descrizione

Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

25 novembre 2014

Una passeggiata tra le stagioni

Testo descrittivo
IC
Istituto Comprensivo Cave
a. s. 2013/14

Dopo aver analizzato descrittivi di un luogo e scritto descrizioni di luoghi che avevamo davanti agli occhi, esercitiamoci ora con la fantasia. (precedenti lezioni)
Lo facciamo "giocando" con le quattro stagioni e con i cinque sensi, m entrando nel paesaggio.

Per i testi e le attività mi sono ispirata a dei percorsi didattici proposti in questo sito http://www.maestrasandra.it/ 

Mentre le immagini sono state scaricate dal sito http://www.photosforclass.com/

Ognuno dei ragazzi sceglierà una delle seguenti attività.

L'inverno

Ritratto di una città

Nelle mattine d'inverno Torino ha un suo particolare odore di stazione e fuliggine, diffuso in tutte le strade e in tutti i viali. Arrivando al mattino la troviamo grigia di nebbia e ravviluppata in quel suo odore cupo.

Filtra qualche volta, attraverso la nebbia, un sole fioco che tinge di rosa e lilla i mucchi di neve, i rami spogli delle piante.

La neve nelle strade e sui viali è stata spalata e radunata in piccoli cumuli, ma i giardini sono ancora sepolti sotto una fitta coltre intatta e soffice. Di là dal fiume si alza una collina, anch'essa bianca di neve, ma chiazzata qua e là d'una sterpaglia rossastra. Se c'è un po' di sole, il fiume scorre con un luccichio verde sotto ai grandi ponti di pietra e la città può sembrare per un attimo ridente. Ma è un'impressione fuggevole: il fiume, perdendosi in lontananza, svanisce nella nebbia violacea che fa pensare al tramonto anche se è mezzogiorno.

Natalia Ginzburg, Le piccole verità, Eiunaudi

Il vento









Attività: 
- realizzare uno schema con i dati sensoriali
- scrivere un testo descrittivo soggettivo dal titolo: una passeggiata invernale in città
(puoi decidere di guardare anche altre immagini per trovare l'ispirazione)

La primavera

Il trionfo del ciliegio
L'albero era sino a ieri nudo; nudo nel tronco, nei rami qua e là contorti dall'aspro battere del vento.
Cosa sia accaduto e perché, stamane ripercorrendo tra i coltivi, il sentiero solitario, io abbia visto, invece dell'albero, una nube bianca fatta tutta di fiori stretti sì fittamente gli uni agli altri da formare una cosa sola, impalpabile, quasi aerea, attraverso la quale non mi riesce più di distinguere né rami, né tronco, non saprei dirvi.
Mi appresso incuriosito al miracolo e vedo che, nell'aria immobile, la nube ha fremiti sulla superficie continua dei suoi piccoli fiori aperti, ciascuno dei quali ostenta a guisa di esili fili un ciuffo di stami sorreggenti la loro antera gialla che sembra un punto.
Ed io ascolto un ronzìo di insetti alati (sono api in massima parte) che passano rapidamente da un fiore all'altro, e mi colpisce il volo di farfalle bianche, le cui ali sembrano petali che si siano staccati dai fiori stessi.
L'aria attorno alla nube è più chiara e vibra come uno strumento musicale con melodie di suoni che son diventate melodie di profumi, e di cui la mia anima si riempie.
Riosservo l'albero; non ha una foglia: il trionfo floreale è pieno...poi voi vedrete sul mantello bianco dell'albero apparire le prime macchie verdi.
Ora l'albero verzica; e inizia la sua nuova fatica.
La bianca nube floreale si raccoglie sempre più sotto il verde delle foglie che tende a prevalere: una moltitudine di fiori si chiude a preparare il frutto.
Tra non molto vedrete le prime ciliegie nascoste entro una guaina di foglie e come il sole le maturi e le colori prima sopra una guancia e poi sull'altra; e potrete anche accorgervi come l'albero abbassi verso terra i suoi rami più orizzontali perché la piccola mano dei fanciulli possa facilmente riempirsi dei suoi dolci frutti.

