Per essere domani
IIIA Arcinazzo Romano
a.s.2013 - 14
E così abbiamo conosciuto Giacomo Leopardi, devo dire che il primo impatto non è stato eccezionale, dite la verità: vi ho rattristati; certamente dopo i poeti finora studiati, dobbiamo ammettere che Leopardi è quello più vicino a noi, quello che ci somiglia di più, parla di vita, e anche se è la sua vita che ci mostra, sembra straordinariamente simile alla nostra, tolta qua e là qualche vena di malinconia e pessimismo cronico...ma non troppo.
Ci prepariamo a leggere una delle sue liriche più famose, pardon un idillio, L'infinito. Dopo un'attenta lettura ed analisi dei versi, approfondiremo un po' in fin dei conti la poesia si intitola infinito, e chissà dove ci potrà portare ;-)
Ed eccolo qui l'autografo della poesia, cioè il documento originale scritto da Leopardi.
« Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. »
Attualizziamo il testo e ascoltiamo insieme queste canzoni
Ascolta
l’infinito, Fiorella Mannoia
Potremo ancora giocare la
partita del tempo magari colorare qualche cartolina e nelle notti future buttarci via tenere il cuore lontano dalla nostalgia e questa voglia di caldo che arriva piano e questa sete di vita che prende la mano avremo tavoli pieni di persone contente e fuori dei motori pieni di benzina e l' occasione di vivere fantasie e di nascondere piccole malinconie ma la paura e la noia ritorna piano la solitudine porta così lontano. Com' è difficile dire tutto quello che sento tutte le piccole grandi verità ed ogni movimento che mi cambierà e camminare così nell'infinito che ho dentro che si modifica e cerca libertà e chiede di capire quello che sarà se parli piano puoi sentirlo già ascolta l' infinito. Vedremo case tradite dal passare degli anni ci sembreranno piccole e dimenticate ritroveremo discorsi curiosità e quel dolcissimo male ci accarezzerà ma non avremo parole per dire dov' è e l' abitudine porta così lontano non è possibile dire tutto quello che accende tutte le deboli e forti simmetrie che lasciano nell'anima le poesie e quella parte di noi che l' infinito nasconde che ci modifica e vuole verità e sa comunicare quello che sarà se guardi dentro puoi vederlo già ascolta l' infinito |
L'infinito,
Francesco De Gregori
Lascia che cada il foglio
Dove sta scritto il nome Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume È un riflesso sull'acqua Una bolla di sapone E alla fine del libro non c'è spiegazione Ho viaggiato fino in fondo alla notte E stava nevicando E ho visto un grande albergo con le luci spente E ho avuto tanta paura Ma nemmeno tanto La strada andava avanti Ed io slittavo dolcemente Lascia che cada il foglio Dove sta scritto il nome E metti un palio Al mio dolore E non guardare il tempo Il tempo non ha senso Domani sarà tempo Di cose nuove Ho viaggiato fino in fondo nella notte Senza guardarci dentro Senza sapere dove stavo andando E alle mie spalle il giorno Si stava consumando Ed ho provato un poco di tristezza Ma nemmeno tanto. |
Attività:
- il nostro infinito: cosa c'è oltre la siepe?
- troviamo insieme analogie e differenze tra la poesia di Leopardi e le due canzoni proposte
- il nostro infinito: cosa c'è oltre la siepe?
- troviamo insieme analogie e differenze tra la poesia di Leopardi e le due canzoni proposte
- riflessioni in generale ...
OLTRE LA SIEPE
Oltre
la siepe immagino una terra,
grande
isola dove regna la pace,
amor,
tranquillità, letizia e gioia.
Oltre
la siepe non esiste il male,
orrendo
mostro. Tutti gli uomini
amano,
si aiutano l’un l’altro.
Hanno
un lavoro fisso, una famiglia
da
vivere senza alcun problema.
Oltre
la siepe immagino me grande,
famosissimo
avvocato di prestigio
con
una bella e buona reputazione.
Oltre
la siepe no, non c’è la fame;
povertà
e miseria non esistono.
Oltre
la siepe no, non c’è la morte.
Oltre
la siepe sono infinito.
Elisa
E mi trovo di nuovo qui, di fronte
a questa siepe, a richiamare ora
i miei pensieri, quelli a me più cari.
E chiudo gli occhi e respiro con ansia.
Sento il venticello sussurrarmi piano;
sento gli occhi vagar per vie sperdute;
sento il profumo di rose fiorite;
sento l’odore della tranquillità
che chiama, tutto è perfetto e quieto.
Mi fa sentire libera e paga.
è il luogo perfetto, esatto e
io tutto questo l’ho desiderato tanto,
ma questo lo posso sol sognare.
Sognare ad occhi aperti, vuoti
ma, come per magia, l’ho realizzato.
