa su di un filo da una finestra all’altra.
Il cielo era tutto rossastro perché pian pianino il sole andava tramontando sopra l’Etna e si vedevano i colori fluorescenti tra il rosso del tramonto e rosso, giallo, arancione e il nero dei lapilli mescolarsi.
Una calda aria afosa faceva seccare tutte le piante prive di acqua che venivano tagliate e inghiottite dal vulcano.
A Nord e Sud nelle grandi distese di campagna sui rami ancora belli robusti canticchiavano i colorati usignoli e la terra arida era colorata di un marroncino chiaro piena di canne di bambù per tenere diritti i pomodori ciliegini. La scena era graziosa ma ogni usignolo che si trovava sui rami la faceva sembrare ancor più dolce.
Ogni giorno lì si incontravano Padre Cristoforo e i suoi amici mafiosi con tutti passamontagna neri per scambiarsi qualche caramella con dentro un po’ di cocaina, facevano il solito saluto dei Siciliani e se ne riandavano alla base.
La grande semina della cocaina è andata a meraviglia: chi spalava e chi seminava quella polvere biancastra.
Ruggero così si chiamava il primo mafioso era a cavallo di un cavallo alto, con zampe robuste color bianco e nero.
Aveva il presentimento che i suoi amici non gli regalassero più caramelle!
Giulia
La luna era quasi apparsa alta
sul cielo,quando Padre Cristoforo uscì dalla discoteca di Roma per andare nel
suo appartamento per festeggiare il suo compleanno con gli amici.
È Roma una grande città, che si
trova sul Tevere, un lungo fiume.
Ci sono molti palazzi tutti
attaccati, abitati da grandi imprenditori.
La discoteca si trovava su per
giù al centro della città. Il cielo era pieno di stelle e man mano che la luna
s’alzava alta in cielo, la notte scendeva e sulle autostrade si faceva ancor più
buio.
Tirava un caldo vento d’estate
che faceva volare tutte le carte di merendine che stavano sui marciapiedi.
Sia a destra sia a sinistra, tra
le strade e tra piccoli e pochi vicoli brillavano le luci dei fari delle
macchine; e si sentiva l’insopportabile puzza di benzina, di gas e di fumo.
L’aria era movimentata ed ogni
persona che appariva sotto la forte luce dei lampioni, faceva pensare a Padre
Cristoforo che gioventù bruciata è quella di oggi.
Ogni tanto Padre Cristoforo
incontra gruppi di ragazzi tutti o con vino o con birra in mano, ubriachi, che urlavano e ballavano in modo strano; passavano vicino a Padre
Cristoforo sbadatamente dandogli spintoni, lo guardavano e ridevano, ma visto che lui non li considerava, loro
con arroganza lo continuavano ad insultare.
Più in là c’erano altri ragazzi che fumavano e litigavano prendendosi anche a pugni, altri ragazzi
cercavano di fermarli, mentre altri se ne fregavano e continuavano a fare le
loro cose.
Più giù due - tre prostitute
mezze spogliate, che parlavano e nel frattempo contavano i soldi, guardarono
Padre Cristoforo che fece un piccolo cenno con la testa e continuavano a fermare qualche macchina.
Questi brutti spettacoli che c’erano ogni giorno,avevano impressionato
molto Padre Cristoforo che cercava di non pensarci, fino a che arrivò in discoteca dove tutti lo
aspettavano, con un bel sorriso.
Elena