Antonio Anile, Bellezza e verità delle cose, Vallecchi

Il canto degli uccelli






Attività: 
- realizzare uno schema con i dati sensoriali
- scrivere un testo descrittivo soggettivo dal titolo: una passeggiata primaverile in montagna
(puoi decidere di guardare anche altre immagini per trovare l'ispirazione)

L'estate

Estate
Improvvisamente fu piena estate. I campi verdi di grano, cresciuti e riempiti nelle lunghe settimane di piogge, cominciavano a imbiancarsi, in ogni campo il papavero lampeggiava col suo rosso smagliante.
La bianca e polverosa strada maestra era arroventata, dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato, più greve e penetrante il richiamo del cuculo, nei prati delle alture, sui loro flessibili steli, si cullavano le margherite e le lupinelle, la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio e nel febbrile, folle anelito della dissipazione dell'approssimarsi della morte. perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro, inesorabile avvertimento delle falci in azione.

H. Hesse, La natura ci parla, Mondadori






Attività: 
- realizzare uno schema con i dati sensoriali
- scrivere un testo descrittivo soggettivo dal titolo: una passeggiata estiva al mare
(puoi decidere di guardare anche altre immagini per trovare l'ispirazione)

L'autunno

Aria di ottobre

Arriva l'autunno. Lo si avverte già nelle strade della città al mattino, lo si respira, lo si sente sugli occhi, nei capelli, nel petto. L'aria ha un sapore umido e fresco. Le case della gente che torna dalla villeggiatura si riaprono sulle terrazze ancora impolverate dalla trascorsa estate cittadina. Il fiume passa giallo e colmo di acqua fresca. I negozi, all'ora del tramonto, splendono di lampade vivide. Le lampade del principio dell'autunno mandano una luce netta, elettrizzante, che sembra spronare dolcemente la vita rendendola intensa e piacevole. L'autunno si sente in tutte le cose, trasuda dall'asfalto cittadino, dai cornicioni dei vecchi palazzi, dalle sedie dei caffè ancora allineate sui marciapiedi, perfino dalla carta morbida dei giornali appena usciti frechi freschi, nelle edicole. Le case sono tutte aperte al mattino a quest'aria leggera e dolce che sorvola piazze e giardini ed entra liberamente dalle finestre spalancate. L'autunno è fresco e un poco stanco e mette dei contorni netti a tutte le cose. Gli interni dei caffè si riempiono di un odore di pasticceria fitto e gustoso, e di fumo di
sigaro; la gente vi si muove dentro con alacrità. L'odore di certe giornate di ottobre sa di terra smossa, di fresche ghirlande, di giorno dei morti, di dolci inzuccherati e pesanti avvolti nel cellofan luccicante. L'autunno marcisce deliziosamente in questi odori.

Ercole Patti, Quartieri alti, Mondadori



    Mattino d'autunno

    Il cielo era tutto sereno: di mano in mano che il sole s'alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce dalle sommità dei monti opposti scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendii e nella valle. Un venticello d'autunno, staccando dai rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere qualche passo distante dall'albero. A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancora tesi, brillavano le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra, lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta nei campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza. 

Alessandro Manzoni







Attività: 
- realizzare uno schema con i dati sensoriali
- scrivere un testo descrittivo soggettivo dal titolo: una passeggiata autunnale nel bosco
(puoi decidere di guardare anche altre immagini per trovare l'ispirazione)

19 novembre 2014

Io esisto e sogno

IC
Istituto Comprensivo Cave
a. s. 2013/14

I diritti dell'infanzia e dell'adolescenza
lezione introduttiva




le nostre riflessioni saranno evidenziate in giallo

Cos'è la Convenzione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza?




LA CONVENZIONE
IO NASCO, IO ESISTO


Articolo 7

Hai il diritto di avere un nome e al momento della tua nascita il tuo nome il nome dei tuoi genitori e la data devono venire scritti.