Lucia
Prati, fiori, e sugl'alberi uccelli;
città, oceani immensi, e pesci.
Oltre la siepe chissà cosa c'è?
Re, cavalieri, giullari di corte;
damigelle, fabbri, spadaccini.
Oltre la siepe ma chissà cosa c'è?
Ladri, furfanti, assassini;
scippatori o non, che buona gente!
Oltre la siepe chissà cosa c' è?
c'è solo un modo per scoprirlo: vieni
vieni qui a vedere, dai!!!
Emanuele
Oltre la siepe c'è un fiorellino
E' profumato e tanto minuto
Renzo vuole coglierlo per Lucia
Un soffio di vento lo porta con via
Renzo dispiaciuto ne cerca un altro
e cammina cammina per il prato
alla ricerca di un fiorellino caro
profumato ma altrettanto minuto
Vede una rosellina piccolina
Rossa come l'amore per l'amata
Guardandola pensa così a Lucia
E coglie quindi la rosa minuta
La porge a lei sperando già
La fanciulla emozionata sorride
Lo guarda e gli conferma un grande sì.
Chiara
Aldilà … oltre la siepe c’è …
C’è il mondo che ruota intorno ai re
C’è uno spazio di cose belle e brutte
C’è il pericolo che ti spaventa a morte
C’è la natura che l’uomo distrugge
C’è quella povertà del terzo mondo
C’è la guerra che non finisce mai
C’è l’amore ma soprattutto l’odio
C’è un mondo anche di cose belle
C’è la pace e anche l’amicizia
C’è la solidarietà tra uomo e uomo
C’è anche la gioia di un bambino che corre
C’è un uomo che aiuta un altro uomo
C’è la luce che fa sparir le tenebre
C’è il bene che disintegra il male.
Riccardo
Mi dicevano di non fermarmi all’orizzonte,
di tentar di non far caso all’alta siepe e di guardare
oltre quel bel colle.
Ma come posso io non notare tutto ciò, che mi è davanti,
e occupa lo spazio a me vitale, lo spazio che ogni giorno
io ammiro, con estrema nostalgia e con l’ardente desiderio
di andare oltre quella siepe.
Il silenzio circostante ha impegnato assiduamente
La mia mente, intenta e solare ogni suo piccolo segreto,
e a non fermarsi all’apparenza.
Ma l’orizzonte non può essere varcato,
come non può esserlo la siepe,
e così pure quel bel colle,
e il mio cuore dovrà arrendersi
di fronte a questa ASSURDA FOLLIA!!!
Giulia
Dietro la siepe c’è un mondo nuovo, una città nascosta.
La città si chiama Follettilandia, dove le case sono a forma di pigna.
Le strade sono ricoperte di foglie colorate.
Di notte il riflesso della luna la illumina rendendola fatata.
Ma la città è racchiusa da un pesante cancello.
Un giorno il folletto Bill e i suoi amici pensarono a un piano.
Volevano aprire il pesante cancello e fuggire.
Costruirono una mazzafionda ma l’elastico era debole.
Accesero il fuoco, ma il cancello non bruciò.
Provarono a costruire una scala ma crollò.
A questo punto si rassegnarono disperati.
E capirono che l’importante era averci provato.
Andrea
vi propongo un video per la prossima attività che integreremo con tutta la serie di letture che stiamo facendo da settimane
Dopo aver visto il film concentratevi su uno dei tre personaggi: Charlie, Sam o Patrick, decidete in chi immedesimarvi, quindi rivedete il film (che avete tutti) soffermandovi sulle caratteristiche del personaggio scelto. Una volta che tutto è chiaro e avrete in mano un bel po' di appunti, potete iniziare a raccontarvi. Ovviamente raccontarvi nei panni del personaggio non significa "c'era una volta" ma significa che dovrete utilizzare tutte le caratteristiche della sequenza riflessiva, del monologo interiore ma questa volta immaginando un pubblico davanti a voi al quale raccontarvi, un testo personale nel quale far emergere la psicologia del personaggio, il giudizio che ha di se stesso, cosa avrebbe voluto cambiare della sua vita, cosa sarebbe successo se avesse fatto altre scelte ...
ascoltate questo famoso monologo tratto dal libro Novecento di Alessandro Baricco
Tutta quella città...non se ne vedeva la fine.....
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
E il rumore
Su quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto...e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema
Col mio cappello blu
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino ......
Non è quel che vidi che mi fermò
E’ quel che non vidi
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi....lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne
C’era tutto
Ma non c’era una fine. Quel che vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e miliardi
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita
Se quella tastiera è infinita non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di
morire
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n’è
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. E’ un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. E’ un profumo troppo forte. E’ una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.
Lasciatemi tornare indietro.
.......Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. Non sono pazzo fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci.
Novecento, Alessandro Baricco