Letteratura: La Scuola Poetica Siciliana e il Dolce Stil Novo
IIB
Istituto Comprensivo Cave
a. s. 2014 - 15
Sì, ora vi spiego il significato del titolo.
Oggi, con la classe seconda B abbiamo iniziato il nostro viaggio (sarà breve ma lascerà il segno ... speriamo) attraverso la poesia d'amore del 1200, la Scuola poetica siciliana e la poesia del Dolce Stil novo. Il nostro percorso sarà un po' atipico, partiremo da poesie d'amore attuali per poi fare un salto indietro nel tempo, insomma l'opposto di quello che generalmente si dovrebbe fare, ma basta arrivare al punto... o no?
In primo luogo inserisco subito i link alle lezioni precedenti dalle quali attingeremo ... ovviamente.
http://goccediarmonia.blogspot.it/2012/12/iia-la-poesia-damore-del-duecento-2.html
Strumenti. Per leggere una poesia abbiamo bisogno di conoscerne il linguaggio quindi abbiamo unito alla lettura di poesie d'amore il ripasso o lo studio alcune figure retoriche. Di seguito inserirò i testi letti e analizzati per poi spiegare le attività che i ragazzi dovranno svolgere, così da riconoscere le figure retoriche ma anche usarle.
A me pare uguale agli dèi
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu
parli
e ridi amorosamente. Subito a
me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la
voce
si perde nella lingua
inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido
alla pelle,
e ho buio negli occhi e il
rombo
del sangue nelle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
|
|
(Allitterazione)
Se il
cuore si lamenta
la mente lo rincuora. La mente si accontenta il cuore tenta ancora. La mente raramente rammenta ciò che ignora e mente assiduamente al cuor che s'innamora. Ma un cuore che si spezza non sente più ragione la mente scende al cuore per chieder spiegazione. Ma intanto il cuore sale dal centro del torace e va verso la mente per darsi un po' di pace. Nel mezzo del cammino su un groppo che c'è in gola la mente incontra il cuore lo ascolta e lo consola.
Gemelli
Ruggeri, Smemoranda 1995
|
(Similitudine e metafora)
Il mio diletto è candido e vermiglio.
Il mio diletto è bello e prosperoso,
distinto tra duemila, diecimila,
e la sua testa è oro, oro che brilla.
I suoi riccioli? Grappoli di palma,
nerissimi, corvini.
I suoi occhi come occhi di colombo,
muovono rivi d’acqua
specchiano cieli teneri.
E le sue guance sono come aiuole,
di giunchiglia, di balsami.
Fatemi dire come son le labbra…
Due rose fresche e colte in paradiso.
E le sue mani? Mani fatte al tornio,
cariche di topazi inanellati.
Il suo petto è abbagliante come avorio
Cosparso di zaffiri;
e le sue gambe, colonne alabastrine
su piedistalli d’oro.
In quanto al portamento, è insigne come
il portamento dei cedri del Libano.
Ma la sua bocca è colma di rosolio,
bocca amabile, bocca deliziosa;
in lui tutto è delizia.
Questo è il diletto mio, l’amante mio,
o figliole di Gerusalemme.
Cantico dei Cantici, trad. di Cesare Angelini,
Einaudi
|
(Personificazione)
Farò della
mia anima uno scrigno
per la tua anima, del mio cuore una dimora per la tua bellezza, del mio petto un sepolcro per le tue pene. Ti amerò come le praterie amano la primavera, e vivrò in te la vita di un fiore sotto i raggi del sole. Canterò il tuo nome come la valle canta l'eco delle campane; ascolterò il linguaggio della tua anima come la spiaggia ascolta la storia delle onde.
Kahlil Gibran
|
(Anafora)
Come
ti amo?
“Come ti
amo? Lasciami contare i modi.
Ti amo fino agli estremi di profondità, di altura e di estensione che l’anima mia, può raggiungere, quando al di là del corporeo, tocco i confini dell’Essere e della Grazia Ideale. Ti amo entro la sfera delle necessità quotidiane, alla luce del giorno e al lume di candela. Ti amo liberamente, come gli uomini che lottano per la Giustizia. Ti amo con la stessa purezza, con cui essi rifuggono dalla lode. Ti amo con la passione delle trascorse sofferenze, e quella che fanciulla, mettevo nella fede. Ti amo con quell’amore che credevo, aver smarrito. Coi miei santi perduti. Ti amo col respiro, i sorrisi, le lacrime dell’intera mia vita! E se Dio vuole, ancor meglio, t’amerò dopo la morte.” Elizabeth Barrett Browning |
1. Ricercare la definizione delle figure retoriche.
2. Sottolineare nei testi le figure indicate.
3. Scegliere una delle quattro poesie (la lirica di Saffo l'abbiamo usata per introdurre la lezione) e scrivere un ricalco poetico per similitudine o contrasto usando però sempre la stessa figura retorica.
I testi dovranno cambiare completamente nell'intenzione poetica, cioè non saranno più poesie d'amore ... gli autori ci perdoneranno per amore della cultura e della conoscenza della lingua italiana. Mi raccomando l'uso degli aggettivi, ricercati e poco consueti nel vostro parlare quotidiano.
to be continued
Nessun commento:
Posta un commento