lezione del 1 marzo 2021
Ho chiamato l'attività Salotto letterario perché la classe, anche se guidata, si confronterà liberamente sul libro letto. Parlare di una lettura tra undicenni non è proprio l'attività più semplice del mondo, ma ci sono due vantaggi: al compagno si dirà liberamente ciò che alla prof non diresti mai, gli argomenti di interesse per loro e il loro punto di vista emergeranno spontaneamente senza che loro se ne accorgano.
Il testo scelto è Un ribelle a Scampia della scrittrice Rosa Tiziana Bruno, libro già letto con grande successo in passato, ma sul quale ho lavorato sempre in modo diverso. Questa volta la classe è una classe di lettori, amanti della lettura che rispondono bene a diverse sollecitazioni, un gruppo collaborativo e molto interessato, a volte difficile da gestire per la troppa partecipazione, un gruppo che starebbe lì a riflettere e arrovellarsi per ore su un passo, l'immagine di un albo, una copertina. Il gruppo giusto che ha bisogno anche di una guida che non lo faccia allontanare troppo dalla mèta.
Una settimana fa ho dato loro delle riflessioni da scrivere, hanno lavorato all'interno della classe virtuale, quindi nella discussione partirò anche da queste riflessioni per poterli supportare.
Veniamo all'obiettivo.
Quando ho consegnato loro il libro qualcuno, memore di notizie, del sentito dire ha espresso opinioni fuorvianti sul possibile tema trattato dal libro, hanno letto il nome Scampia e subito sono emersi pensieri stereotipati sul quartiere, la "gente" che ci abita e via dicendo. Allora mi sono detta che questo fosse il libro giusto per capire, per farli aprire, per andare anche oltre il libro, se possibile.
I ragazzi hanno avuto un tempo per fare la lettura individuale, hanno poi scritto le loro riflessioni, partendo da domande chiave (che poi leggerete) e oggi abbiamo aperto il nostro salotto.
Per rompere il ghiaccio ho chiesto semplicemente, per alzata di mano:
- vi è piaciuto il libro?
- lo consigliereste?
e infine ho chiesto un perché, un giro velocissimo di argomentazioni a favore o contro il libro.
Le loro risposte:
- a 9 studenti è piaciuto il libro a 5 no;
- 13 lo consiglierebbero e 1 no (poi in realtà si ricrede pensando di dover consigliare solo alle persone a cui sa che effettivamente piacerà);
- perché? Storia interessante, lo devono leggere i ribelli, ho più chiari argomenti che non conoscevo o sui quali avevo dei dubbi; interessante lettura per chi pensa di non avere una bella vita; libro molto attuale, legato alla realtà, per esempio oggi si pensa che la scuola sia un dovere o che non sia importante, o magari si pensa che rubare non abbia conseguenze; lo consiglio alla mia vicina di casa alla quale non piacere leggere e neanche andare a scuola; il libro fa riflettere sulle proprie scelte; lo farei leggere al presidente della regione Campania o al sindaco di Napoli per fare in modo che le Vele non vengano abbattute e per fargli capire che lì ci vive tanta brava gente che veramente può fare la differenza; la storia è scritta molto bene; il libro ci lancia tanti messaggi come per esempio che occorre stare attenti alle persone che frequentiamo.
Inserirò prima le domande di riferimento, ogni volta lascerò liberi i ragazzi di chiacchierare, ma in questo post vi spiegherò ogni volta quali sono le mie intenzioni non esplicitate.
1. Cosa significa "ribelle"? Secondo te è un termine appropriato per il protagonista di questa storia? perché?
Ribellarsi può avere diverse accezioni, ci si può ribellare a un sopruso, a una condizione opprimente, a una realtà nella quale non si vuole più vivere, ma ribellarsi può voler dire anche che si vuole fare di testa propria, si sbaglia, non si obbedisce. Parlare di ribellione significa parlare di regole o di giustizia, di libertà, di scelte. La ribellione può anche essere considerata il primo passo della crescita.
Vediamo cosa hanno detto i ragazzi
Ribadisco che io non sono intervenuta nella discussione se non alla fine per tirare le fila, riassumere e constatare che avessi o avessero compreso tutto.
