Para vos atleta
Ci prepariamo al seminario organizzato dai docenti di Scienze motorie al quale i ragazzi parteciperanno anche per prepararsi all'appuntamento annuale con l'evento La corsa di Miguel.
para vos que sabés del frío, de calor,
de triunfos y derrotas
para vos que tenés el cuerpo sano
el alma ancha y el corazón grande.
Para vos que tenés muchos amigos
muchos anhelos
la alegría adulta y la sonrisa de los niños.
Para vos que no sabés de hielos ni de soles
de lluvia ni rencores.
Para vos, atleta
que recorriste pueblos y ciudades
uniendo Estados con tu andar
Para vos, atleta
que desprecias la guerra y ansías la paz.
Per te atleta
Per te che sai il freddo, il caldo,
i trionfi e le sconfitte
per te che hai un corpo sano
l’anima grande e tanto cuore.
Per te che hai molti amici,
molti desideri
l’allegria adulta e il sorriso dei bambini.
Per te che non sai il ghiaccio né i soli
la pioggia né i rancori.
Per te, atleta
Che corresti paesi e città
unendo gli stati con il tuo andare
Per te, atleta
che disprezzi la guerra e aneli alla pace.
Miguel Benancio Sanchez
Ci prepariamo al seminario organizzato dai docenti di Scienze motorie al quale i ragazzi parteciperanno anche per prepararsi all'appuntamento annuale con l'evento La corsa di Miguel.
Questo l'argomento del seminario:
“Da Bikila a Samia, quanto è lungo il viaggio olimpico dell’Africa”
Lo sport è anche una possibilità di dire al mondo: esisto. Le Olimpiadi più di tutto. Quando Abebe Bikila vinse a Roma, si disse che aveva messo l’Africa sulla carta geografica. Non più colonia, non più appendice, non più serbatoio di campioni per le nazioni del Nord. Ma questo viaggio non è stato lineare, pacifico, indolore. E non è finito. Dopo Bikila, sono arrivati i grandi campioni degli altipiani. E poi il percorso del Sudafrica: prima escluso per razzismo, poi reintegrato prima che Mandela ne celebrasse la pacificazione anche attraverso la nazionale di rugby. Ma le Olimpiadi non sono ancora una gara dove tutti partono dallo stesso punto. Per tanti è più difficile arrivare, ma soprattutto partire. Fra le donne, gli uomini, i bambini che hanno perso la vita nel mar Mediterraneo, quanti avrebbero potuto essere grandi calciatori o maratoneti o pugili? E quante Samia Yusuf Omar - una delle vittime dei barconi della morte, dopo aver partecipato alle Olimpiadi di Pechino – non conosciamo?
Lo sport è anche una possibilità di dire al mondo: esisto. Le Olimpiadi più di tutto. Quando Abebe Bikila vinse a Roma, si disse che aveva messo l’Africa sulla carta geografica. Non più colonia, non più appendice, non più serbatoio di campioni per le nazioni del Nord. Ma questo viaggio non è stato lineare, pacifico, indolore. E non è finito. Dopo Bikila, sono arrivati i grandi campioni degli altipiani. E poi il percorso del Sudafrica: prima escluso per razzismo, poi reintegrato prima che Mandela ne celebrasse la pacificazione anche attraverso la nazionale di rugby. Ma le Olimpiadi non sono ancora una gara dove tutti partono dallo stesso punto. Per tanti è più difficile arrivare, ma soprattutto partire. Fra le donne, gli uomini, i bambini che hanno perso la vita nel mar Mediterraneo, quanti avrebbero potuto essere grandi calciatori o maratoneti o pugili? E quante Samia Yusuf Omar - una delle vittime dei barconi della morte, dopo aver partecipato alle Olimpiadi di Pechino – non conosciamo?
La storia di Samia
presentazione di Giulia Grossi
presentazione di Giulia Grossi
La storia di Bikila
presentazione di Lavinia Chialastri
presentazione di Lavinia Chialastri
Articoli di approfondimento. Ringrazio il professor Barban per avermi aiutato a reperire questo materiale.
Nelson Mandela, simbolo della lotta all'apartheid scomparso ieri all'età di 95 anni, era un grande appassionato di sport. Rugby e calcio fra i suoi amori: il film Invictus (2009, regia diClint Eastwood) ha immortalato splendidamente la vittoria del Sudafrica nel mondiale di rugby del 1995, disputati in casa. Un successo che gli Springboks ottennero anche grazie alla forte vicinanza dell'allora presidente 'Madiba', il quale capì quanto quella competizione fosse importante per pacificare un paese che in quegli anni soffriva di forti scosse di assestamento sociali dopo la recente uscita dall'incubo della separazione fra bianchi afrikaner e neri.