Hai il diritto di avere una nazionalità e il diritto di conoscere i tuoi genitori e di venire accudito da loro.

Articolo 8
La tua identità deve essere difesa, compresa la nazionalità, il nome e le tue relazioni familiari.

Il sogno
Una luce mi riempie gli occhi. 
La mia anima vola
sopra il mio corpo superficiale.
Invecchio
sempre di più.
La mia anima è disperata
non può far nulla
contro la morte del suo guscio.
Il mio corpo ha compiuto
il suo cammino.
Ancor prima di poter pensare,
la luce.
Più di prima.
Ora tutto mi circonda,
mi avvolge
Il buio: non riesco a vedere.
Una luce attira tutta la mia mente.
Sto cadendo fuori.
Ora tutto è finito.
Freddo.
Piango, mi dimeno.
Sono nata.
tratto dal web

Storia di lei
Comincia qui la storia di qualcuno che non aveva niente, neanche il nome: io l’ho sentita, e ora la racconto, prima dicendo un dove, poi un come. Il dove è sulle Ande, gran catena di monti dell’America Latina, grandissime vallate e altopiani: nacque lassù, ed era una bambina. Nacque da campesinos, contadini con poca terra e molta povertà: e certo, appena nata, ebbe un nome, Carmen, Eugenia, Ana, Luz, chissà. I suoi genitori, quando nacque, volevano che il suo nome restasse, ma per poterlo fare registrare dovevano pagare delle tasse. Soldi per quella spesa non ce n’era, così il suo nome non fu registrato; Ana, Eugenia, Carmen, quel che fosse, non fu mai scritto, solo pronunciato. Per cinque anni visse sulle Ande, e aiutò la madre e le sorelle a lavorare i campi: le sue mani, già a quell’età, non erano più belle. Portava l’acqua, zappava la terra, raccoglieva la legna e le patate, impastava focacce: a cinque anni aveva già le mani rovinate. Sua madre la chiamava con il nome che non sappiamo, e diceva così: -…vedrai, quando sarai più grande, tu vivrai bene, non sarai più qui. Non farai più lavori di fatica, e mangerai ogni volta che vorrai, con vestito
rosso andrai a ballare, e a casa, ogni tanto, tornerai. Perché la madre di quella bambina parlava in quel modo? Perché c’era, nel villaggio, giù in basso, nella valle, la signora Jacinto, un’infermiera. La signora Jacinto, che sapeva il numero di figli di Marita, questo era il nome della madre, un giorno le aveva detto: - Ahi, che brutta vita, fanno i tuoi figli, su per la montagna, e soprattutto quella piccolina, come si chiama?... Ma sicuro! È forte? È intelligente? È carina? Sai cosa penso? Se voi me la date, la porterà in città, da certa gente che la terrà, la farà andare a scuola: se invece cresce qui, non avrà niente. Ma tutto questo quanto costerà?-Aveva chiesto Marita, sperando. Rispose l’altra: - Farai a casa mia un po’ di pulizie, di quando in quando. Così, a cinque anni, con un nome che era una parola pronunciata, non scritta sulla carta, la bambina giù nella gran città fu trasportata. Ma cosa accade? Chi l’accompagnava da quella brava gente, si sbagliò? Oppure Jacinto era bugiarda? Che cosa accadde? Questo non lo so. Dopo un anno, lassù, quell’infermiera disse a Marita: - Si è persa in città: la polizia la sta cercando, e certo, un giorno o l’altro, la ritroverà. Ma se le cose stavano in quel modo chi cerca una bambina, chi la trova, se non ha un nome, se non ha una carta, se della sua esistenza non c’è prova? Ma non era così: quella bambina non si era persa, era stata venduta, per un po’ di denaro, a una famiglia, e stava lì, a servire, sconosciuta. Lei diceva: - il mio nome è… Ma, per