Il primo intervento è stato deciso: Nicola non segue le leggi e quindi fa cose cattive, la sua ribellione è negativa. Subito però uno studente ha aggiunto che chi vive in un regime dittatoriale (sono in prima media!!!) e si ribella lo fa per ottenere i propri diritti, per un cambiamento; il ragazzo ricorda figure come Martin Luther King, Ghandi). Si continua: Nicola è una persona alla quale non possiamo dare ordini, non vuole essere comandato, insofferente alle regole. Una ragazza dice che la fa pensare a Robin Hood, lui in fin dei conti si ribella anche quando organizza le letture a Scampia, si ribella alla situazione che si vive nel quartiere e quindi aiuta gli altri. Poi viene fuori che chi si ribella è debole. Non so perché abbiano detto questa cosa, non mi sanno spiegare. Intervengo dicendo che potremmo concentrarci sui momenti di ribellione di Nicola, quali sono? Dicono: il furto (ribellione alla sua vita da povero); andare a scuola (si ribella a se stesso); le letture (ribellione verso chi vede nelle Vele il degrado).
Faccio notare che esistono e hanno parlato di due diversi modi di ribellarsi, li pungolo con il discorso del superare i limiti imposti, cosa significa allora crescere? In alcune società tribali la prova per diventare adulto è un rito importante, è una prova anche dura, ma quando superare i limiti è veramente opportuno?
Conclusione: superare il limite e quindi ribellarsi è sensato e produttivo quando impari qualcosa o cambi una sofisticazione in positivo.
Nicola lo fa? Risposta: non sempre. Impara? Risposta: sì.
Il titolo del libro è azzeccato? Risposta: ovviamente sì.
Soluzione: occorre prima conoscere per poter giudicare ma non possiamo fidarci subito, fidarsi è importante.
"- Era vestito in modo trasandato. Ed era ... sporco! Bastava guardarlo per capire. Ma tu sei la solita distratta!- la rimproverò la mamma. - Non possiamo permetterci di essere distratti, sai anche tu che al telegiornale parlano spesso del nostro quartiere." (p. 13).
2. I genitori di Francesca sono arrabbiati. Spiega perché sono arrabbiati. Scrivi se sei d'accordo o no con il loro atteggiamento e spiega bene il perché.
3. Spiega a parole tue cosa è Scampia.
Andiamo al cuore della lezione, subito, senza esitazioni anche perché con questa classe si perde facilmente il filo e basta poco per ritrovarti dove ti portano loro. Li ascolterò e cercherò di farli riflettere sul loro vissuto. Per costruire il personaggio stiamo lavorando sull'episodio emotivo (fatto: pensieri, emozioni, comportamento) e magari questo potrebbe essermi utile per stimolarli nella riflessione e nell'esercizio di immedesimazione.
Scopriremo che Scampia non è poi tutto quello che loro pensano sia.
Vediamo cosa hanno detto i ragazzi
Questo è stato il confronto più duro e acceso. Subito una ragazza ci lancia fuori dal libro: I genitori di Francesca hanno ragione perché non ci si può fidare di chiunque. Presto, dopo interventi belli pesanti, ci accorgiamo che ingenerale è vero che non dobbiamo fidarci di chiunque, ma che nel contesto del libro potrebbe essere diverso. Dicono che comunque Nicola è uno sconosciuto, ma, qualcuno si chiede, non si fidano perché è uno sconosciuto oppure perché è vestito male o peggio perché viene dalle Vele?
“L’uomo ha paura di ciò che non conosce” dice un ragazzo e aggiunge che (prende il testo e rilegge la citazione) noi spesso siamo troppo influenzati da ciò che pensano gli altri, quindi per Nicola non c’è scampo.
Il filo sottile sul quale stiamo camminando ha il pregiudizio da una parte e la paura dello sconosciuto dall’altra. Non sanno decidersi; non vogliono giudicare, addirittura un ragazzo dice: Ma Nicola è solo un bambino! E un altro aggiunge: E magari è soltanto povero.
A concludere questo confronto, che non riporto tutto perché a volte è stato intenso e contorto, una ragazza dice: Quando parliamo con una persona, che la conosciamo oppure no, dobbiamo sempre tener presente che le nostre parole potrebbero causare delle conseguenze, dobbiamo capire come si sente quali reazioni potrebbero avere le nostre parole.
