descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

30 maggio 2013

IIA Arcinazzo: Cos'è la legalità?

Siamo giunti alla fine del nostro percorso, sempre in attesa di vedere altri lavori che i ragazzi hanno consegnato ma che devo ancora pubblicare, vi racconto il nostro ultimo incontro con il tema che ci ha accompagnato per l'intero hanno scolastico. 
La lezione è stata più un confronto, un tirare le somme, un ripercorrere a modo nostro l'intero anno scolastico. Abbiamo voluto finire come abbiamo iniziato, guardandoci l'un l'altro e discutendo, confrontandoci.





Ho semplicemente dato degli spunti ai ragazzi e su quelli abbiamo iniziato la nostra carrellata di "ricordi", riflessioni e conclusioni

Ecco le domande dalle quali siamo partiti di volta in volta:
- perché le regole sono importanti?
- cosa significa legalità?
- cosa potete fare voi, nel vostro piccolo, per rispettare e far rispettare la legalità?
- cosa fa la scuola per insegnare la legalità?
- riflessioni e impressioni sull'intervista
- quali sono le caratteristiche di un buon cittadino?
- cosa significa libertà e qual è il suo rapporto con la le regole e le leggi?
- ricordiamo di quali libertà abbiamo parlato
- quale è la società ideale? esiste?
- cosa ti ha colpito di più del percorso fatto insieme?




Dal dibattito son venute fuori delle riflessioni interessanti, vorrei farvi partecipi di alcune di esse, ma poi lascerò la parola agli stessi ragazzi.


Alla domanda su cosa faccia la scuola per insegnare la cultura della legalità sinceramente ho tremato. Ho fatto riferimento anche all'esperienza di altri loro amici, di fratelli, oltre che parlare della loro esperienza. Ho avuto questa risposta (riassumo dagli interventi):
- La scuola non fa molto. Sì, puoi studiare cos'è la Costituzione, cosa significa una legge, ma poi che te ne fai? (Emanuele)
La scuola deve anche insegnare a mettere in pratica tutto questo. Alla scuola manca la pratica (Camilla).

Ho chiesto che cosa ne pensassero del nostro percorso:
- Noi ci abbiamo messo la pratica, la realtà, siamo andati a fare interviste (Riccardo), ma soprattutto siamo sempre partiti dal mondo, dal racconto di fatti reali (Giorgio).






Il discorso si è fatto interessante quando ho chiesto l'argomento che avessero preferito. La storia di Giovanni Falcone li ha profondamente colpiti, ma oltre al coraggio e la grandezza del personaggio, alcuni hanno voluto sottolineare come fossero stati sconvolti nello scoprire tanti aspetti della mafia, della criminalità. La crudeltà in primo luogo, come la capillarità del fenomeno, che avevano sentito esistere, ma pensavano fosse molto lontano da loro. Insomma scoprire che l'illegalità è a due passi li ha toccati e fatti restare allibiti. Tanto da definire il mondo da loro ricostruito attraverso l'analisi dei giusti valori come un mondo ideale, quasi un'utopia (termine da me suggerito e spiegato). Perché nel mondo convivono legalità e illegalità, ma accanto agli sfiduciati si è alzata la voce di Gabriele che ha detto:
- Sì, è vero, c'è illegalità, ma ci sono anche tante persone che la legge la rispettano.






Vorrei condividere con voi solo le loro definizioni di legalità, lasciando poi ai ragazzi la parola finale, e so che avrete altra pazienza.

Legalità è...

rispettare se stessi, gli altri, e il mondo che ci circonda
vivere da persone civili, da buoni cittadini
anche rispettare la natura
rispettare le leggi ma anche dare il buon esempio
lottare per la giustizia affinché questa parola vinca il tempo e non si estingua
un modo per convivere tutti insieme in un mondo migliore
rispettare le leggi perché possiamo crescere e diventare persone migliori, complete, giuste, mature
rispettare lo Stato




10 maggio 2013

IIA Libertà di stampa: incontro con il reporter Pino Scaccia

La nostra parola d'ordine dall'inizio del nostro percorso sulla legalità è stata conoscenza, conoscenza come sapere, come essere informati, conoscenza come parlare, informare, far conoscere o denunciare. Dal potere della parola di un testimone, contrapposta al silenzio di un omertoso, al potere di una parola che ha ci fa comprendere e sapere cosa significa mafia, illegalità, fin poi alla parola che svela misteri, al coraggio di chi è testimone o è stato testimone e vuole raccontare. 