paura che fosse trovata, quelli glielo cambiarono in Lucia, e con quel nome falso fu chiamata. E non andava a scuola, ma faceva, piccola serva, i molti lavori che occorrono: puliva, cucinava, e stava in casa, non andava fuori, perché dove può andare una bambina che non ha un nome, e nemmeno sa il nome del villaggio dov’è nata? Dove può andare, in una città? E lavorava lì, dove le davano almeno da mangiare e da dormire: era un fantasma che non ha nemmeno un nome proprio, che si possa dire. Dopo tre anni finì in una casa piena di gente, a lavare, ore e ore, i panni a tutti, nell’acqua bollente, e le sue mani erano un dolore. Un giorno che, dopo la gran fatica, qualcuno ancora la picchiò, fuggì. Per un giorno e una notte vagò sola, mangiò rifiuti, e per strada dormì. Si risvegliò in un letto. Aveva accanto una giovane donna, un’assistente, che chiese il suo nome sorridendo, ma la bambina non rispose niente: il nome antico l’aveva scordato, ma non disse “Lucia”, per paura di essere ritrovata dai padroni, così rimase zitta, ferma e dura. Poi in una grande casa fu portata, con molti altri bambini e bambine. C’era una scuola dove si studiava, e le maestre, delle signorine. Lei parlava pochissimo, ascoltava, e disegnava, scriveva, imparava. - Ricordi quando eri piccolina?- Chiedevano, ma lei non ricordava. Le diedero un nome, per chiamarla: il nome era Francisca. Dopo un po’ lei rispondeva a quel nuovo nome, e di Lucia si dimenticò. Quasi tutti i bambini, in quella casa, compivano gli anni a Natale, perché la loro età non si sapeva: era un compleanno generale. Lei, un Natale, compì undici anni, ed ebbe in regalo un libro grande, un po’ usato, ma le piacque molto, c’erano molte foto delle Ande. Un giorno, a marzo, a pagina novanta, vide una montagna con la cima che somigliava a un lama senza orecchie, e le sembrò di averla vista prima; lo disse, allora, alla sua maestra, e la maestra, molto emozionata, guardò una carta, poi lesse il nome di un villaggio: “San Tomè de Plata”. E la bambina cantò una canzone che diceva così: “Santo Tomé, proteggici fin quando siamo vivi, e poi, da morti, prendici con te!”. E Gracia, la maestra, disse: - Sai, Francisca, presto noi faremo un viaggio! Lei la guardava, zitta. Gracia aggiunse: -lassù c’è neve, adesso, andremo a maggio. E quando venne maggio, prima in treno, poi sopra una corriera gialla e blu, le due arrancarono su per le Ande: -Guarda, Francisca! San Tomé, lassù! Lei stava ad occhi aperti, un po’ stordita, e le sembrava un sogno, e sorrideva, guardava, e d’improvviso pianse forte, perché guardava e riconosceva. E poi rivide sua madre, Marita, e Marita rivide sua figlia, e tutti che piangevano ridendo, tutto il villaggio insieme alla famiglia. E dopo Gracia disse:- Noi, laggiù, la chiamiamo Francisca, ma qual è il suo nome vero? - E Marita disse:-È Consuelo- e la strinse a sé. Così ebbe il suo nome, dichiarato, scritto per sempre: fu lei che lo scrisse. Poi diventò maestra, e insegnò a scrivere ai bambini, finché visse.

 "Storia di Lei" di Roberto Piumini, edito nella raccolta "Non calpestate i nostri diritti", Ed. Unicef/il  battello a vapore.



Cosa significa avere un'identità?



IO ESISTO, IO SOGNO





AVRAI UNA SCUOLA DOVE POTER STUDIARE






AVRAI GIOCATTOLI PER POTER VIAGGIARE CON LA FANTASIA







AVRAI LA LIBERTA' DI SCEGLIERE



AVRAI UNA FAMIGLIA





AVRAI UN SOGNO CHE DIVENTERA' REALTA'