INVICTUS -Invictus (mai vinto) è una poesia scritta da William Ernest Henley nel 1875 in un letto di ospedale. Versi ripetuti più volte da Mandela, detenuto numero 46664 nel carcere di Robben Island, durante i 26 anni di prigionia. "Mi dava coraggio e la forza di andare avanti".
LA POESIA -
Dal profondo della notte che mi avvolge, Nera come un pozzo da un polo all'altro, Ringrazio qualunque dio esista Per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa delle circostanze Non ho arretrato né gridato. Sotto i colpi d’ascia della sorte Il mio capo è sanguinante, ma non chino.
Oltre questo luogo d'ira e lacrime Incombe il solo Orrore delle ombre, E ancora la minaccia degli anni Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio, Quanto piena di castighi la vita, Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima.
Dal profondo della notte che mi avvolge, Nera come un pozzo da un polo all'altro, Ringrazio qualunque dio esista Per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa delle circostanze Non ho arretrato né gridato. Sotto i colpi d’ascia della sorte Il mio capo è sanguinante, ma non chino.
Oltre questo luogo d'ira e lacrime Incombe il solo Orrore delle ombre, E ancora la minaccia degli anni Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio, Quanto piena di castighi la vita, Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima.
Uscito da due decenni e mezzo di prigionia, Mandela donò le parole di "Invictus" al popolo sudafricano facendone un simbolo di libertà, tenacia, condivisione.
LA STORIA - Frasi che rimbombano nella pellicola diretta da Eastwood in cui Mandela (Morgan Freeman) accompagna gli Springboks del capitano François Pienaar (Matt Damon) verso la vittoria del Mondiale.
Giugno 1995, il mondo della palla ovale guarda al Sudafrica, nazione che ospita la rassegna iridata. Tanta l'attesa intorno agli Springboks, orgoglio dei bianchi, ma dal poco appeal presso i neri. Il presidente Nelson Mandela afferra l'occasione perché due popoli, che pure occupano lo stesso territorio, diventino finalmente una cosa sola.
In quei giorni Mandela colloquia spesso con capitan Pienaar, gli fa capire cosa significhi davvero quel Mondiale: lo sport come leva per raggiungere obiettivi più generali. Il film viene scandito dai pensieri di Madiba, dai versi di Invictus, dalle vittorie della Nazionale sudafricana (che pure arrivò a quell'appuntamento reduce da risultati molto deludenti), fino al fatidico 24 giugno 1995. Finale fra Sudafrica e Nuova Zelanda davanti al pubblico che gremisce le tribune dell'Ellis Park di Johannesburg, fra questi Nelson Mandela, che per l'occasione indossa la maglia numero 6, quella di Pieenar.
La squadra di Jonah Lomu è data per stragrande favorita, tanto che la domanda che serpeggia è una: quanti punti di scarto daranno gli All Blacks agli avversari? E invece in campo il pronostico viene sovvertito. Si va ai suppplementari, dove il Sudafrica la spunta con il 15-12 finale, grazie al decisivo drop di Joel Stransky. La "Rainbow Nation" esulta, unita, per sempre.
LE ACCUSE - Intorno a quella vittoria del Sudafrica non sono mancate le polemiche. Francia(sconfitta in semifinale) e Nuova Zelanda ancora oggi aricordano i problemi intestinali avuti dai propri giocatori alla vigilia delle partite. "In Francia si è celebrato tantissimo il film Invictus, ma è ridicolo", afferma Pierre Berbizier, allora ct della Francia, "Poco prima del match sei nostri atleti furono colti da problemi allo stomaco, andò peggio agli All Blacks, che spesso gironzolarono, loro malgrado, intorno alla toilette. Fu una Rugby World Cup in cui la dimensione politica prevalse su quella sportiva..."
Attività
1. leggere tutti gli articoli proposti e i due lavori di Giulia e Lavinia
2. sottolineare nei testi i concetti importanti
3. elaborare una serie di domande da rivolgere al nostro relatore
4. scrivi una pagina di diario immaginando di essere un ragazzo/a che ama praticare uno sport, ma che vive in condizioni difficili o in un contesto nel quale è faticoso realizzare il tuo sogno
4. scrivi una pagina di diario immaginando di essere un ragazzo/a che ama praticare uno sport, ma che vive in condizioni difficili o in un contesto nel quale è faticoso realizzare il tuo sogno