Conoscere è l'arma che rende forti. La sola arma che ci mette in condizione di scegliere, di sapere cosa è il bene e cosa è il male. Di conoscere il mondo, realtà lontane dalla nostra, farcele sentire come vicine, conoscenza è comprensione. In alcune delle nostre lezioni abbiamo voluto ricordare, attraverso testi, video e filmati giornalisti che hanno fatto del loro mestiere una missione, che volevano informare per combattere, poi è arrivato il momento di incontrare un giornalista: il dottor Pino Scaccia, inviato del Tg1.






Una cosa è studiare dai libri, un'altra è ascoltare "storie" da chi le ha vissute ed è  stato quindi un testimone. I testimoniare è importante. Spesso i testimoni sono costretti a tacere o non sono ascoltati. Io, da insegnante e nel mio piccolo, cerco di rendermi tramite, ma arriva il momento in cui devo chiedere aiuto a grandi narratori come Pino Scaccia

Quando muore uno di noi. Non importa la nazionalità e neppure il ruolo: può essere un fotografo o un fonico, un operatore o un producer: uno di noi. E allora ti accorgi che stai in mezzo a una guerra vera, dove sparano sul serio, non è un film, e se non capita a te ma a qualcun altro è solo casualità, destino. Inutili i giubbotti antiproiettile, le scorte, la prudenza, il mestiere, tutto il resto. Se ti arrivano granate o colpi di cannone o killer assetati di vendetta o guerrieri disperati e impauriti c’è poco da difendersi. Neppure il buonsenso basta perché la storia è piena di passi molto riflessivi e poi l’incursione improvvisa, l’attacco a sorpresa e tu ti ritrovi lì, a un soffio dalla fine. Chiunque di noi si è trovato spesso in difficoltà. Ma nessuno di noi è un eroe né ha la vocazione di diventarlo. Si va in guerra, sembra banale, come si va in qualsiasi altra parte del mondo a “raccontare”: può essere una festa e può essere l’inferno. La cosa strana è che continuiamo a sentirci dei privilegiati, solo per il fatto di stare in mezzo all’evento, occhi e anima di tutti gli altri. Molti purtroppo pagano irrimediabilmente la grande curiosità, questa voglia di capire. 
dal blog di Pino Scaccia http://acidcamera.wordpress.com/dossier/



L'incontro con Pino è stato veramente emozionante, ha colpito talmente  i ragazzi che, dopo questa mia introduzione, la cui vera funzione è quella di fare da unione con il lavoro precedente e di un intero anno, lascerò la parola ai ragazzi.






L'incontro è stato molto informale, da buoni amici abbiamo sfogliato insieme un piccolo album di foto che il signor Scaccia ci ha permesso di usare, da lì è partito il suo racconto, fatto di tanti racconti diversi, di tanti luoghi e volti diversi, tante realtà  


Cliccare sull'immagine per vedere le foto


Abbiamo poi visto un video con il commento dalla viva voce del testimone dei fatti narrati.










Lascio ora la parola a due delle mie alunne. Camilla ci racconterà a modo suo l'incontro, mentre Elisa ha trascritto per noi le domande rivolte a Pino.





Prima di inserire i testi creativi dei ragazzi vorrei proporvi alcune riflessioni del dottor Scaccia. Le ho lette ieri, 9 maggio, data importante densa di ricordi, per chi vuole ricordare, ricordi che parlano di morte ... ricordi di Peppino Impastato e Aldo Moro. Ricordi che devono insegnare, soprattutto ai più giovani.

C’è chi mi accusa di trasformare spesso questa pagina in un muro del pianto. Ma non si può dimenticare quello che c’è stato prima. Carmelo Bene, geniaccio iperbolico, diceva spesso che “noi siamo quello che siamo stati”. E’ il filo della vita, quindi anche della morte, quello che unisce la nostra esistenza. Anche se sono passati tanti anni, come si fa a dimenticare il sacrificio di Peppino Impastato oppure la fine di Aldo Moro che probabilmente ha cambiato l’Italia? Sono stato tempo fa in una scuola media di montagna. E sono rimasto sorpreso, oltre che confortato, dall’interesse che i miei racconti suscitavano in quei ragazzini. Quando ho affrontato il tema dei reporter volevano sapere tutto su Ilaria Alpi per capire come una giovane giornalista possa decidere di andare in un posto a rischio per raccontare quello che gli altri non possono vedere. Volevano poi sapere tutto sulle guerre, soprattutto volevano sapere il perchè da chi le ha frequentate, così come sono rimasti sconcertati dal mio viaggio a Chernobyl, tentando di immaginarsi l’apocalisse. La nostra storia (così come la storia del mondo) è così drammaticamente ricca di dolore che spesso ci capita di ricordare il passato. Tra poco sarà anche l’anniversario delle bombe a via dei Georgofili. Nessuna celebrazione, ma il dovere credo di uno che c’è stato, che ha respirato quella polvere assassina, di trasferire ai più giovani notizie e sensazioni. I testimoni, sempre più preziosi perchè sempre più rari, hanno questo compito. Sto ricostruendo gli eventi della campagna di Russia, settanta anni dopo, grazie ai racconti degli ultimi contadini che hanno visto con i propri occhi quella tragedia. E’ l’unica maniera per avvicinarsi alla verità. Molto meglio che leggerla (in maniera parziale) sui libri o attraverso cronache approssimative e senza anima. 
dal blog La torre di Babele Pino Scaccia