HO SOGNATO DI VOLARE

Dacia Maraini 



Ho sognato di volare

tante volte in una
una volta in tante,
leggera sopra i tetti
con un sospiro di gioia nera
posandomi sui cornicioni
seduta in bilico su un comignolo
quanto quanto quanto
ho camminato sulle vie
ariose dell'orizzonte
fra nuvole salate e raggi di sole
un gabbiano dal becco aguzzo
un passero dalle piume amare
erano le sole compagnie
di una coscienza addormentata
vorrei saper volare
ancora in sogno ancora,
come una rondine,
da una tegola all'altra
e poi sputare sulle teste
dei passanti e ridere
della loro sorpresa, piove?
O sono lacrime di un Dio ammalato?
Volo ancora, ma nelle tregue del sonno
il piede non più leggero
scivola via, una mano si aggrappa
alla grondaia che scappa
vorrei volando volare
e riempire di allegrie
le spine del buio.



I sogni dei più piccoli, i nostri sogni




There's a place
In your heart
And I know that it is love
And this place could
Be much
Brighter than tomorrow
And if you really try
You'll find there's no need
To cry
In his Place you'll feel
There's no hurt or sorrow
There are ways
To get there
If you care enough
For the living
Make a little space
Make a better place...
Heal the world
Make it a better place
For you and for me
And the entire human race
There are people dying
If you care enough
For the living
Make a better place
For you and for me
If you want to know why
There's a love that
Cannot lie
Love is strong
It only cares of
Joyful giving
If we try
We shall see
In the bliss
We cannot feel
Fear or dread
We stop existing and
Start living
Then it feels that always
Love's enough for us growing
So make a better world
Make a better world...
Heal the world
Make it a better place
For you and for me
And the entire human race
There are people dying
If you care enough
For the living
Make a better place
For you and for me
And the dream we were
Conceived in
Will reveal a joyful face
And the world we
Once believed in
Will shine again in grace
Then why do we keep
Strangling life
Wound this earth
Crucify its soul
Though it's plain to see
This world is heavenly
Be God's glow
We could fly so high
Let our spirits never die
In my heart
I feel you are all
My brothers
Create a world with
No fear
Together we cry
Happy tears
See the nations turn
Their swords
Into plowshares
We could really get there
If you cared enough
For the living
Make a little space
To make a better place...
Heal the world
Make it a better place
For you and for me
And the entire human race
There are people dying
If you care enough
For the living
Make a better place
For you and for me

There are people dying
If you care enough
For the living
Make a better place
For you and for me
You and for me
You and for me
C'è un posto
Nel tuo cuore
E so che è l'amore
E questo posto potrebbe essere
molto più luminoso di domani
E se tu davvero ci provi
Scoprirai che non c'è alcun motivo
Di piangere
In questo posto sentirai
Che non c'è dolore o dispiacere
Ci sono vari modi
Per arrivarci
Se ci tieni abbastanza
Alla vita
Crea un piccolo spazio
Crea un posto migliore...
Cura il mondo
Rendilo un posto migliore
Per te e per me e
L'intera razza umana
Ci sono persone che muoiono
Se ci tieni abbastanza
Alla vita
Crea un posto migliore
Per te e per me
Se vuoi sapere perché
C'è un amore che
Non può mentire
L'amore è forte
Necessita solo
di donare gioia
Se proviamo
Noi vedremo
Che in questa beatitudine
Non possiamo provare
Paura o terrore
Finiamo di esistere e
Iniziamo a vivere!
Allora sentiremo che sempre
L'amore è sufficiente
Per farci crescere
Dunque crea un mondo migliore
Crea un mondo migliore...
Cura il mondo
Rendilo un posto migliore
Per te e per me e
L'intera razza umana
Ci sono persone che muoiono
Se ci tieni abbastanza
Alla vita
Crea un posto migliore
Per te e per me
E il sogno in cui stavamo credendo
Rivelerà un volto migliore
E il mondo in cui una volta credevamo
Splenderà ancora nella grazia
Allora perché continuiamo
A reprimere la vita
A ferire questa terra
Crocifiggendo la sua anima
Anche se è semplice da capire
Che questo mondo è
Luce di Dio?
Noi potremmo volare così in alto
Lasciamo che i nostri spiriti non muoiano mai
Nel mio cuore
Io sento che voi siete tutti
Miei fratelli
Create un mondo
Senza paura
Insieme noi piangeremo
Lacrime di felicità
Guardando le nazioni trasformare
Le loro spade in vomeri
Noi potremmo davvero arrivarci fino a questo
Se ci tieni abbastanza
Alla vita
Crea un piccolo spazio
Per creare un posto migliore...
Cura il mondo
Rendilo un posto migliore
Per te e per me e
L'intera razza umana
Ci sono persone che muoiono
Se ci tieni abbastanza
Alla vita
Crea un posto migliore
Per te e per me
Ci sono persone che muoiono
Se ci tieni abbastanza
Alla vita
Crea un posto migliore
Per te e per me
Per te e per me.