A me la parola: chiedo cosa sia Scampia. Noto subito la difficoltà di dire solamente: è un quartiere di Napoli. Lo faccio notare e se prima rifuggivano da qualsiasi pregiudizio ora si sentono in difficoltà. Solo uno studente lo dice ma poi aggiunge: è vero che però in quel quartiere ...
Parliamo di pregiudizi legati soprattutto a luoghi, dico che anche a me avevano detto brutte cose sulla scuola, questa nostra scuola, ... ci restano male. Allora? Quale è la soluzione?
1. Conoscere prima di giudicare
2. Essere comunque obiettivi, non possiamo negare che a Scampia ci sia anche criminalità
3. Le conseguenze delle proprie parole possono far male
- Invece dovrebbe importarti, si tratta della tua vita, il tuo futuro. Ma Nicola non mollava, liberarsi della scuola per lui era una questione fondamentale. (p. 35)
Nicola fece finta di nulla, ma il cuore gli batteva forte. Si trattava di un furto in piena regola, sua madre gli aveva sempre detto che rubare è peccato e che i ladri fanno tutti una brutta fine, prima o poi. (p. 39)
4. Parla con Nicola e cerca di convincerlo a cambiare idea. Dovrai usare delle ottime argomentazioni perché mi sembra molto deciso.
6. Le conseguenze delle nostre azioni. Hai detto una bugia, secondo te quale saranno le conseguenze della tua azione? Pensa a conseguenze immediate e a conseguenze più lontane nel tempo.
Un esercizio che riscuote sempre molto successo, diretta conseguenza delle riflessioni precedenti: convincere qualcuno a non fare qualcosa. Ormai il protagonista dovrebbe essere nostro amico, da coetanei riusciranno, forse, a parlare a Nicola. Rifletteremo sull'idea di giusto e sbagliato, sulle conseguenze delle proprie azioni, conseguenze emotive e concrete, ma soprattutto faremo un esercizio di argomentazione niente male, non facile ma, anche questa volta, spontaneo. Sarà mio compito farli riflettere poi su cosa stanno facendo davvero: un discorso argomentativo.
Vediamo cosa hanno detto i ragazzi
L’inizio della discussione è molto interessante: qualsiasi cosa gli diremmo sarebbe inutile, lui non ci ascolterebbe. Alcuni concordano sul fatto che non possiamo dirgli che sta sbagliando. Argomentazioni più gettonate: studiare è importante, a scuola si conoscono amici, con la scuola si combatte l’ignoranza, pensa Francesca cosa direbbe (questa è cattiva eh), se rubi vai in carcere. Mi aspettavo questi argomenti.
Emergono due nuclei di discussione che faccio notare:
1. Ci siamo messi nei panni di Nicola? È utile farlo per convincere e/o consigliare?
2. È più efficace convincere e consigliare o magari lasciare liberi di scegliere e quindi imparare dai propri errori?
Nessuno si è messo nei panni di Nicola. Tutti concordano sul fatto che essere liberi di scegliere implica che poi devi anche imparare dalle conseguenze delle tue scelte. Nicola lo ha fatto, mi dicono. Nicola ha capito di aver sbagliato.
La riflessione di una ragazza è illuminante: quando Nicola va a scuola e comincerà a leggere non lo farà perché qualcuno lo convince o lo consiglia, non sarà la sua professoressa a cambiare la sua vita, ma sarà la sua curiosità. La risposta è in Nicola.
Quindi? Con ciò possiamo anche dire che se si fosse fermato a riflettere sarebbe stato in grado di scegliere per il bene?
Noi lo sappiamo fare. E qui si apre il momento più divertente della lezione, che tra le altre cose volge al termine e quindi dovremo concludere fra due giorni: quando diciamo le bugie.
La conseguenza a breve termine è la punizione, su questo siamo d’accordo; le conseguenze a lungo termine mi hanno spiazzato: nessuno più mi crederà, perderanno fiducia in mente, sarò un bugiardo a vita anche quando dirò la verità.