Vorrei ringraziare questa persona, questo uomo, veramente speciale, anche io, e non solo i ragazzi, sono stata catturata dalle sue parole, ma anche dalla sua semplicità e infinità disponibilità. Chi altri poteva arrampicarsi su per una montagna per parlare a sedici ragazzini dodicenni e a una prof sui generis se non lui?
Grazie Pino!





7 maggio 2013

IA: Diritto all'istruzione, il desiderio di andare a scuola





Concludiamo il nostro percorso della classe prima sui i diritti e i doveri dei bambini per il progetto A scuola di legalità approfondendo il tema del DIRITTO ALL’ ISTRUZIONE. Le nostre lezioni si sono concentrate su due macro argomenti generali:  cosa significa avere un’istruzione e perché molti bambini e bambine nel mondo non possono andare a scuola, ma soprattutto cosa fanno questi bambini che non vanno a scuola? come vivono la loro vita?



Ho introdotto il tema, molto delicato, vedendo insieme ai ragazzi alcune sequenze del film documentario All the Invisible Children. Abbiamo fatto le nostre riflessioni.



"Fotografia della sofferenza infantile nel mondo. Attraverso sette prospettive diverse, in sette paesi diversi (Italia, Africa, Serbia-Montenegro, America, Brasile...), il comune denominatore è la condizione di degrado, incomprensione e stenti in cui molto spesso sono costretti a vivere i bambini, anche tra le mura di casa."
(le immagini sono tratte dal film )








Lo scopo era quello di mostrare, seppur attraverso un film, esempi di vita vissuta, esempi di ragazzini come loro costretti a vivere un'esistenza di stenti, sulla strada, in guerra, ... situazioni che non sono adatte certo ad un bambino che vive la sua infanzia rubata lontano da un'istruzione che non conosce, che non immagina, ma anche che spera o sogna di avere.


1.Cosa significa avere un’istruzione?
Ecco i riferimenti alla nostra Costituzione, alla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e alla Dichiarazione dei diritti dell’Uomo. (cliccare sull'immagine)



Confrontando le riflessioni dei ragazzi, siamo giunti alla conclusione che avere un’istruzione vuol dire:
  •         Conoscere
  •         Prepararsi per un futuro e ad avere un lavoro
  •         Imparare a stare nella società
  •         Imparare a riflettere, a pensare con la propria testa, a saper scegliere
  •         Imparare ad essere responsabili

2. Andare comunque a scuola
Abbiamo iniziato questa parte di lezioni leggendo alcuni testi, testimonianze o racconti di ragazzi che non vanno  a scuola, perché non possono andarci per diversi motivi, ma fanno qualsiasi cosa pur di avere un’istruzione. Penso sia inutile sottolineare quante volte nelle riflessioni dei ragazzi, siano venute fuori frasi del tipo "la scuola è noiosa", "non ho voglia di venire a scuola", "la scuola non serve a niente" e simili...

Ecco dei brani letti in classe





Abbiamo accompagnato la lettura dei testi con la visione di alcune immagini di bambini di tutto il mondo che vanno a scuola. Evidente è stata la differenza tra mondi diversi, paesi lontani non solo per geografia, ma anche per risorse e cura date all'istruzione. Ho voluto estrapolare due foto molto significative, nelle quali il bisogno, la volontà, l'amore per l'istruzione parla da solo: come possiamo vedere i bambini in questione devono o scalare montagne o attraversare fiumi per poter, ogni mattina, recarsi a scuola.








In questa rassegna non poteva certamente mancare il ricordo di Malala, la coraggiosa ragazza pakistana che, a causa della sua determinazione e forte volontà ad andare a scuola e avere un’istruzione, è caduta vittima di assassini che nel suo paese hanno imposto una legge che vieta alle donne di avere un’istruzione.
Malala aveva iniziato a scrivere un diario all’ interno di un blog, e questo all’età di undici anni, nel suo diario parla del suo amore per la scuola, ma anche della sua paura di perdere la possibilità di avere una cultura.