Attività: scrivere seguendo lo schema del mito un testo dal titolo
Come nasce un sogno

17 novembre 2014

Poesia d'amore: parlar d'amore




Siamo giunti al nostro ultimo appuntamento con la lirica d’amore e oggi vediamo insieme come parlare d’amore, insomma: è ora di scrivere, ma non scriveremo solo poesie … vediamo insieme qualche esempio.



Va', mio sonetto, e˙ssai con cui ragiona?
co l'amorosa c'ha 'l nome di fiore,
quella che di bieltate ha la corona,
lo pregio e l'adornezze e lo valore.                                                                 

Quando le se' davanti a sua persona,
salutala per me suo servidore:
dille che d'altra cosa no ragiona
lo mio intelletto, che del suo amore;                                                               

e perch'io sia lontan di lei vedere,
lo core ha seco, che le sta davanti
e no le fina di merzé cherere:                                                                       

ond'io le˙racomando per inanti,
infin ch'i' torni al suo dolze piacere
ché 'l dimorar mi dà sospiri e pianti.  

Chiaro Davanzati   




Canzone, Lucio Dalla

Non so aspettarti più di tanto
Ogni minuto mi dà
L'stinto di cucire il tempo
E di portarti di qua
Ho un materasso di parole
Scritte apposta per te
E ti direi spegni la luce
Che il cielo c'è
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Testa dura testa di rapa
Vorrei amarti anche qua
Nel cesso di una discoteca
O sopra il tavolo di un bar
O stare nudi in mezzo a un campo
A sentirsi addosso il vento
Io non chiedo più di tanto
Anche se muoio son contento
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Canzone cercala se puoi
dille che non mi perda mai
va' per le strade e tra la gente
diglielo veramente
Io i miei occhi dai tuoi occhi
Non li staccherei mai
E adesso anzi me li mangio
Tanto tu non lo sai
Occhi di mare senza scogli
Il mare sbatte su di me
Che ho sempre fatto solo sbagli
Ma uno sbaglio che cos'è
Stare lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Canzone cercala se puoi
dille che non mi lasci mai
va' per le strade e tra la gente
diglielo dolcemente
E come lacrime la pioggia
Mi ricorda la sua faccia
Io la vedo in ogni goccia
Che mi cade sulla giacca
Stare lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Canzone trovala se puoi
dille che l'amo e se lo vuoi
va' per le strade e tra la gente
diglielo veramente
non può restare indifferente
e se rimane indifferente
non è lei
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Star lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
          



Lettera d'amore ... seria, date un'occhiata a questo bellissimo sito: http://www.scrivimiamore.it/letteredautore.htm





Johann Wolfgang Goethe a Charlotte Von Stein

Il tuo amore è per me come la stella della sera e quella dei mattino: tramonta dopo il sole e sorge prima di esso.
Come la stella polare che non tramonta mai, e intreccia sopra le nostre teste una corona eternamente viva.
Prego gli dèi che mi concedano di non veder mai oscurato il cammino della mia vita.
La prima pioggia di primavera sciuperà la nostra passeggiata: ma rinverdirà le piante, e fra poco noi potremo rallegrarci del primo vento. Non abbiamo, finora, mai goduto insieme di una così bella primavera: Dio voglia che essa non si muti in autunno.
Addio. Verso mezzogiorno verrò a prendere sue notizie. Addio, cara, buona.