Poi è venuta fuori la bugia bianca. Quando è giusto, cioè quando si può dire bugie. Hanno ricordato i Giusti tra le nazioni, poi un ragazzino ha detto che anche quando siamo vogliamo essere gentili possiamo mentire, ma gli hanno fatto notare che non sempre è utile perché se la prof ci mette sempre dieci anche quando sbagliamo non impariamo niente.
La frase più divertente: bugia bianca ammessa è quando dico di non aver mentito, è ammessa perché è detta a fin di bene cioè evitare la punizione.
5. Leggi la citazione e poi spiegane il senso.
"Un pensiero costante gli teneva compagnia: diventare uno che conta, uno a cui non si possono dare ordini, uno da ammirare e da rispettare." (p. 56)
Siamo ai perché: perché si prendono determinate decisioni? perché si seguono quelle strade piuttosto che altre? cosa ci spinge? quale motivazione? Parlare di motivazione estrinseca e intrinseca non mi sembra il caso, ma potremmo riflettere su ciò che significa fare qualcosa per appagare noi stessi o solo per ricevere un premio, parlare di soddisfazione personale, imparare qualcosa piuttosto che fermarsi al premio.
E poi torniamo a Nicola: perché Nicola pensa di dover diventare uno da rispettare? Attenzione allo stereotipo dietro l'angolo, trasformiamolo in motivo e non in giustificazione; con la classe abbiamo già parlato della differenza che esiste tra comprendere e giustificare.
Vediamo cosa hanno detto i ragazzi ...
7. Qual è l'episodio che cambia la vita di Nicola?
Parlare di episodi che cambiano la vita a undici anni non è proprio semplicissimo, avere la percezione che un momento, un fatto possa cambiare la tua breve vita, presuppone una riflessione sulla vita, la percezione di una esigenza e, ma non è proprio essenziale, la visione di un possibile diverso futuro. Direi troppo importante come discorso. Allora? Non affrontarlo? Direi che tutto ha una dimensione, lo faremo a dimensione di undicenni, anche se le domande giuste ci aiuteranno a fare in modo che gli studenti riescano a porre attenzione a ciò che li circonda, al loro mondo. Nicola ci potrebbe aiutare, la letteratura lo fa, ci pone domande ma ci dà anche risposte, anche se bisogna cercarle.
La vita di Nicola doveva cambiare? Perché? Come? Chiediamo al personaggio quando la sua vita è cambiata.
8. Scegli la tua frase preferita! Scrivila sul tuo quaderno e spiega la tua scelta specificando: perché ti piace, che cosa vorresti cambiare, qual è il tuo prossimo obiettivo.
E qui siamo alla nostra di vita, agli obiettivi che ci poniamo e a come ci impegniamo per raggiungerli. Come vedete niente domande dirette, magari verranno fuori durante la discussione, tra di loro, ma solo frasi prese in prestito.
10. Rileggi il capitolo Un giovedì a Scampia. Cosa significa "essere come il vento"? Cosa fa Nicola per essere come il vento? Cosa puoi fare tu per essere come il vento? Cerca un uomo o una donna del passato o del presente che sia stato come il vento.
Amo particolarmente questo brano del libro, sognare, cambiare, avere un obiettivo e farlo in grande, riuscire a pensare di essere il cambiamento.
Vediamo cosa hanno detto i ragazzi ...
9. Quale è il tuo rapporto con la lettura? i libri cambiano la vita?11. Quando meno te lo aspetti la vita ti sorprende. Quando sei stato sorpreso dalla vita e proprio non te lo aspettavi?
Entrambe le domande hanno la funzione di far riflettere sulle proprie esperienze, guidarli nelle connessioni alle quali il libro porta. Non è necessario guidarli quanto ascoltarli.
Vediamo cosa hanno detto i ragazzi ...
12. Leggi e commenta questa poesia/immagine tratta da Scampia storytelling-Immagini di futuro (Rosa Tiziana Bruno, Giuseppe Guida con poesie di Roberto Piumini).
Torniamo al nostro obiettivo prioritario, ragionare sugli stereotipi, e vediamo cosa viene fuori dalla lettura di Piumini.
Perché certe parole sono pietre.
Perché certe parole sono pietre?
Vediamo cosa hanno detto i ragazzi ...
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