Sabato 3 gennaio: “Ho paura”
Ho fatto un sogno terribile ieri, con gli elicotteri militari e i talebani.  Faccio questi incubi dall’inizio dell’operazione dell’esercito a Swat. Mia madre mi ha preparato la colazione, e sono andata a scuola. Avevo paura di andare perché i talebani hanno emanato un editto che proibisce a tutte le ragazze di frequentare la scuola.
Solo 11 compagne su 27 sono venute in classe. Il numero è diminuito a causa dell’editto dei talebani. Per la stessa ragione, le mie tre amiche sono partite per Peshawar, Lahore e Rawalpindi con le famiglie.



Mercoledì 14 gennaio: “Potrebbe essere l’ultima volta che vado a scuola”
Ero di cattivo umore sulla strada della scuola, perché le vacanze invernali cominciano domani. Il preside ha annunciato quando iniziano le vacanze, ma non ha detto quando la scuola riaprirà. E’ la prima volta che succede.
In passato, la data di riapertura veniva sempre annunciata chiaramente. Il preside non ci ha detto perché non l’abbia fatto, stavolta, ma io credo che  i talebani abbiano annunciato che l’editto contro l’istruzione femminile entrerà in vigore ufficialmente a partire dal 15 gennaio.
Stavolta le ragazze non sono così entusiaste di andare in vacanza, perché sanno che, se i talebani applicano l’editto, non potremo mai più andare a scuola. Alcune compagne erano ottimiste e dicevano che certamente la scuola riaprirà a febbraio, ma altre mi hanno confidato che i genitori hanno deciso di lasciare Swat e di trasferirsi in altre città per il bene della loro istruzione.
Visto che oggi era l’ultimo giorno di scuola, abbiamo deciso di giocare nel cortile un po’ più a lungo. Io credo che la scuola un giorno riaprirà, ma mentre tornavo a casa ho guardato l’edificio pensando che potrei non tornarci mai più.



La storia di Malala è divenuta esemplare, la storia di chi lotta per avere un'istruzione, ma soprattutto delle donne che sono escluse dal mondo della scuola. 

Risulta infetti, dal rapporto presentato da “The State of the World’s Girls 2012: Learning for Life” che nei Paesi in via di sviluppo solo il 50% delle bambine finisce la scuola elementare, cioè ben 39 milioni di ragazze tra gli 11 e 15 anni sono costrette a rinunciare alla scuola per aiutare la famiglia. I motivi sono diversi, ne abbiamo parlato in classe in modo approfondito e lasciamo ai ragazzi ulteriori riflessioni.

Dobbiamo purtroppo sottolineare che ben 61 milioni sono i ragazzi nel mondo che non frequentano la scuola (vedi articolo sul rapporto di Save the children)


Qui un estratto dell'articolo che sarà utile ai ragazzi per il loro lavoro

Ben 250 milioni di bambini in età scolare, pari al 40% del numero globale, non frequentano, hanno abbandonato la scuola oppure ci vanno ma senza riuscire realmente ad acquisire le competenze di base. Questi ultimi corrispondo a circa 130 milioni. In Africa, solo la metà dei circa 128 milioni di bambini riesce a raggiungere una formazione scolastica di base. In Sud Africa, benché il 98% dei bambini in età scolare sia iscritto alla scuola primaria, solo il 71% di essi sa leggere. In Malawi, oltre l’80% dei bambini va a scuola, ma solo il 30% ha imparato l’aritmetica. 

In molti paesi, nonostante l’impegno per migliorare o mantenere invariati i livelli di apprendimento di base, la situazione sta addirittura peggiorando. In India, ad esempio, negli ultimi 5 anni si è riscontrato un calo nel livello di apprendimento: il numero dei bambini di 10-11 anni capaci di leggere una semplice frase è diminuito del 10% e solo circa il 50% è in grado di leggere un testo semplice, mentre in aritmetica la capacità di eseguire una divisione è calata di quasi il 20%, solo il 25% dei bambini è in grado di fare le divisioni a una cifra. Per quanto riguarda le disuguaglianze di genere, si sono rilevati significativi miglioramenti se si considera che il numero di paesi in cui per ogni 100 ragazzi vanno a scuola almeno 90 ragazze si è quasi dimezzato in poco più di 10 anni, passando da 33 a 17. Tuttavia in Africa, le probabilità che le giovani riescano a frequentare la scuola secondaria sono inferiori (rapporto da 8 a 10), mentre in Kenia le probabilità attuali a che questo accada sono addirittura inferiori al 1999.  



Per concludere la lezione abbiamo visto alcuni video, molto toccanti, realizzati da Plan International.

(interessante il sito di Plan International Italia per la difesa dei diritti delle bambine)















Siamo quindi alla nostra ultima lezione, la lezione si è aperta con la visione di un video toccante e significativo, che racchiude, se vogliamo, tutto il percorso fatto quest'anno, sull'identità e sul rapporto con l'altro. Dal video è partita la nostra ultima attività.




Letture sui bambini soldato e i bambini che lavorano (vedi lezione a.s 2011/12)