Nel 1775 il duca di Weimar, KarlAugust, offrì a Wolfgang Goethe (1749-1832) l’incarico di suo precettore. Per un decennio, il poeta tedesco si impegnò in una multiforme attività di riformatore e organizzatore, trasformando la modesta capitale del piccolo ducato in un centro culturale di prim'ordine. Risale a quel periodo la relazione amorosa e intellettuale con Charlotte von Stein, una signora dai rigidi costumi morali per cui Goethe scrisse alcune delle sue poesie più belle e con la quale intrattenne un memorabile epistolario.





Lettera/dichiarazione d'amore ... scherzosa
(c'è un mio amico che ama divertirsi scrivendo queste lettere completamente inventate e non sense, vuole restare anonimo, quindi io lo ringrazio per il prestito e gli rinnovo i miei complimenti per la fantasia)



Lettera d'amore a Maria Grazia Cucinotta. 

Gentile Maria Grazia, le garantisco che questa è l'ultima lettera d'amore che scrivo.Per dimostrarle ciò le svelo la mia tecnica nelle precedenti lettere d'amore.Tutte false (volevo scrivere farlocche, ma il termine non l'ho mai usato, anche questo è un segno di unicità della lettera per lei).Dicevo, bene o male le lettere d'amore per le altre donne erano tutte uguali, con frasi come"ti amo","sono impazzito per te","quando ti vedo salto per terra"e altre balle.Sì, perché non era vero niente. Per loro non provo niente. L'unica donna che ho amato e amo, dispiace (per me) dirlo è lei Maria Grazia. Un'altra tecnica che uso nelle lettere d'amore è quella di dire all'amata:"Oggi compio gli anni"(che a ogni lettera cambiano:40,45,39,51...).Questo per rendere ancora più importante la dichiarazione d'amore. La donna dovrebbe pensare:"Però, mi scrive proprio nel giorno del suo compleanno...".Un altro argomento che uso per prendere in giro le amate è fare dei pegni d'amore per loro, tra cui:denudarsi in sala d'aspetto alla stazione di Campobasso; urlare "ti amo" tra il pubblico in platea durante la recita di qualche comunista al Politeama di Lecce; mettere la testa nel tombino sperando che tu passi in quella via e fai:"Scusi, ma cosa fa con la testa nel tombino", e io rispondo:"Lei è troppo bella, non riesco a guardarla e per questo tengo comportamenti da cretino".Ecco Maria Grazia, ti ho detto tutto.A nessuna avrei mai spiegato tutto ciò, cioè la truffa amorosa.Maria Grazia, attualmente ho la residenza coatta a Sondrio(per una questione di assegni a vuoto),ma non penso ci siano problemi. Quando c'è l'amore c'è tutto.Maria Grazia, solo per te:mi chiamo ... , nato a ...  il ... alla clinica ... . E oggi non è il mio compleanno. Almeno così dicono chi si intende.




una serenata






un sms d'amore ...


Ti amo x come 6 ... x tutti un comune mortale x me un angelo del paradiso...

non trovate che potrebbe essere stata scritta da Dante in persona ... alle prese con uno smartphone?

a questo link potrete trovare le più diffuse e usate abbreviazioni negli sms 

Cosa dovete fare?
Scegliere una delle seguenti attività o magari più di una:
1. scrivere una poesia d'amore in stile stilnovistico utilizzando le figure retoriche studiate (donna angelo, ma anche uomo angelo ... gli stilnovisti ci perdoneranno l'attualizzazione)

2. scrivere una dichiarazione o una lettera d'amore seria e buffa sempre in stile stilnovistico (obbligatorio l'uso delle figure retoriche);

3. scrivere una serenata stilnovistica (sempre usando le figure retoriche);

4. scegliere uno dei testi del 1200 o 1300 e scrivere un ricalco per similitudine o contrasto;

5. scrivere un sonetto stilnovistico ma usando il linguaggio degli sms (vale sempre la regola delle figure retoriche e potrete usare la lista delle abbreviazioni negli sms).










10 novembre 2014

La poesia d'amore: ch'ogne lingua devèn, tremando, muta


"La cadenza,
quell’indecifrabile dettaglio
che fa sì che qualcuno cammini in un certo modo,
parli con un certo tono,
guardi con una certa calma,
accarezzi con una certa esattezza."

(A. Mastretta. “Donne dagli occhi grandi”)
 









Poesia d'amore del 1200
Nel nostro viaggio attraverso la lirica d'amore del Duecento andremo alle ricerca delle seguenti caratteristiche attraverso un continuo confronto della concezione di amore nel tempo:

- definizione di amore
- descrizione della donna amata

- innamoramento ed effetti sulla persona innamorata


Dante Alighieri, Tanto gentile e tanto onesta pare

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova;

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira.




Sono rimasto a guardarla e mi sono innamorato di lei

Giunto al portone di Neruda, si appese alla funicella che azionava il campanello prescindendo da ogni discrezione. Tre minuti di quella dose non produssero la presenza del poeta. Appoggiò la bicicletta al lampione e con un residuo di forze corse verso le rocce della spiaggia, dove scoprì Neruda in ginocchio che scavava nella sabbia.
«Ho avuto fortuna», gridò mentre saltava sulle rocce avvicinandosi.
«Telegramma!».
«Hai dovuto alzarti presto, ragazzo».
Mario si spinse fino a lui, e dedicò al poeta dieci secondi di affanno prima di recuperare l'uso della parola.
«Non importa. Sono stato molto fortunato, perché ho bisogno di parlare con lei».
«Deve essere molto importante. Ansimi come un cavallo».
13Mario si asciugò il sudore della fronte con una manata, asciugò il telegramma sulle cosce e lo depose in mano al poeta.
«Don Pablo» dichiarò solenne. «Sono innamorato».
Il vate usò il telegramma a mo' di ventaglio, e prese a muoverlo davanti al mento.
«Bene», rispose, «non è tanto grave. C'è rimedio».
«Rimedio? Don Pablo, se c'è rimedio, io voglio solo rimanere ammalato. Sono innamorato, perdutamente innamorato».
La voce del poeta, tradizionalmente lenta, questa volta parve lasciar cadere due pietre, anziché parole.
«Contro chi?».
«Don Pablo?».
«Di chi, insomma?».
«Si chiama Beatriz».
«Dante, accidenti!».
«Don Pablo?».
«C'era una volta un poeta che si innamorò di tale Beatrice. Le Beatrici suscitano amori sconfinati».
Il postino sfoderò la sua Bic, e con essa si grattò il palmo dellasinistra.
«Che fai?».
«Mi scrivo il nome del poeta. Dante».
«Dante Alighieri».
«Con l'h».
«Ma no, con l'a».
«A come amaro?».
«Come amaro e come digestivo».
«Don Pablo?».
Il poeta estrasse la sua biro verde, appoggiò il palmo del ragazzo sulla roccia e scrisse con grafia pomposa. Mentre si disponeva ad aprire il telegramma, Mario si batté in fronte con l'illustre palmo e sospirò:
«Don Pablo, sono innamorato».
«Questo l'hai già detto. E io che posso farci?».
«Mi deve aiutare».
«Alla mia età!».
«Mi deve aiutare, perché non so cosa dirle. Me la vedo davanti ed è come se fossi muto. Non mi esce fuori neanche una parola».
«Come! Non le hai mai parlato?».
«Quasi niente. Ieri sono stato a passeggiare sulla spiaggia come mi aveva detto lei. Ho guardato il mare per un bel pezzo, e non mi è venuta nessuna metafora. Allora sono andato all'osteria e mi sono comprato una
bottiglia di vino. Be', è stata lei a vendermi la bottiglia».
«Beatriz...».
«Beatriz. Sono rimasto a guardarla, e mi sono innamorato di lei».

Il postino